grazie alla carissima amica facebookiana https://www.facebook.com/ines.protti ho trovato qiuesta storia triste , una delle tante . coi rispondo a chi si meraviglia del perchè mi sono identificato con la canzone "Estate" (originariamente "Odio l'estate") il brano musicale del 1960 cantato da Bruno Martino e da lui stesso composto, con testo di Bruno Brighetti precedentemente citata
"Adesso che la scuola è finita, visto che non abbiamo un tenore di vita da poterci permettere una vacanza da inizio giugno a fine agosto, dobbiamo cercare un centro estivo...
Ah che belli i centri estivi...
Ne ho viste tante di locandine...
Se a Diletta piace la piscina potrei scegliere quello che organizza lo stadio del nuoto, se le piacciono i cavalli potremmo provare quello che organizza il centro ippico, oppure aspetta, c'è
anche quello organizzato dalle associazioni sportive...
Mamma mia quante proposte...Eppure...
Eppure un semplice centro estivo che garantisca un educatore individuale per un bambino con disabilità per più di 4 ore al giorno per più di 7 settimane non l'ho trovo...
E mi dicono pure che in altre regioni neanche queste 4 ore hanno in garanzia...
Mannaggia questi comuni che hanno la coperta corta quando devono dare ore educative per un bambino con disabilità e poi però la coperta possono stenderla se devono usarla per eventi turistici che sono fonte di guadagno...
Perciò la mia scelta prioritaria non è dove iscrivere Diletta , ma decidere se mantenere un iscrizione sapendo che non ha copertura educativa per più di un mese e mezzo estivo...
Questo comporta che non posso dare a mia figlia una stabilità e una presenza per le ore e il periodo di cui ho necessità perché lavoro (e si parla solo di una frequenza mattiniera senza pasto).
Comporta che se decido di mandarla al centro estivo senza educatore assegnato, sarà l' educatore del gruppo a rimetterci dovendo fare lavoro doppio...
Succede che se decido di tenerla a casa trovando un alternativa le confermo automaticamente che lei non ha gli stessi diritti degli altri solo perché ha più bisogno degli altri...
Poi penso a quei genitori che hanno figli con disabilità differenti che neanche possono pensare di scegliere l'opzione "A".
Genitori che hanno bisogno che il proprio figlio frequenti fino al pomeriggio...
Mamme che lavorano e sono senza marito o compagno, o papà che lavorano e non hanno moglie o compagna...
Mi rendo sempre più conto di quanto poco considerati siamo e sono i nostri figli...
Sono secondi alle gare ciclistiche e agli eventi estivi...
Sono secondi nella società che ci beffeggia parlando di inclusione...
Neanche lo sanno cosa voglia dire inclusione!!!
Ma infondo forse sono solo apprensiva...
La mia assistente sociale si occuperà di questa gestione estiva....Ah no, dopo averla contatta con richiesta di sollecito ho scoperto che la sua figura è solo un tramite...
Praticamente lei chiama il comune e mi riferisce quante ore spettano a mia figlia e poi tocca a me fare il resto o meglio "tutto il resto"...
I veri limiti dei nostri figli non sono quelli che hanno dalla nascita, ma quelli che in maniera gratuita la società gli dà...
E voi quale centro estivo scegliete?
Quello con la piscina o quei nei boschi?
Mia Diletta tu crei Gelati con le palline da spiaggia,
Non badare chi non ha cura delle aspettative altrui.
Loro non sanno creare...sanno solo "stare"
Noi invece ci spostiamo sempre e creiamo le nostre possibilità"
La storia che ha ispirato il post è questa : << Equitalia pretende un centesimo dal Comune di Orune >>>
da Cronaca - la Nuova Sardegna
21 novembre 2014
Il sindaco risponde con ironia: «Provvederemo subito al rimborso, non vorrei che il mio ente acquisisca fama di cattivo pagatore»
ORUNE. Leggendo la comunicazione di Equitalia, Michele Deserra, sindaco di Orune, [ foto sotto al centro ] per un istante avrà pensato a qualche errore di calcolo. Invece no, nessun errore. Peraltro l’importo era riportato sia nella lettera che nel prospetto di pagamento; un centesimo, a «restituzione delle somme anticipate ai sensi dell’art. 26, comma 1 del D.Lgs. 112/99».
