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17.7.24

Cara beltà da dols.it Di Daniela Tuscano


     da    https://www.dols.it/  

 

La bellezza di Jasmine Paolini, anzitutto. Il suo sorriso a specchio, privo di malizia. Tanto diretto elibero da andare oltre il sesso. Sorriso meticcio, futuro. Fortissima nella sua donnità – che riempie e prevarica – Jasmine trionfa pure nelle défaillance, sprigiona energia e ottimismo.
Sinner la bacia da galantuomo, le braccia potenti lasciate inerti, quasi timide, per rispetto e dolcezza.
Non deve dimostrare nulla, Sinner. È un nordico italiano che la sa lunga, da quando è nato. Come Lorenzo Musetti, sperticato neopapà che vince con la stessa naturalezza con cui spinge la carrozzella del piccolo Ludovico. Come Matteo Berrettini, un Marcell Jacobs del tennis. Sono giovani, millennials o quasi, ma decisi, indipendenti, persino prolifici. E belli, fiorentemente belli.
Poi c’è Yamine Lamal, il diciassettenne del pallone, che non è italiano bensì spagnolo… Di padre marocchino e madre guineana.
Yamine ha un secondo padre, una fidanzata e un fratellino che, in un’istantanea tenerissima, egli «allatta» maternamente con la coppa dei campioni conquistata di fresco. Italiano non è, ma potrebbe esserlo perché queste miscellanee appartengono a ogni luogo.
E dànno origine a generazioni bellissime, fresche, gaudiose. Genti feconde, per cui la #famiglia non è un’astrazione. Ma nemmeno uno stereotipo. Lo è, famiglia, nella complessità delle relazioni, dell’allargamento, nello sdoppiamento dei rapporti, che si superano e ripigliano, ma forse, faticosamente, riescono ad agguantare la luce.
                  Di Daniela Tuscano

30.6.24

alla faccia di chi dice che la famiglia sia solo uomo - donna . Carlo Galimberti adotta il badante Fernando e diventa papà a 99 anni: «Ci vogliamo bene, siamo una famiglia


Questo articolo racconta una storia toccante di amore e generosità che supera i confini culturali e generazionali. Attraverso il legame tra Carlo e Fernando, si mette in evidenza il concetto che la vera famiglia non è determinata dal sangue, ma dall’affetto e dalla condivisione. La vicenda di queste due persone dimostra che i legami più profondi si basano sull’empatia, sulla solidarietà e sull’amore sincero.





Carlo Galimberti adotta il badante Fernando e diventa papà a 99 anni: «Ci vogliamo bene, siamo una famiglia»

 (foto Cimma/Lapresse)

La famiglia è molto più che un legame di sangue, una connessione voluta dal fato. No, la famiglia è soprattutto una scelta, lucida e consapevole, un'attestazione di un affetto, di un desiderio di vicinanza e di un senso di comunione. Lo hanno dimostrato Carlo e Fernando, che non hanno avuto paura di cambiare i loro ruoli, prima datore di lavoro e dipendente, poi padre e figlio. Carlo Galimberti ha 99 anni, un passato da sindacalista, da consigliere comunale e una memoria di ferro, ma anche un profondo senso di giustizia ereditato da sua mamma. Fernando ha 56 anni e un passato difficile in Perù, ma è riuscito ad uscirne, è giunto in italia e ha accolto l'offerta di Carlo di prendersi cura della sorella inferma. Dopo tanti anni insieme, Carlo ha deciso di fare il passo successivo, preparare le carte per l'adozione e accogliere nuovamente Fernando (ora anche lui un Galimberti) nella famiglia, stavolta in maniera ufficiale. Ora il badante, e figlio, ha ottenuto la cittadinanza italiana. 
L'adozione
Carlo ha da poco spento 99 candeline, ma l'età non lo ferma e, come dice Fernando, «ricorda tutto». Una caratteristica che ammira nell'uomo che nel 2013 è diventato suo padre e che ora, dopo un lungo processo burocratico, gli ha permesso di ottenere la cittadinanza italiana. Sono passati 11 anni da quando Carlo ha fatto quella chiamata all'assistente sociale e ha confermato che è possibile «anche adottare un adulto», come riporta il Corriere della Sera.




