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4.8.25

tenere a bada o uccidere le ossessioni ? questo è il dilemma

in sottofondo

Finalmente ho trovato la forza \ il coraggio , era da un poì' che non parlavo di me e di mettere online un mio scrritto del mio zibaldone cartaceo . Ecovi quindi un post non politico cioè non legato all'attualità .
 Come dice la psicologia « Le ossessioni sono pensieri e/o immagini mentali disturbanti, molesti o imbarazzanti, che non se ne vogliono andare, e che “martellano” insistentemente la coscienza fin dal mattino.
Tali pensieri o immagini, proprio perché contengono particolari brutti, spaventosi e spiacevoli, provocano estremo disagio e ansia. [... ]» ¹ e « [...]  Per tenere a bada le ossessioni le persone mettono a punto dei rituali, cioè dei comportamenti da poter ripetere ad ogni ossessione che riescono temporaneamente a far superare l’ostacolo dell’ossessione. [...]  »² . Infatti Le ossessioni non sono semplici pensieri ricorrenti. Sono idee, impulsi o immagini che si impongono alla mente, spesso contro la volontà. Possono essere:
  • Mentali: pensieri ripetitivi, dubbi, paure.

  • Comportamentali: rituali, compulsioni, evitamenti.

  • Emotive: attaccamenti, gelosie, rimpianti.


 un mio amico psicologo ha letto il titolo del mio post e ha detto che << La frase "Tenere a bada o uccidere le tue ossessioni" esprime un concetto forte e profondo: come gestire quei pensieri ricorrenti e invasivi che occupano la mente in modo eccessivo, spesso disturbando la serenità.>> infatti pensandoci bene la si puo vedere in due modi:

🔹 "Tenere a bada le tue ossessioni"

Qui si parla di gestione, di convivenza consapevole.Significa gestirle, non lasciarsi dominare, imparare a conviverci senza permettere che prendano il controllo della tua vita. esistono per chi sceglie questa via delle Strategie utili:
Riconoscere i pensieri ossessivi, senza reprimerli subito.
Distogliere l’attenzione con attività concrete (scrittura, sport, camminate).
Tecniche di mindfulness o meditazione per osservare i pensieri senza giudicarli.
  • Approccio realistico e sostenibile.

  • Favorisce la crescita personale.

  • Permette di trasformare l’ossessione in energia creativa.

Contro:

  • Richiede pazienza e disciplina.

  • Può sembrare una resa.

  • Non sempre funziona da sola.

 e nei casi più gravi cioe se se diventano troppo invasivi laTerapia cognitivo-comportamentale (CBT), se diventano troppo invasivi .

🔹 "Uccidere le tue ossessioni"

È una metafora più radicale: vuol dire eliminarle alla radice, spezzare il loro potere su di te. Ma attenzione: spesso non si può fare di colpo. infatti Serve Capire da dove nascono (insicurezze? traumi ? perfezionismo?). per sostituirle con pensieri più sani e realistici.Questa metafora suggerisce un taglio netto, una liberazione totale. Ma è davvero possibile?  Ecco  i

Pro:

  • Liberazione immediata (se funziona).

  • Rottura con schemi mentali tossici.

  • Atto di forza e autodeterminazione.

Contro:

  • Le ossessioni spesso hanno radici profonde.

  • Sopprimerle può farle tornare più forti.

  • Rischio di negare parti di sé che chiedono ascolto.

Ed in certi casi, affrontare le paure sottostanti attraverso un percorso psicologico e se si vuole come ho fatto io ( leggere sotto ) auto analisi ed affrontare il proprio grillo parlante . 

🔑 In sintesi:

Non sempre si possono “uccidere” le ossessioni subito, ma si possono disinnescare, rimpicciolire, neutralizzare con il tempo, la consapevolezza e, se serve, l’aiuto giusto

🧠 Esempi di ossessioni comuni:

“Devo avere sempre tutto sotto controllo.”

“Se non rispondo subito, succederà qualcosa di brutto.”
“Devo piacere a tutti.
"Devo per forza sapere / conoscere
ecc


A volte le ossessioni sono come demoni, altre volte come messaggeri. Ucciderle può sembrare liberatorio, ma tenerle a bada può insegnare molto. La vera domanda forse è: cosa vogliono da te? E tu, cosa vuoi da loro?  Gestire le ossessioni è un percorso complesso e personale. Non c'è una risposta unica, si  possono  essee  due approcci: "uccidere" (che metaforicamente significa eliminare o superare) e "tenere a bada" (gestire e controllare).
Quale approccio scegliere   dunque  ? La scelta dipende molto dalla natura delle ossessioni e dalle tue risorse personali. Spesso, un mix dei due approcci è la strategia più efficace.  Infatti A  volte  le tengo a bada  , come   in  questo caso  ,  a  volte le  trasformo o le  uccido.
In quesoi  caso  fra i diversi  modi ³  ho  scelto     quello    di dissinescarle   facendomi   sotto  forma di   dialogo\  scontro onnirico  derivato  ( ma non solo   dalla  lettura   di Martin Mystere  :  l'enigma di Napoleone  e  IL  regista  e l'imperatore (  n  424 e n  425 )  ma    con elementi  di verosomiglianza   tra il mio  Grillo parlante \  l'altro mio  io ed  IO .  

Gr (  grillo  parlante )
IO  ( io ) 

Gr.  .....  tu non sei  più  un  ragazzino  ,  hai  quasi 50 anni  . C'è  qualcosa    che    non mi  puace  in questo tuo atteggiamento . 
IO  spiegati meglio  .
Gr  voglio    dire  che  tiu sei  lasciato   convicere   ad  intrapendere  questa   nuova  avventura   in maniera  fin  troppo rapida   .
IO ma lo sai è  il mio  modo  di fare , lo si che oltre  ad essere  ansioso      sono troppo   impulsivo   ci hai   pure  scherxato sopra  
Gr Si  ma  di solito  avresti   calcolato meglio  i rischi    . invece ...
IO   ?
Gr    questra  volta    c'è   qualcosa   che  ti spinge   più  delle altre    volte  . Lo detesto dirlo  ma     ci vedo  ...
IO cosa   
Gr  l'ennessima , non saprei descriverla  diversamente  ,  ossessione  



