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14.11.23

letture senza luce . IL misfatto della tonnara di Francesco Abate

 Per  i soliti  problemi   agli impianti   elettrici  cittadini ,  vetusti ed  atavici  , oggi nel mio quartiere  ,  hanno staccato  per  quasi  tutto  la giornata  la  corrente   ed  io  ne  hi  approffitato    per leggere più pagine  possibili (  in una settimana  sono a metà  ) e cercare  di  ridurre  la  mia   dipendenza  da   cellulari   ed affini   del    recente regalo   Il misfatto della  tonnara  di Frncesco   Abate  il terzo   della serie     di Clara  Simon    .  

  
Recensione di Il misfatto della tonnara di Francesco Abate

Titolo: Il misfatto della tonnara
Pubblicato da Einaudi - Ottobre 2023
Pagine: 312 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788806259556
ASIN: B0CK8T7FTR

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L’opportunità di vivere senza pregiudizio alcuno. Di dimostrare a sé stessa, e di conseguenza alla nostra città che ancora la guarda con sospetto, che Clara Simon è davvero animata da uno spirito di pura rettitudine. Che non bada se a essere vittima della cattiva giustizia sia un figlio della nobiltà che tanto la detesta o un figlio del popolo.

  da la  quarta  di  copertina  

Durante una manifestazione di femministe qualcuno aggredisce una maestra. Il suo corpo privo di sensi è rinvenuto nel magazzino dell'antica tonnara. Malgrado i sospetti convergano su un giovanotto dell'alta società, la giustizia temporeggia. Di fronte a tanta impunita violenza Clara Simon, l'affascinante e testarda giornalista de «L'Unione», non può restare a guardare. Muovendosi per le strade della Cagliari di inizio Novecento, tra una vecchia nobiltà che non vuole cedere il passo e una nuova borghesia impaziente di affermarsi, scopre con quanta furia il mondo abbia cercato, da sempre, di mettere a tacere le donne. E ancora una volta trova il coraggio di far sentire la sua voce.


Un libro curioso e nel suo genere innovativo: la protagonista è Clara Simon, una bella donna, dai tratti orientali. Figlia di una donna cinese di umili origini, e di un capitano di marina Francesco Paolo Simon. Purtroppo la madre muore di parto, e il padre risulta disperso in guerra. Clara viene cresciuta dal nonno, Ottavio Simon, un uomo molto importante a Cagliari: « Il cavalier Ottavio Simon , le spalle larghe, un metro e novanta d’altezza, si pizzicò il baffo canuto con pollice e indice destro. (…) siamo una stirpe bizzarra, una famiglia eccentrica, bislacca. Oserei dire che abbiamo incanalato la nostra pazzia nel genio, abbiamo mitigato gli umori neri che ci sono propri per natura con l’ingegno, vinto ogni angoscia lanciandoci nel vuoto delle avventure più perigliose.  .... Quest’ultimo nutre per la nipote un affetto smisurato, e non riesce mai a dirle di no, accettando i suoi comportamenti, spesso al limite. Come quello di voler a tutti i costi esercitare il mestiere di giornalista investigativa, che per il periodo è del tutto fuor luogo ed impensabile. Da ciò infatti derivano i guai della nostra protagonista. »(  dal web  ) . Una  bellissima   storia    che  conferma il giudizio   di  un maestro del  noir  italiano  : « L’ambientazione è originale e molto peculiare, i personaggi sono tanti e ognuno in possesso di una realistica e riconoscibile personalità. La storia si svolge in una Cagliari mai raccontata cosí .  ..... Francesco Abate prende il lettore  e  se  lo porta   in un altro tempo ed  in u altro spazio  tenendolo stretto    e  non mollandolo fino all'ultima pagina  ».  ( Maurizio de Giovanni  )
Il misfatto della tonnara  sia  per non    chi segue  Abate    e  non   ha  letto   i  due  precedenti   della serie  Clara  Simon   è come  si  evidenzia  dall'estratto del 1 capitolo come     un romanzo piacevolmente architettato dove troviamo rappresentate diverse tematiche: indipendenza femminile, carisma giornalistico, amori clandestini, nobiltà impoverita, problematiche elettorali e ultima, ma non meno importante, la storia del tentato omicidio di una maestra conosciuta per la partecipazione attiva alle manifestazioni in onore del suffragio universale.Il tutto ambientato in una Cagliari ancora restia al cambiamento, ma già liberale.Una narrazione piacevole che non si può dimenticare, densa ed intensa, dove lo sforzo tutto al femminile di emergere in una ottusa società è ancora ben evidenziato, ma la cui sovranità inizia a farsi strada tracciando confini netti e lodevoli.
 Avendo  conosciuto  di Persona  l'autore     ad  una presentazione  ed  seguendolo   su  Fb   confermano  sia quando  ha  detto De  Giovannni   sia    quanto dice   :   << Francesco Abate è un maestro eccelso, nulla si può dire della sua scrittura asciutta, fresca e dirompente. Ad accompagnarla un lessico fluente e ricco che un buon lettore non faticherà ad amare. La scioltezza con cui affronta argomenti gravosi come il femminismo e le diatribe politico cabarettiste è decisiva per non annoiare minimamente.   La storia è così interessante che non si riesce ad abbandonare la lettura, la curiosità è mossa non solo dal caso, ma anche dalla mascherata e volutamente dissimulata storia d’amore fra Clara e Rodolfo. Ci sono quindi tutti i potenziali ingredienti di un libro di successo. (  Nausicaa Baldasso per   https://www.leggereacolori.com/  ) 
  Una serie  quindi , insieme    a quelli di  Aurora dela Baraldi ,   che     incanalano  un noir   oltre lo stereotipo  se  pur  avvincente  ,   donna  avvocato \  magistrato   (   Immma  tataranni )   o  poliziotta  ( Blanmca    o lolita  lo bosco  )  .  



