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27.4.22

bellezza a tutti i costi ed il caso di samntha migliore


 leggi  prima 
 https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/04/samantha-migliore-morta-due-volte-per.html
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/04/il-vero-empowerment-femminile-e-quando.html


 canzoni  suggerite  


Fabrizio De Andrè - NELLA MIA ORA DI LIBERTA'

Afterhours - Voglio Una Pelle Splendida
Cccp-   Per Me Lo So
Afterhours - Pelle (live acustica)




Ogni volta che parlo di canoni estetici imposti,ricevo tantissimi attacchi, anche di una cattiveria  (  metaforicamente    parlando  😀 ) inaudita,  da  uomini    che :  1)   amano  le  donne   con tali canoni  imposti., 2) che ricorrono anche essi a  cerette ,   depilazioni   di peli  e  di ciglia ,   ecc  . Ma   soprattutto  ,   ed  è  questo    che mi lascia perplesso,  da   proprio da donne  sia  che  praticano   tali pratiche .  Mi s'accusa    di  predicare   la libertà  e poi    di  reprimerla  . Certe persone     che  non   collegano il  cervello prima  di parlare   in quanto   io non  sto  vietando  niente  a   nessuno o  imponendo  una mia  scelta     ma solo facendoli   notare   poi facciano quello che  vogliono perchè   ogni  uno  di noi    è libero  di  scegliere  o meglio : <<  Di respirare la stessa aria\di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare\ alla mia ora di libertà  ( .....  )  cit  Fabrizio De Andrè >> di     liquidarli  con  un Vaff  o  con questa    canzone   della  colonna  sonora del post    

Ma   al " grido " di  alcune  di  voi   “lo faccio per me stessa” e “decido io cosa fare del mio corpo”  che    sono  o   diventano paladine della chirurgia estetica a  tuttii  costi , della depilazione, delle diete,  tatuaggi  di moda  ,   persing  , ecc o di qualsiasi altra cosa volta a modificare il corpo in nome di un'ideale di bellezza promosso dai media.Ed è proprio per questo che tale imposizione è talmente forte e subdola, perché ci convincono che sia una libera scelta e siamo noi a volerlo.Se ci fosse imposto per legge, ci sarebbe la rivolta e nessuna persona   vorrebbe modificarsi il corpo.Ma se ci bombardano di immagini di donne con determinate sembianze lontane da un corpo “medio” (estremamente sottopeso come andava di moda negli anni ‘90/2000 o con curve maggiorate innaturali come sta andando di moda adesso) ci instillano la convinzione che come siamo non va bene (quindi facendoci diminuire l’autostima e portandoci ad insicurezza), ma che, guarda caso, c’è una soluzione (costosa, ovviamente) che ci renderà magicamente belle (proprio come VOGLIAMO NOI !) ed ecco che siamo disposte a tutto e lo facciamo all’urlo di “lo faccio per me stesso” e “decido io cosa fare del mio corpo”.Tutte quelle che dicono che è una scelta personale, quindi, come mai , e qui  mi riferisco ale  donne  principalmente  ,  il boom del ritocchi alle labbra è arrivato negli ultimi anni quando c’è la moda della bocca a canotto? Perché quasi nessuna se le rifaceva 10/20 anni fa? Come mai 20 anni fa la nostra preoccupazione maggiore era non avere il sedere troppo grosso, mentre adesso è non averlo abbastanza grosso ?  Dov’è la nostra libertà? Ve lo dico io dov’è: è influenzata dalla moda estetica di turno.La storia ci ha insegnato le aberrazioni del  :  1)   busti ed  i  corpetti   da done   in occidente  :, 2)   piede di loto, in oriente i  cina  soprattutto   . Esso  le     deformava  soprattutto  il  secondo    rendendole  incapaci di camminare, e proprio le donne erano poi diventate quelle che si battevano per mantenere quella moda. L’imperatore ha dovuto mettere una legge per impedire la prosecuzione di quella barbarie, ma a sentire le dirette interessate, a loro piaceva, lo volevano, lo consideravano un loro diritto, una libera scelta, si sentivano belle così, coi piedi deformi.Questa è la potenza della persuasione a livello inconscio che i canoni estetici sociali impongono su di noi. No, non siamo liberi .No, non vogliamo veramente modificare il nostro corpo.Nessuna di noi nasce con la convinzione di non piacersi. Avete mai visto dei bambini piccoli guardarsi allo specchio e lamentarsi per il loro aspetto? No, nessuno lo fa  se  non  ha  visto  in tv  e  ora  i  cellulari  e  pc    influencer  e   modelli  imposti .Infatti  La percezione della propria bellezza o bruttezza cresce in noi rapportandoci nella società in cui viviamo, paragonandoci col prossimo e con gli esempi proposti dai media.Ecco  tre    esempi personali      che   riporta la  pagina fb  di    I.have.a.voice 