IO .... 
Gr  proprio cosi   vedo  nei    tuoi occhi   la  tipica  luce  che assumono   quano sei vicino alla  soluzione  di  un enigma  . Forsemstro usando   un termine un po' forte  ma   quando  ti  appassioni  a dei misteri o cose  poco chiare  ti  ci butti a  capo fisso , ti    fai  prendere la mano   e   a  volte  trascuri   tutto il resto  (  come  hai  fatto  con  il G8  di Genoiva  2001  quando ha  i  colaboratro    con Carlo gubitosa  al libro inchiesta  Genova  nome per  nome  e     soprattutto  alla   contro inchiesta  di Piazza  Alimonda e la  sua  contro inchiesta   ed alri misteri    facendo  anche delle  figure  di  💩  e litigando \  perdendo  compagni di viaggio )  pur  di   saziare   la  tua sete    di sapere  .... e  io ho  paura  sia   una  di quelle  .  promettimi  che pur  cn la  tua  proverbiale  curiosità   ti   manterrai prudente  ...  e  che  starai attento anche per te stesso .
IO te lo promettto stai tranquillo .
Gr adesso raggiungiamo gli altri
IO hai paura che muoia e finisca come il protagonista della canzone morire per delle idee di de Andrè ⁕
Gr beh si , in effetti . Anche se la canzone si rifferisce a coloro che sono guidati totalmente ( non è il tuo caso ) da un ossessione finendo totalmente impegnati a raggiungere un obbiettivo , trascurando il resto e con una detterminazione che spinge a non fermarsi fin quando non lo si consegue .
IO capisco quindi   tale processo si  può  evitare    con la rinucia  e  sapedo di  No 
Gr  esatto  . 
IO per i momento  sospendiamo   tutto  
Gr  Bravo ❤😇👍🏼🧠


Quanche tempo dopo

IO     ho  trascorso  questo  periodo   di  standy  by   \ pausa    per  riflettere  sul nostro discorso  . E' vero sono  un tipo \ una  persona caparbia,detterminata,a cui piace   andare in direzione  ostinata  e  contraria   . Ma   non  mi reputo    un uomo  ottuso  , lo studio  della  conoscenza   e del sapere  , insieme al  dubbio per le   verità cioè  delle  versioni    ufficiali , e l'uso  del complottismo critico    sono sempre stati   per  me  strumenti   formidabili per  aprire  i miei  orrizonti  e  cercare  ( anche    se  oignoi tanto capita  di caderci   )   di evitare  le  Fake news  .  Infatti er  i miei post  e   condivisioni   raccolgo sempre  materiale  , mi documento   per  arrivare  al  miglior  risultato possibile  .  Perchè   ciò che  scrivere  possa   essere strumento  per  ampliare  le proprie  conoscenze  . Ecco  cosa   volevo ottenere l'altra volta . Mi  sono  detto   vero o no   chi  sono io per  dubitarne ?  voglio   davvero rischiare ?  tale  cosa  era  diventata  perme una  vera  ossessione   e rischiava   di farmi prendere   una di quelle  strade che non portano  mai   a niente    o  senza  uscita  da  non vedere   eventuali pericoli   ?   questa mia ricerca  spasmodica  era  forse    diventata  ( anzi togli pur  il  forse  )  un osessione  . E   hi  deciso   d'accantonare   il progetto . 
Gr bravo .  sapevo che  eri  in grado al 90%  di dominare  le  tue  ossessioni   . ma  vedo  chge hai  capito  che  non era il   caso   di  rischiare     cosi  tanto   .Ma   soprattutto  , come  credo che te lo  sia  chiesto     anche tu  in questa  fase di riflessione  che senso  ha   verificare  di persona ,  insomma  fare il  san Tommaso  , per  vivere  poi il resto  della  vita  se  ti dovesse  succedere  qualcosa  . Perchè hai già avuto le  tue  risposte    che  volevi e  non serve  altro  . essere  giunti  fin qui   dovrebbe   essere sufficente  a soddisfare la  tua  curosità  .  Non ne  hai  bisogno  e  soprattutto  non ne  vale  la  pena  . Essa può  avvenire  anche senza  rischiare  la pelle  o    denuncie  inutili   soltanto per  avere  una conferma 
IO  già  proprio  cosi  possiamo  rientrare per   quanto mi riguarda   non c'è  più niente  da  scoprire   . ho avuto   una  risposta   soddisfacente  



 APPROFONDIMENTI 



9.1.20

ma i vegani non hanno come ideale la pace e la non violenza ? se si perchè stanno zitti sul caso di pasquale mario bacco che insulta i morti ?


Cari\e  vegani



Se avete fra i vostri ideali o valori quella della pace e della non violenza  e  affermate  che  gli animali  meritano lo sresso rispetto che merita  l'uomo  anche  anche  egli animale perchè  , ovviamente senza     generalizzare     augurate  e  siete contenti    se  muore  qualcuno che  lotta     contro i  vostri principi  . ? Cos' aspettate a prendere posizione critica contro questo ....   individuo   Spett Pasquale  potrei insultarla , ma non lo farò ed mi scuso se dovessi averlo fatto nel post precedente ma era stato scritto a caldo , per rispetto di Andrea, dei suoi cari e di tutta #Aggius.Ma soprattutto, perché  non   sarai  in grado   d' abbassermi ai suoi livelli.Spero solo che Dio la perdoni per le infamie che ha scritto.


Pasquale Mario Meleam Bacco è con Dal Torinese Vincenzo e altre 37 persone.
Ieri alle 11:38
LA CACCIA, IL MEDICO E I COGLIONI DA TASTIERA
Facebook ha cancellato il mio post sulla caccia, anche in seguito alle segnalazioni dei signori cacciatori.
Questi signori in privato mi hanno augurato la peggiore morte, a me, amici e vegani in genere.
Questa gentaglia non è abituata a rispettare le opinioni altrui, perché i cacciatori sono abituati ad uccidere e trucidare altri esseri viventi senza nessuna difesa (tra mille sofferenze).
Quindi questa gente, in campagna, mentre fuma, piscia, scoreggia e parla di fica, si DIVERTE ad uccidere altri esseri viventi.
Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

Ogni tanto si sparano tra di loro e si ammazzano, provando cosa significa essere sparati. E questo mi dovrebbe dispiacere? Beh no, non mi dispiace affatto.
A me i cacciatori fanno schifo e non sarò mai dispiaciuto per la morte di uno che per “sport” uccide e causa atroci sofferenze ad altri esseri viventi.
E se avete le palle mettete in pubblico quello che mi avete scritto in privato. Sperando in un mondo con sempre meno cacciatori, vi saluto.

