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2.12.25

confine sempre più labile fra antisionismo e antisemitismo dei pro palestina .


Lo so che perderò contatti ma d'altronde se si vuole essere intellettualmente onesti e liberi non si può iacere a tutti\e . Ma ci sono deim casi in cui l'antisionismo degnera e sconfina nel becero antisemitismo . Ecco due casi avvenuti di recente .

Quello sottile a caldo ma poi a freddo vergognoso soprattutto per il deturpamento della lapide dell' Attentato alla sinagoga di Roma avvenuto il 9 ottobre 1982.
Il secondo caso, più diretto sia a caldo che a freddo cioè più enequivocabile empre a Roma



Infatti commentando sulla mia bacheca facebook i fatti di Roma ho scritto a caldo che


Giuseppe Scano
3 h ·
non sapevo che Una notte di vandalismo ha colpito il quartiere Monteverde di Roma, dove due individui incappucciati hanno imbrattato la sinagoga locale con scritte di sostegno alla causa palestinese fosse antisemitismo . Mentre è esecrabile e unica cosa deprecabile , offensiva è l'imbrattimento della lapide della vittima della strage della sinagoga del 1982 .

Ma poi ragionando      e    discutendo  a   mente  fredda  con  

Daniela Tuscano
Non è antisemitismo? E come lo chiami, nobile resistenza?


Giuseppe Scano
Daniela Tuscano no vandalismo e nel caso della lapide mancanza di rispetto per un morto .


Daniela Tuscano
Giuseppe Scano sono antisemiti

Giuseppe Scano
Daniela Tuscano in base a cosa lo affermi ? illuminami grazie



Daniela Tuscano
Giuseppe Scano scusa ma hai bisogno di prove? Ma hai visto cosa hanno fatto? Sai chi era Stefano Gaj Taché, quanti anni aveva? Per tua informazione li stanno condannando tutti, pure il PD che tanto li ha coccolati, e stanno anche ritirando la domanda di cittadinanza onoraria all'immonda Albanese, per le sue ripugnanti dichiarazioni. No, non ti illumini, puoi trovare da solo i ragguagli, non è che possa spiegare tutto io.
(A parte che, ripeto, qui non c'è nulla da spiegare. Uno che sfregia la lapide di un bambino ebreo di 8 anni in nome di «antisionismo» e Palestina libera non è un semplice vandalo. È un razzista di . Spero li mettano in galera.


Giuseppe Scano
Daniela Tuscano si aveva uno\ due anni e fu ucciso nella strage della sinagoga fatta mi pare dall'olp. infatti è ignobile , come ho già detto , da la deturpazione \ sfregio della lapide . e odio verso gli ebrei .E concordo con te . sono stati di vigliacchi nel nome dell'antisionismo ma ripeto le scritte non mi sembrano antisemite



Daniela Tuscano
Giuseppe Scanone aveva 8 non 1

Giuseppe Scano
Daniela Tuscano ok ricordavo male . grazie dell'informazione



Daniela Tuscano
E basta sostenere H., basta con gli imam estremisti portati come eroi, basta con le Grete 



Giuseppe Scano
Daniela Tuscano non sto difendendo nessuno . sto solo dicendo quello che mi sembra , poi magari può esere sbagliato  e smentito dai fatti .

 Così   è stato .

