dopo l'olocausto nazista deglo Omosessuali ( ne ho parlato qui ) ecco gli altri olocausti nazisti di cui i media concentrati solo sulla shoah cioè quello ebraico se interesati li trovate egli url qui sotto
non parlano e sorvolano quasi come se fossero solo gli ebrei ad essere stati stermiati .
chiedo scusa se per la fretta sono dovuto ricorre ad un semplice cute paste dalla voce olocausto wpedia , ma i link ie collegamenti ( le parole in azzurro ) ivi contenuti dovrebbero essere sufficenti per cloro volessero aprofondire l'argomento e non fossilizzarsi solo ed esclusivamente su quello che passa il maistream cioè che fu solo uno sterminio del popolo ebraico , unendo e facendo tutt'uno i termini Olocausto e Shoah
Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poràimos; in romaní: [pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come "grande divoramento" o "devastazione") è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní (Rom, Sinti, Manush, Kalé e altre con diverse autodenominazioni) perpetrato da parte della Germania nazista e dai paesi dell'Asse durante la seconda guerra mondiale. Si stima che tale eccidio provocò la morte di 500 000 di essi .Il termine, diffuso inizialmente dal linguistaingleseIan Hancock, uno dei massimi studiosi del genocidio, oggi viene anche messo in discussione dalle stesse comunità romanì, perché da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termineSamudaripen(Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio) ritenuto più appropriato. La campagna hitleriana di genocidio nei confronti dei popoli zigani principalmente rom e sinti dell'Europa venne vista da molti come un'applicazione particolarmente bizzarra della "scienza razziale" nazista. Gli antropologi tedeschi erano disorientati dalla contraddizione che gli zingari erano discendenti degli originali invasori ariani dell'India, che tornarono poi in Europa. Ironicamente, questo li rendeva, in pratica se non in teoria, non meno ariani della stessa gente tedesca
Questo dilemma fu risolto dal prof. Hans F.K. Günther, uno dei principali scienziati razziali, che scrisse:
«Gli Zingari hanno effettivamente mantenuto alcuni elementi della loro origine nordica, ma essi discendono dalle classi più basse della popolazione di quella regione. Nel corso della loro migrazione, hanno assorbito il sangue delle popolazioni circostanti, diventando quindi una miscela razziale di Orientali e Asiatici occidentali con aggiunta di influssi Indiani, Centroasiatici ed Europei.»
Come risultato, nonostante le misure discriminatorie, alcuni gruppi di rom, comprese le tribù tedesche dei sinti e dei lalleri, vennero risparmiati dalla deportazione e dalla morte. I restanti gruppi zingari soffrirono all'incirca come gli ebrei (e in alcuni casi vennero degradati ancor più degli ebrei). Nell'Europa orientale gli zingari venivano deportati nei ghetti ebraici, uccisi dagli Einsatzgruppen delle SS nei loro villaggi, o deportati e gasati ad Auschwitz e Treblinka.
I testimoni di Geova, malgrado la "dichiarazione dei fatti" del 1933 indirizzata dai testimoni di Geova al governo tedesco in cui si richiamava l'attenzione di Hitler sul fatto che "Ci sia consentito richiamare l'attenzione sul fatto che in America, dove i nostri libri furono scritti, cattolici ed ebrei si sono alleati nel denigrare il governo nazionale tedesco e nel tentativo di boicottare la Germania a motivo dei principi sostenuti dal partito nazionalsocialista",furono tra i primi a essere presi di mira dallo Stato nazionalsocialista con la deportazione nei campi di concentramento. Essi rifiutavano il coinvolgimento nella vita politica, non volevano dire "Heil Hitler" né servire nell'esercito tedesco. Nel 1933 la comunità religiosa fu messa al bando e la sua opera di predicazione fu messa fuorilegge. Nell'agosto del 1942, constatando che tutte le misure più drastiche non erano servite né a bloccare le loro attività né a impedire le loro iniziative, Hitler stesso dichiarò con fervore in un discorso che "questa genìa deve essere eliminata dalla Germania". Pur subendo numerosi colpi mortali, i testimoni di Geova non furono sterminati. Da 25 000 all'epoca dell'ascesa al potere nazista, dopo la capitolazione del Reich si contavano ancora 7 000 attivi evangelizzatori. I testimoni di Geova nei campi di concentramento erano identificati con il Triangolo Viola. Mentre gli altri erano condannati senza alcuna possibilità di salvezza per motivi razziali, politici o morali, solo per i testimoni di Geova era prevista l'opzione della liberazione dal campo di concentramento attraverso una semplice firma di abiura. Pochi però la firmarono, infatti la maggior parte decise di non scendere a compromessi.