«Ci vogliamo bene, siamo una famiglia»Fernando insegnava inglese, in Perù, ma è dovuto scappare da un vicino che spacciava droga e ha trovato lavoro come badante. Per un po' è costretto a saltare di casa in casa, finché non ha trovato Carlo. È rimasto prima al fianco della sorella e poi, quando lei non se n'è andata, al fianco di Carlo. Una storia che come vuole la vita ha avuto i suoi alti e bassi, ma anche il suo lieto fine.
Il passato di Carlo
Ha 99 anni e nessun problema a raccontare il suo passato, anche i dettagli. Decimo di 12 figli, a 15 anni trova lavoro all'Alfa Romeo, con turni fino a mezzanotte e la guerra che imperversa. Ricorda con affetto la mamma che non si fidava a farmi tornare a casa da solo, e si vestiva da uomo per accompagnarlo, o di quando dava qualcosa ai poveri, un panino o un bicchiere di vino.Il suo senso di giustizia gli è rimasto addosso e lo ha accompagnato nella sua carriera come sindacalista prima, a combattere contro dei ritmi di lavoro stressanti, e come consigliere e assessore al Bilancio nel Comune di Bollate poi: «Il primo atto? Non firmare una fattura da 38 milioni. Ritenevo che fosse una tangente».




29.9.23

amore e fedeltà al tempo d'internet e dei social

ricolleganomi   allo scritto per  questro blog  di  margherita  todesco   ecco  dai social  (  a  volte  capita  di trovarci qualcosa  d'interessante   )   uno  spunto  che  lo  conferma  e  lo approfondisce  . 

  dalla  comunity  facebook 

  Utopia. 22 h

 
Mia moglie dormiva accanto a me e improvvisamente ho ricevuto una notifica di Facebook, una donna mi ha chiesto di aggiungerla.
Così l'ho aggiunta. Ho accettato la sua richiesta di amicizia e le ho inviato un messaggio chiedendole: "Ci conosciamo?.
Lei ha risposto: "Ho sentito che ti sei sposato ma ti amo ancora".
Era un'amica del passato. Era molto bella nella foto. Ho chiuso la chat e ho guardato mia moglie, dormiva profondamente dopo la sua faticosa giornata di lavoro.
Guardandola, stavo pensando a come si sente così al sicuro da poter dormire così comodamente in una casa nuova di zecca con me. È lontana dalla casa dei suoi genitori, dove ha trascorso 24 anni circondata dalla sua famiglia.
Quando era sconvolta o triste, sua madre era lì per farla piangere tra le sue braccia. Sua sorella o suo fratello raccontavano barzellette e la facevano ridere. Suo padre tornava a casa e le portava tutto ciò che le piaceva, e anche così si fidava molto di me. Mi sono venuti in mente tutti questi pensieri, quindi ho preso il telefono e ho premuto "Blocca".
Mi voltai verso di lei e mi addormentai accanto a lei. Sono un uomo, non un bambino. Ho promesso di esserle fedele e lo farò. Combatterò per sempre per essere un uomo che non tradisce sua moglie e non distrugge una famiglia.

5.6.22

l'amore merita non importa se etero o lgbt Dio ha detto semplicemente amatevi uno con l'altro

  canzoni  consigliate
LA PACE SIA CON TE (Renato Zero)
L'amore merita - Simonetta Spiri, Greta Manuzi, Verdiana Zangaro, Roberta Pompa

Ricevo una notifica su messanger che ××××× ( non essendo tra i miei contatti ne avendo  contatti in comune ) mi vuole mandare un messaggio .Vado a vedere se si tratta del solito spam pornografico , invece
appresa delle sorprese  ricevo una toccante ed bellissima email  che trovate pubblicata  sotto . Che mi conferma che il mio raccontate /riportare storie del mondo LGBT+ deve continuare . Ma è anche una risposta a  tutti gli omofobi diretti ed indiretti  o chi ( lo capisco ci sono passato anch'io ed a volte ci cado ed  non è  facile   liberarsene  o rimetterli in discussione   ) ha pregiudizi e preconcetti dovuti all'educazione familiare e all'ambiente in cui si è cresciuti . Mi ha  tolto le  parole di bocca   ed ogni ulteriore  aggiunta    al  di fuori di queste righe  e  degli approfondimenti a  fine post   sarebbe  superflua 


