Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta antifascismoi militante. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta antifascismoi militante. Mostra tutti i post

25.4.25

oggi 25 aprile smontiamo le balle tipo : anche i parti.giani però .... e simili

Leggi anche  
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/04/da-httpslanuovabq.html

canzone  suggerita  e  in sottofondo




Lo  so che       c'è il lutto per  la morte  del  pontefice    e  dovrei come ho  detto   nel post  precedente  ma   bnon ce la  faccio   ,  soprattutto      uando  continuo a  rcevere  detterminate  email   . Infatti anche   quest'anno   come  tutti  gli anni  quando arriva la Festa della Liberazione   ricevo via  email  e  c’è sempre qualcuno che dice “Il 25 aprile è divisivo”. Se vi capita di sentirlo, potete tranquillamente rispondergli “Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.Ma  soprattutto    ricevo email     che  possono esser  sintetizzate in  " anche i  patigiani  però .... "
In questo pezzo analizzerò le più grandi bugie messe in circolazione con lo scopo di “sfatare il mito della Resistenza”, in altre parole per minarne la Memoria e  usarla strumentalmente   a  scopo propaganistico  , alimentando  ulteriormente le   fake news  e   le  errate  convinzioni che  ancora   sono presenti   nell'opinione  ( o almeno una  parte   d'essa  )  che  : igora  o hja  una  conoscenza  parziale  o nessuna   , ha  preso per  buone  e  fa fatiche  ad  accettare  che sono errate  .    Vi riassumerò le più
ricorrenti e lo farò grazie a fonti storiche, fra le quali in particolare  (   coincidenza  \  casualità  con l''incipit  delle email  che  ricevo )  “Anche i partigiani però…” di Chiara Colombini  (  COPERTINA    A  SINISTRA  )     , che   viconsiglio   caldamente  ,che con il suo libro ha suggerito molti dei temi.
Fino a qualche anno fa queste menzogne erano sussurrate, magari al bar dopo il quarto spritz  oqualche birretta o  qualche storico   nostalgico    ,  o personaggio  di parte  .   Oggi invece chi le dice è legittimato   dalla  rete     che moltiplica   la  vulgata  comune  con la  collaborazione degli antifascisti  immaginari (cit   libro di Padellaro )    che chiedono nonostante    sia  come  parlare al muro   a questo governo   di destra  d  proclamarsi \  dichiararsi antifascista     invece di   concentrarsi   sui problemi reali  .

“I partigiani erano quattro gatti”

Dire che la Resistenza è stata un fenomeno minoritario è vero, perchè per paura opportunismo molti preferirono asttendere il volgersi degli eventi ( i cosidetti attendisti ) e voltagabbana ) . Infatti basta vedere le flle oceaniche compresa quella di qualche giorno prima all'ultimo discorso di Mussolini dell'aprile del 1945 oppure al giuramento di fedeltà al fascismo - imposto ai professori universitari nel 1931 dalla regia di Giovanni Gentile - furono per Mussolini assai lusinghieri. Seppure sotto ricatto, su oltre milleduecento accademici, soltanto dodici opposero un rifiuto.  Allo  stesso tempo   dire che erano “quattro gatti” è falso.   Nella prima parte dell’aprile 1945 si stimano 130.000 persone partigiane, su una popolazione di 45 milioni di persone. Secondo il più famoso storico del fascismo, Renzo De Felice, considerando non solo i combattenti ma la loro cerchia, si arriva a una cifra di “3 milioni e mezzo – 4 milioni” di persone. Una minoranza, ma come è scritto in Storia della Resistenza di Laterza, “ma    con  un’esperienza collettiva in cui una minoranza coinvolse, con consapevolezze diverse, strati sempre più ampi della popolazione”. Infatti    ci  furono   due  esempi   di  partecipazione  particolari   :   una  brigata  totalmente  multietnica  la  Banda Mario e dei partigiani  "neri "che dalla Mostra d’Oltremare andarono a combattere in un battaglione internazionale nelle Marche     (  qui  per  ulteriori    con un  ottima nota  bibliografica   per approfondire  )  ., Una   brigata  di. sole  donne   “brigata Alice Noli”, in omaggio a una giovane staffetta di Campomorone, nell’entroterra di Genova, seviziata e uccisa dalle milizie nere per aver dato sepoltura ad alcuni tra i 147 partigiani morti nell’eccidio della Benedicta, nell’aprile dello stesso anno. 
Le formazioni Garibaldi, che facevano capo al Partito comunista\  socialisti ,   costituivano a livello nazionale il 50% dei combattenti. Il 20% era dato dalle formazioni “Giustizia e Libertà”, collegate al Partito d’azione, mentre il restante 30% comprendeva le Autonome, le cattoliche che si richiamavano alla Democrazia Cristiana, e le Matteotti organizzate dal Partito socialista.In altre parole: ogni colore politico partecipò alla Resistenza.  compresi   i  militari  vedi  post  precedenti

