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18.8.22

Era il 18 agosto 2015 quando Vincenzo Curtale è diventato, suo malgrado, un piccolo grande eroe di Giampaolo Cassitta

 Era il 18 agosto 2015 quando Vincenzo Curtale è diventato, suo malgrado, un piccolo grande eroe salvando la vita ad altri ed offrendo la sua. Questo pezzo uscì sulla Nuova Sardegna e ve lo ripropongo per riflettere, per amare il mare e per rispettarlo.

E per ricordare gli eroi.
Bisogna amarlo molto il mare. Occorre sentirne il frastuono anche quando è calmo, riconoscerne gli umori, assaporare i colori che disegnano tutto il nostro orizzonte. Dal mare non si fugge. Lo sa chi arriva sulla battigia a scrutare tramonti e sperare che all’alba qualcuno o qualcosa ti trasporti verso
un’altra terra, verso un’altra vita. Lo sanno i marinai che raccolgono amori e regalano promesse, tra i porti gonfi di salsedine e di odori tra il fritto e la malinconia. Lo sanno i sardi che lo vivono dalla nascita come un solco azzurro adatto alla solitudine e alla bellezza. Il mare si muove. Per questo va ascoltato. I turisti dedicano un approccio fugace ai contorni. In vacanza conta vivere intensamente l’attimo e postarlo sul social, affinché tutti possano ammirare il luogo e la percentuale di azzurro e di limpidezza del mare che incontri. Come quello di Sardegna. Il mare trasporta. I bambini lo sanno e raccolgono metri cubi di spiaggia, costruiscono paesaggi fantastici che, come d’incanto, quel mare sornione e silente, pian piano riporterà nel suo ventre. Il mare si rispetta. Lo dicono i vecchi e lo insegnano ai giovani. Ma i giovani, a volte, non ascoltano. Non solo. Ci sono giovani cresciuti e rimasti piccoli ed esuberanti, con il viso stagliato per la sfida perenne: uomini capaci di sfidare il drago con le proprie mani. Ma non conoscono il mare. Non sanno della forza e della costanza dell’acqua, della naturale ed egoistica propensione a raccogliere tutto, a limarlo e arrotondarlo. Questo fa il mare e lo fa inconsapevolmente: elimina gli angoli delle cose. Lentamente ma inesorabilmente. Bisogna amarlo molto il mare e rispettarlo. Lo osservi lontano e ne misuri le onde, quelle braccia che accolgono e ti spostano. Diventi un fuscello quasi invisibile nella schiuma, diventi conchiglia da levigare. Il rispetto ti porta a contemplarlo in silenzio quel mare. Ecco: tra le tante cose che non si riescono mai a fare d’estate è quello di sedersi sulla battigia e registrare il rumore del mare. Non si ha mai tempo per queste cose. Ci servono i tuffi e la sfida tra noi e lui. Eppure, a ben leggere, ci sono sempre racconti terribili, di un mare cattivo e nemico che ha ucciso uomini e donne. Anche bambini. Ma il mare, per alcuni, è solo lo strumento per coltivare speranze. Sono i mezzi con i quali si affronta ad essere sbagliati. Figuriamoci, poi, se si sfida così, a mani nude, per una nuotata tra le onde alte e spumose, per un’istantanea da regalare agli amici che potrebbe diventare l’ultima foto della tua vita. Come è accaduto a Cabras, nella penisola del Sinis, mare forte e dolce, lento e smisurato ma quando si muove, da rispettare. Vincenzo Curtale, un uomo di 41 anni, sardo, con addosso il rumore del mare lo aveva capito subito. Non faceva il bagno. C’erano altri a farlo. Ad ingoiare onde e sorridere dentro un’acqua che avvolgeva e ti allontanava dalla riva. Lui, ha capito quello che stava per accadere. Lui ed altri amici si sono buttati dentro quell’acqua forte e rigogliosa nel tentativo di salvare chi, invece, quell’acqua non l’aveva saputa non solo sentire, ma neppure osservare. Non c’è riuscito. Ha salvato gli altri ma lui non è morto. Da quell’acqua è nata la tragedia, la polemica sui soccorsi, l’impossibilità di presidiare tutte le coste della Sardegna. Perché è sempre così: la colpa è sempre di qualcun altro. Se c’è un incidente cerchiamo l’Anas, se tuo figlio di sedici anni muore per una pastiglia di ecstasy, la colpa è della discoteca. Adesso la polemica è legata alla mancanza di soccorsi, in un luogo quasi solitario, non il lido di Alghero o Platamona o al Poetto. Bisogna amarlo molto il mare. E rispettarlo e capire quando si può affrontare con un sorriso e quando, con lo stesso sorriso, si deve solo fotografare. Per questo eroe moderno ci saranno solo poche parole. Il mare avrà anche i suoi occhi, come quelli di molti migranti. E’ un quadro di Picasso, il mare. Da contemplare e da decifrare.