Altre confessioni cristiane
Nel settembre 1943, nel campo di sterminio di Dachau erano registrati 2 644 sacerdoti cattolici di 24 nazionalità (dei quali 843 non fecero ritorno). In altri momenti vi sono stati detenuti anche 2 044 sacerdoti polacchi. È calcolato che complessivamente furono "gasati" o fatti morire 2 579 sacerdoti cattolici, 109 pastori protestanti e 22 popi ortodossi.
Le popolazioni slave erano tra gli obiettivi dei nazisti, soprattutto per quanto riguarda gli intellettuali e le persone eminenti, anche se ci furono alcune esecuzioni di massa e istanze di genocidio (gli ustasciacroati ne sono l'esempio più noto). Durante l'Operazione Barbarossa, l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica del 1941-1944, milioni di prigionieri di guerra russi vennero sottoposti ad arbitraria esecuzione sul campo dalle truppe tedesche, in particolare dalle note Waffen SS, o vennero spediti nei molti campi di sterminio per l'esecuzione, semplicemente perché erano di estrazione slava. Migliaia di contadini russi vennero annichiliti dalle truppe tedesche più o meno per le stesse ragioni.
Il 24 agosto 1941, Adolf Hitler ordinò la fine del Programma T4 sull'eugenetica nazista. Tale programma comportava l'uccisione sistematica, definita dai nazionalsocialisti «eutanasia», dei malati di mente e i portatori di disabilità a causa di proteste da parte della popolazione tedesca.
Molti , sottoscritto compreso , si sono concentrati parlando del 27 gennaio solo sulla shoah dimenticandosi ( ma per fortuna mi sono corretto in tempo ) che nei campi nazisti non finirono solo gli Ebrei e che si deve parlare anche di Olocausto. Infatti Per estensione, il termine "olocausto" è a volte riferito a tutte le vittime di persecuzioni sistematiche e omicidi di massa nazisti, incluso lo sterminio dei popoli romanìo room , l'uccisione di civili polacchie di altre popolazioni slave, l'uccisione dei prigionieri di guerra sovietici, degli oppositori politici, dei dissidenti religiosi come Testimoni di Geova e pentecostali, le uccisioni e le violenze contro omosessuali, persone con disabilità mentali o fisiche e i neri europei. Oggi parlerò degli Omosessuali appunto . Ma prima d'avervi dato alcuni url per approffondire
Tra il 1933 e il 1945, il regime nazista portò avanti una campagna contro gli uomini omosessuali e li perseguitò. Come parte della campagna, il regime nazista chiuse i bar e i luoghi di ritrovo per gay, sciolse associazioni per gay e chiuse i giornali e le pubblicazioni gay. Il regime nazista inoltre arrestò e processò migliaia di uomini gay ai sensi del Paragrafo 175
del Codice Penale tedesco. Per gran parte del ventesimo secolo fu difficile portare alla luce le storie degli uomini gay durante l’epoca nazista a causa del continuo pregiudizio nei confronti dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e perché l’applicazione da parte dei tedeschi del Paragrafo 175 continuò anche nel dopoguerra.e fu abolito se non ricordo male con l'unificazione tedesca
Prima che i nazisti salissero al potere nel 1933, le comunità e i circuiti gay erano numerosi, in particolare nelle grandi città, e questo nonostante in Germania le relazioni sessuali tra uomini fossero criminalizzate.Ma erano tollerate . Poi a partire dal 1933, il regime nazista cominciò a perseguitare e smantellare le comunità gay in Germania. Il regime arrestò un gran numero di uomini gay ai sensi del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra uomini.
Durante l’epoca nazista, tra 5.000 e 15.000 uomini furono imprigionati nei campi di concentramento come criminali “omosessuali” (“homosexuell”). Questo gruppo di prigionieri doveva indossare un triangolo rosa sulle divise del campo come parte del sistema di classificazione dei prigionieri. Infati nella Germania nazista qualunque uomo avesse relazioni sessuali con un altro uomo doveva accettare la possibilità di venire arrestato, a prescindere dalla sua sessualità.
Il fatto di identificarsi come gay non era esplicitamente criminalizzato in Germania. Tuttavia, la campagna nazista contro l’omosessualità e la rigorosa applicazione del Paragrafo 175 da parte del regime rese la vita nella Germania nazista pericolosa per gli uomini gay.
