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20.3.25

Dalla carta alla serie televisiva: è il “salto di specie” dei romanzi Amiche , M, Gattopardo, la saga dei Florio , Lolite e Conti di Montecristo , ecc : ormai sono le fiction a consacrare la grande letteratura

 La letteratura   scomarira   o sarà   destinata  a  fondersi  con il cinema  \  televisone ?    questo  è l'interrogativo che mi pongo   leggendo     quest articolo  di   Camilla Tagliabue  sul 



Dumas nostro contemporaneo: Il conte di Montecristo va a ruba più di Due cuori in affitto di Felicia Kingsley, ma è solo grazie alla fiction su Rai1 e alla contemporanea disfida di Mediaset con film omonimo. Ormai sono le serie televisive a consacrare la grande (e piccola) letteratura, e a far vendere i libri in un mercato stracco e in forte contrazione: svetta nella recente top ten dei tascabili L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, altrimenti diretta su Sky da Valeria Golino e Nicolangelo Gelormini; il Dantès di Alexandre Dumas si attesta al quinto posto, mentre nella classifica della narrativa nostrana Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – su Netflix con la regia di Tom Shankland – è nono e Una questione di soldi di Gabriella Genisi – l’ultima indagine della Lolita (Lobosco) più amata dagli italiani, i televisori italiani soprattutto – è ventesima.La serialità è diventata insomma marchio di garanzia doc, dop e igp: lo testimoniano le fresche lamentazioni di Hanya Yanagihara che, a dieci anni dall’uscita di Una vita come tante, ancora non ha trovato un produttore per ridurre il suo long-seller in episodi tv, nonostante il romanzo sia amatissimo da critica (una candidatura al Booker Prize) e pubblico (una pletora di Booktoker) e di trama spendibilissima per uno spettacolo, tanto da essere già stata adattata come pièce teatrale.Niet, questa serie non s’ha da fare: eppure si erano interessati al progetto, opzionandone i diritti, Scott Rudin (produttore di The social network) e Joe Mantello (regista di The boys in the band) e, nel 2022, la piattaforma di streaming Hulu ne aveva commissionato dodici episodi, abbandonando tutto dopo aver letto la sceneggiatura dei primi quattro, co-scritti dalla Yanagihara, e calcolato i costi (60 milioni di dollari almeno). “Ho sentito un paio di dirigenti di rete dire che avrebbero voluto che fosse come Sex and the City, il che mi preoccupa molto”, si duole l’autrice sui social. “Ma ci sono altri modi per decifrare questo libro, interpretarlo e portarlo sullo schermo”. Chi vivrà vedrà: un passaggio in tv non si nega più a nessuno.In principio fu Gomorra, ma pure Suburra, Romanzo criminale, Acab e altri Bastardi, compresi quelli di Pizzofalcone, perlopiù passati dalla carta al grande schermo e solo successivamente al piccolo: il salto di specie, però, è pericoloso e l’esito televisivo non sempre memorabile; anzi, la serie finisce spesso per tradire, banalizzare o caricaturizzare i romanzi. Se Le indagini di Lolita Lobosco su Rai1 ha dato lustro alla quasi sconosciuta Genisi, Il Gattopardo coi pur belloni attori è stato sbertucciato, non reggendo al confronto con il libro e ancor più col film di Visconti. Stessa sorte, in discesa, potrebbe capitare a Ha r r y Potter, la saga long-long-seller di J. K. Rowling che, dopo i lungometraggi, diventerà una serie tv prodotta da Warner Bros e sul set in estate con un cast rinnovato, tra cui John Lithgow nei panni di Albus Silente e Cillian Murphy come professor Raptor. I fanatici fremono, ma sono esigentissimi: chiedere a quelli di J. R. R. Tolkien, non proprio entusiasti dei film, figuriamoci della fiction
Schermi ambiti Yanagihara si lamenta che nessuno vuole ridurre il suo bestseller in episodi tv  Gli Anelli del Potere). Certo, è più facile tradurre a puntate per gli occhi le grandi epopee romanzesche, tipo il ciclo dell’amica geniale di Elena Ferrante o la trilogia, diventata nel frattempo pentalogia, su M. Mussolini di Antonio Scurati, piuttosto dileggiato nel remake televisivo. Poi ci sono i libri in serie, naturalmente trasposti in serie da decenni quando ancora si chiamavano telefilm o sceneggiati: il menù è ricco e offre quasi tutti i gialli e gialletti della casa o d’importazione, dal Poirot di Christie al Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, dal Rocco Schiavone Antonio Manzini allo Stucky Fulvio Ervas, dal Vincenzo Malinconico di Diego De Silva alla Imma Tataranni di Mariolina Venezia...I noir funzionano; gli altri generi, dal romance al classico, un po' meno: come spesso accade per i film, lo schermo – piccolo o grande che sia – azzoppa i romanzi tipo One day di David Nicholls, Conversations with friends di Sally Rooney o il catastrofico – televisivamente parlando – Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez. Viceversa, pochi ma agguerriti sono i titoli tv che hanno poi decretato il successo del libro originale, come Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood o Il problema dei tre corpi di Liu Cixin. Ma chi lo conosce è bravo.