Macchine da scrivere, vecchie radio analogiche, dischi e giradischi, telefoni a disco e telefonini anni Novanta-primi Duemila, macchine fotografiche a rullino e calcolatrici elettroniche: ad Assemini c’è una porta oltrepassata la quale si fa un salto indietro nel tempo. È l’uscio della pasticceria-caffetteria di via Sardegna. Il cliente non abituale entra ignaro, con il desiderio di assaporare un buon croissant e sorseggiare un cappuccino caldo. Non si aspetta certo di trovarsi di fronte una sorta di macchina del tempo, come nel film “Ritorno al futuro”. Ad aver creato questo artificio è stato il titolare del bar, il 49enne Emanuele Cani, nostalgico collezionista retrò di centinaia di oggetti, tutti rigorosamente funzionanti, legati alla comunicazione.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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25.3.25
Assemini. «Il mio bar è un viaggio nel tempo» In mostra oggetti che raccontano com’è cambiata la comunicazionee la tecnologia .,
unione sarda del 23\3\2025
tempo, come nel film “Ritorno al futuro”. Ad aver creato questo artificio è stato il titolare del bar, il 49enne Emanuele Cani, nostalgico collezionista retrò di centinaia di oggetti, tutti rigorosamente funzionanti, legati alla comunicazione.
Anni di raccolta
La passione per la raccolta, racconta, è iniziata tanti anni fa: «Non ho ereditato niente, ho acquistato ogni pezzo». Ci sono conquiste adolescenziali come l’indistruttibile walkman Aiwa: «A 16 anni ho lavorato un’intera estate nei campi per potermelo permettere». Ma per la maggior parte sono articoli acquistati nei mercatini dell’usato: «Ne ho girato tanti e racimolato oggetti che custodisco, per la maggior parte, in casa mia». Per ogni pezzo Cani ha una cura quasi maniacale: «Non voglio che vengano toccati, dopotutto funzionano e mi dispiacerebbe se si rompessero».
Cani è legato soprattutto ad alcuni oggetti: quelli che da ragazzo ha usato instancabilmente: «Il radione all’interno della teca, per esempio, ha allietato tante serate sulla spiaggia, in piazza, a casa. La musica che risuonava dalla sua cassa ha fatto da colonna sonora ai momenti più belli della mia vita».L’importanza di ciascun reperto è legata al valore che gli veniva attribuito: «Per acquistarli bisognava fare dei grossi sacrifici, così come per utilizzarli. Con le macchine fotografiche a rullino, prima di scattare una foto ci dovevi pensare più volte. Lo stesso vale per il telefono: le chiamate costavano tanto e se malauguratamente digitavi l’166 o la tua fidanzata aveva voglia di sfogarsi il credito finiva subito».
La speranza
Quel senso di malinconia e lontananza provato da Cani è legato alla sempre più rara capacità di comunicare: «Abbiamo sempre in mano il cellulare, sostituto di tutti questi oggetti. I vecchi mezzi di comunicazione non servono più ma ci devono essere da monito: in passato la comunicazione aveva un valore perché costava sacrificio, adesso quel valore non ce l’ha più».
Il bar rappresenta il luogo ideale per osservare le reazioni delle persone: «I miei coetanei sono nostalgici e si sentono trasportati nel passato. I giovani sono curiosi e chiedono a cosa servivano i vari oggetti». Ha pensato alla possibilità di aprire un piccolo museo? «Chissà. Dopotutto non si può apprezzare il presente né sperare per il futuro se non si conosce il passato».
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Gli avevano diagnosticato un male incurabile, poi l'intelligenza artificiale ha fatto il miracolo. Non è un film di fantascienza ma la storia vera di Joseph Coates, il 37enne dello stato di Washington.
Una rara malttia del sangue, la Sindrome POEMS è stata curata grazie all'impegno del dottor Fajgenbaum sfruttando l'AI. Più che una diagnosi quella ricevuta da Joseph un anno prima è una sentenza senza appello.
