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21.7.25

anche questi sono servizi sociali Pulmino con persone disabili precipita nel torrente, l'assessora si tuffa e li soccorre: «Ho fermato l'emorragia alla gamba di un ragazzo»

 L'incidente nel Vicentino, a rimanere ferite 8 persone. Ilaria Sbalchiero è infermiera di professione: «Uno di loro se la caverà in qualche giorno, un altro è in miglioramento. Sei sono usciti dal pullman con le loro gambe. I soccorritori sono stati straordinari»


È ancora visibilmente scossa Ilaria Sbalchiero, assessora ai servizi sociali e alla protezione civile del Comune di Recoaro Terme, ma anche infermiera. È stata tra le prime a intervenire sabato 19 luglio, quando un pulmino con a bordo ragazzi con disabilità dello spettro autistico è precipitato nel torrente Agno, lungo via della Resistenza. Poteva essere una tragedia immane, ma grazie anche al suo sangue freddo, e a quello di altri soccorritori, si è evitato il peggio.

Assessora Ilaria Sbalchiero, come ha vissuto quei primi minuti concitati?
«Ero di passaggio, per caso, perché stavo andando a casa. Ho visto della gente affacciata all’argine e mi sono fermata subito perché ho capito che c’era qualcosa che non andava. Quando ho realizzato cosa fosse accaduto, sono scesa insieme a una dottoressa per prestare aiuto e sono entrata nel torrente restando in contatto con il 118. La scena era devastante: il pulmino distrutto, i sedili divelti, ragazzi bloccati all’interno».

Qual è la cosa che l’ha scioccata di più?
«Che erano capovolti ed era impossibile entrare nel pulmino. Per me è stato un miracolo perché a pochi metri il torrente diventava più profondo e avrebbero potuto annegare».

Che situazione ha trovato una volta giunta sul posto?
«I ragazzi, per fortuna, erano tutti coscienti. Ma era difficile comunicare con loro, trattandosi di giovani con disturbo dello spettro autistico. Dovevamo capire se ci fossero emorragie o traumi seri, ma serviva delicatezza. L’autista, seppur ferito, ci ha aiutato. Una delle operatrici era invece in condizioni più gravi e doveva essere soccorsa immediatamente».

Cosa ha fatto a quel punto?
«Mi sono qualificata come infermiera e ho dato istruzione per bloccare un’emorragia a una gamba di uno dei ragazzi. Ho chiamato i soccorsi, ma erano già stati avvisati. Mi hanno fatto domande specifiche, se i ragazzi fossero coscienti, se respiravano e altre domande tecniche. Sono arrivati davvero prestissimo».

Qual è stato il momento più difficile da affrontare?
«Sicuramente l’impatto visivo. Dall’alto ho visto solo lamiere accartocciate. Ho pensato al peggio. Ma poi, quando ho riconosciuto i volti dei ragazzi, spaventati ma vivi, mi sono fatta forza. È stata un’emozione fortissima».

Come giudica la risposta dei soccorsi?
«Straordinaria. Voglio dirlo chiaramente: tutte le forze in campo hanno lavorato in modo rapido, coordinato ed efficace. In momenti del genere, ogni secondo è fondamentale, e qui è andato tutto nel migliore dei modi, per quanto possibile».

Cosa le rimane oggi di quell’esperienza?
«Tanta emozione e anche un senso di gratitudine. Poteva finire molto peggio, invece è andata bene, con qualche piccolo problema gestibile. A mente fredda, posso dirlo: è stato un miracolo. Ma anche un esempio di umanità e collaborazione è un lavoro di squadra eccezionale con Suem, che mi auguro venga ricordato».

Ha sentito qualcuno dei ragazzi?
«Mi hanno chiamato stamattina. Un ragazzo se la caverà in qualche giorno, un altro è in miglioramento. Sei sono usciti dal pullman con le loro gambe. La cosa importante è che in un incidente così grave, non sia accaduto il peggio. Io ho fatto solo il mio dovere, devo ringraziare i colleghi per la loro professionalità che ancora una volta hanno messo a servizio di chi aveva bisogno».

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