20.11.25

quando la violenza di genere e anche razzismo la storia di Reine Atadieu Djomkam



da  Lorenzo  Tosa


 Quella di Reine Atadieu Djomkam è una storia di ordinario razzismo. Di dolore, di sofferenza, ma anche di straordinaria resistenza.
È una storia che comincia 15 anni fa, il giorno in cui Reine arriva dal Camerun con un sogno: un futuro dignitoso per sé e le sue figlie.Quella che ha trovato, invece, è
molto diverso.
Reine vive a Pavia, in un alloggio popolare ottenuto dopo anni di lavoro e fatica. È lì che inizia il suo incubo. Ha le fattezze di un vicino di casa, un italiano, italianissimo. Per cinque anni l’uomo le rende la sua vita e quella della famiglia un inferno. La chiama “africana di me***”, le urla di “tornarsene al suo Paese”, la segue sulle scale, alza le mani contro di lei e perfino contro sua figlia mentre va a scuola.Una volta Reine si è sentita dire queste parole qui: “Ti scan** come un mai***, questo è il mio Paese”.Anni di insulti, botte, violenza fisica e verbale, minacce di morte. In un video, scioccante, si sente addirittura la figlia che implora l’uomo di non fare del male alla propria madre. Reine denuncia. Chiama le forze dell’ordine. Mostra video, audio, referti. Tutto. In cambio riceve sempre la stessa risposta: “Abbia pazienza. Esca il meno possibile”.Questo le dicono. Come se fosse lei, la vittima, a doversi nascondere, prigioniera di un razzista, dello Stato e pure di una casa che non può abbandonare neanche volendo.Ci vogliono anni perché Aler offra a Reine un alloggio alternativo. Una forma di salvezza ma anche una fuga, una sconfitta: in un Paese civile non dovrebbe essere lei quella costretta ad andarsene.Ha raccontato la sua storia “Cronache di ordinario razzismo” e se ne sono prese cura le donne di “Non una di meno”. Ma, tranquilli, non leggerete a destra nessun post indignato su Reine e su sua figlia, nessuno le tenderà la mano, perché non porta voti né consenso, solo rogne, fiumi di bile, odio che si somma ad altro odio. “Nessuno pensa agli italiani”, questo diranno.E invece io non riesco a togliermi di dosso questi occhi, queste immagini, queste lacrime, perché raccontano moltissimo di un Paese in cui può capitare di essere insultati e picchiati per anni per il colore della pelle che porti.Arrivi a questa donna un abbraccio enorme, umano, solidale. Per quel che poco che serve.Che abbia finalmente giustizia per quello che ha subito. E sappia che esiste anche un’altra Italia, è solo rimasta per troppo tempo in silenzio. E forse è l’ora che ritrovi la voce.

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18.11.25

«La violenza virtuale è reale, se io non voglio tu non puoi», lo spot per il 25 novembre 2025 contro la violenza sulle donne


 C’è un giorno, ogni anno, in cui il silenzio ipocritamente si incrina. Il 25 novembre la realtà torna a chiedere ascolto: quella delle donne, delle ragazze, di chi lavora senza sosta nei Centri Antiviolenza. E quest’anno la Fondazione Una Nessuna Centomila accende quella luce con una campagna che, per la prima volta, usa l’intelligenza artificiale non per creare illusioni, ma per rivelare ciò che spesso fingiamo di non vedere. In un tempo in cui l’AI può diventare arma - generare insulti, manipolare immagini, produrre deepfake che violano, espongono, feriscono - la Fondazione sceglie di ribaltare lo sguardo. Di usare la tecnologia per mostrare la verità nascosta: una donna che non esiste, per raccontare una violenza che invece esiste eccome. Quella che nasce dalle parole dette con leggerezza, dagli sguardi che giudicano, dai commenti che definiscono le ragazze prima ancora che possano definirsi da sole. Perché oggi molte giovani crescono in un mondo che le guarda senza vederle davvero quest anno lo spot per la settimana del 25 novembre è questo

. Si fermano ai selfie, ai vestiti, ai modi di parlare. Scambiano la libertà per provocazione, la fragilità per superficialità. E così, invece di essere ascoltate, vengono ridotte. L’obiettivo della campagna è invertire la rotta: farle sentire credute. Ricordare che la responsabilità dello sguardo è di chi guarda. «Vogliamo mettere in discussione lo sguardo con cui troppo spesso le donne vengono osservate e raccontate - spiega Giulia Minoli, presidente della Fondazione - Il modo in cui le vediamo influisce sulla loro libertà». Tra le protagoniste che prestano volto, voce e sensibilità a questa battaglia ci sono Carolina Crescentini, Big Mama, Elena Sofia Ricci. La campagna sarà presentata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne, mentre Roma si prepara alla manifestazione di sabato 22 novembre

