Oggi parlerò degli Omosessuali appunto . Ma prima d'avervi dato alcuni url per approffondire
Uomini gay nei primi anni del regime nazista, 1933~1934
I nazisti salirono al potere il 30 gennaio 1933 e provarono subito a eliminare le manifestazioni visibili e smantellare i circuiti gay che si erano sviluppati durante la Repubblica di Weimar. Una delle prime azioni naziste contro le comunità gay fu la chiusura dei bar e dei luoghi di ritrovo gay. Ad esempio, a fine febbraio/inizio marzo del 1933, in risposta a un ordine nazista, la polizia di Berlino chiuse numerosi bar. Tra di loro c’era l’Eldorado, che era diventato un noto simbolo della cultura gay di Berlino. Chiusure simili dei luoghi di ritrovo gay furono implementate in tutta la Germania. Tuttavia, in città come Berlino e Amburgo, alcuni bar gay riconosciuti riuscirono a restare aperti fino alla metà degli anni Trenta. I luoghi di ritrovo gay clandestini rimasero aperti anche più a lungo. Tuttavia, le chiusure attuate dai nazisti e la sorveglianza maggiore da parte della polizia resero più difficile per i gay incontrarsi.
Un’altra tra le prime azioni portate avanti dal regime nazista fu l’eliminazione di giornali, riviste e case editrici gay. I giornali erano uno dei primi mezzi di comunicazione nelle comunità gay in Germania. Il regime nazista inoltre obbligò le associazioni gay a sciogliersi. Nel maggio del 1933, i nazisti vandalizzarono l’Istituto per le Scienze Sessuali di Hirschfeld e lo obbligarono a chiuderlo. Parte di quell’azione incluse la distruzione degli scritti di Hirschfeld che furono dati alle fiamme dai nazisti. I roghi di libri prendevano di mira le opere scritte da noti intellettuali, pacifisti e autori di sinistra ebrei. La distruzione dell’istituto fu un chiaro segno che i nazisti non avrebbero tollerato le politiche sessuali riformiste promosse dall’istituto.
A partire dalla fine del 1933 e l’inizio del 1934, i nazisti usarono nuove leggi e pratiche di polizia per arrestare e detenere senza processo un certo numero di uomini gay. Questo faceva parte di uno sforzo più ampio da parte dei nazisti per ridurre la criminalità. Il regime nazista diede indicazioni alla polizia di arrestare le persone precedentemente condannate per crimini sessuali quali esibizionismo, relazioni sessuali con un minore e incesto. Tali crimini erano definiti nei Paragrafi 173~183 del Codice penale tedesco. Gli arresti riguardarono diversi uomini gay, alcuni dei quali furono imprigionati nei primi campi di concentramento del regime.
Nell’autunno del 1934, la Gestapo di Berlino (polizia politica) diede indicazioni alle forze di polizia locali di inviare loro le liste di uomini ritenuti coinvolti in comportamenti sessuali con altri uomini. La polizia in diverse parti della Germania aveva compilato e mantenuto tali liste per molti anni. Tuttavia, la centralizzazione delle liste nelle mani della Gestapo di Berlino era una novità. Inoltre, la Gestapo specificò che gli uffici locali dovevano assicurarsi di annotare se questi uomini erano membri di organizzazioni naziste e se erano stati precedentemente condannati ai sensi del Paragrafo 175. Tali liste diventarono famose come “liste rosa”, anche se non erano chiamate così dai nazisti e dalla polizia.
Queste prime misure rappresentarono soltanto l’inizio della campagna nazista contro l’omosessualità. Le azioni naziste subirono un’escalation nella seconda metà degli anni Trenta.
Escalation della persecuzione degli uomini gay, 1934~1936
Tre eventi negli anni 1934~1936 radicalizzarono la campagna del regime nazista contro l’omosessualità e portarono a un’oppressione più sistematica degli uomini gay.
