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8.9.15

ALLA VIGILIA © Daniela Tuscano

sempre  sullo stesso  fatto

È spirata anche lei, alla vigilia del giorno della Madre, alla vigilia della scuola. Reham aveva ventisei anni, era insegnante e s'è fermata sulla soglia, in perenne attesa. Il suo cuore ha ceduto dopo la perdita ancora senza giustizia del figlioletto Ali, 18 mesi, arso vivo in un incendio causato da estremisti
israeliani. E ha seguito il marito Saad, anch'egli deceduto pochi giorni fa per le ustioni. Di questa famiglia, quasi una sacra rappresentazione musulmana, non è rimasto più nulla. Peggio: è rimasto Ahmed, l'altro figlio. Quattro anni gettati nel mondo. Quattro anni che ancora ignorano di dover camminare da soli, e per quali vie. Le esistenze non sono quadri, anche nell'orrore c'è sempre una sbavatura, un surplus di pena, una vigilia di catastrofi, un bimbo solo. È soprattutto a lui che, ora, il mondo deve stringersi. E far sì che la cenere del ricordo non divampi nel fuoco dell'odio inestinguibile. Per contemplare, un domani, quell'incompiuta Trinità in nome dell'amore, dignitoso e austero, che vi traspariva.
Non oso invocarlo, quell'amore. Nemmeno sperarlo. Non ne ho il diritto. Della distruzione di questa famiglia siamo davvero responsabili tutti. E non possiamo condannare la vendetta che s'invocherà. Ma dobbiamo, dobbiamo assolutamente garantire ad Ahmed di superare quella vigilia, d'entrare in una vita piena, innocente e gioiosa, d'innamorarsi, di completare l'opera iniziata dai genitori e dal fratellino. Altrimenti quell'immagine, già torta dalle fiamme, verrà completamente distrutta; si perderà, come tanti martiri, nel fumo oblioso del tempo, sconosciuta e dannata. Basta fissarla un attimo, e domandarsi: possiamo arrivare a questo punto?


                                      © Daniela Tuscano

18.11.12

Gaza 2012



Ti hanno ammansito,
dopo anni feroci,
nelle nostre forre umbratili e linde,
nei volti valligiani e nel folklore cittadino,
merce fra tante, gioia colorata,
ricordo, sentimento, luce fumigante.
Ma tu, nato e disteso su ciottoli aguzzi,
in larghe plaghe di molle fuoco,
sei diverso, umile, strattonato,
scolpito in occhi stralunati,
reso pietra, arma, odio,
divisione e povertà.
Sembri immenso, sei esercito,
e forse solo legione.
Sodomizzato da voci
e corpi impazziti,
dall'idolatria dell'uomo.
Crocifisso ancora,
fuggito nei cieli,
non più silenzio né preghiera,
non vitalità, ma vorticoso fluire.
Da sempre e per sempre
t'invoca, sbagliando,
la cieca umanità.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...