Gli uomini gay in Germania non erano un gruppo uniforme e il regime nazista non li vedeva come tali. Essere gay spesso poteva significare essere perseguitati. Tuttavia, anche altri fattori condizionarono la vita degli uomini gay durante l’epoca nazista. Tra questi fattori c’erano la presunta identità razziale, le attitudini politiche, la classe sociale e le aspettative culturali su come dovessero comportarsi gli uomini e le donne (in altre parole, le norme legate al genere sessuale d’appartenenza). Questa diversità significò un’ampia gamma di esperienze per gli uomini gay nella Germania nazista. Ad esempio, gli uomini gay che partecipavano a movimenti politici antinazisti rischiavano di essere arrestati come oppositori politici. E gli uomini gay ebrei dovettero anche subire la persecuzione nazista e l’omicidio di massa degli ebrei.
Uomini gay nei primi anni del regime nazista, 1933~1934
I nazisti salirono al potere il 30 gennaio 1933 e provarono subito a eliminare le manifestazioni visibili e smantellare i circuiti gay che si erano sviluppati durante la Repubblica di Weimar. Una delle prime azioni naziste contro le comunità gay fu la chiusura dei bar e dei luoghi di ritrovo gay. Ad esempio, a fine febbraio/inizio marzo del 1933, in risposta a un ordine nazista, la polizia di Berlino chiuse numerosi bar. Tra di loro c’era l’Eldorado, che era diventato un noto simbolo della cultura gay di Berlino. Chiusure simili dei luoghi di ritrovo gay furono implementate in tutta la Germania. Tuttavia, in città come Berlino e Amburgo, alcuni bar gay riconosciuti riuscirono a restare aperti fino alla metà degli anni Trenta. I luoghi di ritrovo gay clandestini rimasero aperti anche più a lungo. Tuttavia, le chiusure attuate dai nazisti e la sorveglianza maggiore da parte della polizia resero più difficile per i gay incontrarsi.
Un’altra tra le prime azioni portate avanti dal regime nazista fu l’eliminazione di giornali, riviste e case editrici gay. I giornali erano uno dei primi mezzi di comunicazione nelle comunità gay in Germania. Il regime nazista inoltre obbligò le associazioni gay a sciogliersi. Nel maggio del 1933, i nazisti vandalizzarono l’Istituto per le Scienze Sessuali di Hirschfeld e lo obbligarono a chiuderlo. Parte di quell’azione incluse la distruzione degli scritti di Hirschfeld che furono dati alle fiamme dai nazisti. I roghi di libri prendevano di mira le opere scritte da noti intellettuali, pacifisti e autori di sinistra ebrei. La distruzione dell’istituto fu un chiaro segno che i nazisti non avrebbero tollerato le politiche sessuali riformiste promosse dall’istituto.
A partire dalla fine del 1933 e l’inizio del 1934, i nazisti usarono nuove leggi e pratiche di polizia per arrestare e detenere senza processo un certo numero di uomini gay. Questo faceva parte di uno sforzo più ampio da parte dei nazisti per ridurre la criminalità. Il regime nazista diede indicazioni alla polizia di arrestare le persone precedentemente condannate per crimini sessuali quali esibizionismo, relazioni sessuali con un minore e incesto. Tali crimini erano definiti nei Paragrafi 173~183 del Codice penale tedesco. Gli arresti riguardarono diversi uomini gay, alcuni dei quali furono imprigionati nei primi campi di concentramento del regime.
Nell’autunno del 1934, la Gestapo di Berlino (polizia politica) diede indicazioni alle forze di polizia locali di inviare loro le liste di uomini ritenuti coinvolti in comportamenti sessuali con altri uomini. La polizia in diverse parti della Germania aveva compilato e mantenuto tali liste per molti anni. Tuttavia, la centralizzazione delle liste nelle mani della Gestapo di Berlino era una novità. Inoltre, la Gestapo specificò che gli uffici locali dovevano assicurarsi di annotare se questi uomini erano membri di organizzazioni naziste e se erano stati precedentemente condannati ai sensi del Paragrafo 175. Tali liste diventarono famose come “liste rosa”, anche se non erano chiamate così dai nazisti e dalla polizia.
Queste prime misure rappresentarono soltanto l’inizio della campagna nazista contro l’omosessualità. Le azioni naziste subirono un’escalation nella seconda metà degli anni Trenta.
Escalation della persecuzione degli uomini gay, 1934~1936
Tre eventi negli anni 1934~1936 radicalizzarono la campagna del regime nazista contro l’omosessualità e portarono a un’oppressione più sistematica degli uomini gay.