“Inutili, non sapevano combattere”
Nella prima parte della Resistenza i partigiani erano certamente disorganizzati, ma come sarebbe potuto essere diversamente ? Erano persone volontarie, spesso senza preparazione    specifica  .  Salvo   qualche  militare   . Pensate invece che Albert Kisselring, il comandante hitleriano, li chiamava una “peste”. Segno che i partigiani impararono a dare molto più di qualche fastidio. Anche gli Alleati conoscevano il loro apporto, e sempre più li rifornirono di aiuti.Ricordo anche che ben 125 città insorsero grazie ai partigiani e si liberarono da sole, prima ancora dell’arrivo degli Alleati: Genova, Milano, Torino, Firenze…  Emblematico  fu il  caso di Genova medaglia  d'oro  ,  unica  città   europea  in  cui i tedeschi  firmarono la resa     non   con gli alleati ma   con  un commando   partigiano  

“Se i partigiani avessero aspettato la Liberazione, che comunque sarebbe arrivata grazie agli Alleati, si sarebbero risparmiate tante stragi di innocenti”
Cioè le stragi non sarebbero più colpa dei nazisti e dei fascisti che le hanno compiute, ma dei partigiani che li hanno sfidati per liberare l’Italia dalla loro violenza ? Esiste disponibile online “l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia”, un lavoro incredibile di ricostruzione. 5862 eccidi compiuti in venti mesi, nei quali vengono uccise 24.384 persone. Questo dimostra una violenza costante, con oltre 9 episodi e 40 uccisi al giorno, spesso indipendenti da precedenti azioni partigiane.

“Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato”  
C’è questa bugia che carica sui gappisti (  partigiani  che  combattevano  in città )  romani la responsabilità dell’eccidio di 335 prigionieri. Tra l'altro dovevano essere 330, cioè 10 per ogni soldato ucciso, ma i nazisti sbagliarono i conti. E'  vero    che     chi   decise l'attebntato  lo fece   andando  contro  le  decisioni    "  attendiste  "    del  Cln   e  d'essi  furono aspramente  criticata  . Ma     dire  : << Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato”  è  una  balla  .  
Secondo quest’accusa i partigiani si sarebbero sottratti alla possibilità di consegnarsi al nemico ed evitare così la strage. Un argomento falso smontato da tutte le ricerche storiche, sulla base di una serie di dichiarazioni, comprese quelle degli stessi tedeschi autori dell’eccidio che affermano di aver tenuto segreto l’eccidio fino a dopo l’esecuzione per paura di una reazione da parte dei partigiani o della popolazione della capitale. Mai sono stati affissi cartelli e manifesti per invitare i partigiani a consegnarsi ed evitare così la rappresaglia.

“I partigiani erano terroristi” ed  assasini  

Come scrive Chiara Colombini nel suo libro, viene ignorata una differenza così enorme che è imbarazzante anche sottolinearla. Nel 43-45 si combattono le autorità naziste e fasciste per raggiungere una democrazia, negli anni ‘70 i\80   terroristi (loro per davvero) colpiscono i rappresentanti di uno Stato democratico  compresi  anche   esponenti  dell'opposizione E' vero  , come tu.tti  i  movimenti di lotta  ,  ci furono   frizioni   profonde  ,  quella  che la Colombini chiama    concordia  discorde  ,   dovute da  iverse posizioni ideologiche    e  ciulturali    dei parti.ti  che  costituirono   la resistenza  e   dal diverso modo  di concepire   l'impostazione    ella  lotta militare     (  vedere  il caso    dell'attentato  a via  rasella  che  dettermino la  strage   delle Ardeatine )  . Poi  ci sono notevoli  differenze   tra   i nazifascisti  e  i partigiani   .  I  PRIMI    commisero   rappresaglie   ,  eccidi  ,  fucilazioni  di massa   e  i enitenti alla  leva  (  almeno chje  non  accettassero di passare alla  Rsi  ),  torture  ,  deportazioni di ebrei  ed  oppositori politici  nei lager   . I SECONDI    cercarono  di evitare  , anche  se  non mancarono  casi come porzus   e  altre  uccisioni  di esponenti  di  altrebande ,  o  processi sommari  . Ma  non vanno messi sullo  stesso piano  perchè un conto e  uccidere   in scontro  aperto   o  in attentato  ed  alcuni  casi   quando la  guerriglia  era   praticata in pianura  e  nelle  città   a   sangue  freddo ( cosa  eticamente    dolorosa   per  le  conseguenze  psicologiche     che  comporta nel  lungo periodo )   .