  1 Sono cresciuta negli anni in cui andava di moda essere praticamente pelle e ossa, ma io ero muscolosa e, nonostante il mio peso fosse al limite del normopeso appena sopra il sottopeso, mi sono sempre considerata grassa, vergognandomi, seguendo diete ferree, nascondendo il mio corpo. Poi sono andata a vivere all’estero, dove le donne erano normopeso e spesso molto più in carne di me: magicamente il mio senso di disagio era sparito, non mi sentivo più grassa, e ovviamente non facevo più la dieta ferrea. Era una mia decisione libera essere a dieta? Evidentemente no, subivo inconsciamente la pressione sociale.2. Ho sempre avuto delle labbra considerate carnose, ben più voluminose della maggioranza delle altre donne. Ho sempre ricevuto complimenti e sono sempre stata felice delle mie labbra. Da qualche anno vedo sempre più spesso bocche grossissime, a volte anche il doppio rispetto alla mia e più di qualche volta mi sono guardata allo specchio pensando se fosse il caso di fare una punturina anche io. Sì, proprio io, quella che scrive post contro i canoni estetici. Poi mi ripiglio sempre e mi rifiuto di modificarle, ma il pensiero viene, proprio perché, più persone seguono una moda, più la pressione sociale diventa talmente forte che ci si sottomette.3. Io detesto la depilazione, mi fa male, è uno spreco di tempo infinito, piuttosto di depilarmi mi chiuderei in casa, ma se esco in gonne o devo avere un rapporto con un uomo, purtroppo cedo al canone estetico e mi depilo, perchè so che se non lo facessi sarei insultata e mi vergognerei.>>

Esistono donne   ed  uomini  che se ne sbattano altamente e fanno quello che vogliono? Sì, certo, ma la verità è che quando si vive all’interno di una società si acquisiscono e si seguono le regole sociali, anche se inconsciamente. Ed  non  farsi  influenzare     cioè non conformarsi  non    semplice . Quindi ogni volta che una donna o un uomo  si fa la chirurgia per assomigliare ad un canone estetico, non cambia solo  la sua  persona  , ma rende la pressione sociale maggiore anche per   gli altri  che   ben presto inizieranno a voler seguire quel canone, via via sempre di più, fino ad essere tutte (o quasi) schiavi dell’ideale di bellezza imposto secondo le varie mode. Quindi no, non solo non modifichiamo il nostro corpo per libera scelta, poiché lo facciamo spinti dalla pressione sociale, ma, nel farlo, rendiamo quella pressione ancora più forte, spingendo a nostra volta anchegli altri   a cadere in questa trappola.Se domani tutti ci svegliassimo felici di come siamo e la smettessimo di spendere centinaia di migliaia di euro per la nostra fantomatica “bellezza”, non solo saremmo tutti molto più felici, ma saremmo anche molto più ricchi non solo economicamente.  Mi  permetto di suggerire   di  nuovo come     fa  ( vedere   il leggi anche    )  un libro per bambini, ma utile anche per i più grandi, contro la   contro la superficialità e gli ideali di bellezza imposti, per far capire che quello che veramente conta nella vita è altro, e insegnare l’amore proprio e il rispetto per gli altri : “Maddy e la ricerca della Bellezza "  . 