9.11.25

I leoni da tastiera? «Gente frustrata» Antonietta Mazzette (Università di Sassari): la logica del capro espiatorio alla base dell’odio social

   ricollegandomi    sia  allas  dibattito   un po' sterile   e  infantile   da  parte   della destra    sugli insulti  sessissti e no alla  Presidentessa  della regiione sarda  sia  al   mio  post  precedente  (  Attaccare lei per colpire lui Non sapendo più come prendersela con Zohran Mamdani, le orde di miserabili odiatori si sono riversate sul nuovo obiettivola moglie Rama Duvaji     )   e  alle reazioni     che ha  suscitato sulla  mia  bacheca  fb   aggiungo che tali persone  oltre  a essere  come  dice  l'articolo   riportato  sotto  che  tali persone    sono  frustrate Infatti   tali   persone  sono   per  un  ben 98 %   frustrati  all'ennessima potenza   in  quanto il loro odio si mescola  alla  :   proaganda  e   a  una  politica  sempre  più   malpancista    che   da 40  avvelena  il  dibattito politico culturale   del paese  con  dìfake  news   ,  disoiformazione   e  post  al veleno 
Infatti  , soprattutto ,   via  email    mi     è stato detto   che  come  la siindaca  di  Genova    stiamo esagerando  la  cosa  o  peggio che   (  commento al mio post    del  post   prima  citato  )

Antonio Deiana
Cosa le hanno detto?
Carciofara?
Pescivendola?
Borgatara?
Bastarda?
Cosa mi sono perso?








riporto  due  articoli soprattutto   il primo (  che  poi    è     quello che da   il  titolo al  post )  .
 di  persone più esperte di me   su tale fenomeno  e  il secondo tramite  il formato  png  ,  non sono   riuscito a  trovarlo online    gratuitamente  