“Rubagalline”

Il rapporto fra partigiani e comunità contadine varia da zona a zona, ed è diverso nell’arco dei venti mesi di Resistenza. Era  regolamentato o   deve fosse  possibile  con pagamento  odei.  paghero   cioè ricevute   conl  timbro  del  cln  . si può dire questo: in Emilia-Romagna, la più importante regione per tradizione di lotte, il 32,3% di coloro che si vedono riconosciuta la qualifica di partigiani, sono proprio contadini. Addirittura una partecipazione più consistente di quella degli operai.
Roberto Vivarelli ricorda il reparto delle Brigate Nere in cui militava, impiegato in funzione antipartigiana. Loro i partigiani li cercavano per ucciderli, e ercorrendo le campagne insieme ai suoi camerati, racconta che a volte toglievano le mostrine dalle divise cercando così di camuffarsi da partigiani, convinti che i contadini li avrebbero trattati meglio.Il quadro generale è chiaro: la popolazione delle campagne, in modo diverso, ha sostenuto le formazioni partigiane. Senza la partecipazione attiva delle campagne, semplicemente non ci sarebbe potuta essere la Resistenza.E poi  ,   cecarono   di punire   ruberie   e  di  fare     processi i  più  equi possibile  , ovviamente  nei limiti  che una  situazione di guerra  come  quella     quella   

“Anche i partigiani, però, ammazzavano”


Con questa frase si tenta di mettere sullo stesso piano partigiani che hanno combattuto per la libertà e la democrazia, e militi di Salò che hanno combattuto per la dittatura. L’idea a cui vorrebbe giungere il revisionismo storico è questa: “Tutti colpevoli uguale nessun colpevole”.
Ma non soltanto c’è stata una parte giusta e una sbagliata della Storia, ma non sono stati i partigiani a creare la violenza, loro l’hanno usata come risposta a una violenza tanto più grande e con lo scopo di far terminare tutte le violenze, tra l’altro riuscendoci .  È proprio alla violenza che la dittatura aveva scelto per insediarsi e per mantenere il suo potere, che i partigiani si ribellarono.

“Le vendette, mamma mia, le vendette dopo la fine della Guerra”

Qui non si tratta di sostenere che quella della Resistenza è sempre stata una violenza “a fin di bene”, ma di collocarla in un contesto con cause e motivazioni, perché le persone hanno un passato, spesso di oppressione nel quale sono state costrette per vent’anni; non c’è un interruttore fra prima e dopo. Ed   ovvio  e  scontato  che    alla   fine  o quando  una  doittatura  cade   coloro     che ne  hanno  subito :  le  angherie , i  soppusi , le prepotenze , ecc     reagiscano     e  si vndichino  . Facciamo un passo avanti: fonti di polizia e mediche stimano in 10.000 le persone uccise tra la Liberazione e l’autunno del 1946.
La violenza chiamiamola così post bellica non è comunque quasi mai casuale. È sempre più marcata nei luoghi dove l’occupazione nazifascista è stata più dura, e perciò dove l’oppressione è stata maggiore e più vicina nel tempo. Ad esempio il 10 maggio ‘45 vengono fucilati 25 militi fascisti, gli stessi però che il 19 aprile, quando già la loro sconfitta era chiara, rastrellarono, torturarono e uccisero 17 partigiani.
Neanche i luoghi sono quasi mai casuali. La scelta di piazzale Loreto, con l’esposizione dei cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e degli altri gerarchi fascisti, è il luogo dove i militi lasciarono esposti i corpi di 15 antifascisti fucilati. C’è sempre una storia nelle Storie, e se decontestualizzi menti.

“L’esposizione per i piedi dei cadaveri di Mussolini e della moglie si poteva evitare”

Quell’esposizione è stata macabra, ma non si poteva evitare.
Dobbiamo considerare una questione che si chiama “folla”. A piazzale Loreto la folla è accalcata da ore per vedere il corpo del dittatore morto: sputano, danno calci. La folla preme, qualcuno spara. La scelta di appendere i cadaveri per i piedi al distributore di benzina può apparire macabra, e lo è, ma è una scelta obbligata da parte dei partigiani perché la folla di quei cadaveri non ne faccia scempio definitivamente.

“La storia la scrivono i vincitori”

Vero . Ma  In questo caso l’hanno scritta moltissimo anche gli sconfitti. Le carriere iniziate nel ventennio fascista sono proseguite senza grandi scossoni. L’apparato dello Stato è andato avanti. Il provvedimento conosciuto come l’amnistia di Togliatti, al di là delle intenzioni, portò alla scarcerazione di 10.000 fascisti su 12.000. E pochi anni dopo ne resteranno in carcere solo 252. 
Dal 1946, poi, migliaia di partigiani finirono sotto processo civile e penale per azioni compiute durante la Liberazione. Ad esempio l’uccisione di una spia venne giudicata come omicidio premeditato, o l’arresto di collaborazionisti come sequestro di persona, lo spiega bene Michela Ponzani. Quello che viene chiamato il “processo alla Resistenza” entrò poi nel vivo nel 1948, lo stesso anno in cui uscì in libreria “Ho difeso la patria” del maresciallo Graziani, capo delle forze armate della RSI, libro che diventò un bestseller.Altro che “la storia la scrivono i vincitori”.  La storia l’hanno fatta i partigiani, ma le loro voci sono state troppe volte silenziate.
Nell’ottobre del 1946 Piero Calamandrei scrisse a proposito delle facce note del fascismo: "Il pericolo non è lì, non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo".
Piero Calamandrei aveva paura invece di quelli che chiamava “benpensanti”. Sempre nel 1946 scrisse: “Questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, che cambia discorso infastidita quando sente parlare di antifascismo”. Vi ricorda qualcuno?

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...