"Ciao Giuseppe, mi chiamo ***** e mi permetto di darti del tu perché sento di parlare con una persona "amica".
Poche volte scrivo in privato a qualcuno che non conosco ma questa volta mi sento di farlo per esprimere verso di te la mia più grande gratitudine. Leggo spesso i tuoi post, in cui altrettanto spesso ritrovo similitudini con il mio percorso, leggo di storie che hanno volti, che attraversano difficoltà nell'affrontare giudizi e #pregiudizi e mi ci rivedo maledettamente.
Ma di quelle storie prendo il bello, prendo il fatto che qualcuno si adoperi per raccontarle e  riprenderle , per farle conoscere e per sostenerle, e quel qualcuno sei tu.
Sto con mia moglie da 15 anni, con lei ho attraversato tantissime avventure che la vita ci ha messo davanti e all'inizio l'ho fatto con tanta paura. #Paura che la gente non capisse, paura che qualcuno reagisse male alla nostra relazione, paura di prenderla per mano e di baciarla per strada, paura di una parola di troppo.
E poi mi sono detta che chiunque non accetti, non capisca, non condivida, allora non è il benvenuto e



non farà parte della nostra #vita.
A parole è semplice, poi i fatti mi dicono che spesso mi limito ancora, meno di prima, ma lo faccio ancora.
Leggere delle storie che condividi, che fai conoscere, storie in cui credi, mi mette voglia di guardare al futuro con un sorriso più lucente, mi dà coraggio per il percorso che sto facendo con mia moglie, per il desiderio che abbiamo di allargare la nostra #famiglia, mi fa sperare   anche  se  la strada  è lunga  che la prossima generazione sarà più aperta, più buona, più altruista, perché consapevole.
La consapevolezza gliela daranno le persone come te che riescono a parlare di amore con una dolcezza e una semplicità incredibile, rendendo facile quello che facile è, basta saperlo riconoscere. Spero di crescere i miei figli così, con questa semplicità e questo amore.Quindi grazie, grazie davvero per quello che fai e per come lo fai, continuo a seguirti e a sostenerti."

Infatti  citando    il mio utente  

Siamo sempre così bravi ad assegnare #definizioni che rimangono attaccate alla pelle, talvolta a tal punto da far male, come un marchio a fuoco.
Direi di lasciare le etichette ai vestiti e ripartire dalla visione di persona dotata di propri #sentimenti. ❤️🌈

Note
Giovanni 13,31-35 Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (13,1-13)

passo chiudo alla prossima



28.11.21

L'eredità di Don Roberto ucciso tra i poveri A un anno dal delitto di Como, i volontari continuano l’opera del sacerdote accoltellato da uno degli uomini che assisteva: "La sua morte ha dato una scossa alla città" ed aiuto reciproco come il caso di Assia ragazza marocchina che aiutata adesso aiuta gli altri

 indipendentemente  da essere  laici , credenti ,  atei , confessionali   (  miscredenti  come  dicevano le mie  nonne  )     ai cattolici  ( ma  non solo visto che in italia    del  nord  ovest      esiste  una   forte minoranza    valdese  )   dobbiamo molto     a  loro  .   



Como è sempre stata una città accogliente ma la scomparsa di Don Roberto  (  vedere    video  )  ha aperto una lunga riflessione su come il povero e gli ultimi siano nostri fratelli". Parla chiaro Luigi Nessi, volontario, da anni in prima linea in carcere e nell'aiuto verso i più bisognosi. Nessi conosceva Malgesini da tanto tempo e insieme a lui andava a distribuire le colazioni tutte le mattine davanti alla chiesa di San Rocco, la parrocchia di don Roberto. "Oggi quella macchina non si è fermata" racconta Luisa, ostetrica in pensione da anni volontaria al fianco del don nella distribuzione di colazioni. "I volontari continuano il loro lavoro nonostante la figura fisica di Roberto non ci sia più". Ma a Como non c'era solo Don Roberto a fare un lavoro di accoglienza. Da anni la parrocchia di San Martino, guidata da Don giusto della Valle, si occupa di integrazione attraverso progetti educativi mirati per i migranti e gli ex detenuti. "Lo stile di Don Roberto è un'ispirazione perché era uno stile gentile e sempre disponibile per tutti noi che facciamo accoglienza - spiega Giusto - un modo e l'opportunità che ci sfida tutti i giorni".



