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25.1.25

27 gennaio non solo Shoah ma anche altri olocausti .parte II quelli del Room \ popolo Romanì , testimonia i Geova ed altre confessioni cristiane , prigionier di qìguerra sovietici , esperimenti medici , malatoi di enti ,

dopo   l'olocausto    nazista   deglo Omosessuali  (   ne ho  parlato  qui  )   ecco gli   altri  olocausti   nazisti    di  cui    i  media  concentrati  solo  sulla  shoah    cioè quello   ebraico   se  interesati    li trovate    egli url qui  sotto 



   non  parlano    e  sorvolano      quasi  come     se  fossero  solo   gli ebrei  ad  essere  stati stermiati    . 
chiedo  scusa    se  per  la  fretta  sono  dovuto ricorre  ad  un semplice  cute  paste dalla  voce  olocausto    wpedia    ,  ma  i  link ie collegamenti  ( le  parole in azzurro )  ivi  contenuti  dovrebbero essere  sufficenti   per  cloro volessero  aprofondire     l'argomento  e  non fossilizzarsi solo   ed  esclusivamente  su quello che  passa  il   maistream  cioè     che    fu  solo uno  sterminio  del  popolo  ebraico  , unendo  e   facendo  tutt'uno  i  termini  Olocausto  e  Shoah  




Lo stesso argomento in dettaglio: Porajmos

Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poràimos; in romaní[pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come "grande divoramento" o "devastazione") è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní (Rom, Sinti, Manush, Kalé e altre con diverse autodenominazioni) perpetrato da parte della Germania nazista e dai paesi dell'Asse durante la seconda guerra mondiale. Si stima che tale eccidio provocò la morte di 500 000 di essi .Il termine, diffuso inizialmente dal linguista inglese Ian Hancock, uno dei massimi studiosi del genocidio, oggi viene anche messo in discussione dalle stesse comunità romanì, perché da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termine Samudaripen (Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio) ritenuto più appropriato. La campagna hitleriana di genocidio nei confronti dei popoli zigani principalmente rom e sinti dell'Europa venne vista da molti come un'applicazione particolarmente bizzarra della "scienza razziale" nazista. Gli antropologi tedeschi erano disorientati dalla contraddizione che gli zingari erano discendenti degli originali invasori ariani dell'India, che tornarono poi in Europa. Ironicamente, questo li rendeva, in pratica se non in teoria, non meno ariani della stessa gente tedesca


Asperg: Deportazione di rom e sinti nel 1940

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 Questo dilemma fu risolto dal prof. Hans F.K. Günther, uno dei principali scienziati razziali, che scrisse:

«Gli Zingari hanno effettivamente mantenuto alcuni elementi della loro origine nordica, ma essi discendono dalle classi più basse della popolazione di quella regione. Nel corso della loro migrazione, hanno assorbito il sangue delle popolazioni circostanti, diventando quindi una miscela razziale di Orientali e Asiatici occidentali con aggiunta di influssi Indiani, Centroasiatici ed Europei.»

Come risultato, nonostante le misure discriminatorie, alcuni gruppi di rom, comprese le tribù tedesche dei sinti e dei lalleri, vennero risparmiati dalla deportazione e dalla morte. I restanti gruppi zingari soffrirono all'incirca come gli ebrei (e in alcuni casi vennero degradati ancor più degli ebrei). Nell'Europa orientale gli zingari venivano deportati nei ghetti ebraici, uccisi dagli Einsatzgruppen delle SS nei loro villaggi, o deportati e gasati ad Auschwitz e Treblinka.