 Non credo   che i vegano  a  cui lei  dice  d'appartenere  .   conoscendone  alcuni solo  virtualmente (  leggi   tipo amici\che  di penna    come si  diceva  un tempo  )  altri   di persona  , che  siano  tutti\e   a questo livello d'odio  . Qui non si tratta    d'essere    contro la  caccia  o meno   ma  di rispettare    una persona morta  . Quanti bambini hanno ricoverato in gravi condizioni e alcuni dei quali morti perché i genitori sono vegani estremi  .... Non mi sembra che nessuno  abbia  ha gioito x quanto accaduto e  se  lo ha  fatto  è  un    cinico e  coglione proprio  come lei 

10.10.19

meglio le mappe tradizionali o quelle internet ? il caso Google maps vietato in barbagia , troppi turisti dispersi nel Supramonte




Articolo completo e altri servizi nel giornale in edicola e nella sua versione digitale
"Non usare Google Maps", in Sardegna arrivano i cartelli salva-turistiA Baunei, in Sardegna, molti turisti in cerca delle spiagge più suggestive non riescono a raggiungerle per colpa di Google Maps: l'app suggerisce di percorrere stradine sterrate in mezzo alla natura, peccato che sia possibile attraversarle solo a piedi o con dei fuoristrada. Così il comune sardo ha installato diversi cartelli stradali che sconsigliano l'uso dell'app ai viaggiatori. Nei mesi estivi molti automobilisti sventurati sono stati recuperati grazie all'aiuto non solo delle forze dell'ordine, ma anche dei pastori locali che pascolano nel Supramonte. A cura di Roberta Lancellotti
la news   ha  fato scalpore     che   anche  i media  nazionali    se  ne   sono occupati



Sardegna, spuntano i cartelli anti Google Maps: «Non seguite il navigatore»
10 ottobre 2019 -
Nel Comune di Baunei troppi i turisti ingannati dal navigatore di Mountain View. E l’amministrazione locale corre ai ripari


In tanti, in troppi, si sono avventurati lungo le strade di campagna, rimanendo intrappolati e costringendo persone del luogo e Vigili del Fuoco a fare gli straordinari per tirarli fuori dai guai.
Per questo motivo il Comune sardo di Baunei (NU) ha deciso di installare dei cartelli che invitano gli automobilisti di passaggio a non seguire le indicazioni di Google Maps.
Pare, infatti, che il navigatore di Mountain View abbia tracciato come transitabili i difficili sterrati del Supramonte percorribili invece solamente a bordo di 4x4, che sono diventati per via dei suggerimenti errati del navigatore una trappola per turisti.
«Sono decine gli interventi effettuati dai vigili del fuoco e pastori locali, per aiutare i malcapitati visitatori del nostro Supramonte, in seria difficoltà, indirizzati da Google maps su queste carrarecce e sterrati con camper e semplici utilitarie. Consigliamo sempre di informarsi su regole e prescrizioni da seguire prima di avventurarsi nel nostro territorio», ha annunciato l’amministrazione locale contestualmente all’installazione dei cartelli nelle strade per Margine direzione Bidonie-Trekking per Cala Luna e strada per Us Piggius, direzione Baccu Linnalbu-Goloritzè.

Ora    non bisogna  condannare    e mappe   informatiche   perchè   hanno  pregi  e  difetti . Usarle con criterio . Infatti ho usato Google Maps per entrare nella 131, la superstrada che percorre tutta la Sardegna, e nonostante mi trovassi vicinissimo mi portava in una strada secondaria. Consiglio a tutti di usare Waze, l'ho usato spesso nei paesini di provincia per lavoro e ti fa percorrere sempre le strade più sicure e veloci. Waze è aggiornato costantemente dagli utenti.Oppure https://www.openstreetmap.org/ un progetto comunitario per la cartografia chiamato che permette a tutti gli utenti di aggiungere e/o modificare i tracciati. Da alcuni anni e' molto valido e ci sono applicazioni per la navigazione molto complete

25.7.19

Notte da incubo per una coppia piemontese dopo la fiction su Rosy Abate e la mafia

ma si può essere cosi coglioni ( sottoscritto  compreso perchè a volte ha creduto in una cosa simile , facendo le  sue  classiche  figure 💩 e prendendosi i relativi insulti   ed improperi . Ma a  differenza  loro non è mai arrivato a minacciare stupri o violenze )
Concordo salvo che nella  chiusa     perche'  ci sono casi  ,  come  è capitato  a me  ,   lo fa  perchè  è in buona fede   visto  che è sempre più  difficile   distinguere  quando  una  cosa  scritta sui muri  con relativo n  di cellulare ,    nel  mio caso  ,  per  esempio  sia  vera  o  falsa  . Anchje  se  un minimo d'analisi   a freddo o dubbio    non guasterebbe e non farebbe male  prima d'agire  ad  impulso  cioè  a caldo      con  questo articolo   di   https://www.bufale.net/

Notte da incubo per una coppia piemontese dopo la fiction su Rosy Abate e la mafia