Il primo fu l’omicidio di Ernst Röhm e altri leader delle SA nel giugno-luglio del 1934. Questi omicidi cambiarono il modo in cui la propaganda parlava dell’omosessualità. Röhm e altri leader delle SA furono uccisi su ordine di Hitler come parte di una lotta di potere ai più alti livelli del governo tedesco e del partito nazista. Dopo la purga, la propaganda nazista usò la sessualità di Röhm per giustificare gli omicidi. Nel farlo, i nazisti sfruttarono il diffuso pregiudizio della popolazione tedesca contro le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso.
Il secondo evento fu la revisione da parte dei nazisti, nel giugno del 1935, del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra uomini. Ai sensi della nuova versione della legge, moltissimi comportamenti intimi e sessuali potevano essere, ed erano in effetti, puniti come atti criminali. Inoltre, la revisione nazista sancì che gli atti non consensuali e coercitivi tra uomini potevano comportare una condanna fino a 10 anni di lavori forzati in prigione. La revisione della legge fornì al regime nazista gli strumenti necessari per perseguire e perseguitare gli uomini coinvolti in relazioni sessuali con altri uomini in numeri ben più grandi di prima.
Infine, nel 1936, Heinrich Himmler, capo delle SS e della polizia tedesca, fondò l’Ufficio centrale del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto (Reichszentrale zur Bekämpfung der Homosexualität und der Abtreibung). L’ufficio faceva parte della Kripo (polizia penale) e lavorava a stretto contatto con la Gestapo (polizia politica). Himmler era notoriamente omofobo e vedeva l’omosessualità e l’aborto come minacce al tasso di nascita tedesco e quindi al destino del popolo tedesco.
Alla fine del 1936, c’erano le condizioni per consentire al regime nazista di intensificare la campagna contro l’omosessualità.
Il picco della campagna nazista contro l’omosessualità
Friedrich-Paul era nato a Lubecca, centro commerciale storico della Germania settentrionale. Aveva 11 anni quando suo padre fu ucciso, nella Prima Guerra Mondiale. Dopo la morte di sua madre, lui e sua sorella Ina furono cresciuti da due anziane zie. Dopo essersi diplomato, Friedrich-Paul frequentò il tirocinio per diventare commerciante.
1933-39: Nel gennaio del 1937 le SS arrestarono 230 uomini di Lubecca per aver violato il Paragrafo 175 del nuovo codice penale nazista, il quale rendeva l'omosessualità un crimine; io venni incarcerato per dieci mesi. I Nazisti usavano il Paragrafo 175 per arrestare in massa gli omosessuali. Nel 1938 fui arrestato di nuovo e poi umiliato e torturato. Alla fine, i Nazisti mi rilasciarono, ma solo a condizione che accettassi di venire castrato. Accettai di sottomettermi all'operazione.
1940-44: A causa di quell'operazione, quando raggiunsi l'età del servizio militare, nel 1940, fui rifiutato dall'esercito perché "fisicamente inabile". Nel 1943 mi arrestarono di nuovo, questa volta con l'accusa di essere monarchico e sostenitore dell'ex imperatore Guglielmo II. I Nazisti mi incarcerarono come prigioniero politico in un campo di concentramento annesso a quello di Neuengamme, a Lubecca.
Dopo la guerra, Friedrich-Paul si stabilì ad Amburgo.
Nato Martin Hoyer, Robert assunse il nome d'arte Robert T. Odeman quandò iniziò la carriera di attore e musicista. Pianista di musica classica, Robert dava concerti in tutta Europa, ma un incidente in cui si ferì gravemente ad una mano terminò tragicamente la sua carriera di concertista.
1933-39: Nel 1935 Robert aprì un cabaret ad Amburgo. Un anno più tardi i Nazisti chiusero il locale con l'accusa di essere un ritrovo per sovversivi. Robert allora si trasferì a Berlino dove iniziò una relazione intima con un amico sul quale furono poi fatte pressioni affinché denunciasse Robert alla Gestapo. Nel novembre del 1937 Robert fu arrestato per aver violato il Paragrafo 175 del codice penale, che era stato modificato dai Nazisti in modo da rendere l'omosessualità un reato. Robert fu condannato a 27 mesi di prigione.
1940-44: Robert fu rilasciato nel 1940 ma rimase sotto sorveglianza della polizia, che continuò a controllare la sua corrispondenza con un amico in parte Ebreo e con altri amici all'estero. Nel 1942 Robert fu arrestato di nuovo per aver violato il Paragrafo 175 e deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Lì venne assegnato ad un lavoro d'ufficio. Durante una marcia forzata che dal campo doveva arrivare fino al Baltico, nell'aprile del 1945, Robert - che allora aveva quarant'anni - riuscì a scappare con altri prigionieri del "175esimo".