Deserra ha provato, per tutta la mattinata di ieri, a contattare l’agenzia, ma senza successo. «Provvederemo subito al rimborso, anche perché il centesimo ci è stato chiesto con cortese sollecitudine – ha dichiarato con sottile ironia il primo cittadino – e non vorrei che il Comune di Orune acquisisca fama di cattivo pagatore e di ente moroso. Quello che mi lascia stupefatto sono due cose. La prima – ha detto – è che non solo si deve provvedere a saldare il debito celermente, con relativo ordinativo di pagamento; cosa che da sola ha un costo di gran lunga superiore al centesimo. Ma dovremo comunicare per iscritto a Equitalia l’avvenuto adempimento».
«Ho il massimo rispetto per i servizi di riscossione – ha proseguito – ammiro la precisione e la puntualità, e per quanto posso, mi adopero affinchè anche il Comune lo sia nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Sono però una persona pratica e vorrei capire – si chiede Deserra – perché Equitalia non ha trattenuto il centesimo dalle entrate che riscuote a nostro titolo e che provvede a versarci».
In effetti, come ha fatto notare mostrando l’ingiunzione di pagamento, l’incongruenza poteva essere regolarizzata con una semplice compensazione, come prospettato dagli stessi funzionari dell’agenzia. «Avremmo evitato perdite di tempo e iter burocratici che alla fin fine – ha detto – si traducono in costi ben superiori. Anche l’invio di una semplice lettera è sessanta volte l’importo richiestoci».
Ci sarebbe da ridire in quanto è una storia anche se a ruoli invertiti alla peppone \ don camillo che facevano ridere i mie nonni e bisnonni e me da bambino . Ma invece in tempi come questi c'è da paingere , anzi peggio da indignarsi , ma preferisco autocensurarmi per non scadere nel b ecero qualunquismo e volgarità gratuita abbassandomi al loro livello e poi ho come il video sotto
Ma fortunatamente mi rasseno con queste altre due storie .
La prima sempre dalla Nuova Sardegna
Emigrare? Meglio allevare lumache
La scommessa di due giovani nuoresi: un terreno a Baddemanna, le prime 10mila chiocciole, e tanta buona volontà di Valeria Gianoglio
NUORO. «I nostri parenti? All’inizio soprattutto ci hanno detto che eravamo strani, ma noi abbiamo spiegato a tutti che lo stiamo facendo per crearci un posto di lavoro senza chiedere niente a nessuno. E perché non vogliamo essere costretti a emigrare come tanti nostri coetanei. Per questo abbiamo deciso di tornare alla campagna, per noi è il vero futuro».
Felpa sportiva, mani infilate nelle tasche per liberarsi dall’umido penetrante delle campagne di Baddemanna, Giampiero Salis e Gianni Barroccu, raccontano la loro avventura imprenditoriale con la naturalezza che deriva dalla passione unita a un pizzico di sana incoscienza.
Entrambi sui 36 anni, entrambi nuoresi, entrambi con la voglia di scrollarsi di dosso l’idea di un futuro senza lavoro, o con una occupazione stressante e priva di prospettive, qualche mese fa, i due amici hanno deciso di tentare il tutto per tutto e lanciarsi in un nuovo businness: quello della lumaca.
«È nato tutto per caso – spiegano, mentre sistemano alcune reti nel loro terreno a Baddemanna, a pochi chilometri da Nuoro uscendo dalla zona di Mughina – è nato perché volevamo fare un’attività tutta nostra, senza dover niente a nessuno, e senza lo stress che spesso nasce da un lavoro dipendente, o peggio dalla mancanza di un lavoro. Né volevamo fare come alcuni nostri amici che sono dovuti emigrare per trovare un posto».
E così, un bel giorno di diversi mesi fa, Giampiero Salis, di professione barista, e Gianni Barroccu, ex guardia giurata, dopo aver fatto le dovute ricerche di mercato su internet, capiscono che il business della chiocciola potrebbe fare al caso loro. Giampiero, del resto, ha un terreno di famiglia a Baddemanna, e il pallino di trasformarlo prima o poi in qualcosa di utile. E poi vuoi mettere la campagna con lo stress che nasce dallo stare tutti i giorni dietro il bancone di un bar? Così, i due amici nuoresi, si lanciano a capofitto nella nuova scommessa. Ma lo fanno per bene: seguono corsi di elicicoltura in alta Italia, cominciano a tessere rapporti con chi conosce il settore più di loro, imparano tutto quel che c’è da sapere su lumache, allevamento e dintorni. E partono alla grande. Siamo allo scorso febbraio e ai due amici tocca arare il terreno che hanno scelto per impiantare il loro allevamento di simpatiche chiocciole.