 con questo è tutto 

12.3.19

banalità preziosa

E' vero che a volte sono banale e scontato quando faccio e tiro fuori riflessioni dal mio archivio cartaceo itineranteMoleskine Smart Writing Set, Notebook e Pen+ Smartpen, Taccuino con Copertina Rigida Nera Adatta all'Uso con Pen Moleskine+, Colore Nero, Fogli Puntinati


come    queste  : 
  • il non vedere  le  cose   come  non sentirle   non impedisce  loro  d'esistere
  • la  vita  è  tutto un quiz  non  si  sa mai   quello che t'aspetta 
Ed   forse  è  per  questoche molti   smettono di seguire  i miei  aggiornamenti   del mio account   e  della  nostra  pagina   di   facebook 
Ma   in una  società  \  in un mondo  dove  bisogna  essere originale  a tutti i  costi   e     e se  non lo sei      vieni quasi  emarginato   la banalità    ,   come detto   nel  titolo ,  può essere  preziosa  . Infatti meglio banale    che  nulla  o peggio non riuscire  a d esprimere    emozioni  ed opinioni proprie   o tenersele dentro 
Infatti    non sempre  la  il termine   banale      è negativo     alla  faccia     di  Alberoni     che  ne evidenzia  solo   il  lato negativo
Risultati immagini per banalità  il  giornale

  come dice  anche    l'articolo a pagamento    di  repubblica  di domenica     scorsa  e preso  gratuitamente  tramite il sito  http://www.dagospia.com


UN ARTICOLO DI BARTEZZAGHI SULLA BANALITÀ E UNA FEROCE LISTA DI FRANCESCO MERLO SUI GRANDI BANALI D'ITALIA, CON FABIO FAZIO '' BUONISTA EDUCATO, CHE ASSECONDA TROPPO I SUOI OSPITI E PROMUOVE LIBRI CHE NON HA LETTO'', ROBERTO BOLLE ''BANALITÀ DEL GLUTEO'', ELENA FERRANTE, ALFONSO SIGNORINI. COSA UNISCE MATTEO MESSINA DENARO E JOVANOTTI? CATTELAN, LA BANALITÀ DEL FINTO SCANDALO, LA PIÙ PAGATA DEL MONDO


1. LA BANALITÀ NON È BANALE
Stefano Bartezzaghi per ''la Repubblica - Robinson''

Visto da vicino, niente è davvero banale, niente è davvero originale. Cosa c' è di meno solenne e più dimesso del saluto "buonasera"? Eppure persino questa formula così quotidiana ha dato qualche brivido.

Stefano BartezzaghiSTEFANO BARTEZZAGHI
Il 26 agosto del 1978, il cardinal Albino Luciani era stato eletto Papa e aveva appena scelto il nome di Giovanni Paolo quando si affacciò alla Loggia di San Pietro e pronunciò in latino la sua benedizione alla folla plaudente. Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma gli tolsero il microfono perché, gli dissero, "non usava". Non fu così meno di due mesi dopo, il 16 ottobre, quando il cardinale Karol Wojtyla si affacciò alla stessa Loggia in veste papale e con il nome di Giovanni Paolo II.

Rivolse alla folla il saluto "Sia lodato Gesù Cristo", a cui fece seguire l' apostrofe "Carissimi fratelli e sorelle" e quindi un breve discorso, divenuto celebre per la trovata del "Se mi sbaglio mi corigerete". Forse la novità di un Papa straniero convinse i cerimonieri della necessità di rassicurare subito i fedeli sulla sua padronanza della lingua italiana. Il successore di Wojtyla, Joseph Ratzinger, scelse il nome di Benedetto XVI e il 19 aprile del 2005 esordì con "Carissimi fratelli e sorelle".

Jorge Mario Bergoglio si presentò come Francesco il 13 marzo del 2013 e disse "Buonasera". Da una benedizione formale in latino, a una formula liturgica, a un appello discorsivo sino al più ordinario dei saluti, quello che si rivolge in ascensore al vicino incontrato rincasando: vorrà dire che con Francesco persino il papato è diventato "banale"?

PAPA FRANCESCO BERGOGLIOPAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Accarezzavo già l' idea di dedicare uno studio particolare alla banalità ma la decisione definitiva arrivò quando lessi un tweet che accusava appunto papa Francesco di aver augurato la pace in Terrasanta in modo assolutamente non originale e di non essersi affatto impegnato per fare meglio. Ho pensato cioè che i social network costituiscono fra le altre cose l' ambiente in cui è possibile ritenere banale il Papa: quindi l' ambiente in cui è più interessante studiare la banalità contemporanea.