Dopo la guerra, Robert ritornò a Berlino dove lavorò come scrittore e compositore. Morì nel 1985.
Nel 1919 Robert e suo fratello Karl fondarono il gruppo giovanile Nerother Bund, nella regione di Colonia; come altri gruppi giovanili in Germania, il Nerother Bund mirava ad avvicinare i ragazzi alla natura, attraverso il campeggio e l'escursionismo. A volte, il forte cameratismo degli adolescenti si trasformava in relazioni omosessuali che il Nerother Bund accettava così come, all'epoca, facevano molti altri gruppi tedeschi.
1933-39: Poco dopo essere saliti al potere, nel 1933, i Nazisti sciolsero tutte le associazioni giovanili indipendenti, esortando i loro membri ad entrare nella Gioventù Hitleriana. Robert si rifiutò e continuò segretamente il suo rapporto con il Nerother Bund. Nel 1936, con il nuovo codice penale nazista, in particolare il Paragrafo 175 che metteva fuori legge l'omosessualità, Robert venne giudicato colpevole e imprigionato con altri 13 membri del Nerother Bund.
1940-41: Robert fu uno degli oltre 50.000 uomini, durante il regime nazista, che vennero condannati a causa del Paragrafo 175. All'inizio del 1941, Robert si trovava già nel campo di concentramento di Dachau dove, come molti altri che erano stati imprigionati grazie alla nuova legge, egli doveva portare sugli abiti un triangolo identificativo rosa. Quelli cosiddetti "del 175" venivano di solito segregati in baracche speciali, oltre ad essere soggetti a un trattamento particolarmente duro e spesso emarginati anche dagli altri prigionieri.
Robert morì a Dachau nel 1941, a soli 44 anni. I dettagli della sua morte sono tuttora sconosciuti.
Da ragazzo, mentre cresceva a Berlino, Harry sviluppò una vera e proprio passione per il teatro. A 15 anni cominciò a recitare in piccole parti, in un teatro della Nollendorfplatz. Allo stesso tempo lavorava come apprendista parruchiere, ma il lavoro non gli piaceva. Harry trascorreva la maggior parte del suo tempo con altri attori, sia a teatro che nei nightclub dove si ritrovavano gli omosessuali.
1933-39: Quando i Nazisti presero il potere, chiusero i bar dove i gay si incontravano. Diversi omosessuali, in particolare quelli che erano Ebrei, furono uccisi dagli hooligan nazisti; il mio amico "Susi", che era un "travestito", fu accoltellato a morte. Nel 1936 venni arrestato per aver violato il Paragrafo 175 del codice penale, codice che era stato modificato in modo da includere l'omosessualità tra i reati penali. Fui mandato in un campo a Neusustrum, dove fui costretto a lavorare nelle paludi per dodici ore al giorno. Dopo quindici mesi, mi rilasciarono.
1940-44: Nel 1943 fui denunciato da due ragazzi sui quali la Gestapo aveva fatto pressioni affinché denunciassero i gay. Fui di nuovo condannato per aver violato il Paragrafo 175. E di nuovo fui rilasciato, questa volta dopo otto mesi, perché gli amici del teatro erano intervenuti in mio favore.Fui poi arruolato nell'esercito ma ovunque mi recassi, tutti sapevano delle mie condanne e mi chiamavno "sporco finocchio". Non lo sopportavo e disertai per ben due volte. Come punizione fui assegnato ad un'unità speciale di combattimento nella quale quasi tutti venivano prima o poi uccisi. In qualche modo riuscii a sopravvivere.
Karl era nato ad Amburgo, città portuale nel nord della Germania. Suo padre era Americano e sua madre Tedesca. Poco dopo la nascita di Karl, il padre tornò negli Stati Uniti e, dopo un po' di tempo, i genitori divorziarono. Karl smise di andare a scuola a 14 anni e cominciò l'apprendistato in un negozio.
1933-39: Nel 1935 un informatore raccontò alla polizia dei miei incontri segreti con un ragazzo di 15 anni e fui arrestato per violazione del Paragrafo 175 del Codice Penale, che definiva l'omosessualità un atto "contro natura". Anche se quella legge già esisteva da molti anni, i Nazisti l'avevano modificata ampliandone il senso e la usavano per arrestare gli omosessuali in massa. Io venni rilasciato dopo 15 mesi ma fui di nuovo arrestato nel 1937 e mandato in prigione.
