sfogliando msn.it \ big leggo dal corriere della sera edizione Bari del 17\3\2025 la storia riportata oggi . Confermo quanto detto dal titolo ciioè si puo essere erori anche senza essere mlitari e in guerra . E che spesso per parafrasare Eroe per caso un famoso film degli ani 90 si può essere eroi per caso .
Infatti dal link citato nelle righe precedenti
morale derivata dalla completa assenza di sicurezze, dove anche quelli che sembrano essere i più alti comportamenti altruistici non sono in realtà che l'azione resa necessaria dal contesto e dalle circostanze. Un comportamento morale che richiama quello della "morale della situazione" elaborata nell'ambito dell'antico relativismo etico sofistico.
Ma basta divagare e veniamo alla storia in questione
Nicolò Valentini, tarantino 27enne laureato in medicina, era su un volo della Delta Airlines quando è stato richiesto il suo intervento per una 59enne: le cure prestate fino all'arrivo ad Atlanta con il trasferimento della donna in ospedale
di Cesare Bechis
Ha la vocazione per la chirurgia. E dopo la laurea in Medicina, conseguita nel 2024 all’università Magna Graecia di Catanzaro, il 25enne tarantino Nicolò Valentini ha fatto parlare i giornali di sé salvando la vita di una donna a bordo di un aereo, mentre sorvolava l’oceano verso gli Stati Uniti. Ha scongiurato con il suo intervento gli effetti pericolosi di un attacco cardiaco acuto
Questa esperienza le ha fatto scoprire qualcosa di nuovo di sé?
«Ho avuto la conferma che, nelle situazioni di emergenza, è importante essere concentrato e freddo. Nulla di nuovo per me, so di essere un tipo molto concentrato dal punto di vista professionale. E’ stata un’esperienza importante nella quale non ho avuto esitazioni, scoprendo che la presenza di un medico può aiutare generalmente tutte le persone che ti stanno intorno».
Lei andava negli Stati Uniti per lavoro?
«Avevo un colloquio di lavoro in un ospedale di Memphis, nel Tennessee, per la mia specializzazione in chirurgia. Avevo mandato il curriculum. Mi faranno sapere l’esito. Poi sono rientrato in Italia e sto lavorando a Taranto, la mia città, in una struttura pubblica».
La dotazione medica a bordo dell’aereo era sufficiente?
«Per un intervento di emergenza come quello che ho dovuto affrontare sì, è sufficiente, ma deve essere rapido. Ovviamente diventa insufficiente per interventi complessi».
Appena laureato lei non s’è riposato neanche un po’. Cosa ha fatto?
«Non ho voluto perdere tempo. Ho approfondito la mia passione prima in Polonia dove ho studiato chirurgia classica e generale, poi sono andato in Ungheria per studiare ortopedia e traumatologia, infine a Monaco».
Quale le è stata più utile?
«Sono state tutte e tre molto formative, sia dal punto di vista professionale sia personale».
In famiglia ci sono altri medici?
«No, io sono il primo».
Che hanno detto i suoi di questo episodio?
«Sono stati contenti naturalmente. Il gesto acquista particolare valore quando avviene fuori dell’orario di lavoro e devi garantire la salute delle persone che si trovano in difficoltà».
Condividono le sue scelte?
«Sì. Pensano che sia importante avere opportunità ed esperienze professionali all’estero, anche perché queste aiutano a formarsi come persona. Tutto contribuisce a migliorare la tua consapevolezza come medico e come individuo».
Se dovesse andare a lavorare all’estero diventerebbe un cervello in fuga o tornerebbe in Italia?
«Ora come ora non saprei proprio, non posso dirlo. So soltanto che sono molto aperto nei confronti della vita in generale. Ma può anche darsi che non andrò via».
Lei ha un passato giovanile da ballerino. L’esperienza è chiusa?
«Ho cominciato a ballare a 5 anni, per la precisione balli caraibici. All’inizio era un passatempo, poi è diventata una cosa seria e ho fatto vero agonismo, fino a quando non sono andato all’università. Ho partecipato a diverse competizioni vincendo anche due campionati italiani. Poi mi sono concentrato nella preparazione da medico e ho lasciato perdere la danza, anche se era una vera passione. E’stata però importante come forma mentis e come formazione del carattere, perché lo sport ti consente di essere preparato alla gestione dell’ansia e delle situazioni difficili e impreviste. Fisicamente ti insegna a gestire la fatica e le situazioni che nella vita quotidiana è difficile trovare. Mi ha insegnato anche a essere caparbio e a sacrificarmi, qualità che mi hanno aiutato nella vita da studente di medicina e ora da medico».
Le capita di ballare ancora?
«Dal punto di vista agonistico non ho più ballato. Ora mi manca la concentrazione necessaria».
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