 


10.6.12

La giornata normale di una ragazza che non si sente speciale [ sono queste le storie che ti fanno andare avanti e rialzare dagli urti della vita ]


unione sarda  venerdì 08 giugno 2012 - Cronaca di Cagliari (Pagina 25) di Francesco Abate

LE VITE DEGLI ALTRI/3. La giornata normale di una ragazza che non si sente speciale

Claudia, la lunga camminata

Studiare, lavorare, sport e politica annullano la diversità

Il tono è perentorio anche se accompagnato da un gran sorriso: «Allora! Se scrivi un pezzo strappalacrime ti meno. Chiaro?» Ogni vita rappresenta se stessa ma anche mille altre simili. Se ne racconta una per portare esempio e stimolare comunanza, che vuol dire fratellanza. È una vecchia regola umana prima ancora che professionale. Poi ci sono quelle esistenze speciali che spiccano se pur hanno tratti comuni ad altre. Claudia Firino, sassarese, 1979, da due anni a Cagliari, accetta l'intrusione nella sua vita solo a quattro condizioni. La prima l'ha detta, niente pietismi. La seconda è: «Perché, anche se non dovrei, mi fido di te». La terza: «Che la mia storia possa essere da stimolo». La quarta è che le ragioni del permesso all'intromissione nella sua giornata vengano pubblicate. Patto rispettato. E ora si inizia, la sveglia trilla alle 7 e la giornata incomincia.
A PERDIFIATO Persino a uno sguardo superficiale è chiaro che Claudia ha carattere e il suo porsi rompe cliché. Intuizione che diventa certezza a un'osservazione attenta maturata in diverse occasioni negli ultimi due anni. Claudia più battagliera delle sue due treccine ribelli (che le incorniciavano il viso) alle assemblee del circolo Sergio Atzeni, quello (che piaccia o no) da cui è partito il movimento giovanile che ha portato all'elezione di Zedda sindaco. Claudia in prima fila ai reading del festival settembrino Marina Café Noir. Claudia tifosa immortalata dalle telecamere di Rai Sport sugli spalti di Siena per il play-off della Dinamo Banco di Sardegna. E subito dopo reporter (per la testata web Isola Basket) che sottopone a una raffica di domande pertinenti e tecniche il coach Meo Sacchetti.
VIA TUVERI Ecco, questa è la sua vita. Un turbinio di stimoli e attività. Oggi giornata soft. Michaela la sua accompagnatrice rumena («L'ho assunta dopo il mio primo stipendio a Cagliari») la aiuta a farsi spazio nell'ascensore della casa in affitto in via Tuveri e a favorirne lo scivolar via dal portone. Un saluto agli amici della bottega di frutta e verdura («Buongiorno Claudia») che la vedono passare ogni mattina mentre si reca sul posto di lavoro, circa sei portoni più in là, via Tuveri 128 che guarda la chiesa del Cristo Re. La targa dice Centro Nazionale per le Ricerche, piano primo. Ascensore. Una firma sul registro presenze, un saluto alle colleghe. Poi via davanti al computer nella stanza che divide con un compagno di lavoro.
A LAVORO Di che si occupa Claudia? «Lavoro per l'Istituto di storia dell'Europa Mediterranea. Il mio ruolo è reperire i fondi per la ricerca attraverso i bandi comunitari». Stipendio: 1.450 euro mensili. «Enorme. Sono fortunatissima, anzi di più. Un salario così mi ha permesso di poter essere maggiormente indipendente e assumere Michaela per faticare un po' meno». Orario 8-14 con due rientri pomeridiani a settimana, quando ci sono da chiudere i bandi anche 3 del mattino. Ma come è arrivata sin qui? «Liceo scientifico e laurea in Scienze politiche a Sassari. Erasmus a Madrid, Master in progettazione europea a Roma». Questo non è il primo impiego. «A Roma ho lavorato con la Ong SoleTerra, mi hanno assunto dopo lo stage. Curavamo progetti di cooperazione allo sviluppo in Ucraina e Marocco». Poi nella coop romana BottegaSolidale impegnata sul fronte dei minori disagiati. «Mi occupavo di trovare i finanziamenti attraverso i bandi regionali». Infine il concorso per il Cnr, vinto e assunta.