24.6.17

  fonte   http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/06/24/

Paura in Clinica ostetrica, bimbo salvato in extremis
Il professor Erich Cosmi era fuori servizio ed è stato richiamato in ospedale «Ho dovuto buttare via il vestito nuovo, ma è bello aver salvato una vita»

di Enrico Ferro

PADOVA. Miracolo in sala parto della Clinica ostetrica. Un bambino del peso di 4 chili e mezzo, giunto ormai alla quarantunesima settimana, è stato salvato in extremis da una delle più gravi emergenze in ambito ostetrico: la distocia di spalla. Il travaglio della madre, una profuga di origini nigeriane, era terminato. La testa era uscita ma il resto del corpo era rimasto incastrato a causa delle spalle troppo larghe. Erich Cosmi, professore associato, (  foto  sotto al centro  )
presente in clinica ma non inserito nel turno di sala parto, è accorso e con una manovra è riuscito a salvare il bambino. «Ho dovuto buttare un vestito appena comprato ma ho salvato una vita. Questa è la nostra missione», conferma il medico.
È successo giovedì tra le 11.30 e mezzogiorno e l’iter seguito prima di arrivare all’emergenza sarà esaminato attentamente per capire se è stato compiuto qualche errore.
La donna in gravidanza era ormai giunta alla quarantunesima settimana e già da tempo nella sua cartella clinica si faceva riferimento alle dimensioni importanti del feto. Un professore della Clinica ha indotto il travaglio, allontanandosi però subito dopo per la fine del turno di lavoro. Sono subentrati poi altri due colleghi ma la situazione è rapidamente precipitata nel momento in cui il feto è rimasto incastrato.
La distocia di spalla è un’emergenza ostetrica in cui la fuoriuscita delle spalle necessita di particolari manovre di assistenza dopo che sono stati effettuati delicati tentativi di trazione della testa verso il basso.
Cosmi è stato chiamato anche se non di turno in sala parto proprio per la sua competenza di fronte a simili urgenze. Intorno a lui c’erano colleghi e infermieri con il fiato sospeso. Fortunatamente la situazione si è risolta nel giro di pochi minuti.Il bambino ora è ricoverato in Patologia neonatale, è intubato ma sta bene.

e.ferro@mattinopadova.it


Ora  da profano  ,  anche  se  pro nipote e  cugino di medici  ,  mi   chiedo Ma non potevano fare un cesareo visto che sapevano quanto pesava ? Infatti , sempre  da  profano  Perché arrivare a quel punto di possibile non ritorno... magari un cesareo programmato sarebbe stato auspicabile !! Comunque Bravissimo il giovane medico ! propongo    come  
Doriano Canella
Complimenti al medico Cosmi; spero che la direzione dell'AOP lo promova Dirigente e il "professore" che se ne è andato per "fine turno" a fargli da assistente. O forse no; potrebbe fare anche danni!





18.2.17

senso civico , fortuna \ culo , amore ed altre storie

la  prima è una  storia  stavolta (  ma  anche  se non lo  fosse stata è  sempre importante  e dimostra  che il senso civico  ancora non è , anche se   sempre più raro  , morto completamente )  a  lieto fine che << contrasta >> --  il  http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/02/17 da cui  ho tratto la storia  -- << con episodi di cronaca, anche recenti, nei quali sono stati proprio il coraggio e il senso civico a venire meno.>>



