DI COSA STIAMO PARLANDO
Lo riporta oggi La Nazione con un'intervista alla scrittrice la quale afferma: "Due ragazzi di 15 e 16 anni mi hanno dato quella foto per il colore della mia pelle. Mi avevano avvicinato dicendomi 'Ti vogliamo fare un regalo' e poi mi hanno dato quella foto", "poi si sono messi a ridere e ho detto loro 'Regalate questa foto a me
che sono una donna?'". L'episodio risale a sabato scorso quando Clementine Pacmogda ha trascorso una mattinata con gli studenti di Barga. Lei, nata in Costa D'Avorio e cresciuta nel Burkina Faso, vive a Borgo Val di Taro (Parma) ma è molto conosciuta in Valle del Serchio, in Toscana, dove viene coinvolta in iniziative coi giovani sul razzismo, sull'orrore del nazismo e sul rispetto delle donne. "Perché hanno consegnato quella foto proprio a me?", ha anche commentato Clementine Pacmogda, che è rimasta turbata dall'episodio e che ha deciso di presentare una denuncia ai carabinieri.
generalmente i media si concentrano sul vigliacco attacco , ebbene invece io preferisco parlare di lei e raccontare quello che ha dovuto passare prima di venire qui in italia . Ma non fa notizia perchè : non è venuta con barconi non ha dovuto affrontare i centri libici
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Quarta di copertina del libro dal sito Amazon |
Talatou Clementine Pacmogda nasce nel 1977 in Costa D’Avorio. Figlia di genitori immigrati dal Burkina Faso. Cresce in Burkina Faso perché i genitori decisero di ritornare nella terra di origine quando lei era ancora bambina. Perse presto il padre e fu mandata prima dell’età scolare nella capitale del paese, Ouagadougou, dalla zia del padre.All’età di otto anni, nel 1985, fu iscritta alla prima elementare. Dopo sei anni di scuola primaria, passò brillantemente la licenza elementare. Rimase un anno senza la possibilità di iscriversi alle medie per mancanza di soldi per il pagamento della tassa scolastica. Nel 1992, si iscrisse alla prima media grazie a uno zio che la portò con lui in un’altra città del paese dove lavorava. Passò l’esame della licenza media nel 1996 e iniziò le superiori. Passato l’esame della maturità nel 2000, dovete ritornare nella capitale per vivere di nuovo con la zia del padre, dove si pativa la fame e le mancanze varie.Fece le pulizie in una copisteria per poter iscriversi a Linguistica all’Università di Ouagadougou. Sostenuta da un padre missionario, riuscì a discutere la tesi di laurea magistrale nel 2005. Dopo dovette cercare un lavoro per sopravvivere e continuare gli studi.
Fece la
giornalista come tirocinante per tre anni nella Radio Rurale del suo paese. Nel frattempo dava lezione in una scuola in sperimentazione in una cittadina fuori dalla capitale.Senza la possibilità di avere un mezzo di trasporto adatto, dovette fare 40 km chilometri volte la settimana per raggiungere la scuola dove faceva l’insegnante.Fra alti e bassi discusso la tesi di
laurea specialistica nel 2008. In quello stesso anno, vinse una borsa di studio per un dottorato alla Scuola Normale superiore di Pisa. Riuscì così a coronare il suo sogno di portare il titolo di dottore, il 30 giugno del 2012.Si sposò a Pisa con Dario Fasano medico, all’epoca specializzando, a dicembre del 2012 a Pisa. Da febbraio 2015 è cittadina italiana. In questo stesso anno diventò
madre di una bambina dopo aver perso un maschietto nel 2014 di nome
Basnewende. Fece vari lavori dopo il dottorato fra cui: assegnista di ricerca, impiegata Poste Italiane, supplente di francese ecc. Ora sta si sta preparando per il concorso dell’insegnamento nelle scuole. Nel 2020 Talatou Clementine Pacmogda ha pubblicato il
libro Basnewende che ha ricevuto commenti favorevoli. Dopo una vita difficile, affrontando problemi e avversità Talatou Clementine Pacmogda ce l’ha fatta.Una storia vera, drammatica ma piena di speranza. L’autrice, con un suo particolare linguaggio narrativo, racconta al lettore le sue vicissitudini. E lo fa in maniera spontanea, fresca e coinvolgente. Il suo sorriso e la sua risata raggiungeranno il cuore di chi affronterà con lei questa avventura… Basnewende.
l'unico commento che mi sento di fare è che
ormai con le zucche vuote non c'è più niente da fare se non la denuncia . infatti << All'inizio ho cercato di dimenticare, poi il pensiero di quanto accaduto mi faceva male - ha detto -. Mi hanno affrontato a viso scoperto, ridendo, avevano una faccia strana, Perché? Per loro ero un'immigrata che non conosce il senso di una svastica, il pensiero di quanto accaduto mi faceva male. Certo - ha concluso la diretta interessata - sono ragazzi, poi mi sono detta No, non si può lasciar perdere.>>