Il primo fu l’omicidio di Ernst Röhm e altri leader delle SA nel giugno-luglio del 1934. Questi omicidi cambiarono il modo in cui la propaganda parlava dell’omosessualità. Röhm e altri leader delle SA furono uccisi su ordine di Hitler come parte di una lotta di potere ai più alti livelli del governo tedesco e del partito nazista. Dopo la purga, la propaganda nazista usò la sessualità di Röhm per giustificare gli omicidi. Nel farlo, i nazisti sfruttarono il diffuso pregiudizio della popolazione tedesca contro le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso.
Il secondo evento fu la revisione da parte dei nazisti, nel giugno del 1935, del Paragrafo 175, la legge del Codice penale tedesco che vietava le relazioni sessuali tra uomini. Ai sensi della nuova versione della legge, moltissimi comportamenti intimi e sessuali potevano essere, ed erano in effetti, puniti come atti criminali. Inoltre, la revisione nazista sancì che gli atti non consensuali e coercitivi tra uomini potevano comportare una condanna fino a 10 anni di lavori forzati in prigione. La revisione della legge fornì al regime nazista gli strumenti necessari per perseguire e perseguitare gli uomini coinvolti in relazioni sessuali con altri uomini in numeri ben più grandi di prima.
Infine, nel 1936, Heinrich Himmler, capo delle SS e della polizia tedesca, fondò l’Ufficio centrale del Reich per la lotta all’omosessualità e all’aborto (Reichszentrale zur Bekämpfung der Homosexualität und der Abtreibung). L’ufficio faceva parte della Kripo (polizia penale) e lavorava a stretto contatto con la Gestapo (polizia politica). Himmler era notoriamente omofobo e vedeva l’omosessualità e l’aborto come minacce al tasso di nascita tedesco e quindi al destino del popolo tedesco.
Alla fine del 1936, c’erano le condizioni per consentire al regime nazista di intensificare la campagna contro l’omosessualità.
Il picco della campagna nazista contro l’omosessualità
La campagna nazista contro l’omosessualità si intensificò nel 1935~1936. Da qui in avanti, il regime si concentrò meno sulla chiusura dei luoghi di ritrovo gay e diede priorità, invece, all’arresto di uomini ai sensi del Paragrafo 175. Nella visione nazista, questi uomini erano criminali “omosessuali” (“homosexuell”) e quindi nemici dello stato. Himmler riteneva che la persecuzione di tali uomini fosse necessaria per la protezione, il rafforzamento e la crescita demografica del popolo tedesco. Himmler ordinò alla Kripo e alla Gestapo di condurre una campagna capillare contro l’omosessualità. Quelle forze di polizia usarono irruzioni, denunce, duri interrogatori e persino la tortura per trovare e arrestare gli uomini che secondo loro avevano violato il Paragrafo 175.
Irruzioni
A metà e alla fine degli anni Trenta, la polizia organizzò irruzioni nei bar e in altri luoghi di ritrovo che riteneva fossero popolari tra gli uomini gay. La polizia creava cordoni intorno ai bar e altri luoghi e interrogava chiunque sembrasse sospetto. Alcuni uomini presi durante le irruzioni venivano poi liberati se non c’erano prove contro di loro. Gli uomini ritenuti colpevoli dalla polizia venivano poi processati per violazione del Paragrafo 175 o, in alcuni casi, inviati direttamente nei campi di concentramento.
Le irruzioni della polizia erano pubbliche e vennero evidenziate nella campagna nazista contro l’omosessualità. Tramite le irruzioni, la polizia minacciava e intimidiva le comunità e gli individui gay. Tuttavia, le irruzioni non erano particolarmente efficaci e non furono il mezzo principale attraverso cui la polizia rintracciò gli uomini sospettati di aver violato il Paragrafo 175.
Denunce
La Kripo e la Gestapo facevano affidamento sulle soffiate e sulle denunce per raccogliere informazioni sulla vita intima degli uomini e scoprire potenziali violazioni del Paragrafo 175. Vicini, conoscenti, colleghi, amici o familiari potevano comunicare alla polizia i loro sospetti. Il linguaggio usato dalle persone nelle denunce rendeva chiaro che questi tedeschi tendevano a essere d’accordo con le attitudini dei nazisti nei confronti dell’omosessualità. Chi denunciava faceva riferimento alle persone denunciate come “effeminati” e “perversi”. A differenza delle irruzioni, le denunce erano uno strumento di repressione molto efficace. Le denunce portarono a decine di migliaia di arresti e condanne.
