14.4.25

Papà perde due figlie (per cause diverse) e compra 21 ettari di terreno da dedicare a loro: «Vivono attraverso il Campus dei Campioni»

 dalla  pagina facebook    Cronache Dalla Sardegna 

 



Nella foto Massimo Di Menna con le tre figlie: a sinistra Mia, l'unica ancora in vita e a destra le figlie decedute Micol e Maia.
Massimo Di Menna è un ingeniere di 56 anni. Era padre di tre figlie:Maia, Mia e Micol, la maggiore. Nel 2020 Maia allora 12enne si ammala di un tumore al cervello. I genitori provano a curarla con i migliori medici, rivolgendosi anche all'estero, ma Maia muore nove mesi dopo.Durante il ricovero in ospedale di Maia, Di Menna domanda ad una specialista come può affrontare il lutto. Il consiglio che gli danno è quello di far vivere la figlia facendo del bene al prossimo.Di Menna fonda una società di ingegneria e con il ricavato, in silenzio, crea progetti per aiutare gli ultimi. Ex prostitute, senza tetto, disoccupati, ragazzi disagiati.Nel 2023 la figlia maggiore di Menna, Micol, si reca in Marocco per festeggiare il suo primo contratto di lavoro con il fidanzato. Micol resta coinvolta in un incidente stradale e perde la vita. Il padre per ricordarla crea un'attivita' in Rwanda per i bambini che non possono pagarsi la scuola. Attualmente è impegnato nella creazione di un Campus per le due figlie decedute, all'interno del quale è prevista la creazione di un ristorante con 352 posti a sedere, che sarà gestito da persone fragili.Il Campus si estendera' su un'area con 12.000 alberi tra Bologna, Castenaso e Medicina che prevede tra le altre cose un teatro per bambini disabili e sarà "ad uso gratuito di associazioni e cooperative sociali", dice l'ingeniere.La moglie di Di Menna e madre delle sue figlie decedute, Margherita Lanteri, sta scrivendo un libro che uscira' a giugno intitolato "Dopo torno", in memoria delle figlie."Avevo tre figlie", dice Di Menna, "me ne è rimasta una". La figlia studia Medicina, grande passione del padre. Un padre, due genitori esemplari che hanno trasformato due lutti in solidarietà e generosita' verso chi ha bisogno e dei quali Maia e Micol non possono che essere orgogliose.


poi su msn.it trovo quest altro articolo





Massimo Di Menna aveva tre figlie. Oggi ne ha una sola. In cinque anni ha perso prima Maia, la più piccola, stroncata da un tumore cerebrale a soli 12 anni, e poi Micol, la maggiore, morta in un incidente stradale in Marocco a 23 anni, mentre festeggiava il suo primo contratto di lavoro. Due lutti devastanti che avrebbero spezzato chiunque, ma che Massimo ha trasformato in un progetto di vita e memoria: il «Campus dei Campioni ( Home - Campus dei Campioni | Ristorante sociale ) ».
Ingegnere con il sogno mai realizzato di diventare medico, Di Menna ha scelto di reagire al dolore costruendo qualcosa di concreto. Ha acquistato un’area verde di 21 ettari tra Bologna, San Lazzaro, Castenaso e Medicina, un bosco con 12mila alberi dove sta nascendo un centro multifunzionale: ristorante, palestra, teatro, centro sociale, officina per cooperative e molto altro. Il tutto gratuito e aperto alla cittadinanza, con una particolare attenzione a fragilità e disabilità.Il Campus è anche un modo per tenere viva Maia, la figlia più piccola. «Un giorno, mentre ero in ospedale nelle ultime settimane di vita di Maia, chiesi alla psicologa che segue le famiglie in questi casi come avrei potuto fare per sopravvivere: mi disse che potevo portare mia figlia dentro di me. Io l’ho portata dentro il Campus».
I vincoli paesagistici
E mentre alcune attività sono già partite, come l’asilo nel bosco, altre si aggiungono giorno dopo giorno, in un’area ricca di natura e potenzialità, ma anche di complessità: «È un progetto molto difficile – confessa lui – è un’area piena di vincoli paesaggistici. Cercavo una cosa che mi desse sollievo, ma devo ammettere che è stato un progetto davvero impegnativo. Abbiamo acquistato l’area di 5 ettari dove sorgeranno palestra, ristorante, centro sociale e preso in concessione altri 16 ettari di terreno: lì dove c’erano solo ruderi e molto abbandono, ci sarà un luogo aperto alla cittadinanza, dove tutte le attività saranno accolte gratuitamente. Sarà un’area importantissima per Bologna».
Il ricordo di Micol e il libro della madre
Anche Micol ha lasciato un segno: in Rwanda, una scuola per bambini in difficoltà porta avanti il suo nome. A lei e Maia è dedicato anche il libro “Dopo torno”, scritto dalla madre Margherita Lanteri Cravet, in uscita a giugno. Le loro foto sono custodite sotto due archi del portico di San Luca, a Bologna, affacciati sulla città: un omaggio silenzioso ma potente, a due vite spezzate troppo presto. E un segno che da un dolore senza fondo, può nascere qualcosa che parla ancora di vita.

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