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canzone suggerita e in sottofondo
Lo so che c'è il lutto per la morte del pontefice e dovrei come ho detto nel post precedente ma bnon ce la faccio , soprattutto uando continuo a rcevere detterminate email . Infatti anche quest'anno come tutti gli anni quando arriva la Festa della Liberazione ricevo via email e c’è sempre qualcuno che dice “Il 25 aprile è divisivo”. Se vi capita di sentirlo, potete tranquillamente rispondergli “Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.Ma soprattutto ricevo email che possono esser sintetizzate in " anche i patigiani però .... "
In questo pezzo analizzerò le più grandi bugie messe in circolazione con lo scopo di “sfatare il mito della Resistenza”, in altre parole per minarne la Memoria e usarla strumentalmente a scopo propaganistico , alimentando ulteriormente le fake news e le errate convinzioni che ancora sono presenti nell'opinione ( o almeno una parte d'essa ) che : igora o hja una conoscenza parziale o nessuna , ha preso per buone e fa fatiche ad accettare che sono errate . Vi riassumerò le più ricorrenti e lo farò grazie a fonti storiche, fra le quali in particolare ( coincidenza \ casualità con l''incipit delle email che ricevo ) “Anche i partigiani però…” di Chiara Colombini ( COPERTINA A SINISTRA ) , che viconsiglio caldamente ,che con il suo libro ha suggerito molti dei temi.
Fino a qualche anno fa queste menzogne erano sussurrate, magari al bar dopo il quarto spritz oqualche birretta o qualche storico nostalgico , o personaggio di parte . Oggi invece chi le dice è legittimato dalla rete che moltiplica la vulgata comune con la collaborazione degli antifascisti immaginari (cit libro di Padellaro ) che chiedono nonostante sia come parlare al muro a questo governo di destra d proclamarsi \ dichiararsi antifascista invece di concentrarsi sui problemi reali .
“I partigiani erano quattro gatti”
Dire che la Resistenza è stata un fenomeno minoritario è vero, perchè per paura opportunismo molti preferirono asttendere il volgersi degli eventi ( i cosidetti attendisti ) e voltagabbana ) . Infatti basta vedere le flle oceaniche compresa quella di qualche giorno prima all'ultimo discorso di Mussolini dell'aprile del 1945 oppure al giuramento di fedeltà al fascismo - imposto ai professori universitari nel 1931 dalla regia di Giovanni Gentile - furono per Mussolini assai lusinghieri. Seppure sotto ricatto, su oltre milleduecento accademici, soltanto dodici opposero un rifiuto. Allo stesso tempo dire che erano “quattro gatti” è falso. Nella prima parte dell’aprile 1945 si stimano 130.000 persone partigiane, su una popolazione di 45 milioni di persone. Secondo il più famoso storico del fascismo, Renzo De Felice, considerando non solo i combattenti ma la loro cerchia, si arriva a una cifra di “3 milioni e mezzo – 4 milioni” di persone. Una minoranza, ma come è scritto in Storia della Resistenza di Laterza, “ma con un’esperienza collettiva in cui una minoranza coinvolse, con consapevolezze diverse, strati sempre più ampi della popolazione”. Infatti ci furono due esempi di partecipazione particolari : una brigata totalmente multietnica la Banda Mario e dei partigiani "neri "che dalla Mostra d’Oltremare andarono a combattere in un battaglione internazionale nelle Marche ( qui per ulteriori con un ottima nota bibliografica per approfondire ) ., Una brigata di. sole donne “brigata Alice Noli”, in omaggio a una giovane staffetta di Campomorone, nell’entroterra di Genova, seviziata e uccisa dalle milizie nere per aver dato sepoltura ad alcuni tra i 147 partigiani morti nell’eccidio della Benedicta, nell’aprile dello stesso anno.