Testimoni di Geova

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dei testimoni di Geova nella Germania nazista e durante l'olocausto.

testimoni di Geova, malgrado la "dichiarazione dei fatti" del 1933 indirizzata dai testimoni di Geova al governo tedesco in cui si richiamava l'attenzione di Hitler sul fatto che "Ci sia consentito richiamare l'attenzione sul fatto che in America, dove i nostri libri furono scritti, cattolici ed ebrei si sono alleati nel denigrare il governo nazionale tedesco e nel tentativo di boicottare la Germania a motivo dei principi sostenuti dal partito nazionalsocialista",furono tra i primi a essere presi di mira dallo Stato nazionalsocialista con la deportazione nei campi di concentramento. Essi rifiutavano il coinvolgimento nella vita politica, non volevano dire "Heil Hitler" né servire nell'esercito tedesco. Nel 1933 la comunità religiosa fu messa al bando e la sua opera di predicazione fu messa fuorilegge. Nell'agosto del 1942, constatando che tutte le misure più drastiche non erano servite né a bloccare le loro attività né a impedire le loro iniziative, Hitler stesso dichiarò con fervore in un discorso che "questa genìa deve essere eliminata dalla Germania". Pur subendo numerosi colpi mortali, i testimoni di Geova non furono sterminati. Da 25 000 all'epoca dell'ascesa al potere nazista, dopo la capitolazione del Reich si contavano ancora 7 000 attivi evangelizzatori. I testimoni di Geova nei campi di concentramento erano identificati con il Triangolo Viola. Mentre gli altri erano condannati senza alcuna possibilità di salvezza per motivi razziali, politici o morali, solo per i testimoni di Geova era prevista l'opzione della liberazione dal campo di concentramento attraverso una semplice firma di abiura. Pochi però la firmarono, infatti la maggior parte decise di non scendere a compromessi.

Altre confessioni cristiane

Nel settembre 1943, nel campo di sterminio di Dachau erano registrati 2 644 sacerdoti cattolici di 24 nazionalità (dei quali 843 non fecero ritorno). In altri momenti vi sono stati detenuti anche 2 044 sacerdoti polacchi. È calcolato che complessivamente furono "gasati" o fatti morire 2 579 sacerdoti cattolici, 109 pastori protestanti e 22 popi ortodossi.

Generalplan Ost

Lo stesso argomento in dettaglio: Generalplan Ost e Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici.

Le popolazioni slave erano tra gli obiettivi dei nazisti, soprattutto per quanto riguarda gli intellettuali e le persone eminenti, anche se ci furono alcune esecuzioni di massa e istanze di genocidio (gli ustascia croati ne sono l'esempio più noto). Durante l'Operazione Barbarossa, l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica del 1941-1944, milioni di prigionieri di guerra russi vennero sottoposti ad arbitraria esecuzione sul campo dalle truppe tedesche, in particolare dalle note Waffen SS, o vennero spediti nei molti campi di sterminio per l'esecuzione, semplicemente perché erano di estrazione slava. Migliaia di contadini russi vennero annichiliti dalle truppe tedesche più o meno per le stesse ragioni.

Aktion T4

Lo stesso argomento in dettaglio: Aktion T4.

Il 24 agosto 1941, Adolf Hitler ordinò la fine del Programma T4 sull'eugenetica nazista. Tale programma comportava l'uccisione sistematica, definita dai nazionalsocialisti «eutanasia», dei malati di mente e i portatori di disabilità a causa di proteste da parte della popolazione tedesca.

Lo stesso argomento in dettaglio: Gleichschaltung.

L'eliminazione dei dissidenti politici iniziò già nel 1933 con l'apertura del campo di concentramento di Dachau, ed ebbe il suo culmine nel 1944, con l'annientamento quasi completo della resistenza tedesca in seguito al fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944.

24.1.25

il 27 gennaio non è solo Shoah ma anche olocausti diversi parte I. Gli omosessuali

Molti , sottoscritto compreso  , si sono concentrati parlando del 27 gennaio solo   sulla  shoah   dimenticandosi   ( ma   per  fortuna mi sono  corretto in  tempo )   che   nei campi  nazisti non finirono  solo  gli Ebrei e  che  si deve  parlare anche  di  Olocausto . Infatti  Per estensione, il termine "olocausto" è a volte riferito a tutte le vittime di persecuzioni sistematiche e omicidi di massa nazisti, incluso lo sterminio dei popoli romanì o room , l'uccisione di civili polacchi e di altre popolazioni slave, l'uccisione dei prigionieri di guerra sovietici, degli oppositori politici, dei dissidenti religiosi come Testimoni di Geova e pentecostali, le uccisioni e le violenze contro omosessualipersone con disabilità mentali o fisiche e i neri europei.
Oggi  parlerò  degli Omosessuali appunto  .  Ma prima  d'avervi    dato alcuni  url 
 per  approffondire