Ci sono segnalazioni che ci lasciano, francamente, sconvolti. Stupefatti, perplessi, a volte confusi.Storie che mostrano il peggio dell’umanità indinniata, il coacervo di individui che formano una vera e propria folla manzoniana 2.0: confusa, precipitosa, incline all’ira ed all’azione violenta ma poco usa a scusarsi delle conseguenze provocate.E che tendono a mostrarci un ritratto a tinte fosche di alcuni di coloro che interagiscono casualmente con la nostra pagina, pronti a giurare sulla veracità del “corrieredelcu*o” o altre testate del tutto anonime quando descrivono improbabili parenti del politico di turno, facili all’ira e pronti alla ribellione contro improbabili storie chiaramente inventati, ma improvvisamente scettici fino all’inverosimile e pronti a chiederci di “scoprire le bugie dei giornali”… che stanno semplicemente riportando una notizia.  ci è stato più volte chiesto di dimostrare che questa notizia fosse una bufala, solo in quanto pubblicata da La Stampa [  vedi articolo sotto   ] ,non solo non ci siamo imbattuti in alcun elemento di mendacio o falsità, ma abbiamo ulteriormente approfondito ulteriori dettagli.
La storia, del tutto vera, è quello che si ottiene quando ad un pubblico ottenebrato, incapace di distinguere la realtà dalla finzione in una sorta di delirio permanente indotto da dosi da cavallo di videodipendenza, analfabetismo funzionale e bisogno di rissosità, viene eccitato da stimoli immaginifici comprensibili per una mente comune.
Siamo a Domodossola, all’alba della trasmissione della fiction Rosy Abate, spin off di Squadra Antimafia che racconta le avventure dell’omonimo personaggio immaginario, una ex capomafia in cerca di una nuova vita al nord.
In una scena della fiction dei mafiosi contattano la protagonista con un pizzino, un minaccioso bigliettino con un numero di telefono da contattare per interagire con una cosca particolarmente ostile.
Problema: il finto numero di telefono corrisponde ad un numero di telefono reale, ed è stato appena passato in TV ad un pubblico di veri e propri videodipendenti in perenne delirio.
Persone che, naturalmente, non hanno trovato di meglio da fare che chiamare ripetutamente il numero di telefono, aspettando di trovarsi di fronte un mafioso immaginario, se non l’eponima “Regina della Mafia”, e minacciare di morte chiunque avessero di fronte.
In questo caso, una coppia di Domodossola, peraltro composta da un uomo di origini siciliane ed una donna incinta all’ottavo mese in una gravidanza difficile, subissati sin dalla prima serata di minacce di morte di ogni tipo.
Ci vuole davvero una folle dose di delirio per chiamare una sconosciuta di notte urlandole che siccome lei è “Rosy Abate” andrai ad ucciderla: ma ancora peggio per chiamare in branchi, terrorizzando una donna incinta.
Per questo, a parte l’ovvio consiglio di cambiare numero di telefono, la coppia di Domodossola non intende fermarsi: l’avvocato della donna è stato già contatto, e qualcuno pagherà per questa grave colpa.
Nelle grandi produzioni americane infatti, salvo alcuni sporadici casi in cui viene usato un numero di un call center, nel quale un nastro registrato ripete ai chiamanti uno spirito easter egg, uno scherzo relativo alla trasmissione, viene usato un numero preceduto da un prefisso inesistente, per rendere eventualità come questa impossibili.
Pertanto, vi confermiamo che sì, è una storia vera e sì, chi chiama numeri di telefono reali minacciando di morte personaggi immaginari si espone a gravi conseguenze.
A parer nostro, tutte meritate.


articolo    della stampa  


Un numero di cellulare scritto con un pennarello nero, ben visibile, su un bigliettino di carta. Con tanto di messaggio: "Non avrai un’altra occasione, ciao Rosy" e faccetta sorridente. È andato in onda ieri sera durante la serie tv "Rosy Abate" su Canale 5, la storia di una giovane donna della mafia siciliana che, lontano dalla sua terra, riprova a farsi una vita in Liguria. Un numero di cellulare che doveva essere finto e far parte della fiction, appunto, ma che invece esiste realmente. E che, complice l’averlo mostrato in modo chiaro in televisione in una fiction che ha fatto un boom di ascolti, sta rovinando la vita a una giovane coppia di Domodossola che da ieri sera poco prima delle 22 è stata letteralmente tartassata dalle telefonate.
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
locandina  fiction 
Chiamate di fan che, non riconoscendo forse la differenza tra finzione e realtà, pensavano di parlare realmente con Rosy, interpretata da Giulia Michelini. Con tanto di minacce, insulti, qualche parolaccia e qualche richiesta a dir poco strana. "E tanta paura - racconta la donna al telefono - Sono incinta all’ottavo mese inoltrato e ho avuto una gravidanza a rischio. Stanotte non ho dormito. Abbiamo ricevuto decine di chiamate fino a quasi le 4 di notte e ho avuto davvero il terrore che qualcuno potesse arrivare fin sotto casa nostra. Possibile che nessuno abbia controllato che quel numero non fosse attivo e che nessuno si sia preoccupato di nascondere qualche cifra?’’ si chiede. Una domanda lecita visto che quel numero il marito, 38 anni e un lavoro che lo porta spesso all’estero, lo ha da ben 13 anni.     
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
frame della scema  incriminata  
‘’Abbiamo fatto fatica a capire cosa capitasse - racconta - Non abbiamo nemmeno visto quella fiction. Eravamo a cena al McDonald quando abbiamo iniziato a ricevere le telefonate. Ci hanno chiesto se fossimo parenti di Rosy Abate, qualcuno ci dà dei mafiosi e c’è chi ci ha perfino minacciato. Alcuni chiedevano se fossimo della produzione e li potessimo raccomandare. In molti chiamavano con numeri privati e poi, una volta risposto, mettevano giù la chiamata. Uno mi ha addirittura suggerito di rivolgermi alla produzione di Mediaset. Ma a farmi davvero paura è stato un uomo, a notte fonda, che mi ha detto: 'Rosy Abate, non mi fai paura. Io ti ammazzo'”.
È stata lei a rispondere fino a notte inoltrata alle chiamate sul cellulare del marito, che questa mattina doveva partire presto per un viaggio di lavoro fuori dall’Europa. “All’inizio ho pensato fosse uno scherzo di qualche nostro amico, qualcuno che ci voleva prendere in giro. Ma quando ho iniziato a vedere che le chiamate erano continue ho realizzato ciò che stava succedendo: quella fiction da tutti così attesa e seguita per noi è invece diventata un vero incubo che ci sta rovinando la vita. Tra l'altro siamo siciliani, ma ovviamente con la mafia non c'entriamo. Cosa deve pensare chi ci conosce?”.
Catapultati dalla realtà direttamente nella fiction, senza nemmeno volerlo. Per questo la coppia, 30 e 38 anni, che vive alle porte di Domodossola, ha deciso di rivolgersi all'avvocato di famiglia e denunciare sia Mediaset che le persone che li hanno chiamati. “Ho subito scritto a Mediaset per capire come potesse essere successa una cosa simile. Non ho ancora avuto risposta – afferma la donna-. Quello che mi è stato detto però è che la fiction è stata registrata lo scorso anno. Peccato che questo numero noi lo possediamo da almeno 13 anni. Ora i carabinieri ci hanno anche suggerito di cambiarlo. Ma per noi vuol dire perdere tutti i contatti che ci siamo creati. Ci hanno rovinato davvero la vita. Per questo abbiamo deciso di prendere provvedimenti, fare denuncia per violazione della privacy e rivolgerci al nostro legale (l’avvocato Vicini di Domodossola). Perché se c’è stato un errore qualcuno dovrà risponderne”.
Proprio per evitare episodi di questo genere da decenni l'industria cinematografica hollywoodiana ha introdotto un escamotage utilizzato ogni volta che sullo schermo deve apparire un numero telefonico: lo fa precedere dal prefisso "555" (che negli Stati Uniti non è previsto), in modo da creare un numero inesistente e mettersi così al riparo da spiacevoli conseguenze. La produzione di "Rosy Abate" deve esserselo dimenticato.