Le formazioni Garibaldi, che facevano capo al Partito comunista\ socialisti , costituivano a livello nazionale il 50% dei combattenti. Il 20% era dato dalle formazioni “Giustizia e Libertà”, collegate al Partito d’azione, mentre il restante 30% comprendeva le Autonome, le cattoliche che si richiamavano alla Democrazia Cristiana, e le Matteotti organizzate dal Partito socialista.In altre parole: ogni colore politico partecipò alla Resistenza. compresi i militari vedi post precedenti
“Inutili, non sapevano combattere”
Nella prima parte della Resistenza i partigiani erano certamente disorganizzati, ma come sarebbe potuto essere diversamente ? Erano persone volontarie, spesso senza preparazione specifica . Salvo qualche militare . Pensate invece che Albert Kisselring, il comandante hitleriano, li chiamava una “peste”. Segno che i partigiani impararono a dare molto più di qualche fastidio. Anche gli Alleati conoscevano il loro apporto, e sempre più li rifornirono di aiuti.Ricordo anche che ben 125 città insorsero grazie ai partigiani e si liberarono da sole, prima ancora dell’arrivo degli Alleati: Genova, Milano, Torino, Firenze… Emblematico fu il caso di Genova medaglia d'oro , unica città europea in cui i tedeschi firmarono la resa non con gli alleati ma con un commando partigiano
“Se i partigiani avessero aspettato la Liberazione, che comunque sarebbe arrivata grazie agli Alleati, si sarebbero risparmiate tante stragi di innocenti”
Cioè le stragi non sarebbero più colpa dei nazisti e dei fascisti che le hanno compiute, ma dei partigiani che li hanno sfidati per liberare l’Italia dalla loro violenza ? Esiste disponibile online “l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia”, un lavoro incredibile di ricostruzione. 5862 eccidi compiuti in venti mesi, nei quali vengono uccise 24.384 persone. Questo dimostra una violenza costante, con oltre 9 episodi e 40 uccisi al giorno, spesso indipendenti da precedenti azioni partigiane.
“Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato”
C’è questa bugia che carica sui gappisti ( partigiani che combattevano in città ) romani la responsabilità dell’eccidio di 335 prigionieri. Tra l'altro dovevano essere 330, cioè 10 per ogni soldato ucciso, ma i nazisti sbagliarono i conti. E' vero che chi decise l'attebntato lo fece andando contro le decisioni " attendiste " del Cln e d'essi furono aspramente criticata . Ma dire : << Se i partigiani si fossero consegnati, come richiesto, l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si sarebbe mai verificato” è una balla .
Secondo quest’accusa i partigiani si sarebbero sottratti alla possibilità di consegnarsi al nemico ed evitare così la strage. Un argomento falso smontato da tutte le ricerche storiche, sulla base di una serie di dichiarazioni, comprese quelle degli stessi tedeschi autori dell’eccidio che affermano di aver tenuto segreto l’eccidio fino a dopo l’esecuzione per paura di una reazione da parte dei partigiani o della popolazione della capitale. Mai sono stati affissi cartelli e manifesti per invitare i partigiani a consegnarsi ed evitare così la rappresaglia.
“I partigiani erano terroristi” ed assasini
Come scrive Chiara Colombini nel suo libro, viene ignorata una differenza così enorme che è imbarazzante anche sottolinearla. Nel 43-45 si combattono le autorità naziste e fasciste per raggiungere una democrazia, negli anni ‘70 i\80 terroristi (loro per davvero) colpiscono i rappresentanti di uno Stato democratico compresi anche esponenti dell'opposizione E' vero , come tu.tti i movimenti di lotta , ci furono frizioni profonde , quella che la Colombini chiama concordia discorde , dovute da iverse posizioni ideologiche e ciulturali dei parti.ti che costituirono la resistenza e dal diverso modo di concepire l'impostazione ella lotta militare ( vedere il caso dell'attentato a via rasella che dettermino la strage delle Ardeatine ) . Poi ci sono notevoli differenze tra i nazifascisti e i partigiani . I PRIMI commisero rappresaglie , eccidi , fucilazioni di massa e i enitenti alla leva ( almeno chje non accettassero di passare alla Rsi ), torture , deportazioni di ebrei ed oppositori politici nei lager . I SECONDI cercarono di evitare , anche se non mancarono casi come porzus e altre uccisioni di esponenti di altrebande , o processi sommari . Ma non vanno messi sullo stesso piano perchè un conto e uccidere in scontro aperto o in attentato ed alcuni casi quando la guerriglia era praticata in pianura e nelle città a sangue freddo ( cosa eticamente dolorosa per le conseguenze psicologiche che comporta nel lungo periodo ) .
“Rubagalline”
Il rapporto fra partigiani e comunità contadine varia da zona a zona, ed è diverso nell’arco dei venti mesi di Resistenza. Era regolamentato o deve fosse possibile con pagamento odei. paghero cioè ricevute conl timbro del cln . si può dire questo: in Emilia-Romagna, la più importante regione per tradizione di lotte, il 32,3% di coloro che si vedono riconosciuta la qualifica di partigiani, sono proprio contadini. Addirittura una partecipazione più consistente di quella degli operai.