CONVEGNO Oggi la sua giornata prevede alle 17.30 il convegno sul volume di Maria Giuseppina Meloni dal titolo “Il santuario della Madonna di Bonaria. Origine e diffusione del culto” alla biblioteca regionale di viale Trieste, al tramonto direzione Castello per la rassegna letteraria Leggendo Metropolitano e poi cena con i ricercatori convenuti anche dalla Spagna per il libro della Meloni al Dottor Ampex, Villanova. Giornata leggera rispetto alle altre quando magari bisognava coniugare i momenti di impegno politico al circolo, l'ora settimanale di nuotata alla piscina Ulive e Palme e quelli professional-sportivi «ma la Dinamo ora ci ha concesso un felice e appagante riposo». Embe', dirà qualcuno, tutto qua? Dove sta la luce singolare di questa vita? Per chi si è abituato a guardarla sempre in faccia, per chi ha promesso che non ci saranno lacrime facili da gettare in pasto al pubblico, viene quasi, se non secondario, sfumato dire che la particolarità di Claudia Firino è che ha conquistato tutto ciò nonostante un gravissimo handicap, che vive la sua giornata su una sedia motorizzata a rotelle, che non ha mai camminato da quando è nata e ha un uso limitatissimo degli arti superiori. È invece impellente e primario raccontare il suo animo, la sua voce che le fa dire: «Patti chiari, niente roba piagnucolosa», e tutto quello che adesso seguirà. Lo scopo è raccontare la via della forza e della dignità nonostante tutto e che ogni esistenza vale la pena di essere vissuta.
I SOGNI DI UNA RAGAZZA Perché questa ragazza, guardandoti dritto negli occhi con una naturalezza che (perdono, Claudia) commuove, dice che ha conquistato tutto ciò che ha «solo perché ero una ragazza come tutte le altre, Sassari mi stava stretta, e volevo vedere il mondo». E aggiunge che non ci sono limiti e la forza gli è stata inculcata da una famiglia vera, un padre ex impiegato di banca, una mamma ex insegnate, e una sorella. Carezze e ceffoni secondo necessità, senza sconti né in un senso né nell'altro. «Sono stati un supporto socio-affettivo ed economico fenomenale». Claudia si ferma, si riascolta e sbuffa: «L'ho detta io questa frase?». Eh sì. «Mamma mia che brutta, sembra burocratese. Trova la maniera per renderla meglio». La maniera potrebbe essere che i Firino c'erano sempre e comunque, hanno cresciuto la figlia dimenticandosi sul fronte educativo della sua artrogriposi multipla congenita. Il feto si rattrappisce inesorabilmente nell'utero materno e quando nasci le 13 operazioni chirurgiche (che Claudia ha subìto) a malapena ti possono migliorare.
LA FORZA Eppure. «Ho avuto una bellissima infanzia, non percepivo la mia disabilità». Eppure a chi la ascolta mentre il sole scende sul bastione Santa Croce viene difficile portare il pensiero senza far tremare le labbra al suo primo giorno di scuola, al suo ingresso in classe mentre gli altri correvano e urlavano. Anche se nessuno in famiglia ha mai temuto il giudizio, quello che non riusciamo a non vomitare sul conto degli altri perché in fondo discendiamo dalle scimmie dispettose e invidiose. Né hanno avuto paura a saperla sola ogni giorno sul pullman che da Roma Nord la portava a Roma Sud, un'ora e mezzo per arrivare a lavoro. O nel visualizzarla in camminata solitaria (perche lei dice così «oggi non ho bisogno della macchina vado a piedi») per le strade di Madrid.
LA DIGNITÀ Claudia dice che ogni tanto rimugina sul fatto di «aver vinto il concorso al Cnr partecipando come categoria riservata» mentre gli altri lavori se li è giocati alla pari degli altri. «Però non era la corsia privilegiata che mi ha spinto verso il concorso semmai l'impiego che rispondeva alla perfezione alla mia specializzazione». Ma è un nuvola passeggera che svanisce dando il posto a una idea più forte. «Un disabile che lavora non costa alla società, anzi partecipa al suo sviluppo». Questo è il suo spirito che brilla. «Però sia chiaro, una malattia così non si accetta, ci si convive. L'ho maledetta sino alle lacrime. Ma se mi chiedete com'è la mia vita io vi dico che è proprio bella».
 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...