1940-44: Nel 1943, Amburgo era oggetto di pesanti bombardamenti da parte degli Alleati, ma la prigione Fuhlsbuettel, dove mi trovavo da sei anni per "motivi di sicurezza" non venne mai colpita. In quel periodo, molti prigionieri vennero trasferiti nel campo di concentramento di Neuengamme, ma io invece fui tra quelli che furono mandati nella prigione Waldheim, a Sachsen. Lì ebbi un crollo nervoso e fui ricoverato nell'ospedale della prigione. Fui fortunato però perché all'avanzare degli Alleati molti degli altri prigionieri furono rilasciati per poter andare a combattere e morirono al fronte.
Dopo la guerra, Karl trovò lavoro in una banca ad Amburgo, ma fu licenziato dopo 18 mesi perché il suo datore di lavoro era venuto a sapere che era stato prigioniero per aver violato il Pargrafo 175.
Karl era nato nella piccola città di Bad Zwishenahn, nel nord della Germania. Quando aveva due anni, la sua famiglia si trasferì nella città portuale di Bremerhaven. Suo padre era un marinaio e sua madre cominciò a lavorare come infermiera in un ospedale della città. Dopo la morte del padre, Karl continuò a vivere con la madre. Karl aveva vent'anni quando cominciò a studiare per diventare diacono della sua parrocchia.
1933-39: Avevo 26 anni quando la mia ragazza, per gelosia, mi denunciò e io fui arrestato per aver violato il Paragrafo 175 del codice penale, che definiva l'omosessualità un atto "contro natura". Anche se quella legge esisteva già da molti anni, i Nazisti l'avevano modificata ampliandone il senso e la usavano per arrestare gli omosessuali in massa. Io fui mandato nel campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo, dove i cosiddetti "Centosettantacinquesimi" dovevano esibire un triangolo rosa.
1940-44: Visto che avevo seguito dei corsi da infermiere, fui trasferito nell'ospedale per prigionieri, nel sottocampo di Wittenberg. Un giorno una guardia mi ordinò di ridurre la razione di pane per i pazienti che erano prigionieri di guerra polacchi, ma io rifiutai, dicendogli che era inumano trattare in quel modo i Polacchi. Come punizione fui mandato ad Auschwitz e questa volta invece che venir marchiato come "175esimo" mi diedero il triangolo rosso che indicava i prigionieri politici. Ad Auschwitz avevo un compagno che era Polacco; si chiamava Zbigniew.
Karl fu liberato da Auschwitz nel 1945. Dopo la guerra ebbe ancora molte difficoltà perché il suo fascicolo indicava che era stato arrestato per aver violato il Paragrafo 175.
La campagna nazista contro l’omosessualità si intensificò nel 1935~1936. Da qui in avanti, il regime si concentrò meno sulla chiusura dei luoghi di ritrovo gay e diede priorità, invece, all’arresto di uomini ai sensi del Paragrafo 175. Nella visione nazista, questi uomini erano criminali “omosessuali” (“homosexuell”) e quindi nemici dello stato. Himmler riteneva che la persecuzione di tali uomini fosse necessaria per la protezione, il rafforzamento e la crescita demografica del popolo tedesco. Himmler ordinò alla Kripo e alla Gestapo di condurre una campagna capillare contro l’omosessualità. Quelle forze di polizia usarono irruzioni, denunce, duri interrogatori e persino la tortura per trovare e arrestare gli uomini che secondo loro avevano violato il Paragrafo 175.
Irruzioni
A metà e alla fine degli anni Trenta, la polizia organizzò irruzioni nei bar e in altri luoghi di ritrovo che riteneva fossero popolari tra gli uomini gay. La polizia creava cordoni intorno ai bar e altri luoghi e interrogava chiunque sembrasse sospetto. Alcuni uomini presi durante le irruzioni venivano poi liberati se non c’erano prove contro di loro. Gli uomini ritenuti colpevoli dalla polizia venivano poi processati per violazione del Paragrafo 175 o, in alcuni casi, inviati direttamente nei campi di concentramento.
Le irruzioni della polizia erano pubbliche e vennero evidenziate nella campagna nazista contro l’omosessualità. Tramite le irruzioni, la polizia minacciava e intimidiva le comunità e gli individui gay. Tuttavia, le irruzioni non erano particolarmente efficaci e non furono il mezzo principale attraverso cui la polizia rintracciò gli uomini sospettati di aver violato il Paragrafo 175.