Bambina piomba nel Tergolino, un papà-eroe la riporta a riva

Camposampiero, il genitore di un suo compagno d’asilo si getta in acqua e la salva: “Devo cambiarmi, sono pieno di fango”

di Martina Mazzaro




CAMPOSAMPIERO
 Una bambina dell’asilo cade nel canale e il papà di un suo compagno di scuola materna non ci pensa due volte: si getta in acqua e la salva. Riaffidata la bimba alla mamma, se ne torna a casa con il figlioletto.
È successo in centro. Erano le 15.40 quando la piccola, sporgendosi dal parapetto mentre tornava a casa, è caduta nelle acque del Tergolino che scorre a fianco della Sr 307. Vani i suoi tentativi di aggrapparsi con le manine alla riva, mentre la corrente la trascinava oltre il ponte che dà accesso ad alcune abitazioni.
Sono state le grida disperate della madre a catturare l’attenzione dei passanti e dei negozianti, in particolare del papà eroico che, senza pensarci due volte, è sceso nel canale per soccorrerla.
«Quando ho sentito gridare, mi sono precipitato in strada per prestare aiuto, è stato allora che ho visto un uomo che, senza esitazioni, è sceso in acqua raggiungendo la bambina e prendendola in braccio» racconta un maestro della scuola primaria Parini.
«Una volta afferratala, il soccorritore, con l'acqua fin sopra la cintola, ha passato la piccola a un altro ragazzo e a quanti poi l’hanno riportata a riva». Una catena umana in cui ognuno formava un anello.
Risalito a riva dopo il gesto coraggioso, l’uomo che ha salvato la piccola è tornato nell'ombra e ogni tentativo per rintracciarlo è stato vano: «Non appena la bambina è tornata tra le braccia della mamma, che cercava in tutti i modi di tranquillizzarla, l’uomo se ne è andato per la sua strada», raccontano i testimoni.
«La bambina sta bene, fortunatamente non ha riportato ferite, ma solo un grande spavento», conferma la direzione della scuola dove la piccola è iscritta e dove tutti, ora, tirano un sospiro di sollievo.
La temperatura esterna, meno rigida rispetto alle settimane scorse, ha favorito il salvataggio ed evitato conseguenze peggiori per la bambina.
La fortuna ha inoltre voluto che, in quel tratto, l’acqua del Tergolino superi di poco il metro di profondità.
«Ora devo andare a cambiarmi, sono pieno di fango»: queste le uniche parole del papà-soccorritore tipiche di chi non ha bisogno di sentirsi gratificato per un gesto solidale.

la seconda racchiude tutte e tre le caratteristiche citate nel titolo  è  può essere  classificata  tra  quelli    che  io  metto   con  questa  definizione   di   Mario Mariotti miracoli laici   . Essa è la storia di Valentina, sopravvissuta a un incidente ora sogna le nozze Valentina Vincenzi ha 25 anni. A settembre è stata travolta da un Tir. Era scesa dall'auto da cui usciva fumo ed è stata sbalzata in aria. Ricorda tutto di quel terribile giorno. Ha subito 50 operazioni e ora sta lavorando con coraggio per riuscire a rimettersi in piedi. Il suo sogno? Sposare il compagno, Giacomo Goldoni, che l'ha chiesta in sposa al suo risveglio in ospedale.

Carpi: lei si risveglia dopo un grave incidente e lui la chiede in sposa

Era stata travolta da un Tir. «Sopravvissuta per caso all’incidente e a 50 operazioni. La proposta di nozze in ospedale»


















CARPI.
Non ho mai perso conoscenza e ho percepito ogni dolore quando, ogni pezzo di lamiera mi trapassava la pelle e i muscoli e mi sbriciolava le ossa: la macchina ha continuato a spingere sulla gamba semi amputata per 40 minuti prima che l'ambulanza arrivasse a liberarmi da quell'inferno».».






