Sassari È nei momenti di difficoltà, quando tutto sembra andare storto, che spesso si riescono a trovare risorse inaspettate e soluzioni che cambiano per sempre la vita. È quello che è successo al sassarese Livio Lai, un omone alto due metri con le mani enormi ma leggere, che riescono a danzare sulla carta e sul sughero e a creare oggetti d’artigianato raffinati ed eleganti. Livio Lai ha 55 anni e la sua è una storia di rinascita e riscatto, la testimonianza vera e diretta che non bisogna mai darsi per vinti, perché a volte, la soluzione dei problemi è sotto ai nostri occhi e non ce ne accorgiamo finché non ci troviamo con le spalle al muro. Nel 2020, in piena pandemia, Livio è stato licenziato in tronco. Di colpo, da geometra specializzato in informatica, con moglie e tre figli a carico, si è ritrovato senza un lavoro. Una condizione che avrebbe messo in ginocchio chiunque.
Lui, invece, dopo lo choc iniziale, si è guardato intorno, ha ragionato con sua moglie Claudia Melis, e ha capito che la soluzione ai suoi problemi sarebbe passata attraverso il suo amore per l’artigianato. Una passione ereditata dal nonno Antonio Senes, carabiniere intagliatore, e portata avanti sin da ragazzo, quando giocava a basket perché era alto 2 metri e 02, e uno sport doveva pur farlo, ma il suo istinto lo spingeva a lavorare con gli oggetti, a cucire, a intagliare.
Le sgorbie da intagliatore del nonno e la macchina per cucire Singer della nonna sono così diventati i suoi nuovi strumenti di lavoro. Dalla famiglia, da suo nonno e dalle sue due nonne è così arrivata una risposta alla crisi.
Nei primi giorni di pandemia, dopo avere realizzato a mano alcune mascherine artistiche per familiari e amici, con materiali di qualità e un design originale (le mascherine hanno un doppio profilo: il suo e quello della moglie), ha iniziato a ricevere tantissime richieste. A quel punto Livio ha iniziato a produrle in grandi quantità, anche per grandi imprese, trasformando le mascherine nel suo primo business artigianale.

La maschera di carta di cotone piegata è frutto «di una ricerca durata anni, ancora prima della pandemia», spiega Lai, il design richiama chiaramente le maschere sarde, ma ha una sua sintesi stilistica che la rende unica e riconoscibile. Così i tappi di sughero intagliati, usati anche per comporre quadri con figure geometriche, dove le ombre creano dinamicità e movimento. «Ordino i tappi direttamente dai produttori e devo lavorarli quando sono ancora umidi ed elastici - racconta Lai - perché una volta che induriscono è impossibile intagliarli».Le opere di Livio Lai sono in vendita principalmente nel suo atelierdi Sassari, ma si possono trovare anche in diversi negozi di artigianato in diverse località della Sardegna. Inoltre, continua a partecipare alle fiere, da Mogoro a Milano, portando avanti il suo progetto. Nel laboratorio di via Torre Tonda, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, Livio Lai riscrive la propria storia di rinascita.
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