Interrogatori
La Gestapo e la Kripo interrogavano gli uomini catturati nelle irruzioni, nonché quelli denunciati. Durante questi interrogatori, che spesso erano fisicamente e psicologicamente brutali, la polizia spesso insisteva per ottenere confessioni complete. Messi sotto pressione con duri interrogatori e metodi di tortura, gli uomini venivano obbligati a fare il nome dei loro partner sessuali. La polizia poteva così identificare altri uomini per arrestarli e interrogarli. In questo modo, la polizia catturò intere reti di uomini gay.
Il destino degli uomini arrestati
Non tutti gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 condivisero lo stesso destino. Generalmente, l’arresto era seguito da un processo in tribunale. Il tribunale poteva assolvere o condannare l’imputato e condannarlo al carcere per un determinato periodo di tempo. Il tasso di condanna era di circa il 50%. Molti uomini condannati venivano rilasciati dopo aver scontato la loro pena in prigione. In rari casi, la Kripo o la Gestapo inviavano un uomo direttamente al campo di concentramento come criminale “omosessuale” (“homosexuell”). Generalmente, ma non sempre, gli uomini inviati nei campi di concentramento in questo modo avevano condanne multiple o altre circostanze attenuanti.
Il sistema penale tedesco nazista introdusse anche la castrazione come pratica legale. Alla fine del 1933, i tribunali potevano ordinare la castrazione obbligatoria per alcuni reati sessuali. Tuttavia, per lo meno all’inizio, gli uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 non potevano essere castrati senza il loro consenso. In alcuni casi, gli uomini imprigionati ai sensi di questa legge venivano rilasciati prima se accettavano volontariamente la castrazione.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il numero di uomini arrestati ai sensi del Paragrafo 175 diminuì. La necessità di una guerra totale aveva la precedenza sulla campagna nazista contro l’omosessualità. Molti uomini condannati ai sensi del Paragrafo 175 si unirono all’esercito tedesco o furono obbligati a farlo. L’esercito aveva bisogno di uomini e in molti casi considerava la sessualità di un soldato di secondaria importanza. Tuttavia, gli arresti e le condanne ai sensi del Paragrafo 175 continuarono per tutto il periodo della guerra.
Gli studiosi stimano che durante il regime nazista circa 100.000 persone furono arrestate ai sensi del Paragrafo 175. Più della metà di questi arresti (circa 53.400) risultarono in condanne.
Uomini gay nei campi di concentramento
Tra 5.000 e 15.000 uomini furono imprigionati nei campi di concentramento come criminali “omosessuali” (“homosexuell”). Questo gruppo di prigionieri doveva indossare un triangolo rosa sulle divise del campo come parte del sistema di classificazione dei prigionieri. Molti di questi prigionieri identificati con il triangolo rosa, ma non tutti, si consideravano gay.
Il triangolo rosa identificava questi prigionieri come un gruppo diverso all’interno del sistema del campo di concentramento. Secondo i racconti di molti sopravvissuti, i prigionieri identificati dal triangolo rosa erano tra i gruppi più abusati nei campi. A volte gli venivano assegnati i lavori più estenuanti e faticosi nel sistema del campo di lavoro. Spesso erano oggetto di abusi fisici e sessuali da parte delle guardie del campo e degli altri prigionieri. In alcuni casi, venivano picchiati e umiliati pubblicamente. Nel campo di concentramento di Buchenwald, alcuni prigionieri identificati dal triangolo rosa furono oggetto di esperimenti medici disumani. A partire dal novembre del 1942, i comandanti dei campi di concentramento avevano ufficialmente il potere di ordinare la castrazione forzata dei prigionieri identificati dal triangolo rosa.