Tra il 1933 e il 1945, il regime nazista portò avanti una campagna contro gli uomini omosessuali e li perseguitò. Come parte della campagna, il regime nazista chiuse i bar e i luoghi di ritrovo per gay, sciolse associazioni per gay e chiuse i giornali e le pubblicazioni gay. Il regime nazista inoltre arrestò e processò migliaia di uomini gay ai sensi del Paragrafo 175
del Codice Penale tedesco. Per gran parte del ventesimo secolo fu difficile portare alla luce le storie degli uomini gay durante l’epoca nazista a causa del continuo pregiudizio nei confronti dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e perché l’applicazione da parte dei tedeschi del Paragrafo 175 continuò anche nel dopoguerra.e fu abolito se non ricordo male con l'unificazione tedesca
Prima che i nazisti salissero al potere nel 1933, le comunità e i circuiti gay erano numerosi, in particolare nelle grandi città, e questo nonostante in Germania le relazioni sessuali tra uomini fossero criminalizzate.Ma erano tollerate . Poi a partire dal 1933, il regime nazista cominciò a perseguitare e smantellare le comunità gay in Germania. Il regime arrestò un gran numero di uomini gay ai sensi del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra uomini.
Durante l’epoca nazista, tra 5.000 e 15.000 uomini furono imprigionati nei campi di concentramento come criminali “omosessuali” (“homosexuell”). Questo gruppo di prigionieri doveva indossare un triangolo rosa sulle divise del campo come parte del sistema di classificazione dei prigionieri. Infati nella Germania nazista qualunque uomo avesse relazioni sessuali con un altro uomo doveva accettare la possibilità di venire arrestato, a prescindere dalla sua sessualità.
Il fatto di identificarsi come gay non era esplicitamente criminalizzato in Germania. Tuttavia, la campagna nazista contro l’omosessualità e la rigorosa applicazione del Paragrafo 175 da parte del regime rese la vita nella Germania nazista pericolosa per gli uomini gay.
Gli uomini gay in Germania non erano un gruppo uniforme e il regime nazista non li vedeva come tali. Essere gay spesso poteva significare essere perseguitati. Tuttavia, anche altri fattori condizionarono la vita degli uomini gay durante l’epoca nazista. Tra questi fattori c’erano la presunta identità razziale, le attitudini politiche, la classe sociale e le aspettative culturali su come dovessero comportarsi gli uomini e le donne (in altre parole, le norme legate al genere sessuale d’appartenenza). Questa diversità significò un’ampia gamma di esperienze per gli uomini gay nella Germania nazista. Ad esempio, gli uomini gay che partecipavano a movimenti politici antinazisti rischiavano di essere arrestati come oppositori politici. E gli uomini gay ebrei dovettero anche subire la persecuzione nazista e l’omicidio di massa degli ebrei.


Uomini gay nei primi anni del regime nazista, 1933~1934

 

I nazisti salirono al potere il 30 gennaio 1933 e provarono subito a eliminare le manifestazioni visibili e smantellare i circuiti gay che si erano sviluppati durante la Repubblica di Weimar. Una delle prime azioni naziste contro le comunità gay fu la chiusura dei bar e dei luoghi di ritrovo gay. Ad esempio, a fine febbraio/inizio marzo del 1933, in risposta a un ordine nazista, la polizia di Berlino chiuse numerosi bar. Tra di loro c’era l’Eldorado, che era diventato un noto simbolo della cultura gay di Berlino. Chiusure simili dei luoghi di ritrovo gay furono implementate in tutta la Germania. Tuttavia, in città come Berlino e Amburgo, alcuni bar gay riconosciuti riuscirono a restare aperti fino alla metà degli anni Trenta. I luoghi di ritrovo gay clandestini rimasero aperti anche più a lungo. Tuttavia, le chiusure attuate dai nazisti e la sorveglianza maggiore da parte della polizia resero più difficile per i gay incontrarsi. 