21.11.18

Cos'ė meglio bullizzare come viene accusato Burioni i no vax analfabeti di ritorno e funzionali per di più oppure cercare di comprenderli ?



Inizialmente davo ragione a  questo intervento  di


Dario Corallo, il più giovane (e il meno noto) tra i candidati alla segreteria del Partito Democratico,  al congresso del partito. Il giovane politico, 30 anni e una laurea in filosofia, ha cercato di spiegare un errore che avrebbe commesso il Pd negli utlimi anni, quello di aver "elevato a scienza vera e assoluta quelle che sono posizioni squisitamente politiche", mortificando "come un Burioni qualsiasi" il 99% delle persone meno preparate che esprimono dubbi o curiosità.



Perché come ho risposto a questa discussione sul (anche vostro, visto che è una bacheca pubblica ed aperta ,se volete seguire i miei aggiornamenti o commentare i miei post e d'altri miei compagni di strada ) mio account fb

Tommaso Spartaco Secondo te, dicendo queste cose non si attacca Burioni? Stai scherzando vero?
."Un Burioni qualsiasi si diverte a bulleggiare chi invece con le proprie parole ha espresso semplicemente un dubbio"
."Un Burioni qualsiasi si diverte a bulleggiare chi invece con le proprie parole ha espresso semplicemente un dubbio"

 Al termine attaccare è stato dato un significato non suo tant'è vero che si confonde con criticare . Io non lo di sta  " attaccando " mi criticando . Non per quello che dice che condividiamo  noi ma per come lo dice . É come se io.insegnante mi.metto ad insultare ed ridicolizzare gli alunni  che non capiscono le mie spiegazioni  e poi mi lamento se mi mandano a fncl  o peggio . 
Poi  : leggendo questa  intervista e questo articolo oltre a seguire i suggerimenti di   sempre  di  


Tommaso Spartaco Se seguissi Burioni sulla sua pagina sapresti che se dialoghi con lui in maniera civile lui risponde civilmente. Certo che se il primo capitato laureato su facciadalibro, si mette a dare lezioni di medicina a offenderlo, che non capisce niente e che è un venduto alla big e ccc. , la blastata ci sta tutta e anche qualche calcio in culo. Quella è l'uscita infelice di un ragazzotto che volendo fare un esempio di arroganza ha scelto Burioni che, quando parla, ha titolo per farlo avendone competenza e, se risponde spesso duramente, è perché lui per primo è stato attaccato in modo volgare
 m'accorgo che Burioni  non ha tutti i torti   anche  se  dovrebbe accettare   le  critiche  ovviamente    quelle   costruttive  . Anche se però continuo

   trovandomi  d'accordo     con   quanto   dice  Corradino Mineo
Nessun testo alternativo automatico disponibile.


 a ribadire che vista la drammatica situazione culturale italiana bisogna : 1)    non bullizzare  e deridere  chi espirime  un dubbio ,  dovuto  al suo essere  sei   " ignorante perchè ignori  "  ed  a credere  alle   fke news  \   bufale   .2)   rincominciare per internet come si fece in TV  con  la  trasmissione   
 Alberto manzi   promovuendo    iniziatice  come quella  di     della  pagina  fb     te lo spiego  
Video animati spiegati con parole semplici per aiutare a capire meglio l'attualità e il mondo che ci circonda. ecco un esempio spiegato in maiera semplice e chiara


o educazione  ai media  come  suggerito   dala  zanardi  prima  con il corpo  delle donne  ed ora con   Senza chiedere il permesso  






16.10.16

curare \ ridurre la depressione senza uso ( se non in casi eccezionali ) di farmaci ed antidepressivi

In attesa che si placassero le polemiche e trovare ( soprattutto le parole adatte per parlare di tali argomenti senza venire accusato di lanciare accuse d'insensibilità ( vedere discussione sula mia bacheca ) verso tali tematiche, ho deciso di parlarne solo ora ,dopo un periodo d'ibernazione
A  farmi cambiare  idea    sono  stati   : 1  )  quest'articolo e  questo video  su  Piero cipriani  ., 2)  la  canzone  (  che    sto sentendo in sottofondo   con spotfiy mentre  scrivo  il post  )   le  storie che  non conosci   di  Samuele Bersani - Pacifico   e   questa   cover  di Bob Dylan



 che sentite  e sentirete  ancora  riecheggiare   sui media   ufficiali  e  non   fino al   10  dicembre  ovvero quando  sarà consegnato    il  nobel  ( non   sto a  dilungarmi  troppo  le  rispettive polemiche ,   su pro e  i contro     che  esso  ha  suscitato  , ne  dirò   da  che  parte  sto   anche  se  chi  legge iil  blog  e  i  interventi  su  facebook   sà  che  sono  fautore  del sincretismo culturale  e   della  contaminazione delle  arti  e  quindi lo capirà ) a  Bob  dylan  il premio nobel  per la letteratura  del  2016  .