Non è molto probabile che a ispirare Bergoglio sia stato il Disperato erotico stomp di Lucio Dalla, che dice che "l' impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale": eppure i paradossi fra norma e eccezione, trasgressione e conformismo, banalità e originalità sono noti da sempre e c' è tutta una letteratura al proposito.

Non solo le sintesi esilaranti che Alberto Arbasino ha sempre fatto dei tipici complimenti da recensione amica ("straordinario, come sempre!"): si può arretrare sino a Giacomo Leopardi, che annotava "Quegli uomini che i francesi chiamano originali, non solamente non sono rari, ma sono tanto comuni che sto per dire che la cosa più rara nella società è di trovare un uomo che veramente non sia, come si dice, un originale". Il fatto è che odiare i luoghi comuni è a sua volta un luogo comune.

Alberto ArbasinoALBERTO ARBASINO
La parola "banalità", nel senso in cui la usiamo oggi, ha la stessa provenienza francese e la stessa età della speculare "originalità", due gemelle che giocano a scambiarsi di posto per confonderci le idee. Nascono entrambe con la società borghese, crescono assieme a romanticismo, giornalismo, surrealismo e avanguardie varie, rispondono al motto di Arthur Rimbaud su Il faut être absolument moderne puntualizzando, da parte loro, che "moderno" e "moda" hanno lo stesso etimo (da modo, in latino "or ora"). Non si può essere moderni senza aneliti di originalità.

Resta però il fatto che se voglio essere notato dalla vicina di casa devo salutarla in qualsiasi modo che non sia "buonasera" (a meno che non lo pronunci come in un ormai antico spot, dove " buonasera" diventava una cosa da ridere); se il Papa neoeletto dice "buonasera" è invece tutt' altro che banale. La prima cosa da capire è dunque che la banalità non è mai assoluta, come non lo è l' originalità ( e neppure, Rimbaud ci scuserà, la modernità): è sempre funzione della circostanza e anche di quella che in semiotica si chiama " enunciazione", cioè la relazione fra chi parla e chi ascolta.

RIMBAUDRIMBAUD
" Banale" è il contenuto del " ban", il " bando", la novità che l' araldo rende pubblica a tutti, nel villaggio: ciò che è comune, il sapere condiviso che istituisce una società. Perché, allora, non può essere anche "originale", legato cioè alle fonti dell' identità comune? Il problema è che noi non diamo valore al risaputo, al già detto, alla verità attestata; perché la accettiamo la verità deve arrivarci da uno svelamento, da una smentita di una verità già nota. Il modello è: " Tutti dicono che (che Armstrong è stato sulla Luna, che è meglio vaccinare i figli, che la Terra è rotonda), ma a me non la si fa".

L' originale diventa così l' autentico (in etimo "ciò che è fatto da sé") e l' autentico coincide con il vero; ciò che sanno tutti è invece svalutato. Per le verità che ci terrebbero a essere oggettive, di conseguenza, sono tempi duri.

Oltre alla diffidenza che ispira ogni presupposto comune c' è anche il dato di fatto per cui nei social network ogni nostro intervento (ogni frase ma anche ogni singolo emoticon o like messo con un clic sull' icona del pollice levato) è inesorabilmente corredato dalle nostre impronte " digitali", nell' altro senso dell' aggettivo; cioè da nome e immagine dell' account. Potrei essere il massimo costituzionalista italiano e mai potrei dire: "L' Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Quello che ne esce è sempre, inesorabilmente: "Bartezzaghi dice che: 'l' Italia'". L' oggettività è erosa già da principio e viene facile a quel punto confutare non l' enunciato ma l' enunciatore. Perché lo dici?

umberto ecoUMBERTO ECO
Perché citi solo la prima parte dell' articolo? Perché citi l' articolo 1 e non, per esempio, il 3? Può capitare e capita sulla Costituzione, che è il fondamento della nostra vita sociale; può capitare e capita su tutto, con il corollario che non si riconosce più autorevolezza ad alcuno. Chi ha studiato una materia tutta la vita è un professorone; chi ha lavorato nel ramo è stato prezzolato; chi si oppone ai venti antivaccinisti, terrapiattisti ( e prossimamente, chi sa, asinovolisti) difende i privilegi di casta e non c' è verità " ufficiale" che non meriti qualche colpo d' ascia. Persino il Papa può risultarci banale e oggi non chiameremmo Giovanni XXIII "il Papa buono", ma "buonista".

