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20.8.25

chi lo ha detto che bisogna passare per forza da ONLYFANS & SIMILI. silvia “Io, mistress grazie al 36 di piede Col 39 facevo ancora la cassiera”

 Questo titolo  da  me  scelto  per  il  post  d'oggi suggerisce che il contenuto delll'articolo   preso  da  il  Fq  d'oggi  vuole sfidare l’idea che per guadagnare o affermarsi online sia necessario ricorrere a piattaforme come OnlyFans, spesso associate alla monetizzazione dell’immagine personale o contenuti sensuali.
La frase potrebbe  sembrare inserirsi ( ed  è  effettivamente  lo  è  )   in un discorso più ampio sull’autonomia femminile, la trasformazione personale e la critica ai percorsi “standardizzati” di visibilità o successo. Il riferimento al numero di piede potrebbe anche essere una frecciatina al mondo della moda o dell’intrattenimento, dove certi canoni fisici aprono porte che altrimenti resterebbero chiuse.💡 In sintesi La protagonista rivendica un cambiamento: da cassiera (col 39) a mistress (col 36), suggerendo che non serve seguire le strade più battute per affermarsi.   Riportando  tale  articolo   e  coomentandolo   ho  voluto      riprendere    un’alternativa, forse ironica, forse autobiografica, alla narrazione dominante del successo online.
  Ma   ora   basta      veniamo   all'articolo  in  questione  e  co un  glossario   a  fiune  post 

Bologna
Domani viene uno di 56 anni, vuole stare in gabbia: lo chiudo lì un paio d’ore e mi paga 500 euroNon sono una escort, non mi spoglio mai mentre faccio spogliare loro quasi semprePrima prendevo 7 euro l’ora e tanti insulti, adesso ne prendo 100 e gli insulti li tiro io”. Tutto grazie a una foto pubblicata su Facebook. Una foto di piedi. Numero 36 per la precisione. Un dato fondamentale per questa storia che ha come protagonista Silvia, una procace 53enne dal forte accento bolognese. Per anni, anzi decenni è stata una presenza fissa alla cassa di uno dei supermercati più centrali e grandi di Bologna. Sempre sorridente e cortese nonostante i turni lunghi e la paga scarsa. Poi è arrivato il Covid, uno spartiacque: “La clientela si era stressata, impaurita, mi sembravano tutti più maleducati e aggressivi. Ero stanca e giù di morale, avevo appena chiuso una relazione e un pomeriggio per giocareho caricato una foto dei miei piedi su Facebook”. In poche ore viene sommersa da commenti entusiasti e piccanti. C’è anche quello di un signore, titolare di un negozio in centro che la invita in pausa pranzo: “Ti do 50 euro se me li fai baciare”. Silvia è una pratica. Di solito 50 euro li guadagna in un’intera giornata da cassiera, seduta dietro un rullo trasportatore a guardare le spese, e le vite, altrui che scorrono via veloci. “Perché non provare? Sono andata: per mezz’ora, forse 40 minuti, mi ha massaggiato e baciato i piedi. E mi ha pure pagato! Mi sono sentita come Renato Pozzetto in quel film, Da grande, quando scopre di poter guadagnare dei soldi facendo il babysitter, cioè passando il tempo a giocare. Quel giorno ho capito che il paese dei balocchi esiste anche per me”. Nel giro di alcuni mesi diventa Dea Silvia e lascia il supermercato. I clienti si dividono in due macro categorie: gli schiavi e i feticisti dei piedi. “Lo schiavo si rivolge rigorosamente a me dandomi del lei, mi ritiene un essere superiore e come tale si comporta. Il feticista invece viene solo per il fine, perché per lui il piede è una parte erotica. Neanche la gamba intera, spesso solo il piede. Io in entrambi i casi rimango sempre vestita, non mi spoglio mai mentre faccio spogliare loro quasi sempre”.

La maggior parte sono uomini di potere o che ricoprono posizioni di responsabilità, hanno compagne o mogli ma, spiega Dea Silvia “o hanno piedi brutti o sono troppo pudiche. Prima di incontrarli faccio un colloquio, voglio capire chi sono e che desideri hanno. Il più giovane ha 18 anni, il più anziano 67. C’è chi si fa 400 km ogni mese per incontrarmi. Domani viene uno schiavo di 56 anni, ha voluto comprare una gabbia: lo chiuderò dentro per un paio d’ore mentre esco con le amiche”. Costo? “Sui 500 euro”. Non tutti pagano, molti ricambiano con regali o servizi. “Magari mi mandano un buono su Amazon da 30 euro e gli faccio un video dei miei piedi. Ho anche uno schiavo di Pordenone che mi pulisce casa, un altro mi fa da autista, anche il mio dentista è uno schiavo”.

A settembre da donna concreta, Dea Silvia aprirà la partita Iva: “Il commercialista è lo schiavo di una mia collega”. In poco meno di quattro anni, Dea Silvia ha diretto circa 700 ‘sessioni’. Alcuni giorni sono particolarmente intensi, con anche cinque incontri ma non ama il digitale e non la vedremo su Onlyfans: “Mi piace bermi un caffè prima o dopo, magari con una fetta di torta, per me la dimensione amatoriale, casalinga, è importante. Quando ho cominciato non ne sapevo molto, adesso invece mi sono attrezzata: ho 200 paia di scarpe, per accontentare tutti i gusti, frustini, sculacciatori vari. Stasera ho una seduta di trampling (pratica che consiste nel farsi calpestare, ndr), è un omaccione di due metri, camminare sopra di lui avanti e indietro è un bel lavoro, a volte penso che dovrei usare il contapassi”.

Precisa che “da leone ascendente leone è una guerriera di natura” e si incazza se le danno della escort: “Ne ho conosciute in questi anni, facciamo un lavoro diverso. Io non mi spoglio mai, la mia è tutta una performance di testa, di potere. Sono io che ho il controllo per la prima volta nella mia vita e non penso di dovermi vergognare di nulla”. E il piede numero 36? “Entra tutto in bocca, se avevo un 39 stavo ancora dietro la cassa”.




IL FETICISMO dei piedi, noto anche come podofilia, è una parafilia in cui l'eccitazione sessuale è legata ai piedi o alle calzature. Si manifesta con un forte interesse, spesso esclusivo, per i piedi, che può includere il desiderio di guardarli, toccarli, annusarli, leccarli o usarli in contesti sessuali.
La dominatrice (anche padrona o, con il termine inglese, mistress )è una donna che, nelle pratiche BDSM, interpreta un ruolo dominante. Lo stereotipo la raffigura vestita con abiti in pelle o latex di colore nero, con scarpe o stivali con tacco alto e con in mano un frustino


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