Ora  dopo questo  spiegone  vediamo  di chiarire   il mio pensiero già  espresso    nella  discussione avvenuta  sul  mio  fb  (   collegamento righe  precedenti  )




Io non volevo   come sono stato accusato  anche  molto  duramente   d'offendere  chi  chi ne  soffre   ,  ne ha sofferto  in maniera    diversa  e\o più o  meno ciclicamente    ne esce  e    e   ci  ricade  (  come il  sottoscritto  )
Ovviamente  dipende  da  caso a caso  per  me    o per  altri  tali metodi   senza  medicine  funzionano   e  me  li attenua  (  perchè  io  ,  da profano  penso  che  tali problemi  siano per  sempre  )  altri  non  funziona  ed   hanno bisogno anche  del supporto di tali medicine   . come  queste    testimonianze  . La prima presa  dal mio post


le  altre  due  dalla

9.5.16

Integrazione e/o Convivenza ?

  in sottofondo Sud sound system Le radici ca tieni 

Il mio quesito vedere il titolo  nasce    dopo aver letto   sula bacheca  di una mia utente   questo post    preso  dal classico  sito  bufalista http://www.imolaoggi.it/  (  sito  noto per  i suoi  rigurgiti exenofobi e    identitari  chiusi  ) che  addirittura  sembra  stravolgere  (  vedere  l'articolo originale ) la  sua stessa  fonte 

Vescovo in moschea: la sala resta vuota, neanche l’imam si presenta


moschea-pordenone
                                 foto messaggero veneto

PORDENONE. Una sala vuota, con dentro solo le autorità e uno sparuto manipolo di invitati italiani e giornalisti. Interventi solitari dal palco, con gli ospiti d’onore lasciati tra un pubblico che non c’era. Lo scrive il messaggero veneto
E’ quanto accaduto ieri pomeriggio al centro islamico, in occasione del convegno “Fermiamo la violenza”, di particolare significato specie a qualche mese dall’omicidio di via San Vito, con moglie e figlioletta uccise da un musulmano.
Ma nonostante la storica presenza del vescovo Giuseppe Pellegrini, alla sua prima volta in moschea, i musulmani non hanno risposto all’appello. Assente anche l’imam. Il moderatore dell’incontro, Imrane Filali, ha dovuto ridurre la scaletta e accelerare i tempi, scusandosi con le autorità.


IL  quesito  che propongo  nel titolo  del post   è riferito agli immigrati  ,che  sono  presenti  e  vengono  nel nostro Paese,  di qualsiasi nazionalità (  europei  ed  extra  europei ) , e volendo lo si può allargare a tutti coloro che per una qualsiasi ragione giusta o sbagliata percepiamo a  volte  ipocritamente  come "diversi", diverso colore della pelle, diversa religione praticata, diverse abitudini nella sfera sessuale, diversa estrazione sociale , sessuale  etc etc.
Vorrei fare alcune brevi premesse e raccomandazioni, vista l'alta infiammabilità dell'argomento, rivolgo un'invito a chi vuol partecipare ad usare toni soft, cercando di evitare di andare sopra le righe, e pur nella polemica e nella dialettica che ha volte può essere "aspra" di non cercare lo scontro personale, ma di discutere e confrontarsi solo ed esclusivamente sul Tema proposto.
Altra raccomandazione è quella di non parlare di casi specifici (d'attualità in questi ultimi giorni) ma semmai di citarli solo ed esclusivamente come spunti, senza però poi "perdersi" nella disanima di questo o quell'altro fatto di cronaca, e di ritornare subito al Tema e al concetto generale.
Del resto anch'io ho preso spunto da questi fatti di cronaca, che hanno suscitato interesse e partecipazione da parte degli iscritti, per proporre questo thread.
Stavolta , non voglio fare un primo post chilometrico, in cui esternare i miei pensieri e le mie opinioni personali su questo argomento, preferisco partire da zero e discutere via via con chi è interessato a questo Tema, i vari aspetti che man mano verranno sottoposti all'attenzione e al dibattito pubblico, da chi vuol intervenire.


Raccomando la Tolleranza  (  non sopporto  la  parola   la  tolleranza in quanto come dici ilvideo sotto è nella maggior parte  dei casi  usata   in senso  passivo  \  acritico


  vedere  fra  1.30-1.45 )  

il rispetto  , ovviamente   quando esse  non sconfinano  nell''exenofobia  e   e nel  razzismo  ,  per tutte le opinioni, anche le più estreme, tutte le opinioni hanno diritto di essere espresse, e hanno diritto di cittadinanza, la cosa importante IMHO e che siano espresse senza prepotenza-arroganza e in termini educati e civili.

3.2.15

Serve ancora il giorno della memoria ?

 Dopo  quest fatti  
  da  Milano repubblica   del 2\II\2015

Milano, scritte antisemite contro il convegno sulla Brigata Ebraica: la denuncia del Pd

L'atto vandalico alla sede della Provincia denunciato dal Pd milanese. Bussolati: "Condanniamo ogni provocazione contro una pagina importante della guerra di Liberazione dai nazifascisti"


"Non ci fermano e non ci condizionano le scritte ingiuriose apparse nottetempo davanti a Palazzo Isimbardi, in vista della conferenza sulla Brigata Ebraica". Il Pd metropolitano milanese così prende posizione sulle scritte comparse ('Sionisti assassini') su palazzo Isimbardi, dove prende il via la serie di eventi del programma di 'Bella Ciao Milano!', l'iniziativa promossa dal Partito Democratico Area Metropolitana di Milano per ricordare, celebrare e narrare il 70° anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. continua   qui

 Mi "  marzuullo  "  cioè mi faccio domanda e risposta   se    come   suggerisce  ,  questo articolo   di http://caratteriliberi.eu/   che trovate  sotto    di   cui ho ripreso  apposta    il titolo . 
N.B
 Ho riportato   integralmente  l'articolo in quanto   la risposta  che  do' alla mia domanda elucubrartoria  e  forse  ovvia  \ scontata   per  me  chje ricordo  a  360  la  giornata del 27  gennaio di  ogni anno  stessa     è alla fine  più  precisamentre  : << ( .....)   questa delega alla memoria ebraica mostra una sempre più scoperta vocazione a collocare l’intera storia della Shoah in una storia ebraica e solo ebraica. Quasi che anch’essa vada assegnata al dolore “privato” di ciascun popolo che la storia ha nel tempo percosso e offeso, non importa neppure in che misura.
Eppure, se non si prende coscienza del fatto che il carattere mostruosamente inedito di quello sterminio riguarda l’intera Europa, compresi soprattutto i non ebrei, la Shoah continuerà a restare inesplicata, macigno rimosso che continuerà a gravare sulla coscienza pubblica e privata d’Europa, ombra pesante al cui riparo altre ombre potranno di nuovo allungarsi. >>

                        Serve ancora il giorno della memoria  ?
                         di Marco Brunazzi