Siamo dunque diventati tutti "originali"? Lo si può pensare solo non tenendo conto di ciò che Leopardi aveva già intuito e parodiato: quanto facilmente banalità e distinzione si scambino di posto e quanta forza l' ordinario eserciti sullo straordinario. Se prendiamo a esempio le polemiche filistee contro il " politicamente corretto" ( che in Italia non ha mai costituito quella cappa di conformismo poliziesco che si evoca fantasiosamente) vediamo che in tema di rapporti fra i sessi chi definisce banali e ipocriti gli scrupoli non fa che richiamare in servizio luoghi comuni anteriori e davvero insensati, come "l' uomo è cacciatore" e "la donna deve innanzitutto accudire la prole". Il discorso pubblico ritorna così alla "natura" ( dell' uomo, della donna, del bambino, degli italiani, dei francesi, dei settentrionali, dei meridionali, degli ebrei, dei musulmani, dei migranti, dei comunisti etc.), da dove la critica massmediologica e ideologica l' aveva scacciato, a partire dal primo Roland Barthes negli anni Cinquanta e dal primo Umberto Eco nei Sessanta.

Oggi chi si scaglia contro le banalità si trova a rivalutare come originali asserzioni equivalenti ai blasoni popolari, del genere " i liguri sono avari", " l' arabo è infido", " torinesi falsi e cortesi", " vicentini, magna- gati". Grattando la superficie della banalità si precipita negli abissi del sapere tradizionale.

roland barthesROLAND BARTHES
Tra l' ammirazione obbligatoria e rituale per il capolavoro di Sergej Michajlovi Ejzentejn e " La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca" di Fantozzi rag. Ugo il luogo comune vigente è il secondo e lo resta ancora, oggi quando certo non ha più alcun potere dissacrante. Il rimedio sarebbe allora quello di non rendere sacra né La corazzata Potëmkin né la sua stessa dissacrazione, ma chi ci darà tutta la laica saggezza che sarebbe necessaria a tanto?

Forse era meglio quando si riteneva che la gente fosse ingenua e quindi credulona e si esortava a diffidare. Ora le credenze infondate e stravaganti sono conseguenza non dell' ingenuità ma proprio di una malizia diffidente mal attrezzata.

Sulla scena pubblica, neppure tanto nuova, dei social network la competenza dei sapienti (che se ne stanno accorgendo, e a proprie spese) appare nei panni della sufficienza.
il bail in europeo cagata pazzescaIL BAIL IN EUROPEO CAGATA PAZZESCA
Gli hashtag di oggi, gli slogan innovativi invecchieranno presto e mostreranno le corde della loro stessa banalità. Ma i paradossi del senso comune insegnano alla logica che essa non è sufficiente a scongiurarli. Quale fondamento dare a una nuova credibilità del discorso del sapere è la vera questione.

Sarà appunto banale dirlo, ma occorre innanzitutto neutralizzare l' anatema con cui bolliamo come negativa la banalità. Pensiamoci, la prossima volta che qualcuno ci dice "buonasera" pur senza essere papa.


2. FENOMENOLOGIA DEL GRAND BANAL
Francesco Merlo per ''la Repubblica - Robinson''


Fabio Fazio

È la banalità di sinistra, bene ormai prezioso nella Rai militarizzata dalla banalità di destra. Buonista educato, asseconda troppo i suoi ospiti e promuove libri che non ha letto, ma preferisce l' accoglienza al razzismo e la corda civile alla corda pazza.

fabio fazioFABIO FAZIO
È dunque la virtuosa banalità del politicamente corretto, oggi espulso dalla coscienza nazionale, che resiste alla viziosa banalità del vaffa-sovranismo più scorretto, del potere che si spaccia per contropotere. È il garbo che intona contro lo sgarbo che rintrona, il suono che assopisce contro il tuono che stordisce l' intera tv, persino da Lilli Gruber che pure del garbo è la signora. Diceva Eco: "Ci siamo spinti alla comica banalità di chiamare non vedente il cieco, ma la civiltà del rispetto vale la fatica".

