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29.10.25

ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa recensione

[...] Le radici del nostro dolore affondano a tal punto nella perdita che la morte ha finito per vivere con noi, come se fosse un componente della famiglia che saremmo ben contenti di evitare, ma che comunque fa parte della famiglia. La nostra rabbia è un furore che gli occidentali non possono capire. La nostra tristezza può far piangere le pietre. E il nostro modo di amare non è diverso, Amal.[...] 
grazie a https://www.unavaligiariccadisogni.it/ per la citazione e la sua ottima recensione  e  i consigli   sul  suo facebook  Il mio percorso di lettura a tema... - » Una Valigia ricca di Sogni    per  capire  cosa  sta avvenendo In Palestina\ Israele 


 
ho finito di leggere ogni mattina a jenin di Susan Abulhawa con le lacrime agli occhi , non    sono    come m'ero promesso ed in parte c'ero riuscito ,a non  piangere.
A quanto già detto nel post precedente di cui avevo abbozzato una recensione a metà lettura posso   confermare     che ogni matina  a Jenin di   Susan Abulhawa che esso è un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il “Cacciatore di aquiloni” ha fatto per l’Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.Mi rilasso dalla tensione accomunata dalla sua lettura e in alcuni casi rilettura visto il mal funzionamento ( è un modello vecchio ) di ipad del kindle questa play list
concordo con questa recensione di © Maria Elena Bianco presa da https://www.lefrasipiubelledeilibri.it/ogni-mattina-a-jenin-susan-abulhawa/ “Pervasi dal sapore terroso della morte, quei giorni si conficcarono nei miei ricordi come particelle di polvere insanguinata, come l’odore dolciastro della vita in decomposizione e della terra bruciata”. Questo è un libro duro, specie letto da un occidentale con la vita facile. Tra le pagine la questione palestinese raccontata attraverso quattro generazioni che ci fanno camminare in un arco di tempo di 60 anni, dal 1941 al 2002. Una vita. È una saga familiare ma non di quelle a cui siamo abituati, no, è una storia atroce, dolorosa, particolare, intensa, dura. Vera. Ed è scritta con una delicatezza e poesia unica. La famiglia Abulheja, dal patriarca ai figli della nipote, Amal, voce narrante che ci racconta la sua storia, ci aiuta a capire cosa sia davvero l’atrocità della guerra. È una storia che trasuda umanità malgrado la storia di polvere e sangue in sottofondo. Commovente. Una volta entrati nel duro mondo di Amal, di sua madre Dalia, dei suoi fratelli, non ci si puó staccare da quelle pagine… Una donna che scrive di donne in un contesto in cui le donne non hanno potere di scelta e che insegna moltissimo. Nessuna delle donne protagoniste del libro ha vita facile, nessuna, eppure emerge sempre il coraggio, la forza, la resilienza. Ogni donna, anche quella mai nata, insegna al lettore una lezione.So di aver letto un capolavoro che spero leggiate.Consigliatissimo.

16.10.25

ogni matina a Jenin di Susan Abulhawa

Canzoni suggerite
La fiola dal paisan - Mcr


ancora convalesciente per problemi alla caviglia dopo le 1200 pagine del primo volume della triologia Shantaram un romanzo autobiografico del 2003 scritto dallo scrittore australiano Gregory David Roberts e precentemente recensinto su queste pagine sto leggendo il primo romanzo dell’autrice e attivista palestinese Susan Abulhawa, pubblicato la prima volta nel 2006 (con il titolo The Scar of David) e poi nel 2010, diventando un vero e proprio caso letterario in tutto il mondo. Si tratta del primo libro che, attraverso la formula del romanzo, narra le vicissitudini della Palestina sotto attacco di Israele, diventando un best seller. Una lettura intensa e a tratti straziante, ma bella  e  profonda  come quella di Ogni mattina a Jenin 
  Sinossi

Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l’abbandono della casa dei suoi antenati di ‘Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, ripercorriamo la storia di Amal: l’infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell’arco di quasi sessant’anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c’è la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L’autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all’amore.

Esso  
 spinge a  chi volesse   sicuramente a saperne di più della questione Palestinese,aoci a leggere altri romanzi che raccontino delle barbarie subite da questo popolo.Un piccolo caso letterario è certamente Se questa è vita. Dalla Palestina In Tempo Di Occupazione dell’architetta palestinese Suad Amiry, un diario di guerra dai territori occupati. Ma prima su suggrimento  di https://www.studenti.it/ vi consigliamo di leggere il primo capitolo di questo triste diario, Sharon e mia suocera: diari di guerra da Ramallah, Palestina    foto  a  destra  )  che ha reso l’autrice un punto di riferimento nel campo di questa narrazione.

Passo a consigliarvi Una notte soltanto, Markovitch, opera prima dell'autrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen. L'intreccio, ambientato negli anni prima della nascita dello stato di Israele, parla ancora di viaggio, di fuga, di un piano. I venti giovani che salpano verso l'Europa hanno venti ragazze sconosciute che li attendono e che diverranno le loro spose, anche se non per molto. Uno di loro, Yaakov Markovitch, per amore non seguirà alla lettera il piano. Concludo  con Il racconto di un muro di Nasser Abu Srour, una potente autobiografia dello scrittore che, dopo la prima parte del testo dedicata alla sua storia familiare e a quella dei profughi palestinesi, nella seconda ha un immaginario dialogo con il muro della cella nel quale era stato rinchiuso e torturato da adolescente al tempo della Prima Intifada.

