da l'unione sarda di oggi
La passione è scoppiata con un “trallallera”. Luca Panna 36 anni, cantava sul carro della festa di San Giovanni e da lì ha capito che la musica sarebbe stata la sua strada. Ma non il rap o la trap, bensì “su mutetu” e “sa cantada”, «perché io amo la Sardegna e il mio obiettivo è conservare e tramandare le tradizioni». Da allora Panna ne ha fatta di strada diventando il più giovane cantadoris professionista in città e vincendo, proprio con un mutetu scritto da lui, la prima edizione del Premio Città di Quartu, organizzato dall’Accademia della lingua sarda campidanese.
La passione
«Sono appassionato di cavalli e qualche anno fa, partecipando alla festa di San Giovanni, ho cantato i “trallallera” e mi sono sentito felice. Poco tempo dopo ho accompagnato un mio amico nella sala prove del cantautore Tonio Pani, dove c’erano altri cantadoris, tutti per lo più anziani, e quando ho sentito la metrica de su versu ho iniziato a cantare. Poi hanno cantato un mutetu longu e l’ho visto come una sfida, volevo fare quel tipo di componimento». Così Luca comincia a studiare, a lavorare sulla memoria e a diventare sempre più bravo. «All’inizio mi sentivo un po’ a disagio tra persone più esperte di me, ma piano piano mi sono inserito».
Le prime sfide
L’esordio è nel 2019 alla festa di Santa Maria a Quartu. «Con il versus semplice improvvisato». Il mutetu longu arriva dopo, «a Cagliari in piazza San Michele quando avevo 32 anni. Ero molto emozionato e ancora mi vengono i brividi se ci penso. Ero con Tonio Pani, Eliseo Vargiu e poi Simone Monni e Luigi Zuncheddu che sono giovani anche loro ma di Burcei. Avevo paura di salire sul palco, di andare in black out, mi tremavano le gambe». Dopo però diventa tutto più facile e arrivano le esibizioni in varie parti della Sardegna. «Su mutetu è improvvisazione costante. I miei versi sono quasi sempre dedicati alla Sardegna». Ma non mancano altri temi come quelli del rispetto per le donne, «ho parlato di una tela pittorica e delle rose perché le donne sono belle come quadri e vanno protette come le rose. Un rispetto che purtroppo sta venendo a mancare».
Le radici
Oggi Luca Panna, di professione tornitore e saldatore, canta ogni volta che può: «Ogni tanto mi chiedo chi me lo faccia fare, sono super timido e questo è un mestiere che richiede tanti sacrifici». Ma le radici non si possono recidere. «In casa dei nonni hanno sempre parlato in sardo e devo ammettere che leggendo vecchie cantade mi sto rendendo conto che il mio è già un sardo moderno che sto cercando di correggere. Sto recuperando termini che non si usano più e cerco di eliminare gli italianismi». E in casa ha già gli eredi. «Miei figli hanno 4 e 5 anni e già mi hanno fatto da contra, da coro. A loro cerco di tramandare l’importanza delle tradizioni».
Andrea e Chiara: «Noi, fratelli senza saperlo» Nati dalla stessa madre, si sono incontrati un anno fa: «Ora siamo inseparabili»
Casualità
Andrea ha 25 anni, è di Monserrato e studia Infermieristica. Tra turni di volontariato nel 118 e la passione per le moto, non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe scoperto di non essere figlio unico. Aveva 17 anni, fu sua madre a rivelarglielo, quasi per caso. «Tutto è nato da uno stupido discorso, le chiesi se mio padre avesse ancora i capelli, confermò e mi chiese se lo volessi vedere, le dissi di no. Poi mi disse di Chiara» racconta Andrea. Ci vollero sette anni prima che trovasse il coraggio di contattarla. «Avevo bisogno di risposte». Così, il primo maggio 2024, decise di scrivere a quella sconosciuta su Instagram: «Dovremmo essere figli dello stesso padre, se ti va ne possiamo parlare». L’attesa fu breve, dopo 40 minuti, la risposta arrivò: «Perché dovrei crederti?». Scetticismo, dubbi, paura di una verità troppo grande. Poi i pezzi iniziarono a combaciare: la famiglia di lei a Cagliari, la somiglianza fisica, ed infine il nome del padre.
La videochiamata
Il giorno dopo si guardarono negli occhi per la prima volta, attraverso lo schermo di un telefono. La videochiamata durò più di due ore. Tra sorrisi incerti, Andrea e Chiara smisero di essere due estranei. «Non è da me, ma ho nutrito dal primo istante una profonda fiducia. Sembrava ci conoscessimo da sempre», ricorda, ancora emozionato. Due vite parallele: «Siamo cresciuti con due madri lavoratrici, che si sono fatte il mazzo per darci una vita migliore» e due caratteri complementari, lui più riservato, lei più estroversa.
Il primo incontro
A ottobre, il primo incontro a Cagliari. «Chiara conosce bene la città, ogni estate va a trovare la nonna». Stavolta, però, c’era un motivo in più per tornare. «Abbiamo passato più tempo possibile insieme, adesso ci sentiamo quasi ogni giorno». Nella vita della ragazza incombe un’ombra pesante: una relazione tossica che si è trasformata in un incubo. Aveva 14 anni quando ha incontrato quello che credeva essere il primo amore. L’affetto si è presto tramutato in controllo, la gelosia in ossessione. Poi, il primo schiaffo. E da lì, il baratro. Per anni ha sopportato, intrappolata nella paura e nell’illusione che qualcosa potesse cambiare. Ma la violenza non si ferma da sola. A 22 anni, dopo un’aggressione brutale che l’ha mandata in ospedale, ha trovato la forza di denunciare. «Quando l’ho saputo erano passati due anni, mi sono sentito impotente» confessa Andrea. «Avrei voluto proteggerla, impedire che accadesse. Se ci fossimo conosciuti prima, avrei fatto di tutto. Forse è successo solo ora perché non eravamo ancora pronti».
Il futuro
Andrea e Chiara non sanno cosa riserverà loro il futuro, ma un sogno c’è: vivere più vicini. «Siamo molto impegnati, io con lo studio e il 118, lei con il lavoro. Ma troviamo sempre il tempo l’uno per l’altra. Sono il suo primo fan, anche a distanza».Un legame sospeso per anni, un passato da ricostruire e un futuro da scrivere insieme.
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