Denunce
La Kripo e la Gestapo facevano affidamento sulle soffiate e sulle denunce per raccogliere informazioni sulla vita intima degli uomini e scoprire potenziali violazioni del Paragrafo 175. Vicini, conoscenti, colleghi, amici o familiari potevano comunicare alla polizia i loro sospetti. Il linguaggio usato dalle persone nelle denunce rendeva chiaro che questi tedeschi tendevano a essere d’accordo con le attitudini dei nazisti nei confronti dell’omosessualità. Chi denunciava faceva riferimento alle persone denunciate come “effeminati” e “perversi”. A differenza delle irruzioni, le denunce erano uno strumento di repressione molto efficace. Le denunce portarono a decine di migliaia di arresti e condanne.
Interrogatori
La Gestapo e la Kripo interrogavano gli uomini catturati nelle irruzioni, nonché quelli denunciati. Durante questi interrogatori, che spesso erano fisicamente e psicologicamente brutali, la polizia spesso insisteva per ottenere confessioni complete. Messi sotto pressione con duri interrogatori e metodi di tortura, gli uomini venivano obbligati a fare il nome dei loro partner sessuali. La polizia poteva così identificare altri uomini per arrestarli e interrogarli. In questo modo, la polizia catturò intere reti di uomini gay.
Il destino degli uomini arrestati
Non tutti gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 condivisero lo stesso destino. Generalmente, l’arresto era seguito da un processo in tribunale. Il tribunale poteva assolvere o condannare l’imputato e condannarlo al carcere per un determinato periodo di tempo. Il tasso di condanna era di circa il 50%. Molti uomini condannati venivano rilasciati dopo aver scontato la loro pena in prigione. In rari casi, la Kripo o la Gestapo inviavano un uomo direttamente al campo di concentramento come criminale “omosessuale” (“homosexuell”). Generalmente, ma non sempre, gli uomini inviati nei campi di concentramento in questo modo avevano condanne multiple o altre circostanze attenuanti.
Il sistema penale tedesco nazista introdusse anche la castrazione come pratica legale. Alla fine del 1933, i tribunali potevano ordinare la castrazione obbligatoria per alcuni reati sessuali. Tuttavia, per lo meno all’inizio, gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 non potevano essere castrati senza il loro consenso. In alcuni casi, gli uomini imprigionati ai sensi di questa legge venivano rilasciati prima se accettavano volontariamente la castrazione.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il numero di uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 diminuì. La necessità di una guerra totale aveva la precedenza sulla campagna nazista contro l’omosessualità. Molti uomini condannati ai sensi del Paragrafo 175 si unirono all’esercito tedesco o furono obbligati a farlo. L’esercito aveva bisogno di uomini e in molti casi considerava la sessualità di un soldato di secondaria importanza. Tuttavia, gli arresti e le condanne ai sensi del Paragrafo 175 continuarono per tutto il periodo della guerra.
Gli studiosi stimano che durante il regime nazista circa 100.000 persone furono arrestate ai sensi del Paragrafo 175. Più della metà di questi arresti (circa 53.400) risultarono in condanne.
Uomini gay nei campi di concentramento
Tra 5.000 e 15.000 uomini furono imprigionati nei campi di concentramento come criminali “omosessuali” (“homosexuell”). Questo gruppo di prigionieri doveva indossare un triangolo rosa sulle divise del campo come parte del sistema di classificazione dei prigionieri. Molti di questi prigionieri identificati con il triangolo rosa, ma non tutti, si consideravano gay.
Il triangolo rosa identificava questi prigionieri come un gruppo diverso all’interno del sistema del campo di concentramento. Secondo i racconti di molti sopravvissuti, i prigionieri identificati dal triangolo rosa erano tra i gruppi più abusati nei campi. A volte gli venivano assegnati i lavori più estenuanti e faticosi nel sistema del campo di lavoro. Spesso erano oggetto di abusi fisici e sessuali da parte delle guardie del campo e degli altri prigionieri. In alcuni casi, venivano picchiati e umiliati pubblicamente. Nel campo di concentramento di Buchenwald, alcuni prigionieri identificati dal triangolo rosa furono oggetto di esperimenti medici disumani. A partire dal novembre del 1942, i comandanti dei campi di concentramento avevano ufficialmente il potere di ordinare la castrazione forzata dei prigionieri identificati dal triangolo rosa.