{}L'incidente. Quando un camion ti travolge e ti ritrovi incastrato tra le lamiere della tua auto e quelle del tir, vedi tutta la vita che ti passa davanti e ti rendi conto di quanto sia appesa a un filo sottile, sottilissimo. Lo sa bene la solierese Valentina Vincenzi, 25 anni, una laurea in Psicologia criminale conseguita all’università di Kingston upon Hull, in Inghilterra, che il 27 settembre dell’anno scorso ha vissuto una giornata che ha cambiato per sempre la sua vita. Valentina è rimasta gravemente ferita alle gambe in un incidente stradale dopo il quale ha subìto oltre 50 interventi, tra quelli in sala operatoria e altri. Una strada fatta di pazienza e tenacia durante la quale la 25 enne ha coronato il suo sogno d'amore: a due giorni dall'incidente, quando si è risvegliata in ospedale, il suo compagno le ha proposto di sposarla.
In autostrada. «Stavo viaggiando in autostrada, di ritorno da un corso di aggiornamento per il negozio in cui lavoravo - racconta Valentina - stavo percorrendo la Brennero in direzione Modena, quando dalla mia auto ha iniziato a uscire del fumo dal cofano. Circa 300 metri prima dell'uscita di Mantova sud, ho accostato in corsia d'emergenza, chiamando immediatamente il carro attrezzi per i soccorsi. Sono uscita dall’abitacolo e mi sono posizionata davanti all’auto, da cui usciva ancora del fumo. Improvvisamente, mi sono sentita sbalzare in aria e sono stata avvolta da una nuvola di polvere e sporco, senza capire cosa stesse succedendo, stordita anche dal rumore di lamiere, clacson e ruote. Dopo una manciata di secondi ho capito di essere stata investita da un camion che arrivava da dietro e aveva invaso la corsia di emergenza continuando a sbandare fino a quando non si è arrestato. Mi sono ritrovata incastrata fra la mia vettura e il guardrail, con una gamba bloccata dalle lamiere. Il dolore era fortissimo e continuavo a urlare: le lamiere erano conficcate nella mia carne e il sangue continuava a scendere. Ho continuato a sbracciarmi per diversi minuti prima che qualcuno si fermasse».Il compagno. Contemporaneamente, sulla corsia nella direzione opposta c’era il compagno di Valentina, Giacomo Goldoni, che ha assistito a tutta la scena.« Una volta arrivata l’ambulanza, sono stata trasportata all’ospedale di Mantova, poi, in elicottero al Niguarda di Milano - prosegue la 25enne sopravvissuta - Sono stata sottoposta a innesti cutanei prelevati dalla mia gamba sana che rimarrà per sempre rovinata dalle cicatrici e porto un fissatore circolare Lizarov, fissato con viti al femore e che arriva alla caviglia dove i chiodi entrano nell'osso per tenere fissa la frattura, scomposta e molto grave. Devo legare un cordino ai ferri del fissatore, facendolo passare dentro ai passanti dei lacci della scarpa perché la semi amputazione mi ha causato una lesione grave al nervo sciatico facendo sì che il mio piede non si alzi verso l’alto. Prima facevo body building a livello competitivo, ballavo: ora non so che cosa riuscirò a fare. Al lavoro, non mi hanno rinnovato il contratto, visto che ero in scadenza. Sono stata dimessa dal Niguarda il 23 dicembre e ora sono ritornata a casa, a Soliera. Sono rimasta addormentata due giorni a causa dei medicinali - continua la ragazza - quando mi sono risvegliata, Giacomo mi ha chiesto di sposarlo. Una gioia immensa che mi ha aiutato a superare il primo, grosso impatto. Vorrei ringraziare, oltre a Giacomo, la mia famiglia e alcuni medici che mi hanno aiutata. Come il chirurgo Fabrizio Sammartano, l'ortopedico Francesco Sala, i chirurghi plastici Joseph Negreanu e Luca Vaienti e Osvaldo Chiara, dirigente del Trauma Team dove sono stata ricoverata dopo la terapia semintensiva».



18.8.15

Oristano, l'appello degli amici dell'eroe di Ferragosto: "Mandateci i filmati di quanto accaduto" .

Secondo me si può onorare lo stesso la memoria di questo grande eroe..senza aver bisogno di visionare filmati o quant'altro.! Lasciatelo riposare in pace...se siete veri amici non avete bisogno di vedere quei momenti.ma ricordarlo come era.perché se è stato eroe nel salvare due incoscienti..sarà stato eroe tutti i giorni della sua vita terrena.


L'UnioneSarda.it Oggi alle 13:06 - ultimo aggiornamento alle 13:22




Oristano, l'appello degli amici dell'eroe di Ferragosto: "Mandateci i filmati di quanto accaduto"



la tragedia di san giovanni di sinis

                        La tragedia di San Giovanni di Sinis
Dopo i funerali di Vincenzo Curtale   (  foto    sotto  )  celebrati ieri a Oristano nella chiesa di San
Sebastiano stracolma di gente, oggi è il giorno degli appelli per cercare di fare piena luce sulla tragedia accaduto nella spiaggia di San Giovanni di Sinis a Ferragosto.A lanciarlo sono gli amici del coraggioso 41enne morto per salvare una coppia di turisti che rischiava di annegare,

Il momento della tragedia in spiaggia
                                        Il momento della tragedia in spiaggia

A lanciarlo sono gli amici del coraggioso 41enne morto per salvare una coppia di turisti che rischiava di annegare, i quali si rivolgono a chiunque abbia filmato le varie fasi del salvataggio e della successiva tragedia. "E importante che ci mandiate qualsiasi documento audiovisivo, anche se frammentato e parziale di quanto accaduto. E' fondamentale per ricostruire nei dettagli i fatti e onorare la memoria di Vincenzo. Potete contattare Luca al numero 3391119545".