Ovviamente questo non vuole dire assistenzialismo anche se il rischio c'è che si possa trasformarsi in esso . Ma    sia  che  sia   fatto in maniera   laica  (  come la  storia  che  riporto  sotto    )  sia   in  maniera   confessionale  o semi  confessionale   come  il  caso sopra  riportato , esso  ti  arricchisce  e  arricchisce  se   fatto bene      chi lo  riceve    come   la storia  che   riporto sotto  . Infatti  L’esperienza di Assia ha fatto da apripista al progetto “adotta uno scolaro” nella Provincia di Rovigo. Insegnanti in pensione aiutano bambini o ragazzi in difficoltà gratuitamente.

Lei è Assia. Vive in Marocco. La famiglia è numerosa, tira avanti a fatica. Ha 5 anni. Il padre decide per tutti. Si va in Italia, in Veneto. Assia apre la porta della sua nuova casa. È tutto grigio, freddo. Piange per giorni. Mamma e papà lavorano nei campi, si spezzano la schiena tutto il santo giorno, purtroppo non hanno tempo per asciugare le sue lacrime. Assia trascorre le giornate dai vicini di casa. Madre, padre, e tre figli la accolgono, le offrono gentilezza, cibo, giochi, le regalano il materiale scolastico. A scuola però è una tragedia. Assia è timida, spaventata. I compagni la tengono a distanza, le insegnanti non la aiutano. Questo è sbagliato, sei lenta, non capisci. A fine anno convocano i genitori e mettono le cose in chiaro. Vostra figlia non andrà lontano. Bocciata. Assia piange così tanto che le bruciano gli occhi. Quella che intanto è diventata la sua famiglia italiana corre in soccorso e apre le porte di casa per le vacanze. Può stare da noi, farà una full immersion di italiano, i ragazzi le daranno una mano a studiare. I genitori sono commossi, ringraziano e colgono l’opportunità. Assia è diffidente, ma Guglielmo, Paola, Tatiana, Olga e Yuri credono in lei, la incoraggiano e la sostengono. Le giornate volano, Assia torna in classe che sembra un’altra, ora non ha niente da invidiare ai compagni. Spiega le vele, naviga senza paura. Si pappa il liceo Linguistico in un boccone. Studia Lingue a Bologna, fa un viaggio studio in Cina, un Erasmus a Lione, in Finlandia e anche in Marocco. È lanciata, finché il padre la riporta con i piedi per terra. Fai le valigie, ci trasferiamo in Francia. Assia barcolla. Il freddo e la solitudine sono dietro l’angolo. Ma adesso è una donna forte, che ha ben chiaro cosa vuole fare nella vita. Mi dispiace papà, io vi voglio bene, vi sono grata per tutti i sacrifici che avete fatto per me, ma ora voglio camminare sulle mie gambe, la mia casa è qui, in Italia. Oggi Assia ha 26 anni, parla sette lingue e fa l’insegnante.

La bambina che non doveva andare lontano ha girato il mondo, macinato chilometri, visto, assorbito, imparato. Poi è tornata a casa. Il primo giorno in cattedra, davanti a quegli occhietti che la fissavano, ha pianto di gioia. Dietro ogni studente non vede problemi, ma infinite possibilità.




  

18.11.21

cosa è la felicità ?

  dialogando   con  *****  su   cosa   è  la  felicità  e   i suoi limiti 


 mi    viene  da  canticchiare  una canzone  della mia infanzia il cui  ritornello è  : 


[..] Senti nell'aria c'è già
la nostra canzone d'amore che va
come un pensiero che sa di felicità.
Senti nell'aria c'è già
un raggio di sole più caldo che va
come un sorriso che sa di felicità.

 su   https://lyricstranslate.com il resto del testo



Mentre cercavo il testo della canzone citata , a voi indovinare o andare sull'url per sapere o ricordare , visto che sono famosi nonostante siano passati 40 anni dalla prima esecuzione , chi sono gli esecutori ho ricevuto la notifica di un account che seguo che riportava la storia che trovate sotto
Quindi credo che la risposta sia in storie come queste perchè ci sono persone che scelgono di Vivere la propria vita seguendo un percorso non lineare perchè << la retta è per chi ha fretta >> che sono felici di vivere in questo mondo ma non appartenerci. La speranza sono le Persone che ancora hanno voglia di non arrendersi e trovare anche nella malattia del partner la forza di vivere ed accettarla