Roberto Vivarelli ricorda il reparto delle Brigate Nere in cui militava, impiegato in funzione antipartigiana. Loro i partigiani li cercavano per ucciderli, e ercorrendo le campagne insieme ai suoi camerati, racconta che a volte toglievano le mostrine dalle divise cercando così di camuffarsi da partigiani, convinti che i contadini li avrebbero trattati meglio.Il quadro generale è chiaro: la popolazione delle campagne, in modo diverso, ha sostenuto le formazioni partigiane. Senza la partecipazione attiva delle campagne, semplicemente non ci sarebbe potuta essere la Resistenza.E poi , cecarono di punire ruberie e di fare processi i più equi possibile , ovviamente nei limiti che una situazione di guerra come quella quella
“Anche i partigiani, però, ammazzavano”
Con questa frase si tenta di mettere sullo stesso piano partigiani che hanno combattuto per la libertà e la democrazia, e militi di Salò che hanno combattuto per la dittatura. L’idea a cui vorrebbe giungere il revisionismo storico è questa: “Tutti colpevoli uguale nessun colpevole”.
Ma non soltanto c’è stata una parte giusta e una sbagliata della Storia, ma non sono stati i partigiani a creare la violenza, loro l’hanno usata come risposta a una violenza tanto più grande e con lo scopo di far terminare tutte le violenze, tra l’altro riuscendoci . È proprio alla violenza che la dittatura aveva scelto per insediarsi e per mantenere il suo potere, che i partigiani si ribellarono.
“Le vendette, mamma mia, le vendette dopo la fine della Guerra”
Qui non si tratta di sostenere che quella della Resistenza è sempre stata una violenza “a fin di bene”, ma di collocarla in un contesto con cause e motivazioni, perché le persone hanno un passato, spesso di oppressione nel quale sono state costrette per vent’anni; non c’è un interruttore fra prima e dopo. Ed ovvio e scontato che alla fine o quando una doittatura cade coloro che ne hanno subito : le angherie , i soppusi , le prepotenze , ecc reagiscano e si vndichino . Facciamo un passo avanti: fonti di polizia e mediche stimano in 10.000 le persone uccise tra la Liberazione e l’autunno del 1946.
La violenza chiamiamola così post bellica non è comunque quasi mai casuale. È sempre più marcata nei luoghi dove l’occupazione nazifascista è stata più dura, e perciò dove l’oppressione è stata maggiore e più vicina nel tempo. Ad esempio il 10 maggio ‘45 vengono fucilati 25 militi fascisti, gli stessi però che il 19 aprile, quando già la loro sconfitta era chiara, rastrellarono, torturarono e uccisero 17 partigiani.
Neanche i luoghi sono quasi mai casuali. La scelta di piazzale Loreto, con l’esposizione dei cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e degli altri gerarchi fascisti, è il luogo dove i militi lasciarono esposti i corpi di 15 antifascisti fucilati. C’è sempre una storia nelle Storie, e se decontestualizzi menti.
“L’esposizione per i piedi dei cadaveri di Mussolini e della moglie si poteva evitare”
Quell’esposizione è stata macabra, ma non si poteva evitare.
Dobbiamo considerare una questione che si chiama “folla”. A piazzale Loreto la folla è accalcata da ore per vedere il corpo del dittatore morto: sputano, danno calci. La folla preme, qualcuno spara. La scelta di appendere i cadaveri per i piedi al distributore di benzina può apparire macabra, e lo è, ma è una scelta obbligata da parte dei partigiani perché la folla di quei cadaveri non ne faccia scempio definitivamente.
“La storia la scrivono i vincitori”
Vero . Ma In questo caso l’hanno scritta moltissimo anche gli sconfitti. Le carriere iniziate nel ventennio fascista sono proseguite senza grandi scossoni. L’apparato dello Stato è andato avanti. Il provvedimento conosciuto come l’amnistia di Togliatti, al di là delle intenzioni, portò alla scarcerazione di 10.000 fascisti su 12.000. E pochi anni dopo ne resteranno in carcere solo 252.
Dal 1946, poi, migliaia di partigiani finirono sotto processo civile e penale per azioni compiute durante la Liberazione. Ad esempio l’uccisione di una spia venne giudicata come omicidio premeditato, o l’arresto di collaborazionisti come sequestro di persona, lo spiega bene Michela Ponzani. Quello che viene chiamato il “processo alla Resistenza” entrò poi nel vivo nel 1948, lo stesso anno in cui uscì in libreria “Ho difeso la patria” del maresciallo Graziani, capo delle forze armate della RSI, libro che diventò un bestseller.Altro che “la storia la scrivono i vincitori”. La storia l’hanno fatta i partigiani, ma le loro voci sono state troppe volte silenziate.
Nell’ottobre del 1946 Piero Calamandrei scrisse a proposito delle facce note del fascismo: "Il pericolo non è lì, non saranno i vecchi fascisti che rifaranno il fascismo".
Piero Calamandrei aveva paura invece di quelli che chiamava “benpensanti”. Sempre nel 1946 scrisse: “Questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, che cambia discorso infastidita quando sente parlare di antifascismo”. Vi ricorda qualcuno?

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