Un’altra tra le prime azioni portate avanti dal regime nazista fu l’eliminazione di giornali, riviste e case editrici gay. I giornali erano uno dei primi mezzi di comunicazione nelle comunità gay in Germania. Il regime nazista inoltre obbligò le associazioni gay a sciogliersi. Nel maggio del 1933, i nazisti vandalizzarono l’Istituto per le Scienze Sessuali di Hirschfeld e lo obbligarono a chiuderlo. Parte di quell’azione incluse la distruzione degli scritti di Hirschfeld che furono dati alle fiamme dai nazisti. I roghi di libri prendevano di mira le opere scritte da noti intellettuali, pacifisti e autori di sinistra ebrei. La distruzione dell’istituto fu un chiaro segno che i nazisti non avrebbero tollerato le politiche sessuali riformiste promosse dall’istituto. 

A partire dalla fine del 1933 e l’inizio del 1934, i nazisti usarono nuove leggi e pratiche di polizia per arrestare e detenere senza processo un certo numero di uomini gay. Questo faceva parte di uno sforzo più ampio da parte dei nazisti per ridurre la criminalità. Il regime nazista diede indicazioni alla polizia di arrestare le persone precedentemente condannate per crimini sessuali quali esibizionismo, relazioni sessuali con un minore e incesto. Tali crimini erano definiti nei Paragrafi 173~183 del Codice penale tedesco. Gli arresti riguardarono diversi uomini gay, alcuni dei quali furono imprigionati nei primi campi di concentramento del regime. 

Nell’autunno del 1934, la Gestapo di Berlino (polizia politica) diede indicazioni alle forze di polizia locali di inviare loro le liste di uomini ritenuti coinvolti in comportamenti sessuali con altri uomini. La polizia in diverse parti della Germania aveva compilato e mantenuto tali liste per molti anni. Tuttavia, la centralizzazione delle liste nelle mani della Gestapo di Berlino era una novità. Inoltre, la Gestapo specificò che gli uffici locali dovevano assicurarsi di annotare se questi uomini erano membri di organizzazioni naziste e se erano stati precedentemente condannati ai sensi del Paragrafo 175. Tali liste diventarono famose come “liste rosa”, anche se non erano chiamate così dai nazisti e dalla polizia. 

Queste prime misure rappresentarono soltanto l’inizio della campagna nazista contro l’omosessualità. Le azioni naziste subirono un’escalation nella seconda metà degli anni Trenta.

Escalation della persecuzione degli uomini gay, 1934~1936

 

Tre eventi negli anni 1934~1936 radicalizzarono la campagna del regime nazista contro l’omosessualità e portarono a un’oppressione più sistematica degli uomini gay.

Il primo fu l’omicidio di Ernst Röhm e altri leader delle SA nel giugno-luglio del 1934. Questi omicidi cambiarono il modo in cui la propaganda parlava dell’omosessualità. Röhm e altri leader delle SA furono uccisi su ordine di Hitler come parte di una lotta di potere ai più alti livelli del governo tedesco e del partito nazista. Dopo la purga, la propaganda nazista usò la sessualità di Röhm per giustificare gli omicidi. Nel farlo, i nazisti sfruttarono il diffuso pregiudizio della popolazione tedesca contro le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. 

Il secondo evento fu la revisione da parte dei nazisti, nel giugno del 1935, del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra uomini. Ai sensi della nuova versione della legge, moltissimi comportamenti intimi e sessuali potevano essere, ed erano in effetti, puniti come atti criminali. Inoltre, la revisione nazista sancì che gli atti non consensuali e coercitivi tra uomini potevano comportare una condanna fino a 10 anni di lavori forzati in prigione. La revisione della legge fornì al regime nazista gli strumenti necessari per perseguire e perseguitare gli uomini coinvolti in relazioni sessuali con altri uomini in numeri ben più grandi di prima. 

