6.4.21

No è solo per finta che Franceschini ha abolito la censura nei film

Leggo  che Dopo il niet a 274 film italiani, 130 americani e 321 da altri paesi su 34433 lungometraggi sottoposti a censura dal 1944 a oggi e 10.092, ammessi dopo modifiche, ben un terzo del totale, tutto questo va in archivio. Ieri il ministro per la Cultura Dario Franceschini ha firmato il decreto che abolisce definitivamente la censura e istituisce una commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso il ministero con il compito di verificare la corretta classificazione dei film da parte degli operatori. In altre parole «si mette in essere una sorta di autoregolamentazione - spiega Nicola Borrelli, a capo della Direzione generale cinema del ministero -. Saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l'opera, mentre alla commissione spetterà il compito di validarne la congruità». Ora se la censura è stata abolita che serve a fare allora la commissione ? non ci quindi ci dovrebbe essere una sorta di autoregolamentazione da parte ddei produttori e distributori che ci sta a fare una commissione ? Questo vale per l'uscita in sala, è bene precisarlo, perché per le piattaforme vale invece il sistema del "parental control" (e dunque è demandata alla famiglia la responsabilità). La classificazione è proporzionata alle esigenze della protezione dell'infanzia e della tutela dei minori, con particolare riguardo alla sensibilità e allo sviluppo della personalità propri di ciascuna fascia d'età e al rispetto della dignità umana. Dunque i film sono classificabili, in base al pubblico di destinazione, come: opere per tutti; opere non adatte ai minori di anni 6; opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore può vederle) e opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore può vederle). La commissione è composta da quatantanove membri incluso il presidente (è stato nominato il presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno). Avrà durata di tre anni e vedrà al suo interno sociologi, pedagogisti, psicologi, studiosi, esperti di cinema (critici, studiosi o autori), educatori, magistrati, avvocati, rappresentanti delle associazioni di genitori e persino di ambientalisti. Per rendere più comprensibile la classificazione i materiali pubblicitari avranno icone indicanti la eventuale presenza dei contenuti ritenuti sensibili per la tutela dei minori, tra i quali violenza, sesso, uso di armi o turpiloquio.La censura cinematografica ha una storia antica: è nata quasi contemporaneamente alla diffusione, in Italia, del cinema e precisamente con il Regio Decreto numero 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l'esecuzione della Legge Facta. Nel corso degli oltre cento anni il concetto stesso di censura è mutato, passando da severo controllo politico e sociale ad una revisione cinematografica, più propriamente amministrativa. E così dal ruolo di severa vigilanza politica, morale e religiosa (non a caso prima era il ministro stesso che firmava di suo pugno i documenti), le commissioni di revisione cinematografiche hanno conservato dal passato, soprattutto, l'attenzione alla tutela dei minori.Il sistema della censura in vigore fino a ieri aveva nelle riunioni di revisione delle commissioni il suo approdo finale ma ben prima nel processo di realizzazione e persino di ideazione si lavorava alla censura: in fase di scrittura, in fase di definizione dei mezzi produttivi, tra consigli opportunisti e vere e proprie contrattazioni perché per accedere ai crediti agevolati del cinema, come al riconoscimento ministeriale bisognava arrivare senza rischi di censura.er le piattaforme vale invece il sistema del "parental control" (e dunque è demandata alla famiglia la responsabilità). La classificazione è proporzionata alle esigenze della protezione dell'infanzia e della tutela dei minori, con particolare riguardo alla sensibilità e allo sviluppo della personalità propri di ciascuna fascia d'età e al rispetto della dignità umana. Dunque i film sono classificabili, in base al pubblico di destinazione, come: opere per tutti; opere non adatte ai minori di anni 6; opere vietate ai minori di anni 14 (ma a 12 anni compiuti e con un genitore può vederle) e opere vietate ai minori di anni 18 (ma a 16 anni compiuti e con un genitore può vederle). La commissione è composta da quatantanove membri incluso il presidente (è stato nominato il presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno). Avrà durata di tre anni e vedrà al suo interno sociologi, pedagogisti, psicologi, studiosi, esperti di cinema (critici, studiosi o autori), educatori, magistrati, avvocati, rappresentanti delle associazioni di genitori e persino di ambientalisti. Per rendere più comprensibile la classificazione i materiali pubblicitari avranno icone indicanti la eventuale presenza dei contenuti ritenuti sensibili per la tutela dei minori, tra i quali violenza, sesso, uso di armi o turpiloquio. La censura cinematografica ha una storia antica: è nata quasi contemporaneamente alla diffusione, in Italia, del cinema e precisamente con il Regio Decreto numero 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l'esecuzione della Legge Facta. Nel corso degli oltre cento anni il concetto stesso di censura è mutato, passando da severo controllo politico e sociale ad una revisione cinematografica, più propriamente amministrativa. E così dal ruolo di severa vigilanza politica, morale e religiosa (non a caso prima era il ministro stesso che firmava di suo pugno i documenti), le commissioni di revisione cinematografiche hanno conservato dal passato, soprattutto, l'attenzione alla tutela dei minori. Il sistema della censura in vigore fino a ieri aveva nelle riunioni di revisione delle commissioni il suo approdo finale ma ben prima nel processo di realizzazione e persino di ideazione si lavorava alla censura: in fase di scrittura, in fase di definizione dei mezzi produttivi, tra consigli opportunisti e vere e proprie contrattazioni perché per accedere ai crediti agevolati del cinema, come al riconoscimento ministeriale bisognava arrivare senza rischi di censura.
Quindi non sarà più il solo a censurare ma sarà in compagnia . Quindi , scusate l'ovviaed  scontata   citazione letteraria   : << Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi >> ( dal romanzo il Gattopardo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa ) Praticamente dalla censura di stato all'impostazione del politicamente corretto da parte di una commissione ad hoc. Dalla padella alla brace, come sempre succede in Italia quando si fa una riforma. Cinquanta persone (pagate, immagino) per "classificare" i film? Il Centro Cattolico Cinematografico lo faceva gratis.Non serve più quel modello archeologico di censura, oggi c'è il politicamente corretto che è molto più efficace, forte di milioni di agenti esaltati, vigilanti su tutto nel nome del Giusto e del Bene.
Quindi cari giornalisti maistream finitela con il titoli ottimistici

 quindi  attenzione    a  quello  che  leggete   e non prendete  ma  per  vere  le  verità  dei media  e  della  televisione   e  adesso  sic   d'internet .

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