Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta .cronache di ordinario razzismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta .cronache di ordinario razzismo. Mostra tutti i post

20.11.25

quando la violenza di genere e anche razzismo la storia di Reine Atadieu Djomkam



da  Lorenzo  Tosa


 Quella di Reine Atadieu Djomkam è una storia di ordinario razzismo. Di dolore, di sofferenza, ma anche di straordinaria resistenza.
È una storia che comincia 15 anni fa, il giorno in cui Reine arriva dal Camerun con un sogno: un futuro dignitoso per sé e le sue figlie.Quella che ha trovato, invece, è
molto diverso.
Reine vive a Pavia, in un alloggio popolare ottenuto dopo anni di lavoro e fatica. È lì che inizia il suo incubo. Ha le fattezze di un vicino di casa, un italiano, italianissimo. Per cinque anni l’uomo le rende la sua vita e quella della famiglia un inferno. La chiama “africana di me***”, le urla di “tornarsene al suo Paese”, la segue sulle scale, alza le mani contro di lei e perfino contro sua figlia mentre va a scuola.Una volta Reine si è sentita dire queste parole qui: “Ti scan** come un mai***, questo è il mio Paese”.Anni di insulti, botte, violenza fisica e verbale, minacce di morte. In un video, scioccante, si sente addirittura la figlia che implora l’uomo di non fare del male alla propria madre. Reine denuncia. Chiama le forze dell’ordine. Mostra video, audio, referti. Tutto. In cambio riceve sempre la stessa risposta: “Abbia pazienza. Esca il meno possibile”.Questo le dicono. Come se fosse lei, la vittima, a doversi nascondere, prigioniera di un razzista, dello Stato e pure di una casa che non può abbandonare neanche volendo.Ci vogliono anni perché Aler offra a Reine un alloggio alternativo. Una forma di salvezza ma anche una fuga, una sconfitta: in un Paese civile non dovrebbe essere lei quella costretta ad andarsene.Ha raccontato la sua storia “Cronache di ordinario razzismo” e se ne sono prese cura le donne di “Non una di meno”. Ma, tranquilli, non leggerete a destra nessun post indignato su Reine e su sua figlia, nessuno le tenderà la mano, perché non porta voti né consenso, solo rogne, fiumi di bile, odio che si somma ad altro odio. “Nessuno pensa agli italiani”, questo diranno.E invece io non riesco a togliermi di dosso questi occhi, queste immagini, queste lacrime, perché raccontano moltissimo di un Paese in cui può capitare di essere insultati e picchiati per anni per il colore della pelle che porti.Arrivi a questa donna un abbraccio enorme, umano, solidale. Per quel che poco che serve.Che abbia finalmente giustizia per quello che ha subito. E sappia che esiste anche un’altra Italia, è solo rimasta per troppo tempo in silenzio. E forse è l’ora che ritrovi la voce.

per aprofondire clicca sul banner e la novità di blogger che integra a funzione aggiungi esperienze Google al tuo post


Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...