  da  l'unione  sarda  9\11\2025


L’inqualificabile aggressione verbale nei confronti della presidente Alessandra Todde è solo l’ultimo esempio dell’onda d’odio che allaga i social. L’ultimo episodio riguardante una persona nota, perché le pietre vengono scagliate ogni secondo che passa anche contro chi non ha un ruolo pubblico e finisce per dover subire la tempesta senza possibilità di difendersi. Persone attaccate perché donna, gay o transessuale, straniero, ricco, povero, disabile. La piazza senza limiti e confini offerta dal web sta dando voce a chiunque si senta in diritto di scagliare insulti e minacce perlopiù al riparo dell’anonimato. Ma chi sono questi scagliatori di escrementi? C’è un filo rosso che li accomuna?
Il bersaglio preferito
«Alla base del comportamento dei cosiddetti odiatori», spiega Antonietta Mazzette, docente di sociologia urbana dell’Università di Sassari, «c’è la logica del capro espiatorio: di ciò che mi succede è sempre responsabile qualcun altro. Generalmente si tratta di persone frustrate. Persone che hanno problemi, insoddisfazioni, situazioni non risolte, ed è facile riversare sugli altri le proprie incompetenze e il peso delle avversità». Sui social ce n’è per tutti, ma sono le donne il bersaglio privilegiato. Un odio crescente, secondo l’indagine di Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, che sottolinea: «Sul totale delle persone colpite da hate speech, le donne sono la metà».
La prevaricazione
«Niente di nuovo, sa?», avvisa Mazzette. «I social amplificano questa situazione, ma prima non era tanto diverso. Credo che non ci sia donna che, per strada o in qualunque altro luogo, non abbia subito una battuta sgradevole o un complimento fintamente galante. “Bisognerebbe accettare l’apprezzamento”, dicono alcuni. Ma non è un apprezzamento, è invece un’espressione di potere. È sempre un’espressione di potere quando si ha a che fare con maschi che prendono di mira le donne». Poi è facile, «arrivare sino agli estremi per chi considera la donna come un oggetto di cui “posso fare quel che voglio, anche ammazzarla” se non risponde ai miei diktat». Il pensiero rivelato o sottotraccia di una società patriarcale. C’è un altro dato molto interessante: il 20,81% dell’odio in rete contro le donne proviene da donne. «Si è passate dall’invidia verso l’altra, che prima si manifestava faccia a faccia, all’insulto amplificato sui social. Le donne vivono nel mondo sociale, culturale ed economico degli uomini, non sono marziane. In secondo luogo, le donne entrano anche in competizione tra loro, accade che si guardino come antagoniste. Non ci dobbiamo stupire».
Il peso delle parole
Il problema di fondo, avverte Luca Pisano, psicologo e psicoterapeuta a Cagliari, «è legato all’analfabetismo funzionale: il 35% degli italiani non è in grado di capire testi lunghi, oltre le due, tre righe, nè di valutare dati di tipo statistico. Uno su tre». Già, ma in pratica cosa significa? In che modo queste carenze finiscono per deflagrare? «Ogni parola è fatta di un significante e un significato. Se io parlo del quadro, e quindi del significante quadro, sono in grado di indicarlo senza confonderlo con la lampada proprio perché ogni significante si collega a un significato. Ora, però, succede che il significante non si lega più a un significato, bensì ad altri che sono determinati dall’ideologia o dalla subcultura». Se, per esempio, «in questa subcultura c’è la misoginia, e nella nostra società c’è una forte dimensione di sessismo e di misoginia», qualunque fatto che riguardi una donna, «può far scattare l’odio». L’odio che, «riguarda le donne, ma anche gli uomini, lo straniero, il disabile eccetera».
I comportamenti tossici
Una recente ricerca Eurispes (“Educazione alla parità e al rispetto”) fatta nelle scuole sarde, rivela in quale bagno di violenza verbale e comportamenti tossici crescono i nostri ragazzi. L’hanno portata avanti Luca Pisano, Marisa Muzzetto e Gerolamo Balata su un campione di ragazzi e ragazze dai 12 ai 19 anni. Ebbene, una quota che va dal 10 al 30% (dai 10mila ai 30mila studenti) ritiene normali la violenza fisica, il revenge porn, il controllo nelle relazioni. «E ben il 60% degli studenti», puntualizza Pisano, «minimizzano o ignorano le implicazioni del linguaggio violento. Soprattutto il suo impatto sulla vita delle persone».



16.10.25

ogni matina a Jenin di Susan Abulhawa

Canzoni suggerite
La fiola dal paisan - Mcr


ancora convalesciente per problemi alla caviglia dopo le 1200 pagine del primo volume della triologia Shantaram un romanzo autobiografico del 2003 scritto dallo scrittore australiano Gregory David Roberts e precentemente recensinto su queste pagine sto leggendo il primo romanzo dell’autrice e attivista palestinese Susan Abulhawa, pubblicato la prima volta nel 2006 (con il titolo The Scar of David) e poi nel 2010, diventando un vero e proprio caso letterario in tutto il mondo. Si tratta del primo libro che, attraverso la formula del romanzo, narra le vicissitudini della Palestina sotto attacco di Israele, diventando un best seller. Una lettura intensa e a tratti straziante, ma bella  e  profonda  come quella di Ogni mattina a Jenin 
  Sinossi

Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l’abbandono della casa dei suoi antenati di ‘Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, ripercorriamo la storia di Amal: l’infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell’arco di quasi sessant’anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c’è la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L’autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all’amore.

Esso  
 spinge a  chi volesse   sicuramente a saperne di più della questione Palestinese,aoci a leggere altri romanzi che raccontino delle barbarie subite da questo popolo.Un piccolo caso letterario è certamente Se questa è vita. Dalla Palestina In Tempo Di Occupazione dell’architetta palestinese Suad Amiry, un diario di guerra dai territori occupati. Ma prima su suggrimento  di https://www.studenti.it/ vi consigliamo di leggere il primo capitolo di questo triste diario, Sharon e mia suocera: diari di guerra da Ramallah, Palestina    foto  a  destra  )  che ha reso l’autrice un punto di riferimento nel campo di questa narrazione.