Da tempo alcuni intellettuali ebrei in Italia (David Bidussa, Alberto Cavaglion, Elena Loewenthal e non pochi altri) si interrogano su quella che a loro pare la progressiva irrilevanza culturale e sociale di quella commemorazione e la sua perdita di significato etico-civile.
Non si tratta soltanto dell’effetto saturazione o, peggio, di”business”, peraltro, in vario modo e peso presenti entrambi. Si tratta proprio della constatazione della distorsione che si sta determinando, pur con le migliori intenzioni delle istituzioni, delle finalità stesse dell’iniziativa e della sua legge istitutiva, ormai quindici anni fa.
In sostanza, si constata che per troppi quelle commemorazioni sono percepite ormai come risarcimenti simbolici agli ebrei vittime della Shoah e dunque come qualcosa che riguarda “loro” e non “noi” e quindi, tutto sommato, persino stucchevoli: dopo tutto, che ognuno pianga i suoi morti e non ci stia a importunare oltre. Ovviamente, le vittime non ne hanno alcun bisogno, in quanto tali, ma sono tutti gli altri, le non-vittime che ne avrebbero sempre più bisogno. Infatti, il nodo della memoria della Shoah è il nodo irrisolto della domanda su come sia potuta accadere quella mostruosità incrociata di “barbarie e modernità”. E tutto ciò nella “dotta e civile Germania”, come scriveva Thomas Mann, ma per estensione collaborativa anche da parte di tutti i”volenterosi carnefici” in tutta Europa, Italia compresa.
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 dalla rete  un estratto del film  Il bambino con il pigiama a righe di   Mark Herman Usa  2008        
 
Qui sta appunto il problema, il comandamento ebraico della memoria riguarda certamente un imperativo di sopravvivenza culturale di un popolo da duemila anni almeno esposto alla minaccia dell’annientamento (violento o per assimilazione più o meno pacifica). Ma per l’Europa tutta quel dovere di memoria non dovrebbe affatto essere soltanto un atto di dovuta solidarietà per “le povere vittime”. Al contrario, dovrebbe essere un serio tentativo di fare i conti, finalmente, con le radici oscure di un passato che si crede di demonizzare su qualcuno soltanto (i nazisti, in primis, certo) ma senza alcun serio sforzo di analisi sulle origini e natura di quel terreno fecondo (culturale, politico, sociale) che nutrì il nazismo e il razzismo omicida che ne scaturì. E poiché questa autocoscienza riguarda tutti, ma innanzitutto quei paesi che posero mano per tempo all’edificio ignobile del razzismo antisemita (tra cui l’Italia, con le sue leggi del 1938 e l’attivo concorso alle deportazioni verso i Lager da parte della Repubblica neofascista dopo l’8 settembre 1943), forse occorre che anche in Italia si cominci a ragionare senza più compiacenti indulgenze.
Da parecchi anni la letteratura storiografica ha affrontato il tema delle leggi antiebraiche del 1938 in Italia (le c.d. leggi razziali) e valga citare, tra le prime e più accurate, le ricerche di Michele Sarfatti. Così, il complesso lavorìo che portò a quella odiosa legislazione è oggi riscontrabile in tutti i suoi aspetti politici, giuridici e amministrativi.
Grazie a tali ricerche appaiono oggi ormai inadeguate e superate le spiegazioni che puntavano sulla occasionalità e superficialità di decisioni attribuite essenzialmente all’ondivago umore di Mussolini in materia.
E così pure smascherata si rivela l’infondatezza della opinione, presentata quasi come senso comune, per la quale quelle leggi sarebbero state in complesso blande e tali da non arrecare grave nocumento alla vita degli ebrei italiani, per i quali invece la sciagura della deportazione nei Lager e della persecuzione anche cruenta sarebbero iniziate soltanto con l’occupazione tedesca e soltanto per causa esclusiva dei Tedeschi stessi.
Al contrario, le gravi responsabilità del regime fascista, sia prima dell’8 settembre 1943 e soprattutto dopo, con l’instaurazione della Repubblica Sociale Italiana, sono oggi chiaramente individuate e documentate.