Il suggerimento AI
Lo stato di salute del 37enne era talmente compromesso da non poter essere salvato neanche con un trapianto di cellule staminali. A non mollare è stata la fidanzata di Joseph, chiedendo aiuto a David Fajgenbaum, un luminare di Philadelphia, che la coppia aveva già incontrato in un convegno sulle malattie rare.
Il medico ha tentato il tutto per tutto, così ha consigliato all'oncologo del giovane una terapia innovativa, mai sperimentata prima: l'uninione di chemioterapia, immunoterapia e steroidi. Senza togliere alcun merito al professore, che sicuramente ha valutato attentamente l'ipotesi, il suggerimento arriva dall'intelligenza artificiale.
Il metodo collaudato
Il riadattamento dei farmaci non è un nuovo metodo, proprio il dottor Fajgenbaum a 25 anni si è salvato la vita in autonomia, grazie a esso. Il sistema consiste nell'individuare e riadattare a seconda del caso specifico trattamenti innovativi che impieghino, però, medicinali già in commercio. In questo senso non è la prima volta, perché l'intelligenza artificiale viene già utilizzata in tutto il mondo con lo stesso scopo proposto dal dott. Faigenbaum e il suo team dell’Università della Pennsylvania.
Come sostiene Nyt Donald C. Lo, responsabile scientifico presso Remedi4All, il ruolo dell’AI è quello di esaminare un «tesoro di medicine che potrebbe essere utilizzato per tante altre malattie». Non si sostituisce al sapere umano ma lo potenzia:«l'intelligenza artificiale ci mette semplicemente dei razzi propulsori»
Gli esempi
Sebbene sia una casistica più semplice, anche un paziente a Birmingham, debilitato da vomito cronico è stato salvato con lo stesso metodo. L’AI, alla richiesta «Mostraci ogni trattamento proposto nella storia della medicina per la nausea» ha mostrato nel «prompt» una soluzione possibile che, una volta provata, si è riveleta immediatamente efficace. secondo Matt Might, un professore presso l'Università dell'Alabama a Birmingham, a capo dell'istituto che ha sviluppato il modello.
Dunque il messaggio che il dottore vuole mandare è che non bisogna demonizzare a priori l'intelligenza artificiale, perché le sue applicazioni possono essere utili, oltre che salvifiche in questo caso, per l'uomo: «Questo è un esempio di IA di cui non dobbiamo avere paura, di cui possiamo essere davvero entusiasti», ha affermato il dott. Grant Mitchell, un altro co-fondatore di Every Cure.
I contro
A perdere con questo sistema sono le cause farmaceutiche, che non vengono incentivate nella sperimentazione di nuove risorse. Trovare metodi che coinvolgano vecchi farmaci è meno producente delle terapie basate sullo sviluppo di nuovi farmaci. «Se usi l'AI per creare un nuovo farmaco, puoi guadagnare un sacco di soldi da quel nuovo farmaco. Se usi l'AI per trovare un nuovo uso per un vecchio farmaco poco costoso, nessuno ci guadagna niente», ha detto il dott. Fajgenbaum.
A prescindere il sapere umano non è sostituibile. A confermarlo è un report pubblicato su Communications Medicine (Nature). Lo studio afferma che ad esempio le AI progettata per prevedere la possibilità di decesso di un paziente ricoverato in ospedale non sono capaci di identificare il peggioramento delle condizioni di salute. Secondo i dati l'inteliggenza aritficiale avrebbe fallito nel riconoscere il 66% delle lesioni che potrebbero portare alla morte dei pazienti ricoverati. Ancora, lo studio pubblicato su Health Affairs ha rilevato che circa il 65% degli ospedali statunitensi utilizza modelli predittivi assistiti dall'intelligenza artificiale, per determinare semplicemente i percorsi di salute dei pazienti ricoverati. Ad avvalorare la tesi è la dott.ssa Daphne Yao, autrice dello studio: «la formazione basata esclusivamente sui dati non è sufficiente» ha concluso.
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