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26.3.25

Denuncia il concorso irregolare, l’università lo annulla e stavolta vince lei: la storia di Stefania Flore

 Questa è una piccola storia che merita davvero di essere raccontata.È la storia dell’avvocata e ricercatrice

Stefania Fiore, 35 anni, Denuncia il concorso irregolare, l’università lo annulla e stavolta vince lei: la storia di Stefania Flore


Qualche tempo fa ha partecipato a un bando di concorso per un assegno di ricerca da 19mila euro in Scienze giuridiche su diritti del minore e nuove tecnologie.Con un curriculum del suo livello, avrebbe dovuto vincere a mani basse. E invece si è vista scavalcare per due punti da una neolaureata il cui relatore di tesi era - tenetevi forte - lo stesso Presidente di Commissione che valutava i candidati, in un conflitto di interessi smisurato.Non solo. Come riporta il “Corsera”, è venuto fuori che i criteri di valutazione sono stati persino modificati successivamente sulla base dei curriculum dei candidati.Così Stefania Fiore ha fatto l’unica cosa da fare in questi casi: ha denunciato tre docenti per falso ideologico in atto pubblico. Ha rifatto il concorso, questa volta pulito, e lo ha finalmente (e giustamente) vinto, ottenendo bando e assegno.Non ha fatto bene, ha fatto benissimo a denunciare. E il modo in cui lo ha spiegato, in questo Paese di furbi, di raccomandati e di clientelismo fuori scala, è quasi commovente.“Il problema di noi ricercatori è che non siamo uniti e non siamo coraggiosi. È un diritto chiedere di vederci chiaro di fronte a sospetti di irregolarità. Spero di convincere altri ad alzare la mano e dire: ‘Questa cosa non mi va bene'”.

da la nuova sardegna

L’avvocata cagliaritana: «Quando c’è il sospetto di un’irregolarità è un diritto volerci vedere chiaro: vorrei lo facessero anche tante altre persone»


Cagliari La sua è una storia di rivalsa. L’avvocata Stefania Flore, di Cagliari, in queste ore è salita alla ribalta delle cronache nazionali per la vittoria del bando per un assegno di ricerca all’Ateneo di Bologna, nella facoltà di Scienze giuridiche. Contratto di un anno e mezzo sui diritti del minore con l’utilizzo di nuove tecnologie, via dal primo aprile. La particolarità è che Flore, 35 anni, nel curriculum dottorato e diploma di specializzazione più pubblicazioni e docenze varie, ha dovuto vincere il bando due volte.
Al primo tentativo Flore era stata superata da una neolaureata con uno stage di pochi mesi al parlamento europeo. La stessa, aveva sostenuto la tesi con la presidente della commissione che valutava i candidati del concorso e collaborava con un’altra docente, anche questa della commissione. Incongruenze erano uscite fuori anche nei criteri di valutazione. Per questo motivo Stefania Flore aveva fatto scattare la denuncia nei confronti dei professori e all’apertura di un’inchiesta in Procura.
Il Dipartimento dunque ha pubblicato un nuovo bando e stavolta la vincitrice è risultata proprio lei, Flore.  «Ho pensato che non si volesse lanciare il messaggio di premiare una persona che aveva dato fastidio. Poi credevo che il secondo bando fosse stato fatto proprio per aprire ad altri candidati in grado di competere con me», sono i pensieri, di cui ha parlato al Corriere di Bologna, passati per la testa dell’avvocata cagliaritana che aveva ormai perso le speranze. «Devo dire che in queste settimane ho ricevuto tantissima solidarietà da parte dei colleghi di tutta Italia. A me interesserebbe molto aiutare e dare consigli a chi si trova nelle condizioni in cui mi ero trovata io. Il problema nel nostro mondo è che la gente non condivide informazioni – le sue dichiarazioni –. Avrei preferito passare onestamente la prima volta ma ora che la correttezza è stata ripristinata per me non c’è problema. Potevano anche non farmi passare perché il colloquio è discrezionale, quindi penso che in fin dei conti mi abbiano comunque voluta». E ancora, nell’intervista rilasciata: «Molte persone ti spaventano, ti dicono: vedrai che ti rovinano la vita o che ne risenti in salute. Io non l’ho vissuta così male. Anche di fronte a un sospetto di irregolarità è un diritto chiedere di vederci chiaro. Vorrei che tante persone lo facessero, il problema di noi ricercatori è che non siamo uniti e non siamo coraggiosi



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