Passo a consigliarvi Una notte soltanto, Markovitch, opera prima dell'autrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen. L'intreccio, ambientato negli anni prima della nascita dello stato di Israele, parla ancora di viaggio, di fuga, di un piano. I venti giovani che salpano verso l'Europa hanno venti ragazze sconosciute che li attendono e che diverranno le loro spose, anche se non per molto. Uno di loro, Yaakov Markovitch, per amore non seguirà alla lettera il piano. Concludo  con Il racconto di un muro di Nasser Abu Srour, una potente autobiografia dello scrittore che, dopo la prima parte del testo dedicata alla sua storia familiare e a quella dei profughi palestinesi, nella seconda ha un immaginario dialogo con il muro della cella nel quale era stato rinchiuso e torturato da adolescente al tempo della Prima Intifada.

Dopo  questo excursus  librario /letterario  ritorniamo  al libro  in questione 

Concordo con chi dice quei I lettori che affermano che il libro è stupendo, bello e ottimo. Lo trovano emozionante, toccante e straziante, con tanto amore e umanità. La trama viene descritta come avvincente, drammatica e realistica. Il  viene considerato interessante, istruttivo e veritiero. La scrittura viene apprezzata per la sua scorrevolezza e leggibilità rapida. Inoltre, i lettori lo descrivono come intenso, travolgente e viscerale. Essa è   Una storia profonda, intensa, una scrittura magistrale e scorrevole , che ci permette di conoscere emozioni, paure, tormenti, rabbia di ogni personaggio Colpiscono i sentimenti di fratellanza, amicizia, comprensione, compassione che ciascun personaggio prova nei confronti dei propri simili, anche in una situazione difficilissima come quella del popolo palestinese. Nonostante gli orrori di 60 anni di soprusi, la scrittrice non indugia in dettagli scabrosi , ma ci permette di capire cosa hanno dovuto affrontare La storia inizia nel 1941 e finisce 60 anni dopo, ma putroppo e' attualissima, vista la situazione attuale della Palestina. Dalla letture  recensione    del gruppo  fb   io leggo per te « Susan Abulhawa componeva poesie e non aveva mai pensato di scrivere un romanzo.Impegnata nella causa Palestinese si ritrova nel 2002 a visitare tra i primi osservatori internazionali, il campo profughi di Jenin che viene in gran parte raso al suolo dagli Israeliani.Decide così di condividere la disperazione che vede e sente raccontare dai profughi.Sembra paradossale cogliere in più parti del libro un senso di compassione delle vittime nei confronti degli usurpatori, piuttosto che rabbia e odio.Ciò deriva dal sottile lavoro dell’autrice di esplorare le motivazioni di chi fa del male.

È un libro contro l’odio e contro le ferite che lascia l’odio.Amal, la bambina nata nel campo profughi, è la voce che racconta la storia della sua famiglia.  »  qui    sul loro canale  youtube ulteriori   passi de  libro
Un romanzo   triste  ma  bellissimo . IL mio primo romanzo     di  un autore \  autrice    del medio oriente   \   mondo arabo in particolare  della palestina . Nella lettura    vi ho rirovato  , alcuni romanzi letti  (  e  in alcuni  casi  riletti e  uno citato  musicalmente    in quanto  i Mcr   ci  hano  fatto un disco )   in gioventu 😂😇😁 .  In particolare   questi    di    Luis Sepúlveda  