Ed  ecco la storia  d'oggi 


Lei è Alketa. Nasce a Kavaje, in Albania, nel 1993. Abita con la nonna e la mamma. Il suo papà è in Italia, ogni tanto manda una busta con i soldi, ma non bastano mai. Alketa non ha coperte per la notte, i suoi vestiti cadono a pezzi, i giocattoli non sa neanche cosa siano. Ha 4 anni. La porta di casa si apre. Il padre è tornato, le ha portato in regalo una bicicletta. Alketa piange di gioia. La bicicletta che Alketa ha ricevuto dal papà, era il primo gioco che avesse mai avuto, e anche la prima bici di tutto il villaggio.
Ma le sorprese non sono finite. Il papà dice che arrivato il momento di andare in Italia, tutti e tre

 


insieme. Alketa è felice, la famiglia è finalmente riunita, anche se la nuova realtà non è tutta rose e fiori. Condivide una casa con altre persone, le stanze sono sporche, si dorme ammassati, ci si lava in un catino. Quella vita dura un anno, poi cominciano traslochi e viaggi della speranza. Alketa rimpiange la sua casetta, la sua nonna, si sente una naufraga nel mare in tempesta. Dopo tanto girovagare, si stabiliscono a Monza. Mamma e papà lavorano tutto il giorno, Alketa cresce sola. Niente sport, uscite con gli amici, vestiti solo regalati. Ha 19 anni. Conosce un uomo. Si chiama Stefano, è un po’ più grande di lei, ma è buono, e affettuoso. Tra le sue braccia Alketa si sente al sicuro. Finalmente ha uno scoglio a cui aggrapparsi. Mette insieme i pezzi della sua vita, trova un lavoro, una casa, si gode un po’ di serenità. Dura due anni, poi Stefano non si sente bene.



 I medici parlano di sclerosi multipla. Alketa boccheggia, ancora una volta è in balia delle onde. Stefano la guarda negli occhi. Amore, sei giovane, non sprecare tempo con me, vai, vivi la tua vita. Alketa è sfinita, ma questa volta punta i piedi. Ha trovato il suo posto, e lo difenderà con le unghie e con i denti.

Stringe Stefano a sé. Io non ti lascio neanche morta. Anzi sai cosa ti dico? Sposiamoci! Lui è spiazzato, piange, ride. In meno di un anno sono marito e moglie. Affrontano insieme la tempesta, compatti, coraggiosi. Poi un giorno, compare un raggio di sole. Si chiama Alice, ed è la bambina più bella del mondo. Alketa prende sua figlia tra le braccia, guarda suo marito, la loro casa. Ha impiegato 28 anni, ma alla fine l’ha trovata. Sì, quella è la sua felicità.

30.4.21

non sempre chi ricorre alle madri surrogate odia la vita il caso di francesco

prima di riportare l'articolo vorrei sgombrare il campo , rispondendo anticipatamente a chi mi dice che sono incoerente perchè sono contro l'utero in affitto , ma poi esaltato tale gesto . Concordo con quanto ha risposto sulla pagina fb da cui ho preso la storia lo stesso autore
Storie degli Altri - Carmelo Abbate ciò che indigna è la celebrazione di un uomo che ha PAGATO una donna per AFFITTARE il suo utero per avere dei figli che, appena nati, hanno subito il più grande dolore che un neonato possa provare: essere staccato per sempre dalla madre.
Questi bambini non hanno una madre! Una madre che avrebbe avuto i difetti di tutte le madri di questo mondo, come le madri di chi ha commentato questo post! Ma nessuno di noi è nato perché una donna aveva bisogno di soldi e ha affitto l'utero. Perché, quindi, celebrare chi ha pagato per avere dei figli?·


Autore
Benedetta Panchetti qui non si celebra nessuno, mai. Si racconta, si pensa, ci si confronta, si cresce
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· 11 h

 Lui è Francesco. Vive a Roma. È un avvocato. Si è lasciato alle spalle un brutto tumore, è pronto a riprendere in mano la sua vita e realizzare il sogno di essere padre. I medici però sono chiari. La chemioterapia gli ha causato problemi di infertilità, è quasi impossibile che abbia dei figli. Francesco è gay e single, mancava solo quello a complicare il quadro. Valuta strade alternative. È il 2017. Si rivolge a una clinica negli Stati Uniti per la fecondazione in vitro, trova una madre surrogata. Dopo alcuni tentativi, la gravidanza va in porto, sarà padre di due gemelli. Passano le settimane, la pancia americana cresce. Francesco è al lavoro, squilla il telefono. I medici hanno una brutta notizia. Sembra che uno dei bambini abbia la sindrome di down, e l’altro dei problemi renali. È ancora in tempo per interrompere tutto.