Infine, nel 1936, Heinrich Himmler, capo delle SS e della polizia tedesca, fondò l’Ufficio centrale del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto (Reichszentrale zur Bekämpfung der Homosexualität und der Abtreibung). L’ufficio faceva parte della Kripo (polizia penale) e lavorava a stretto contatto con la Gestapo (polizia politica). Himmler era notoriamente omofobo e vedeva l’omosessualità e l’aborto come minacce al tasso di nascita tedesco e quindi al destino del popolo tedesco. 

Alla fine del 1936, c’erano le condizioni per consentire al regime nazista di intensificare la campagna contro l’omosessualità. 

Il picco della campagna nazista contro l’omosessualità

 

La campagna nazista contro l’omosessualità si intensificò nel 1935~1936. Da qui in avanti, il regime si concentrò meno sulla chiusura dei luoghi di ritrovo gay e diede priorità, invece, all’arresto di uomini ai sensi del Paragrafo 175. Nella visione nazista, questi uomini erano criminali “omosessuali” (“homosexuell”) e quindi nemici dello stato. Himmler riteneva che la persecuzione di tali uomini fosse necessaria per la protezione, il rafforzamento e la crescita demografica del popolo tedesco. Himmler ordinò alla Kripo e alla Gestapo di condurre una campagna capillare contro l’omosessualità. Quelle forze di polizia usarono irruzioni, denunce, duri interrogatori e persino la tortura per trovare e arrestare gli uomini che secondo loro avevano violato il Paragrafo 175. 

Irruzioni 

A metà e alla fine degli anni Trenta, la polizia organizzò irruzioni nei bar e in altri luoghi di ritrovo che riteneva fossero popolari tra gli uomini gay. La polizia creava cordoni intorno ai bar e altri luoghi e interrogava chiunque sembrasse sospetto. Alcuni uomini presi durante le irruzioni venivano poi liberati se non c’erano prove contro di loro. Gli uomini ritenuti colpevoli dalla polizia venivano poi processati per violazione del Paragrafo 175 o, in alcuni casi, inviati direttamente nei campi di concentramento. 

Le irruzioni della polizia erano pubbliche e vennero evidenziate nella campagna nazista contro l’omosessualità. Tramite le irruzioni, la polizia minacciava e intimidiva le comunità e gli individui gay. Tuttavia, le irruzioni non erano particolarmente efficaci e non furono il mezzo principale attraverso cui la polizia rintracciò gli uomini sospettati di aver violato il Paragrafo 175.

Denunce 

La Kripo e la Gestapo facevano affidamento sulle soffiate e sulle denunce per raccogliere informazioni sulla vita intima degli uomini e scoprire potenziali violazioni del Paragrafo 175. Vicini, conoscenti, colleghi, amici o familiari potevano comunicare alla polizia i loro sospetti. Il linguaggio usato dalle persone nelle denunce rendeva chiaro che questi tedeschi tendevano a essere d’accordo con le attitudini dei nazisti nei confronti dell’omosessualità. Chi denunciava faceva riferimento alle persone denunciate come “effeminati” e “perversi”. A differenza delle irruzioni, le denunce erano uno strumento di repressione molto efficace. Le denunce portarono a decine di migliaia di arresti e condanne.

Interrogatori 

La Gestapo e la Kripo interrogavano gli uomini catturati nelle irruzioni, nonché quelli denunciati. Durante questi interrogatori, che spesso erano fisicamente e psicologicamente brutali, la polizia spesso insisteva per ottenere confessioni complete. Messi sotto pressione con duri interrogatori e metodi di tortura, gli uomini venivano obbligati a fare il nome dei loro partner sessuali. La polizia poteva così identificare altri uomini per arrestarli e interrogarli. In questo modo, la polizia catturò intere reti di uomini gay.

