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20.9.24

il parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, vieta il campo da calcio alla squadra femminile: «La comunità è impreparata»

 


  ecco una storia   di   come  che in italia ci sono sacche d'arrettramento culturale e ci vuole una bella guerriglia contro culturale .  Sermbrano le  storie   episodi    della   maggioranza  silenziosa   raccontata  benissimo  nei racconti  di    Giovannino Guareschi  (  l'autore     di Don Peppone  e don  Cammillo  ) . Gente   ostile al cambiamento   meglio  che ha    come punto  di   riferimento   nulla mutare  nulla  innovare . 

  fonti    IL fatto quotidiano  onlnine  ,   leggo.it     da  cui ho scaricato il  video   sotto riportato  

Potrebbe (e dovrebbe) essere una notizia di 50 \60 anni fa, invece è successo la settimana scorsa: il
parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, si è rifiutato di concedere il campo di calcio parrocchiale alla squadra femminile. La causa? La comunità non sarebbe pronta ad accettare qualcosa che, neanche a dirlo, rientra assolutamente nell’ordinaria amministrazione.
La società di Meolo aveva chiesto già all’inizio del mese di agosto la possibilità di utilizzare il campo per gli allenamenti e per la partita della domenica mattina delle ragazze dell’under 15, ma non aveva ricevuto risposta. Nei giorni scorsi, il responso di don Roberto Mistrorigo è finalmente arrivato, anche se non è stato quello aspettato e sperato. “Su nostra sollecitazione – raccontano il custode e l’ allenatore – il parroco ha convocato il presidente della società sportiva e il coordinatore della squadra, comunicando in due minuti la decisione di non concedere l’utilizzo causa ‘impreparazione della comunità’.

Infatti  





Sembra che le parole calcio e donne non possano coesistere per un parroco. L'uomo del Signore si è rifiutato di concedere il terreno di gioco parrocchiale - della frazione di Losson (Venezia) - alla squadra femminile. La motivazione? Sconosciuta. Come riporta il Gazzettino, la decisione non sembra legata al sessismo ma nessuna spiegazione è stata data dal prete se non un generico «impreparazione della comunità».La risposta è «no»
La società calcistica di Meolo aveva chiesto, già agli inizi di agosto, l’utilizzo del campo per gli allenamenti e la partita alla domenica mattina per le ragazze dell’under 15, ma dopo aver atteso a lungo una risposta, nei giorni scorsi il parroco don Roberto Mistrorigo ha convocato i dirigenti del Calcio Meolo per informarli che il campo non veniva concesso.

  Concordo con ò  a  chiusa   : <<   Il prete vieta il campo da calcio alle donne: “La comunità non è pronta”. Ma in che senso? >>  di  (lanazione.it) [...] La frase del parroco, senza possibilità di contestualizzazione e di ulteriori chiarimenti, non può che rimandare a un’antiquata forma di sessismo, decisamente fuori luogo in una società in continua evoluzione che, con tutti i suoi limiti, sta provando a fare dell’uguaglianza uno dei suoi punti cardine. Purtroppo, la strada sembra ancora molto in salita. E i valori del cattolicesimo, almeno in questo ambito, non dovrebbero certo opporsi, ma coincidere.

19.6.19

opinioni maschili sul calcio femminile e l'italia ai mondiali : quella educata e signorile di ( Massimo Fini ) rozza e sessista ( Camillo Langone )