 Ma  soprattutto   :   1)  cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez \ disco dei Mcr in particolare la vicenda di remedios la bella 2)   Eva Luna  ,  e  la  casa egli. spiriti di Isabella Allende  .Nei  quali   ho visto l'analogia con il personaggio di Amal . 
certo è una lettura triste e malinconica , ma bella ed affascinante soprattutto per chi è appassionato o vuole conoscere le culture altrui . Infattil'autrice ha , a mio avviso uno stile affascinante che ti fa mettere da parte lacrime,sconforto e indignazione per le vicende che i palestinesi ( e quindi anche l'autrice stessa , anche se in versione romanzata ) hanno subito dal 1948 se non a prima , dandoti la forza di andare nella lettura.   Ha una   forza narritiva   cosi  potente  ed  affascinante   che  credevo     che   la  sottrazione  del  bambino    fosse   vera   come è  successo nelle  dittature  sud  amricane    negli anni 70\80  . Infatti non esistono prove documentate di un programma sistematico di adozione forzata simile a quello delle dittature latinoamericane.Esistono invece testimonianze di detenzioni minorili, sparizioni temporanee, e condizioni dure nei centri di detenzione, ma non un sistema di adozioni segret
 bambino palestinese e la sua adozione da parte di una famiglia israeliana — è un episodio romanzato, anche se ispirato a un contesto storico reale e doloroso.Il romanzo di Susan Abulhawa è una potente opera di fiction che intreccia eventi storici con elementi narrativi drammatici.La vicenda del piccolo Ismael, sottratto alla famiglia palestinese e cresciuto come David da una coppia israeliana, è simbolica: rappresenta la perdita d’identità, la frattura tra popoli, e il trauma della diaspora.Ottima 🎭 Funzione letteraria:L’episodio serve a drammatizzare il conflitto e a rendere tangibile la perdita di patria e famiglia.Concludo  citando  uno  dei  pezzi  più  belli ed  intrensi     del  romanzo   fin qui   letti

"“ [...] Nasciamo tutti possedendo già i tesori più grandi che avremo nella vita. Uno di questi è la tua mente, un altro è il tuo cuore. E gli strumenti indispensabili di queste ricchezze sono il tempo e la salute. Il modo in cui userai i doni di Dio per aiutare te stesso e l’umanità sarà il modo in cui Gli renderai onore. Io ho cercato di usare la mente e il cuore per tenere il nostro popolo legato alla propria storia, perché non diventassimo creature senza memoria che vivono arbitrariamente in balia dell’ingiustizia.[...] ”"


Non
so chje altro dire aggiungere a quant fin qui detto scritto se non   buona lettura

7.10.25

7 ottobre 203 - 7 ottobre 2025 l'odio della propaganda e degli opportunisti ipocriti pro israele

e  ti pareva    che  neppure una  gioranta    che  dovrebbe  essere  di  riflessione  , di  lutto   che i soliti     



 scrivano   tali  abberazioni    cosi  faziose  (  e  fin qui  niente  d'eccezionale   la  faziosità  è sempre  esista  ed  è  difficile   da  evitare  ed  in alcuni  casi  è pacata  e  non offensiva  e ci  puoi anche  a  dialogare  conforintarsi  come   in  questo  ,  uno  dei  pochi ‹‹ Il 7 ottobre spiegato a chi non lo capisce |  ››  da Il Foglio  )   , idioti , che  negano  persino l'evidenza  , .....   e  qiui  mi fermo  per  non abbassarmi al loro   stesso   livello di  volgarità  e  d'odio . Il  più  odioso  è   quello  che  proviene  dal sito(  che  asmetterò  di seguire    ,  se  lo seguivo  era  per avere una  visione   a  360 gradi   ma    quando  è  troppo  è  troppo     ri porto il  link  solo  er  dovere  di cronaca )  di nicola Porro : « Flotilla, i veri ostaggi sono quelli di Hamas: le vostre lagne fanno pena » di Max Del Papa.  Ma   soprattutto    la  maggioranza  dei  pro  israele     è  costituita     d'analfabeti  funzionali   o  che  hanno mandato il  loro  cervello  al'ammasso  ,  che  davanti    all'evidenza    di storici  seri     commentano  cosi  



18 h 
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Antonio Deiana In pratica se la sono cercata?
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Giuseppe Scano
Antonio Deiana 🧠🐵🙉🙊🤬💩

 o   in  risposta    aun mio  evento  sulla  palestina


Marcello Ranedda

Ma succede l'inverso voi siete convinti che palistinesi ci aiutano, pensiamo alla guerra che abbiamo noi in Italia che c'è gente morendo di fame, e voi aiutate gli stranieri


Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...