16.3.25

La storia di Luca Felli: 14 anni, nato al Sant'Eugenio di Roma ma fantasma per l'Anagrafe

 succede  spesso     che nelle  anagrafi  dei comuni e  lebache   dati  dei  vari enti   governativi 
\  statali    ci siano   delle  discordanze      come   raconta  l'utente   


In prima elementare, mio figlio non risultava iscritto perchè  non avevo presentato il certificato di nascita che il comune mi aveva mandato a casa. Vado al comune a richiedere il documento, una impiegata mi guarda storto e già mi fa il quadro della mamma scellerata.Risulta che mio figlio è morto.Le faccio la faccia di disprezzo, la stessa che aveva fatto a me.Vado dal direttore e chiedo immediatamente di rimettere in vita mio figlio e di correggere l'errore. Una persona morta era ancora viva e mio figlio sparito dall'anagrafe. Ma vi rendete conto della gravita ?


Ma si risolve subito ..Qui sono passati ( e chissà quanti anni dovranno passare ancora visto che la cosa finisce in tribunale e fra : primo e secondo grado \ appello e cassazione ci voglio come minimo 15\20 anni ) .  Ora   dopo il caso della cittadina ( in realtà essendo nata e registrata all'anagrafe di rovigo e vissuta in Italia è Italiana ) Cinese che a 17 anni dopo la registrazione all'anagrafe ha vissuto come un fantasma dalla nascita: per 17 anni non è stata mai a scuola né dal medico ha vissuto sempre in laboratori tessili clandestini nel Nord Italia, fino alla sua identificazione a Brescia  un  altro caso di cattiva  burocrazia 

  
La storia è questa

 Corriere  della sera  tramite  Msn.it \  Big  

«Spiace, ma suo figlio non esiste». Vaglielo a spiegare all’Anagrafe del Comune che il bambino, ormai ragazzo, esiste eccome, è un 14enne in carne e ossa, mica un fantasma come sostiene la burocrazia capitolina. Perché in via Petroselli Luca Felli non risulta, «non esiste atto di nascita a lui intestato», ammettono dal Campidoglio. E, per questo, il ragazzo è invisibile anche all’occhio di Ama, che non lo considera nella Tari di famiglia, e di Atac, che non gli fa fare l’abbonamento perché, in quanto ectoplasma, non compare tra i residenti. Luca però ha prove di ferro che certificano la sua esistenza: ha tessera sanitaria e passaporto, quindi esiste per lo Stato. E, potere delle autocertificazioni, esiste anche per le scuole che lui frequenta regolarmente e senza mai chiedersi se è il caso o meno di rispondere presente all’appello. Adesso tocca al Tribunale ordinare al Comune che, sì, Luca c’è e ha diritto a un atto che possa far finalmente tornare in sincro le due dimensioni finora sfasate, quella della realtà e quella amministrativa.Ma è solo il finale di questa storia senza spiegazione e, al momento, senza soluzione, in bilico tra l’essere e il non essere, tra Shakespeare e Kafka, tra dramma e ironia. Perché, al netto delle situazioni surreali che talvolta si creano in via Petroselli, la storia è comunque seria visto che, senza carta d’identità, Luca ha problemi a viaggiare, a prenotare alberghi, a iscriversi a corsi o anche solo ad andare a mangiare la pizza con gli amici dato che, senza documenti di riconoscimento, non si potrebbe circolare.Tutto inizia alle 12.42 del 19 dicembre 2010, quando Luca viene alla luce al Sant’Eugenio. Però l’inghippo emerge solo 14 anni dopo, lo scorso ottobre, quando Sandra e Simone, mamma e papà, provano a rinnovare l’abbonamento Atac del figlio che l’anno prima era stato fatto auto-certificandosi. Il controllo sui pc, gli occhi sgranati dell’addetto, si capisce che qualcosa non quadra: Luca non è tra i residenti a Roma anche se, da quando è nato, vive con i suoi (e poi anche con la sorellina Francesca) non lontano da Ostia. Niente atto di nascita, niente tessera. Così scatta la chiamata all’Anagrafe del Comune — gorgo di carte e attestati in cui finiscono 30 mila atti di nascita all’anno — che, gelando i genitori, conferma di non trovare tracce dell’esistenza di Luca: «Non risulta agli uffici comunali nessuna comunicazione ricevuta dall’ospedale Sant’Eugenio per l’oggi ragazzo Luca Felli».
Eppure la comunicazione era partita il giorno dopo la nascita, «alle 10.40 del 20 dicembre 2010», come riportano le ricevute della trasmissione prodotte, poi, al Tribunale. Ma «non risultano prove della ricezione», ribattono da via Petroselli. L’atto, evidentemente, si perde nell’etere tra ospedale e Anagrafe, e nessuno al momento è stato in grado di fornire una spiegazione plausibile di quanto accaduto. Da ottobre, quando cioè i genitori di Luca e il Campidoglio hanno inviato la loro denuncia parallela alla Procura, si indaga sul perché il ragazzo secondo i database del Comune non sia mai venuto al mondo. Anche perché in ballo ci sono ipotesi pesanti (e probabilmente prescritte) che contemplano il reato di omissione d’atti d’ufficio, e vale la pena fare chiarezza. «Magari in fretta», si augura Simone, che poi aggiunge di «non provare rabbia per quanto sta succedendo», però pure di essere «abbattuto e scoraggiato» dal muro di gomma della burocrazia su cui i Felli ormai rimbalzano da mesi.
Il viaggio tra le scartoffie, infatti, non è ancora finito. Inutili i blitz di famiglia nel Municipio X e negli uffici della Garbatella per scovare elementi in grado di provare l’esistenza amministrativa di Luca. Impossibile, ora, anche rinnovare il passaporto appena scaduto che, anni fa, era stato ottenuto portando a mano i documenti rilasciati dal Sant’Eugenio: dal 2021 questure e Regione (per la tessera sanitaria) devono pescare i dati nel serbatoio dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente in cui vengono riversati anche i documenti di via Petroselli, ma siccome lì non si trova nulla, anche la pratica per rinnovare il passaporto si incaglia. L’unica possibilità di far recuperare a Luca la sua identità è, da ottobre, nelle mani del giudice: il Comune, infatti, non può redigere un atto di nascita a 14 anni dall’evento, può procedere solo se un magistrato glielo ordina. «La situazione può essere sanata solo con la formazione di un atto per ordine del Tribunale competente», dice il Campidoglio. Solo allora, insomma, Luca sarà davvero Luca anche per Roma.

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