Da  tempo   non seguo più molto  il calcio  né  in TV né sui media per ultras  , corruzione  , fanatismo dei genitori nel calcio giovanile   ,  ecc  .preferendone  uno sognato  \ idealizzato  .  Ma il tenace silenzio , migliore  risposta  farneticazioni   come  quella  che leggete  sotto  , da parte  delle  giocatrici  della nazionale femminile  ,   e le  risposte    degli amatori  e non solo   d'esso   veri  sportivi     . mi stanno facendo  cambiare idea   facendomi vedere il lato positivo .    
Capisco  ed  in  parte   non biasimo   il No   di noi uomini  ed in parte  di donne  (   vedere questi articoli    \  interventi   de  il  foglio    1 2 3  uno  dei giornalacci  della destra   nostrana    )   anche  se  dettato  da preconcetti  culturali.   come   questa  risposta ,su Oggi  della scorsa settimana   in cui  nella  rubrica  le  domande  d'oggi      ci  si chiedeva  : Il  calcio Femminile  e  un o sport    da  donne   ?   di Massimo fini   autore  di  "Storia reazionaria del calcio" (Marsilio Editori)


Valeria Palumbo    Giornalista presso RCS Mediagroup





 <<  [...] un Massimo Fini  >> - come fa notare anche IFQ in questo articolo -  << sempre in guerra con le donne. Su Il Giornale si discute se il calcio sia uno sport da donne. La risposta del “no” è sconvolgente, e tra le altre cose consiglia alle donne uno sport più gentile come la pallavolo (da qui si capisce che il tipo non conosce affatto quello sport che di “gentile” ha ben poco). Sconvolgente anche perché ripropone lo stereotipo del maschio violento più adatto allo scontro fisico e alla guerra, e quello della femmina gentile e addetta alla cura. Sessismo alla massima potenza.>>Ma   educato  e   non volgare    e  non rozzo   maniera   rozza  e  misogina    come quella   di  : 1)  Camillo Langone     sul  foglio  .  IL   cui intervento  ,   concordo   con    questo post della bella pagina  Facebook  Libere Sinergie ,    fa rimanere   (  proprio come me  )   :  <<  Senza parole. Rimaniamo senza parole di fronte a questo intervento pubblicato su Il Foglio. Riportiamo di seguito il testo, per non contribuire al clickbaiting >>


Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina? E allora perché voi maschi guardate il campionato di calcio femminile?

Bucate il pallone alle giocatrici di calcio
Un momento di Corea del sud-Norvegia al Mondiale di calcio femminile (foto LaPresse)

Che poi, oltre a disgustare Cristo, mancate di rispetto verso voi stessi. Io non avevo bisogno di Cecchi Paone per immaginare che molte calciatrici non avessero l’uomo in cima ai loro desideri. E quelle invece di nervi ben protesi, che certo esistono, brameranno giovanotti atletici, mica voialtri tifosi da birra e da divano... Non state sostenendo un gioco innocente, cari amici. In Francia non si stanno giocando i mondiali di calcio femminile bensì i mondiali del livellamento sessuale. Senza lo strapotere dell’ideologia gender non si spiega il successo di questi campionati che prescrivono alle ragazze di tutto il mondo modelli contronaturali di forza, aggressività e ambizione capaci di distruggere la più delicata femminilità. “Dietro alla nuova visione prometeica c’è il segno del diavolo”, dice il cardinale Sarah. State attenti, tifosi maschi, il pallone rosa è una tentazione, un’esca: invece di gonfiarlo, bucatelo
                               [Camillo Langone]



2 ) quello di Cristian Panarari. che ammicca al maschilista di turno e insulta le calciatrici tornando alla visione del culo. Gli indichi la luna e lui vede il dito, evidentemente.


Martedì sera io e il mio compagno guardavamo la partita Italia–Brasile e lui non riusciva a capire il perché di tanto astio nei confronti di queste bravissime giocatrici. Alla fine ha concluso che l’unica nota positiva è il fatto che probabilmente, nel caso in cui l’Italia vinca i mondiali, non ci sarà tutto quello strombazzare di clacson e atteggiamenti testosteronici per le strade della città.