Elena Ferrante

È la banalità del Sud che piace agli americani e agli italiani del Nord.
Scarpe rotte, fame, padri violenti, e in tv dialetto sottotitolato come nella Terra Trema di Visconti: un tardo dickensismo partenopeo, la banalità del ma-re.
ANITA RAJA ELENA FERRANTEANITA RAJA ELENA FERRANTE
Ma la Napolitudine, la presunta specialità di essere napoletani, non è una chimica del liquido seminale, ma un' identità di carta che scala le classifiche, il luogo comune delle emozioni e dei friarielli, del rione pittoresco e straccione, la letteratura dell' irredimibile che scalda le coscienze.

Ed è banale il mistero del nom de plume in un mondo senza mistero, il gioco femminile dello pseudonimo: da Neera a Liala, dalle scrittrici rosa a Sveva Casati Modigliani. C' è pure la banalità di nascondersi dietro un uomo, (forse) un gran marito.

Alfonso Signorini

È la banalità del gossip e della tv trash.
alfonso signorini mangia il prosciutto in trasmissioneALFONSO SIGNORINI MANGIA IL PROSCIUTTO IN TRASMISSIONE
Si dichiara gay ed è bravo a raccontare l' Italia come un melodramma. Ma rimprovera, nientemeno, al cardinale Ravasi, coltissimo biblista ed ebraista, la simpatia per Mahmood: "Basta con questa Chiesa da Baci Perugina".

Tra i suoi scoop recenti: la gravidanza di Belén e le giostre sentimentali di Elisa Isoardi. Da almeno due decenni pubblica le foto in panza e braghe dei nemici di Berlusconi - il suo editore - che invece tratta e trucca come un re: "Per lui mi butterei dal balcone".
Però dice: "Il gossip deve essere irriverente e spudorato". Aggiunge, con buone ragioni: "I giornali blasonati ci copiano e fanno peggio di noi". Gli sono stati dedicati libri molto (troppo?) seri. "La banalità - scrive Bartezzaghi - non sempre è stupida e la stupidità non sempre è banale"


Roberto Bolle

roberto bolle nudoROBERTO BOLLE NUDO
È la banalità del gluteo. Nel 2009, recensendo l' Aida di Zeffirelli, il critico musicale Paolo Isotta scrisse sul Corriere che l' unica cosa memorabile erano le natiche "liberamente periziabili di Roberto Bolle" che "per miracolo mettevano d' accordo tutti i sessi e ceti e categorie". Ma Bolle mai esibisce la banalità della malizia, e mai ammicca al sesso: è l' eccellenza del diavolo buono, il ballo atletico senza la sensualità dei Nureyev.

roberto bolleROBERTO BOLLE
Ha scritto il New York Times che il nostro non è più il tempo delle ballerine, ma dei ballerini maschi: "There' s never been a better time to be a male dancer".
E però l' arte di Bolle, alla Scala e in tv, non solo non è di genere, ma è un' impresa inventata dalla mamma e gestita dalla sorella: una magnifica banalità italiana.


Matteo Messina Denaro

È la banalità del male, senza volto e sempre in fuga. Nel 2010 Forbes lo descrisse ricchissimo: "È conosciuto ( sic) come Diabolik e come the italian mafia' s playboy, noto ( sic) per lo stile di vita veloce, le Porsche e i Rolex". Quando poi li prendono, questi imprendibili mafiosi, sono invece banalissimi panciuti con l' aria e il lessico dei sottoproletari.
messina denaroMESSINA DENARO

Lui è latitante da 26 anni benché siano stati arrestati un centinaio di complici e benché gli investigatori speciali - Sco, Ros, Gico, Scico, Aisi, Aise - siano sempre a un passo dal prenderlo: "È mai possibile che a Castelvetrano tutti incontrano Matteo tranne noi?". Ecco la banalità secondo Borges: "Somigliava a tutti gli uomini, tranne nel fatto che somigliava a tutti gli uomini"


Carlo Cracco

craccoCRACCO
È la banalità del sapore spacciato per sapere. Il tuorlo marinato, l' ostrica coi fichi e il cioccolato con le olive nere sono banalità creative che somigliano alle parodie di Antonio Albanese, al brodo arrosto e al riso tatuato all' incenso.