«Lo abbiamo arato – spiegano – e poi ci abbiamo piantato cavoli, bietola e trifoglio. Le lumache ne sono ghiotte. Quando le piantine arrivano ai circa 15 centimetri di altezza, allora sullo stesso terreno mettiamo le lumache-fattrici, quelle che poi figlieranno. Siamo partiti con un quintale di fattrici, corrispondono a circa diecimila lumache, laprima raccolta l’abbiamo fatta ad agosto scorso, poi abbiamo venduto le fattrici a Sassari. Poi abbiamo continuato ad allevare le chiocciole piccole e le abbiamo raccolte qualche settimana fa, a ottobre».
Sono giornate piene, insomma, quelle dei neo-allevatori di lumache. Piene, a volte un po’ faticose, ma per fortuna ricche anche di altrettante soddisfazioni. «Che dire? Gli affari, dopo un inizio “a passo di lumaca” stanno cominciando a ingranare. Le lumache ce le chiedono dalla Francia, qui in Sardegna ovviamente dal Sassarese dove ne consumano tante, e da noi ce le chiedono per tantissime sagre, cortes apertas, spuntini di caccia. La nostra grande soddisfazione è che siamo riusciti a fare tutto da soli, senza dover chiedere favori a nessuno. Certo, avremmo sperato in qualche contributo per i nuovi agricoltori ma in futuro contiamo di avere qualcosa. L’altra grande soddisfazione è stata quella di essere riusciti a “convincere” le lumache ad adattarsi anche a vivere in un terreno in collina come il nostro e in mezzo agli alberi. E per il futuro abbiamo tanti progetti».
Scelta coraggiosa questta di Gianni Barroccu e Giampiero Salis che hanno preferito resistere e non emigrare cioè hanno preferito fare come la tavola , riporta qui a sinistra , di Sergio Staino tratta da Bobo Novecento capitolo sul fasismo
Imprenditore divide con i propri dipendenti 5 milioni di utili dell’azienda
Brunello Cucinelli ha deciso di dividere il proprio utile societario con tutti i dipendenti. Ogni stipendiato riceverà così un bonus da 6 mila euro sulla propria busta paga.
Brunello Cucinelli è il titolare dell’omonima azienda italiana, eccellenza nazionale nel mondo del cachemire. La notizia di oggi, tuttavia, non è legata alla straordinaria qualità dei suoi prodotti, quanto il fatto che il manager abbia deciso di ripartire il proprio utile aziendale con tutti i suoi dipendenti.
“Questo vuole essere un dono di famiglia” – ha precisato Cucinelli a chi gli domandava le ragioni di questo gesto di forte significato, in un contesto di enorme criticità quale quello attuale – “qualcosa che va al di là dell’azienda che è quotata in Borsa, abbiamo voluto dare un premio a chi è cresciuto insieme a noi e l’abbiamo comunicato ai dipendenti”
Ma quale sarà il “premio” che ogni dipendente riceverà in busta paga? Il bonus si aggira intorno ai 6 mila euro a testa, per una cifra che farà sicuramente piacere a tutti i 783 stipendiati della società.
I meglio informati ricorderanno che questa non è la prima notizia meritevole per la quale Brunello Cucinelli sale alla ribalta delle cronache. Tra gli anni ’80 e gli anni ’90, la società era stata protagonista dei lavori di restauro e di riqualificazione del Borgo medioevale di Solomeo (città nella quale ha sede la società), mentre tra il 2002 e il 2008 l’azienda è parte integrante delle attività di supporto alla realizzazione del complesso “Foro delle Arti”, con un teatro, un anfiteatro e un giardino pensile, oltre al finanziamento del restauro della casa dell’Accademia, sede della Biblioteca Neoumanistica. Più recentemente, nel 2011, la società ha finanziato i lavori di restauro dell’Arco Etrusco di Perugia.
Nel 2012, la società ha fondato la Fondazione Brunello Cucinelli, finalizzata ad iniziative culturali pertinenti all’ideale etico ed umanistico, con pubblicazione di saggi e studi specialistici, istituzione di borse di studio, corsi di aggiornamento e di formazione culturale.
Uno schiaffo in faccia a quelli che hanno svuotato le aziende, le hanno messe in concordato è lasciato alla fame tantissimi lavoratori !