La questione è semplice: c’è chi pensa che le atlete abbiano invaso un contesto maschile e che i maschi siano gli unici a poter praticare questo sport. Ma basta che le giocatrici mostrino la loro forza, il loro coraggio, e crolla tutto il castello di chi costruisce potere su una bugia.
Io auguro alle giocatrici di vincere, faccio il tifo per loro e spero che mantengano la stessa visibilità e che ottengano la meritata posizione che gli spetta nel contesto sportivo italiano. Quando ci abitueremo a vedere, ad esempio, partite di serie A di squadre al femminile ? Lasciamo , come   suggerisce  un mio amico e utente  Facebook  , perdere gli uomini di Neanderthals e i loro commenti sessisti,segno evidente del loro cervello rudimentale non ancora evoluto, e guardiamo invece i complimenti delle persone a delle atlete e sportive quali sono le ragazze della nazionale di calcio femminile
mi piace concludere con questa bella stupenda poesia di Anna Martinenghi e l'immagine di Victoria Semykina

LUCE DI GIUGNO


Nessuna descrizione della foto disponibile.

Luce di giugno
di lune sciolte
nei cortili
di ombre sui muri
a pelle 
sui panni stesi
bagli sul mare
finestre spalancate
fino a notte
Luce di giugno
a far rabbia
al muto risplendere
delle stelle
a fiotti
casca
da azzurri
incontenibili
pioggia trasparente
riversata a terra
È bellissimo
essere pesci
che si fanno
la doccia
nella brezza
della prima estate


@.marti2019


Immagine di Victoria Semykina











9.6.18

E qualcuno le definì: 4 lesbiche invece hanno a diofferenza degli uomini l'italia ai modiali di calcio

su  una bacheca  facebookina    di un  'amica  comune (  a  cui , ti chiedo  scusa  Tina Galante ,  ho fregato la frase per il titolo del post )   ho  trovato questo  post  di

Ettore Ferrini
Notoriamente del calcio non m'è mai importato una sega, tuttavia il fatto che saranno le donne a rappresentare l'Italia ai mondiali, mentre i celebrati e pagatissimi calciatori maschi* resteranno a casa di fronte alla Tv, un po' di piacere me lo procura. Se a questo poi sommiamo che la fascia di capitano è stretta al braccio di Sara Gama, di padre congolese, il godimento raddoppia.(*La Serie A femminile, ad oggi, è posta sotto l'egida della Lega Nazionale Dilettanti, il cui presidente Felice Belloli fu sfiduciato nel 2015 per essersi riferito alle sue iscritte con l'espressione "quattro lesbiche".)
L'immagine può contenere: 11 persone, persone che sorridono, testo

5.3.17

anche le donne fanno calcio



Dalla    rubrica  di concita di repubblica  del  4\3\2017

 La risposta di Repubblica sport a una mamma





                           Giulia, giocatrice della Roma, categoria Esordienti

I dubbi di Silvia, mamma di una calciatrice, e la risposta di Angelo Carotenuto, capo dello sport di Repubblica
Ho riflettuto a lungo se inviare o no questa lettera..… forse perchè, leggendo le altre storie, un po’ mi sono vergognata: ma come, si parla di difficoltà a trovare lavoro, di lettere di licenziamento in bianco, di minacce in caso di gravidanza (tra l’altro, provate sulla mia pelle) e tu stai qui a frignare perché il calcio femminile non viene trattato con la stessa dignità di quello maschile? Ma come ti viene in mente?
Parlare di calcio vuol dire non avere spessore, figuriamoci lamentarsi per quello femminile! Ma poi ho guardato la foto di mia figlia, 13 anni, vestita con quei pantaloncini troppo grandi per le sue gambette fine e ho ripensato al sorriso ingenuo quando, dopo una partita terribile contro dei maschietti che le hanno riempite di insulti, ha risposto alla mia domanda “Ma tu vuoi vivere di questo? E’ questo il tuo futuro?”.
Non c’è stato bisogno di parole, i suoi occhi si sono illuminati mentre i miei si oscuravano perché un futuro in quel mondo non potrà mai averlo..…. disparità, in tutto…. nel lavoro, nello sport, nella vita. E allora mi sono detta, ma si scriviamo! Rimarrà uno sfogo, ma almeno quello ci sarà stato. E poi non voglio fare come i soliti italiani che si lamentano e non agiscono mai, come quelli che dicono Roma è sporca e buttano la carta per terra, no non voglio fare questo ma voglio insegnare alle mie figlie che ognuno di noi è un contributo al cambiamento, per quanto piccolo possa essere.
Quindi eccomi qui, a chiedere perché? Perché non viene dedicato spazio (attenzione, non ho detto uguale spazio ma solo spazio perché ora di spazio non ce n’è) sulle pagine dei giornali alla realtà del calcio femminile? Perché, quando apro la pagina dello sport di Repubblica, non trovo i risultati delle partite della domenica o della Nazionale Italiana femminile? Forse potrebbe essere un inizio, un cambiamento sciocco, insignificante, privo di spessore ma un inizio. Forse, leggendolo tutti i giorni sul giornale, diventerà normalità, e nessuno guarderà più mia figlia camminare per strada con i calzoncini troppo larghi come un alieno…..magari dopo un po’ di tempo sarà normale assumere una donna incinta o una neomamma. Prendiamoci ció che ci spetta!

