prima di riportare l'articolo vorrei sgombrare il campo , rispondendo anticipatamente a chi mi dice che sono incoerente perchè sono contro l'utero in affitto , ma poi esaltato tale gesto . Concordo con quanto ha risposto sulla pagina fb da cui ho preso la storia lo stesso autore
Storie degli Altri - Carmelo Abbate ciò che indigna è la celebrazione di un uomo che ha PAGATO una donna per AFFITTARE il suo utero per avere dei figli che, appena nati, hanno subito il più grande dolore che un neonato possa provare: essere staccato per sempre dalla madre.
Questi bambini non hanno una madre! Una madre che avrebbe avuto i difetti di tutte le madri di questo mondo, come le madri di chi ha commentato questo post! Ma nessuno di noi è nato perché una donna aveva bisogno di soldi e ha affitto l'utero. Perché, quindi, celebrare chi ha pagato per avere dei figli?·
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Benedetta Panchetti qui non si celebra nessuno, mai. Si racconta, si pensa, ci si confronta, si cresce
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Lui è Francesco. Vive a Roma. È un avvocato. Si è lasciato alle spalle un brutto tumore, è pronto a riprendere in mano la sua vita e realizzare il sogno di essere padre. I medici però sono chiari. La chemioterapia gli ha causato problemi di infertilità, è quasi impossibile che abbia dei figli. Francesco è gay e single, mancava solo quello a complicare il quadro. Valuta strade alternative. È il 2017. Si rivolge a una clinica negli Stati Uniti per la fecondazione in vitro, trova una madre surrogata. Dopo alcuni tentativi, la gravidanza va in porto, sarà padre di due gemelli. Passano le settimane, la pancia americana cresce. Francesco è al lavoro, squilla il telefono. I medici hanno una brutta notizia. Sembra che uno dei bambini abbia la sindrome di down, e l’altro dei problemi renali. È ancora in tempo per interrompere tutto.
Francesco è sconvolto, le mani tremano, la voce è decisa. I miei figli nasceranno! È il momento fatidico. Francesco vola negli Stati Uniti. Il parto è perfetto, Alba e Giovanni sono belli, e sani. I medici non sanno spiegarselo, le presunte malformazioni sono sparite. Francesco stringe al petto i suoi bambini e torna a casa. Passano quattro mesi. Riceve un messaggio. La clinica americana si scusa, una delle provette rimaste con dentro il suo embrione è caduta, e si è rotta in mille pezzi. Francesco prende in mano il telefono. Dov’è, l’avete buttata? Non ancora. Ci sono possibilità che l’embrione sia ancora vivo? Quasi nessuna. Francesco chiude gli occhi, immagina il volto di un bambino, sente la sua voce. No, quella non è solo una provetta, è una vita. Non azzardatevi a buttarla! Francesco si aggrappa alla speranza, ma deve fare in fretta. Smuove mari e monti finché trova un’altra madre surrogata. Il test di gravidanza è positivo, ma solo con la prima ecografia si saprà se c’è vita, o no. È il 2018. Francesco è in Italia, si collega con il ginecologo americano, fissa lo schermo del monitor. Vedo, mi sembra…sì, un nasino, una boccuccia, e quello… Tum, tum. Il cuore del piccolo Alberto Edoardo batte, pulsa di vita. Francesco piange di gioia. Ora è un uomo single, avvocato e padre di tre figli, il più piccolo ha 3 anni. Amici e familiari hanno detto a Francesco di ripensarci, stava facendo una follia. Il prete che ha battezzato i suoi gemelli, è stato l’unico a sostenerlo.
1 commento:
Finalmente una sentenza che spazza via ogni dubbio sul fatto che prima di tutto vanno tutelati i diritti dei bambini ad avere le cure materne dalla madre biologica,dalla scienza dichiarate indispensabili ad un sano sviluppo psico-fisico e ad avere un padre e una madre che gli forniscano validi modelli identificativi .
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