Certo, ancora aperto resta il dibattito sulle ragioni decisive che indussero Mussolini a quella svolta, anche se qui oramai il problema non si pone più nei termini esclusivi e deterministici ancora presenti nella storiografia meno recente (come nel pur apprezzabile e originale lavoro di Meir Micaelis, per esempio).
In realtà, a quel passo concorsero, sia pure con intensità, tempistica e gradazioni diverse, una molteplicità di fattori che andavano dall’antisemitismo latente (ma non troppo) nella cultura fascista alle esigenze di politica estera non meno che di quella interna e di riposizionamento del partito fascista in vista di una guerra ormai ritenuta comunque imminente e, presumibilmente, da condursi a fianco della Germania nazista.
In questo quadro, finalmente preciso e documentato, hanno da tempo assunto crescente rilevanza le vicende dei “giusti” che si prodigarono, non di rado con grave rischio personale, per recare soccorso e salvezza agli ebrei perseguitati e ricercati per essere avviati alla deportazione. Tali vicende hanno spesso occupato e con larga risonanza l’informazione e la divulgazione pubblicistica.
Non infrequenti sono state anche le trasposizioni letterarie e cinematografiche (basti citare la storia di Perlasca o quella, in realtà tuttora controversa, di Palatucci). Anche la memorialistica ha apportato, in misura crescente, nuovi contributi, così come le stesse procedure avviate, da parte ebraica, per pervenire al riconoscimento ufficiale del ruolo di “giusto” nei confronti di personaggi prima sconosciuti anche se, per altre ragioni, di storica notorietà (basti citare il recente caso del campione del ciclismo Gino Bartali).
D’altra parte, che tali riconoscimenti siano oggi accolti molto favorevolmente dall’opinione pubblica italiana è facilmente comprensibile, ma non solo per l’ovvia soddisfazione di vedere così migliorata l’immagine della propria identità etico-civile in sede storica.
In realtà, questi riconoscimenti sembrano poter confermare e corroborare la vulgata da tempo presente nella memoria diffusa e nel senso comune. Che cioè gli italiani non sono mai stati antisemtiti, tranne frange estreme del fascismo più filonazista; che le leggi razziali vanno addebitate totalmente alla spregiudicatezza politica del Duce e ai suoi errati calcoli opportunistici per compiacere l’alleato tedesco; che sino all’occupazione tedesca “nessun ebreo perse la vita per causa di tali leggi”; che di fronte alla brutalità nazista all’opera nell’Italia occupata la stragrande maggioranza degli italiani, civili e religiosi, antifascisti e anche fascisti, si prodigarono per mettere in salvo quanti più ebrei poterono.
Queste semplificazioni storiche sono da tempo smascherate, dalla storiografia più attenta, per quelle che sono: mezze verità che sono anche, inevitabilmente, bugie intere, raccontate con finalità autoconsolatorie e di “giustificazionismo” per una storia altrimenti troppo imbarazzante.
In tali edificanti racconti non hanno quasi mai posto le numerose delazioni che, per denaro o qualsivoglia altra ragione, consegnarono invece non pochi ebrei ai loro carnefici; per non parlare dell’attivo ruolo svolto dalle istituzioni e dalle varie autorità civili e militari della RSI nella ricerca, cattura e consegna delle vittime al loro destino.
Si ha insomma l’impressione che in tutta la storia sciagurata e tragica delle persecuzioni contro gli ebrei italiani continuino a mancare alcuni tasselli fondamentali. Primo fra tutti quello di una indagine più capillare della rappresentazione dell’ebreo nell’immaginario italiano del 1938 e poi anche dopo.
Naturalmente, molto è stato finora indagato, anche a livello documentario, dalla storiografia più recente, ma molto deve essere ancora ricercato. Ad esempio in quelle minute notizie di cronaca locale nelle quali spesso si nasconde l’ombra del pregiudizio, pur se solo indirettamente richiamato. Né andrebbe trascurato il lessico corrente, specialmente là dove la natura del suo luogo di elezione (la comunicazione pubblicitaria, quella di intrattenimento, ecc.) potevano facilmente e subdolamente (persino inconsapevolmente) veicolare messaggi di sottinteso razzismo antiebraico.
Si vuole dire insomma che un fenomeno come quello dell’inaspettato irrompere di un antisemitismo istituzionale in una società apparentemente sino allora esente, complessa e articolata come quella italiana (e sia pure costretta nelle forme di un regime autoritario e tendenzialmente totalitario), richiede un supplemento di analisi che tenti di andare più a fondo nella comprensione della “dimensione “molecolare” di quell’evento stesso.
Come è potuto accadere tutto ciò, anzi, che cosa è accaduto davvero in una realtà di diffusa e profonda assimilazione della minoranza ebraica, di fronte all’ improvviso ribaltamento formale e sostanziale di quella stessa realtà? La memorialistica e la sua rielaborazione letteraria (pur di dignitosa qualità e onestà autocritica, si pensi ad esempio a “La parola ebreo” di Rosetta Loy) non paiono sufficienti a fornire un quadro adeguato.
Si consideri che, a tale scopo, assai più significativo e probante del punto di vista degli ebrei italiani e della loro memoria (necessariamente sofferta, oscillante, soprattutto nei primi anni dopo la fine della guerra, tra rimozione e minimizzazione) sarebbe stato fondamentale scandagliare il punto di vista degli italiani non ebrei. Qui le stesse fonti memorialistiche sono scarse e troppo spesso autoassolutorie rispetto alla diffusa passività con le quali quelle leggi infami furono accolte.
Oramai è troppo tardi, per le ovvie ragioni del venir meno fisiologico dell’era del testimone, ma si pensi quanto sarebbe stato interessante avviare una sorta di questionario diffuso, almeno tra gli “opinion makers”del tempo. Giornalisti, insegnanti, magistrati, avvocati, operatori sociali e culturali, che provassero onestamente a raccontare come vissero, pur nel silenzio e nella imperturbabilità delle forme esteriori del loro vivere civile e professionale, quella inaspettata “novità”. Novità che non era solo normativa, ma di sovversione di un costume, di una pratica di relazioni condivise, di un codice etico implicito oltre che esplicito. Oggi possiamo soltanto tentare di coglierne qualche riflesso nelle avare testimonianze documentarie e memorialistiche, ma con tutti i limiti prima ricordati.
E anche per il tempo dell’occupazione nazista, quanto effettivamente è rimasto di quelle delazioni, quali tracce, non soltanto nelle rare, sfuggenti e ambigue carte, ma nella memoria personale di chi seppe, di chi tacque, di chi rimosse una vicenda subito collocata nel generico contenitore dei “mali” della guerra?
Insomma, nonostante i reiterati “giorni della memoria”, continuiamo a sapere ben poco di ciò che realmente accadde nella coscienza degli italiani del tempo.
Eppure, l’antisemitismo (come altri pregiudizi, del resto) non è mai riducibile alla sua dimensione istituzionale e formale. Esso presuppone una ben più grande e profonda estensione sottostante, proprio come la scontata immagine dell’iceberg può utilmente suggerire.
Il fatto è che qui entra in gioco l’autorappresentazione storica di una società, prima ancora che di un popolo (termine di per sé già ambiguo e di scarsa maneggiabilità scientifica). Di fatto, tale autorappresentazione continua ad essere affidata alle fonti ristrette delle retoriche del discorso politico-culturale e delle sue finalità moralistiche e consolatorie, senza alcun vero tentativo di indagine sul campo.
Si badi che tale problema, di uno sforzo tuttora latitante per spiegare la realtà di una vicenda che ha segnato orribilmente la storia europea del ventesimo secolo, non riguarda solo l’Italia. Dalla Francia alla Polonia, tanto per citare due altri importanti paesi, pur con le loro distinte peculiarità, questo stesso sforzo è apparso tardivo e ancora incompleto.
E’ come se la coscienza pubblica e privata degli europei tutti cercasse di sottrarsi ancora, a quasi ottant’anni dagli eventi, a quel doloroso compito di elaborazione di un lutto che le generazioni di allora e di dopo non seppero e non vollero affrontare sino in fondo.
Così, ci si continua di fatto ad affidare all’imperativo ebraico della conservazione e trasmissione della memoria, per non lasciar cadere nell’oblio della banalizzazione e della insignificanza comparativa l’altrimenti inesplicabile e “aliena” Shoah.
Ma questa delega alla memoria ebraica mostra una sempre più scoperta vocazione a collocare l’intera storia della Shoah in una storia ebraica e solo ebraica. Quasi che anch’essa vada assegnata al dolore “privato” di ciascun popolo che la storia ha nel tempo percosso e offeso, non importa neppure in che misura.
Eppure, se non si prende coscienza del fatto che il carattere mostruosamente inedito di quello sterminio riguarda l’intera Europa, compresi soprattutto i non ebrei, la Shoah continuerà a restare inesplicata, macigno rimosso che continuerà a gravare sulla coscienza pubblica e privata d’Europa, ombra pesante al cui riparo altre ombre potranno di nuovo allungarsi.


Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...