Avendo paura di diventare “colpevoli per associazione”, gli altri prigionieri, che già avevano pregiudizi, evitavano i prigionieri identificati dal triangolo rosa, i quali si trovavano così isolati e impotenti nella gerarchia dei prigionieri. Le reti create dai prigionieri fornivano strumenti per la sopravvivenza, come cibo e vestiti, per molti compagni del campo. Il fatto che molti prigionieri identificati dal triangolo rosa parlassero tedesco fornì loro una certa protezione, ad esempio dando loro accesso a lavori meno onerosi in posizioni amministrative. Tuttavia, generalmente la situazione di isolamento di questi prigionieri rendeva la loro sopravvivenza molto più difficile. Nei campi di concentramento morì un numero sconosciuto di prigionieri identificati dal triangolo rosa.
Gli uomini gay potevano essere imprigionati e perseguitati nei campi di concentramento per motivi che andavano oltre la loro sessualità. Alcuni uomini gay erano portati nei campi di concentramento come oppositori politici, ebrei o membri di altre categorie di prigionieri. In questi casi, la loro sessualità era generalmente un fattore secondario rispetto al motivo per cui erano stati imprigionati e indossavano lo stemma che corrispondeva alla loro categoria ufficiale di prigionieri.
Durante l’Olocausto, fu ucciso un numero sconosciuto di uomini gay ebrei.
Le risposte degli uomini gay alla persecuzione nazista
Gli uomini gay risposero alla persecuzione nazista in diversi modi. Non tutti gli uomini gay presero le stesse decisioni e non tutti avevano le stesse opportunità. Ad esempio, gli uomini gay classificati come ariani dal regime nazista avevano a loro disposizione molte più opzioni rispetto a quelli classificati come ebrei o rom (zingari). Gli uomini ebrei e rom dovevano affrontare soprattutto la persecuzione razziale.
Alcuni uomini gay, in particolare quelli con risorse finanziarie, potevano provare a nascondere la loro sessualità e a fare finta di conformarsi. Alcuni chiusero i contatti con i loro circoli di amici o si ritirarono dalla sfera pubblica. Altri si trasferirono in nuove città, in campagna o addirittura in altri paesi. Alcuni uomini gay decisero di sposarsi per convenienza.
Ci furono casi di uomini gay che si assunsero il rischio di opporsi allo stato nazista per motivi politici e personali. Alcuni uomini gay si unirono a gruppi di resistenza antinazisti o aiutarono gli ebrei a nascondersi.
Documentazione e commemorazione delle esperienze degli uomini gay
Nella primavera del 1945, i soldati Alleati liberarono i campi di concentramento e i prigionieri, tra cui quelli identificati dal triangolo rosa. Tuttavia, la fine della guerra e la sconfitta del regime nazista non comportarono necessariamente un senso di liberazione per gli uomini gay, che rimasero emarginati nella società tedesca. In particolare, le relazioni sessuali tra uomini restarono illegali in Germania per gran parte del ventesimo secolo.
Questo significò che molti uomini che scontavano pene perché sospettati di aver violato il Paragrafo 175 rimasero in prigione anche dopo la guerra. Altre decine di migliaia di uomini furono condannati nel dopoguerra.
Per gran parte del ventesimo secolo fu difficile conoscere le storie degli uomini gay durante l’epoca nazista a causa del continuo pregiudizio nei confronti dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e dell’applicazione da parte dei tedeschi del Paragrafo 175. Molti uomini gay avevano il timore di condividere le loro testimonianze o di scrivere delle autobiografie. Tuttavia, gli studiosi hanno cercato di documentare le esperienze vissute dagli uomini gay servendosi dei registri di polizia, tribunali e campi di concentramento.
Gli sforzi di studiosi e di organizzazioni per i diritti gay tedeschi hanno consentito di portare a conscenza dell’opinione pubblica la persecuzione degli uomini gay da parte dei nazisti. Negli anni Novanta, il governo tedesco riconobbe gli “omosessuali perseguitati” (“verfolgten Homosexuellen”) come vittime del regime nazista. Nel 2002, il governo ribaltò le condanne di epoca nazista relative al Paragrafo 175. Per la prima volta, gli uomini gay che avevano sofferto a causa dei nazisti potevano richiedere un risarcimento monetario al governo tedesco per le ingiustizie commesse nei loro confronti.
All’inizio del ventunesimo secolo, il governo tedesco aprì quattro memoriali nel centro di Berlino dedicati alle vittime del nazismo. Il più grande è il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, aperto nel 2005. Pochi anni dopo, nel maggio del 2008, il Memoriale per gli omosessuali assassinati dal nazismo (Denkmal für die im Nationalsozialismus verfolgten Homosexuellen) fu aperto vicino al parco di Tiergarten nel centro di Berlino.
Gli studiosi continuano a fare ricerche sulla campagna nazista contro l’omosessualità e la persecuzione degli uomini gay da parte del regime.