Silvia Polidori



Risponde a Silvia il reponsabile dello Sport di Repubblica, Angelo Carotenuto

Cara Silvia,
Sarebbe di una noia mortale risponderle secondo gli schemi delle redazioni, dove ci diciamo che non c’è spazio sempre più spesso, dove quasi sempre dettano legge la popolarità, il seguito, la pratica di uno sport, dove qualche volta effettivamente lo spazio non c’è perché non c’è il coraggio, lo spazio manca quando non si vuol trovare. Intanto mancano i risultati del calcio femminile, vero, e anche molto altro, per le donne e per gli uomini: la pallanuoto, spesso la pallavolo, la pallamano che in Italia non ha un movimento di vertice, il calcio a cinque. Per non dire di quegli sport fantasma che appaiono ogni quattro anni alle Olimpiadi.
Onestamente non credo che un trafiletto con una lista di risultati sia in grado di fare chissà cosa. Vuoi vivere di questo, ha chiesto la signora Silvia a sua figlia. Vivere di questo, vivere di sport. Qualche mese fa Marco Mensurati e Alessandra Retico si sono occupati della discriminazione verso le donne nello sport italiano, dove ai vertici delle federazioni e sulla panchine delle Nazionali siedono solo uomini. Per la legge 91/181, quella che in Italia regola lo sport professionistico, le donne possono essere solo dilettanti. Non c’è tutela sanitaria, né versamenti, né assicurazione al momento di sottoscrivere un accordo con un club. In qualche caso spuntano clausole anti-maternità. C’è un solo posto dove si può cambiare tutto questo: in Parlamento. I giornali devono ricordarlo tutte le volte che possono.
Lo sport però è altro, molto altro prima di essere agonismo, professionismo e sostentamento. Vivere di questo, come scrive Silvia, significa pure vivere di passione. Uscire presto di mattina per allenarsi in barca, o per correre, o salire su una pedana con un fioretto dopo aver passato tutto il giorno sui libri, schiacciare una palla oltre la rete per il piacere di farlo, per stare con amici nuovi o non dividersi da quelli di sempre. Vivere di sport questo è. Difendere il proprio sogno anche se scandalizza gli altri, anche se è diverso da quello che i tuoi genitori hanno sognato per te, vivere di sport è scoprire che si sta bene dentro la propria pelle e dentro il proprio corpo, prima ancora che dentro gli abiti. Per storie così su questo giornale lo spazio c’è stato, c’è e dopo questa lettera ce ne sarà un pochino in più, per raccontare donne come Bebe Vio e Tifanny Abreu, come Melania Gabbiadini e Paola Egonu, capaci di attraversare muri e scavalcare barriere.
Grazie di averci scritto
Angelo Carotenuto

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