Dopo  questo excursus  librario /letterario  ritorniamo  al libro  in questione 

Concordo con chi dice quei I lettori che affermano che il libro è stupendo, bello e ottimo. Lo trovano emozionante, toccante e straziante, con tanto amore e umanità. La trama viene descritta come avvincente, drammatica e realistica. Il  viene considerato interessante, istruttivo e veritiero. La scrittura viene apprezzata per la sua scorrevolezza e leggibilità rapida. Inoltre, i lettori lo descrivono come intenso, travolgente e viscerale. Essa è   Una storia profonda, intensa, una scrittura magistrale e scorrevole , che ci permette di conoscere emozioni, paure, tormenti, rabbia di ogni personaggio Colpiscono i sentimenti di fratellanza, amicizia, comprensione, compassione che ciascun personaggio prova nei confronti dei propri simili, anche in una situazione difficilissima come quella del popolo palestinese. Nonostante gli orrori di 60 anni di soprusi, la scrittrice non indugia in dettagli scabrosi , ma ci permette di capire cosa hanno dovuto affrontare La storia inizia nel 1941 e finisce 60 anni dopo, ma putroppo e' attualissima, vista la situazione attuale della Palestina. Dalla letture  recensione    del gruppo  fb   io leggo per te « Susan Abulhawa componeva poesie e non aveva mai pensato di scrivere un romanzo.Impegnata nella causa Palestinese si ritrova nel 2002 a visitare tra i primi osservatori internazionali, il campo profughi di Jenin che viene in gran parte raso al suolo dagli Israeliani.Decide così di condividere la disperazione che vede e sente raccontare dai profughi.Sembra paradossale cogliere in più parti del libro un senso di compassione delle vittime nei confronti degli usurpatori, piuttosto che rabbia e odio.Ciò deriva dal sottile lavoro dell’autrice di esplorare le motivazioni di chi fa del male.

È un libro contro l’odio e contro le ferite che lascia l’odio.Amal, la bambina nata nel campo profughi, è la voce che racconta la storia della sua famiglia.  »  qui    sul loro canale  youtube ulteriori   passi de  libro
Un romanzo   triste  ma  bellissimo . IL mio primo romanzo     di  un autore \  autrice    del medio oriente   \   mondo arabo in particolare  della palestina . Nella lettura    vi ho rirovato  , alcuni romanzi letti  (  e  in alcuni  casi  riletti e  uno citato  musicalmente    in quanto  i Mcr   ci  hano  fatto un disco )   in gioventu 😂😇😁 .  In particolare   questi    di    Luis Sepúlveda  


 Ma  soprattutto   :   1)  cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez \ disco dei Mcr in particolare la vicenda di remedios la bella 2)   Eva Luna  ,  e  la  casa egli. spiriti di Isabella Allende  .Nei  quali   ho visto l'analogia con il personaggio di Amal . 
certo è una lettura triste e malinconica , ma bella ed affascinante soprattutto per chi è appassionato o vuole conoscere le culture altrui . Infattil'autrice ha , a mio avviso uno stile affascinante che ti fa mettere da parte lacrime,sconforto e indignazione per le vicende che i palestinesi ( e quindi anche l'autrice stessa , anche se in versione romanzata ) hanno subito dal 1948 se non a prima , dandoti la forza di andare nella lettura.   Ha una   forza narritiva   cosi  potente  ed  affascinante   che  credevo     che   la  sottrazione  del  bambino    fosse   vera   come è  successo nelle  dittature  sud  amricane    negli anni 70\80  . Infatti non esistono prove documentate di un programma sistematico di adozione forzata simile a quello delle dittature latinoamericane.Esistono invece testimonianze di detenzioni minorili, sparizioni temporanee, e condizioni dure nei centri di detenzione, ma non un sistema di adozioni segret
 bambino palestinese e la sua adozione da parte di una famiglia israeliana — è un episodio romanzato, anche se ispirato a un contesto storico reale e doloroso.Il romanzo di Susan Abulhawa è una potente opera di fiction che intreccia eventi storici con elementi narrativi drammatici.La vicenda del piccolo Ismael, sottratto alla famiglia palestinese e cresciuto come David da una coppia israeliana, è simbolica: rappresenta la perdita d’identità, la frattura tra popoli, e il trauma della diaspora.Ottima 🎭 Funzione letteraria:L’episodio serve a drammatizzare il conflitto e a rendere tangibile la perdita di patria e famiglia.Concludo  citando  uno  dei  pezzi  più  belli ed  intrensi     del  romanzo   fin qui   letti

"“ [...] Nasciamo tutti possedendo già i tesori più grandi che avremo nella vita. Uno di questi è la tua mente, un altro è il tuo cuore. E gli strumenti indispensabili di queste ricchezze sono il tempo e la salute. Il modo in cui userai i doni di Dio per aiutare te stesso e l’umanità sarà il modo in cui Gli renderai onore. Io ho cercato di usare la mente e il cuore per tenere il nostro popolo legato alla propria storia, perché non diventassimo creature senza memoria che vivono arbitrariamente in balia dell’ingiustizia.[...] ”"


Non
so chje altro dire aggiungere a quant fin qui detto scritto se non   buona lettura

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

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