Ma intimidiscono il palato e friggono il giudizio perché sempre la banalità monta e gonfia come la sua maionese di liquirizia. Negli spot pubblicitari si compiace come un campione, come David Beckham: "Il mio bagno, il mio living, la mia cucina". Al contrario quando faceva il giudice di Masterchef era cattivo, (quasi) all' altezza delle sue grue di cacao sul salmone. Quando serve la pizza, cara perché gourmet, ricorda la signora Coriandoli (Maurizio Ferrini) che alla banda Arbore serviva il coniglio con le cozze cucinato con lo strutto.





Maurizio Cattelan
maurizio cattelanMAURIZIO CATTELAN

È la banalità del finto scandalo: un gabinetto d' oro, Papa Wojtyla steso dal meteorite, i bimbi - pupazzi impiccati all' albero, Hitler in ginocchio, e in un museo c' è pure la denunzia del furto di un' opera d' arte invisibile che, ha detto ai carabinieri, "tenevo nell' auto".
Niente più basco in testa e pennello in mano, si laurea artista negandosi alla banalità della popolarità.

"Per 7 anni - ha raccontato Massimiliano Gioni - rilasciavo interviste e ritiravo premi al suo posto. E l' ho fatto parlare con frasi di Breton, Kafka e Carmelo Bene.
Ma era quello il vero Cattelan: l' artista con l' identità cangiante".
Di sé dice: "Io sono le fake news".
Trasgredendo seppellisce la trasgressione e il mito dell' artista-diavolo. È la banalità più pagata del mondo.
INSTALLAZIONE DI MAURIZIO CATTELAN IL PAPA COLPITO DAL METEORITEINSTALLAZIONE DI MAURIZIO CATTELAN IL PAPA COLPITO DAL METEORITE


Lorenzo Jovanotti

È la banalità di cuore-amore da sempre in testa alle classifiche.
Non l' amore disperato del sempre tradito, lasciato e maltrattato, ma l' amore felice ed entusiasta: "sento il mare dentro una conchiglia / l' eternità è un battito di ciglia". Poca musica, poca voce, molta simpatia, è onesto sincero e dolce di pensiero, la banalità della passione timorata, ancora a 53 anni scavezzacollo per mamme.
rossi jovanottiROSSI JOVANOTTI

Il manifesto della sua banalità è "No Vasco / io non ci casco" rimario di un improbabile rock morigerato contro la smodatezza del rock degli spericolati. Leggi i titoli - Mi fido di te, Baciami ancora, Chiaro di luna, Un raggio di sole... - e senti in bocca l' acqua delle patate lesse. E però in confronto alle "banalità originali" di Fedez, Mahmood, Ultimo e Achille Lauro, sembra il canto del pastore leopardiano.


Santiago Calatrava

È il grand' uomo del ponte.
Alla struttura sempre uguale del ponte strallato, com' era quello di Genova, sospeso e sostenuto da cavi ancorati ai piloni, Calatrava aggiunge la griffe degli sfarzosi elementi decorativi: una cresta, l' arpa, le eliche o - a Bilbao e a Venezia - il pavimento di vetro per rovinosamente scivolare e farsi molto male nel modo più banale.
CALATRAVACALATRAVA

Costi altissimi, tempi lunghissimi, errori e tribunali sono le sue originalità. Eppure non c' è sindaco che non voglia un bel ponte di Calatrava. Quello di Cosenza è la banalità più alta d' Europa. A Reggio Emilia e a Dallas ce ne sono tre. In California e a New York, in Spagna e in Germania, a Londra e in Italia, non c' è ruscello che non abbia il suo Calatrava.


venezia calatravaVENEZIA CALATRAVA
























ecco quindi che essa può essere utile come dicevo nel post : << a volte anche la banalità può essere preziosa e servire per spiegare meglio la lettura ai bambini ed in alcuni casi reagire alla propaganda razzistica ..... >>

 concluso  sulle prime  note  di per me lo so - cccp


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...