Francesco è sconvolto, le mani tremano, la voce è decisa. I miei figli nasceranno! È il momento fatidico. Francesco vola negli Stati Uniti. Il parto è perfetto, Alba e Giovanni sono belli, e sani. I medici non sanno spiegarselo, le presunte malformazioni sono sparite. Francesco stringe al petto i suoi bambini e torna a casa. Passano quattro mesi. Riceve un messaggio. La clinica americana si scusa, una delle provette rimaste con dentro il suo embrione è caduta, e si è rotta in mille pezzi. Francesco prende in mano il telefono. Dov’è, l’avete buttata? Non ancora. Ci sono possibilità che l’embrione sia ancora vivo? Quasi nessuna. Francesco chiude gli occhi, immagina il volto di un bambino, sente la sua voce. No, quella non è solo una provetta, è una vita. Non azzardatevi a buttarla! Francesco si aggrappa alla speranza, ma deve fare in fretta. Smuove mari e monti finché trova un’altra madre surrogata. Il test di gravidanza è positivo, ma solo con la prima ecografia si saprà se c’è vita, o no. È il 2018. Francesco è in Italia, si collega con il ginecologo americano, fissa lo schermo del monitor. Vedo, mi sembra…sì, un nasino, una boccuccia, e quello… Tum, tum. Il cuore del piccolo Alberto Edoardo batte, pulsa di vita. Francesco piange di gioia. Ora è un uomo single, avvocato e padre di tre figli, il più piccolo ha 3 anni. Amici e familiari hanno detto a Francesco di ripensarci, stava facendo una follia. Il prete che ha battezzato i suoi gemelli, è stato l’unico a sostenerlo.

4.6.17

Tre storie che fanno ancora più male quando il dibattito pubblico è così concentrato su cosa si intende per famiglia e gendert ed antigender

vedi anche
perché i preti vanno spesso in TV a parlare di sesso ? [ L'elzeviro del filosofo impertinente ]

un vecchio post della grandissima e nostra utente fin dale origini Tina Galante ha condiviso il video di La Cronaca Italiana.2 febbraio 2016



 <<Tre storie di donne vittime della violenza. Tre storie che fanno ancora più male quando il dibattito pubblico è così concentrato su cosa si intende per famiglia >> ma  soprattutto    su gender   e  antigender  ( vedere il pre  , durante  , e  post   legge  unioni  civili  ) . Un pase  diviso  dove  .

solo il termine    ed  l'ìinroduzione   del reato  femminicidio   crea  ancora resistenza    . Un paese  e   video  di questi  giorni  


Reggio Emilia: musica e preghiere, rosario e diritti. Il Gay Pride e la "processione riparatrice"



La festa dell'orgoglio gay e la processione riparatrice. In mezzo Reggio Emilia a osservare, con curiosità, chi è sceso in piazza per difendere un diritto e chi ha scelto di sfilare dietro turibolo e croce, recitando il rosario. Due mondi che si sono solo sfiorati. Gli ultracattolici, circa 300, hanno organizzato la processione riparatrice la mattina. I partecipanti al Gay Pride, decisamente più numerosi, hanno invaso le vie della città, il pomeriggio

di Francesco Gilioli

Nella marcia riparatrice potevano aggiungerci i loro silenzi per la pedofilia di tanti preti coperti anche da loro, ed ancora protetti, ben più grave della omosessualità.Nella marcia riparatrice potevano aggiungerci i loro silenzi per la pedofilia di tanti preti coperti anche da loro, ed ancora protetti, ben più grave della omosessualità.

Nella marcia riparatrice potevano aggiungerci i loro silenzi per la pedofilia di tanti preti coperti anche da loro, ed ancora protetti, ben più grave della omosessualità.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...