24.5.14

i veri eroi sono la gente comune non solo quelli di guerra e imposti la maggior parte dai nazionalismi



«In fondo siamo tutti eroi se sappiamo corrispondere alle difficoltà della vita» come lo è Bernie «...a causa del suo coraggio "necessario" (necessario per stare al mondo)»
Da Roberto Escobar ne Il Sole-24 Ore

musica consigliata
Qualche  giorno fa   ho  visto  con un mio amico  il  film ( un po' datato  ,  visto  chè  è  del  lontano  1992   ma  chi se  ne frega   la bellezza e la  profondità non  dovrebbero avere   scadenza  )  Eroe  per caso .
A me  è piaciuto    ad  una di quelle persone del gruppo un po' meno  , forse perchè  lui  è  abituato   ai << miti eterni della patria o dell' eroe  >>  ( citazione  )  .
Bene   invece  i miei  eroi  sono   queste  persone qui e  tutte quelle persone che trovate nei tag  le  storie  , storie  ,  storie  d'ieri ,  c'era una volta  , ecc




                             Le nonne che costruiscono pannelli solari per i loro villaggi
 

                                         
                          Atleta soccorre rivale e perde volontariamente una gara





lo    che mi ha definito bonariamente utopista    e  comunista  , ma   ormai ci sono abituato e mi sono fatto una sonora risata.  Non vale  la pena   a  sprecare  parole  e Fncl

3.12.13

Alluvione a Olbia, anziana salvata da due romeni Gesto eroico in via Sicilia. I testimoni: «È viva solo grazie al loro altruismo, hanno messo in pericolo la loro stessa vita»

 Spero che  questo gesto faccia   riflettere  e   zittisca , chi  , fra le tante  voci che raccontano i fatti di quei giorni , diceva  che  :  gli sciacalli ed  approfittatori della drammaticità   fossero  rumeni .
Mi fermo qui   per  evitare  di cadere  nel retorico  , anzi  lascio  che a concludere  il mio pensiero , prima di  lasciarvi all'articolo  , sia    il pezzo più significativo del  film  eroe per  caso  





  dala  nuova  sardegna del  3\12\\2013

OLBIA. Hanno sfidato l’acqua alta e il fango per mettere in salvo un’anziana signora e una ragazza inferma, in via Sicilia. Ma dopo aver rischiato la vita Viorel Timic e Marinica Bulai, (foto a sinistra )  romeni, non hanno cercato la luce dei riflettori. Hanno chiesto scusa per aver sporcato la casa in cui hanno portato le due sopravvissute dell’alluvione e sono andati via. Sono stati i vicini di casa, che hanno assistito a questo doppio salvataggio, a voler raccontare la storia di questi eroi sconosciuti, due figli adottivi di Olbia, protagonisti di un gesto di grande altruismo.
La notte del 18 novembre in via Sicilia l’acqua sale di livello in pochi minuti. Agripina Iftemia è la badante di una donna di 85 anni, inferma, costretta a respirare con una bombola di ossigeno. Il lettino in cui si trova l’anziana viene raggiunto dall’acqua e comincia a galleggiare. L’appartamento resta senza luce. I centralini del Comune e delle forze dell’ordine sono intasati. Agripina chiede aiuto al marito, Viorel. Che in pochi minuti arriva con un amico in via Sicilia. I due si gettano nell’acqua gelida, raggiungono la camera da letto in cui si trova l’anziana, la prendono in braccio, la fanno uscire da una finestra e attraverso un cortile con oltre un metro di acqua, fango e gasolio, raggiungono via Vittorio Veneto e la mettono in salvo. Neanche il tempo di sistemare l’anziana sul letto che da un altro appartamento arrivano le urla di una ragazza. La giovane, Maria Paola, inferma, è intrappolata nella sua stanza. Viorel e Marinica non ci pensano un attimo. Ancora una volta affrontano il fiume di acqua e mettono in salvo la giovane. «Subito dopo sono andati via – raccontano i vicini –. Ci hanno dato una bella lezione di bontà, coraggio e altruismo».

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...