Avendo paura di diventare “colpevoli per associazione”, gli altri prigionieri, che già avevano pregiudizi, evitavano i prigionieri identificati dal triangolo rosa, i quali si trovavano così isolati e impotenti nella gerarchia dei prigionieri. Le reti create dai prigionieri fornivano strumenti per la sopravvivenza, come cibo e vestiti, per molti compagni del campo. Il fatto che molti prigionieri identificati dal triangolo rosa parlassero tedesco fornì loro una certa protezione, ad esempio dando loro accesso a lavori meno onerosi in posizioni amministrative. Tuttavia, generalmente la situazione di isolamento di questi prigionieri rendeva la loro sopravvivenza molto più difficile. Nei campi di concentramento morì un numero sconosciuto di prigionieri identificati dal triangolo rosa.
Gli uomini gay potevano essere imprigionati e perseguitati nei campi di concentramento per motivi che andavano oltre la loro sessualità. Alcuni uomini gay erano portati nei campi di concentramento come oppositori politici, ebrei o membri di altre categorie di prigionieri. In questi casi, la loro sessualità era generalmente un fattore secondario rispetto al motivo per cui erano stati imprigionati e indossavano lo stemma che corrispondeva alla loro categoria ufficiale di prigionieri.
Durante l’Olocausto, fu ucciso un numero sconosciuto di uomini gay ebrei.
Le risposte degli uomini gay alla persecuzione nazista
Gli uomini gay risposero alla persecuzione nazista in diversi modi. Non tutti gli uomini gay presero le stesse decisioni e non tutti avevano le stesse opportunità. Ad esempio, gli uomini gay classificati come ariani dal regime nazista avevano a loro disposizione molte più opzioni rispetto a quelli classificati come ebrei o rom (zingari). Gli uomini ebrei e rom dovevano affrontare soprattutto la persecuzione razziale.
Alcuni uomini gay, in particolare quelli con risorse finanziarie, potevano provare a nascondere la loro sessualità e a fare finta di conformarsi. Alcuni chiusero i contatti con i loro circoli di amici o si ritirarono dalla sfera pubblica. Altri si trasferirono in nuove città, in campagna o addirittura in altri paesi. Alcuni uomini gay decisero di sposarsi per convenienza.
Ci furono casi di uomini gay che si assunsero il rischio di opporsi allo stato nazista per motivi politici e personali. Alcuni uomini gay si unirono a gruppi di resistenza antinazisti o aiutarono gli ebrei a nascondersi.
Documentazione e commemorazione delle esperienze degli uomini gay
Per gran parte del ventesimo secolo fu difficile conoscere le storie degli uomini gay durante l’epoca nazista a causa del continuo pregiudizio nei confronti dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e dell’applicazione da parte dei tedeschi del Paragrafo 175. Molti uomini gay avevano il timore di condividere le loro testimonianze o di scrivere delle autobiografie. Tuttavia, gli studiosi hanno cercato di documentare le esperienze vissute dagli uomini gay servendosi dei registri di polizia, tribunali e campi di concentramento.
Gli sforzi di studiosi e di organizzazioni per i diritti gay tedeschi hanno consentito di portare a conscenza dell’opinione pubblica la persecuzione degli uomini gay da parte dei nazisti. Negli anni Novanta, il governo tedesco riconobbe gli “omosessuali perseguitati” (“verfolgten Homosexuellen”) come vittime del regime nazista. Nel 2002, il governo ribaltò le condanne di epoca nazista relative al Paragrafo 175. Per la prima volta, gli uomini gay che avevano sofferto a causa dei nazisti potevano richiedere un risarcimento monetario al governo tedesco per le ingiustizie commesse nei loro confronti.
All’inizio del ventunesimo secolo, il governo tedesco aprì quattro memoriali nel centro di Berlino dedicati alle vittime del nazismo. Il più grande è il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, aperto nel 2005. Pochi anni dopo, nel maggio del 2008, il Memoriale per gli omosessuali assassinati dal nazismo (Denkmal für die im Nationalsozialismus verfolgten Homosexuellen) fu aperto vicino al parco di Tiergarten nel centro di Berlino.
Gli studiosi continuano a fare ricerche sulla campagna nazista contro l’omosessualità e la persecuzione degli uomini gay da parte del regime.