Il destino degli uomini arrestati 

Non tutti gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 condivisero lo stesso destino. Generalmente, l’arresto era seguito da un processo in tribunale. Il tribunale poteva assolvere o condannare l’imputato e condannarlo al carcere per un determinato periodo di tempo. Il tasso di condanna era di circa il 50%. Molti uomini condannati venivano rilasciati dopo aver scontato la loro pena in prigione. In rari casi, la Kripo o la Gestapo inviavano un uomo direttamente al campo di concentramento come criminale “omosessuale” (“homosexuell”). Generalmente, ma non sempre, gli uomini inviati nei campi di concentramento in questo modo avevano condanne multiple o altre circostanze attenuanti.  

Il sistema penale tedesco nazista introdusse anche la castrazione come pratica legale. Alla fine del 1933, i tribunali potevano ordinare la castrazione obbligatoria per alcuni reati sessuali. Tuttavia, per lo meno all’inizio, gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 non potevano essere castrati senza il loro consenso. In alcuni casi, gli uomini imprigionati ai sensi di questa legge venivano rilasciati prima se accettavano volontariamente la castrazione. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il numero di uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 diminuì. La necessità di una guerra totale aveva la precedenza sulla campagna nazista contro l’omosessualità. Molti uomini condannati ai sensi del Paragrafo 175 si unirono all’esercito tedesco o furono obbligati a farlo. L’esercito aveva bisogno di uomini e in molti casi considerava la sessualità di un soldato di secondaria importanza. Tuttavia, gli arresti e le condanne ai sensi del Paragrafo 175 continuarono per tutto il periodo della guerra. 

Gli studiosi stimano che durante il regime nazista circa 100.000 persone furono arrestate ai sensi del Paragrafo 175. Più della metà di questi arresti (circa 53.400) risultarono in condanne. 

Uomini gay nei campi di concentramento

 

Tra 5.000 e 15.000 uomini furono imprigionati nei campi di concentramento come criminali “omosessuali” (“homosexuell”). Questo gruppo di prigionieri doveva indossare un triangolo rosa sulle divise del campo come parte del sistema di classificazione dei prigionieri. Molti di questi prigionieri identificati con il triangolo rosa, ma non tutti, si consideravano gay. 

Il triangolo rosa identificava questi prigionieri come un gruppo diverso all’interno del sistema del campo di concentramento. Secondo i racconti di molti sopravvissuti, i prigionieri identificati dal triangolo rosa erano tra i gruppi più abusati nei campi. A volte gli venivano assegnati i lavori più estenuanti e faticosi nel sistema del campo di lavoro. Spesso erano oggetto di abusi fisici e sessuali da parte delle guardie del campo e degli altri prigionieri. In alcuni casi, venivano picchiati e umiliati pubblicamente. Nel campo di concentramento di Buchenwald, alcuni prigionieri identificati dal triangolo rosa furono oggetto di esperimenti medici disumani. A partire dal novembre del 1942, i comandanti dei campi di concentramento avevano ufficialmente il potere di ordinare la castrazione forzata dei prigionieri identificati dal triangolo rosa.

Avendo paura di diventare “colpevoli per associazione”, gli altri prigionieri, che già avevano pregiudizi, evitavano i prigionieri identificati dal triangolo rosa, i quali si trovavano così isolati e impotenti nella gerarchia dei prigionieri. Le reti create dai prigionieri fornivano strumenti per la sopravvivenza, come cibo e vestiti, per molti compagni del campo. Il fatto che molti prigionieri identificati dal triangolo rosa parlassero tedesco fornì loro una certa protezione, ad esempio dando loro accesso a lavori meno onerosi in posizioni amministrative. Tuttavia, generalmente la situazione di isolamento di questi prigionieri rendeva la loro sopravvivenza molto più difficile. Nei campi di concentramento morì un numero sconosciuto di prigionieri identificati dal triangolo rosa. 

Gli uomini gay potevano essere imprigionati e perseguitati nei campi di concentramento per motivi che andavano oltre la loro sessualità. Alcuni uomini gay erano portati nei campi di concentramento come oppositori politici, ebrei o membri di altre categorie di prigionieri. In questi casi, la loro sessualità era generalmente un fattore secondario rispetto al motivo per cui erano stati imprigionati e indossavano lo stemma che corrispondeva alla loro categoria ufficiale di prigionieri. 

Durante l’Olocausto, fu ucciso un numero sconosciuto di uomini gay ebrei. 

Le risposte degli uomini gay alla persecuzione nazista

 

Gli uomini gay risposero alla persecuzione nazista in diversi modi. Non tutti gli uomini gay presero le stesse decisioni e non tutti avevano le stesse opportunità. Ad esempio, gli uomini gay classificati come ariani dal regime nazista avevano a loro disposizione molte più opzioni rispetto a quelli classificati come ebrei o rom (zingari). Gli uomini ebrei e rom dovevano affrontare soprattutto la persecuzione razziale. 

Alcuni uomini gay, in particolare quelli con risorse finanziarie, potevano provare a nascondere la loro sessualità e a fare finta di conformarsi. Alcuni chiusero i contatti con i loro circoli di amici o si ritirarono dalla sfera pubblica. Altri si trasferirono in nuove città, in campagna o addirittura in altri paesi. Alcuni uomini gay decisero di sposarsi per convenienza.  

Ci furono casi di uomini gay che si assunsero il rischio di opporsi allo stato nazista per motivi politici e personali. Alcuni uomini gay si unirono a gruppi di resistenza antinazisti o aiutarono gli ebrei a nascondersi. 

Documentazione e commemorazione delle esperienze degli uomini gay 

 

Nella primavera del 1945, i soldati Alleati liberarono i campi di concentramento e i prigionieri, tra cui quelli identificati dal triangolo rosa. Tuttavia, la fine della guerra e la sconfitta del regime nazista non comportarono necessariamente un senso di liberazione per gli uomini gay, che rimasero emarginati nella società tedesca. In particolare, le relazioni sessuali tra uomini restarono illegali in Germania per gran parte del ventesimo secolo.
 Questo significò che molti uomini che scontavano pene perché sospettati di aver violato il Paragrafo 175 rimasero in prigione anche dopo la guerra. Altre decine di migliaia di uomini furono condannati nel dopoguerra. 

Per gran parte del ventesimo secolo fu difficile conoscere le storie degli uomini gay durante l’epoca nazista a causa del continuo pregiudizio nei confronti dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e dell’applicazione da parte dei tedeschi del Paragrafo 175. Molti uomini gay avevano il timore di condividere le loro testimonianze o di scrivere delle autobiografie. Tuttavia, gli studiosi hanno cercato di documentare le esperienze vissute dagli uomini gay servendosi dei registri di polizia, tribunali e campi di concentramento.

Gli sforzi di studiosi e di organizzazioni per i diritti gay tedeschi hanno consentito di portare a conscenza dell’opinione pubblica la persecuzione degli uomini gay da parte dei nazisti. Negli anni Novanta, il governo tedesco riconobbe gli “omosessuali perseguitati” (“verfolgten Homosexuellen”) come vittime del regime nazista. Nel 2002, il governo ribaltò le condanne di epoca nazista relative al Paragrafo 175. Per la prima volta, gli uomini gay che avevano sofferto a causa dei nazisti potevano richiedere un risarcimento monetario al governo tedesco per le ingiustizie commesse nei loro confronti. 

All’inizio del ventunesimo secolo, il governo tedesco aprì quattro memoriali nel centro di Berlino dedicati alle vittime del nazismo. Il più grande è il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, aperto nel 2005. Pochi anni dopo, nel maggio del 2008, il Memoriale per gli omosessuali assassinati dal nazismo (Denkmal für die im Nationalsozialismus verfolgten Homosexuellen) fu aperto vicino al parco di Tiergarten nel centro di Berlino. 

Gli studiosi continuano a fare ricerche sulla campagna nazista contro l’omosessualità e la persecuzione degli uomini gay da parte del regime.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...