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20.7.23

ma prima di modficare le leggi sui reati di mafia ci pensano o fanno finita solo per fare parata e gazzosa a cosa ha vissuto e vive questo paese ora che le mafie sono ovunque non più solo al sud ?

 dopo   la  firma   del decreto che  abolisce  il reato dell'abuso d'uffico   e la proposta  (  speriamo resti  una  proposta per tranquillizzare  i sodali mafiosi )    in ricordo delle   stragi  del 1992     di abolire il reato   d'associazione    mafiosa   e il  solito pistolotto ipocrita  «Combattiamo le zone grigie»  che  vie  pronunciato ogni   anno     all'anniverario  di Facone  e Borselino ,   mi chiedo   la stessa   del titolo  del blog  e  del    post   , vedere  sotto , di 

  Leonardo Cecchi 

Quando qualcuno dice di voler mettere mano ai reati per mafia, depotenziandoli, dovrebbe pensare a cosa ha vissuto e vive questo Paese.

Era il 20 luglio quando questi tre ragazzi furono crivellati con oltre 40 colpi di fucile mitragliatore. Si chiamavano Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio e Salvatore De Falco. Avevano tutti vent’anni o poco più. Erano semplici tirocinanti in un pastificio a Pomigliano d’Arco. Avevano da poco vinto una borsa di lavoro e stavano imparando il mestiere, con la speranza di venire assunti. Tutti e tre bravi ragazzi, nessuno aveva a che fare con la camorra. Il 20 luglio, mentre prendevano un caffè in pausa pranzo al bar vicino lo stabilimento, un commando di camorristi fermò la macchina davanti a quel bar, aprì il fuoco e li uccise tutti. La “colpa” fu della Y10 di uno dei tre, scambiata per quella di un camorrista di un clan rivale. Y10 che, pensate, non era neppure sua, ma del padre, che gliel’aveva prestata per andare a lavoro. Quei ragazzi vivevano con i genitori e non potevano neppure permettersi un’auto. Come sempre, dopo la strage la camorra iniziò a diffondere bugie sul loro conto. A infangarne la memoria.Furono i colleghi della fabbrica a opporsi, a fare quadrato e a difendere la loro memoria, mettendo un freno alle bugie che già iniziavano a girare sul loro conto. Uccisi a vent’anni per uno scambio di persona. Oggi avrebbero famiglia. Ci pensi chi parla di modificare le leggi sulla mafia.

20.11.22

inizio del diario SENZA MONDIALI

Leggi anche
il mio  precedente  post : <<  Io personalmente   poi  gli altri  utenti facciano  come credano    non parlero   o  almeno ci provo   dei  mondiali  di calcio  del Qatar   >>


Da oggi inizierà un mio  diario in cui parlerò  di come   sopravvivere  ai   mondiali  edil  concentrarmi.   delle  eventuali storie   mondiali  e  il dietro le quinte  vista la censura     e  l'autocensura   che ci  sarà     o  di  come  ho  passato   la    giornata   Ma   non divaghiamo  .

Oggi   , come  da 32   anni  ( più precisamente  da italia 90 ) , ho saltato in tv la  giornata  inaugurale  della  kermesse  dei mondiali di calcio  .Come    ci sono riuscito    vi chiederete  ?  semplice   per  il fatto   che  il calcio , anche   se  ancora  ne racconto storie  ed ogni tanto  guardo le partite in tv o allo stadio   , o  parlo coe commento con amici   tifosi   giusto  per   rmanere  isolato ed  emarginato ,  non mi  sta  più appassionando   come  quando ero ragazzo  che   pur  guardando le partite   ho sempre  odiato  le trasmissioni    considerandole  un oppio   \ arma  di distrazione di massa  come   descrive  benissimo questa  canzone  (  e   relativo   video  sotto    riportato )   dei  Mcr 


 intravedevo quello   di  cui  parla  in questo belllissimo  articolo    del  giornalista  Massimo Fini  o questo video    di  Nova Lectio pur  continuando almeno fino  a calciopoli  a rimanere fedele  e sdrammattizzare   , che  ormai  fosse tutto soldi  e  oppio  .   Il post  potrebbe  finire  qui  , ma  una cosa  mi sento  di dire   e  che un po'  di silenzio  da parte  dei media  ,  telecronache  a parte perchè svolgono   servizio per  coloro che  scelgono di non  optare  per  il boicotaggio ,  piuttosto che   i soliti  articoli ipocriti     e  di circostanza   come  se   scoprissero solo  ora  il marcio che c'è dietro   e  la poco democraticità  del paese   in cui si tengono  . 
Ne  ho aprofittato per :  mangiare  castagnre     arrosti.te nel cammino di casa  con  gli amici    e pooi   vedermi le  altre  ultime due  puntate    della   fiction   , Esterno Notte  genere drammatico, giallo del 2022, diretto da Marco Bellocchio, prolungamento e d  approfondimento  dei  due  film  :  Buongiorno, notte  ( 2003  )  e  dell' omonimo  Esterno notte  ( 2022 )     dello  stesso regista    sulla  vicenda  di Aldo Moro 















raiplay  



17.11.22

[ Anteprima ] Io personalmente poi gli altri utenti facciano come credano non parlero o almeno ci provo dei mondiali di calcio del Qatar

  Quest'anno,  cari utenti
come feci anche  se  in maniera  non completa    quattro anni fa  non seguirò sperando di riuscirci,  troverete  giorno per  giorno  un  diario   in cui descrivo  cosa     ho farò in alternativo  Una  scelta    un po'  drastica  per me   , come credo molti di voi  ,  sia cresciuto con i miti del  calcio e  con  il fanatismo  ultra  campanilistico  poi abbandonato per  assumere  un passione  più sana    . Ho fatto le   mie  prime esperienze  in  rete  in una  chat   calcistica  ( di cui  ancora   conservo  su fb alcuni amici  )  l'ex muro dei tifosi   sito ufficiale  dell'Inter in  un periodo in  cui  lo scontro     causa  corruzione  Moggi      tra  le   due  tifoserie   Juventini  e  Interisti era  all'ordine del giorno    ricordo ancora  nonostante  affermassi che   la  Juve  avesse  corrotto gli  arbitri ed  i guardalinee    ( troppi errori   e troppi casi sospetti   di decisioni a  favore  )  gli insulti  alcuni  anche  personali   nonostante    dessi loro ragione  su   quel campionato truccato  , infatti   il campionato  vinto dalla Juve   fu  poi  assegnato  all'inter   ,  ce lo comprammo   come   venne fuori da  calciopoli    .  L'essere  uscito  a festeggiare   e  a  fare   bagardi ogni  volta  che  si vinceva     soprattutto      il ricordo  più bello    quando  l'Italia vinse  (  con una  botta di culo )   i mondiali    nel 2006 .   Questa mia scelta   può  sembrare  snob \  radical chic   è  dovuta  al  fatto    che  ormai   , come tutto lo sport  agonistico  , essi  sono diventati  una  sorta  di carrozzone mediatico ed  economico  che serve soprattutto  questi  ultimi   a sbiancare la reputazione di chi li organizza e a coprire con un macigno la morte di migliaia di persone.    A  confermare  questa  mia  scelta   è quest  articolo del

 

Il Fatto Quotidiano16 Nov 2022


LA FIFA PUNTA A 5,5 MILIARDI COI MONDIALI DELLA MORTE Questi campionati sono un orrore umano, un’aberrazione ecologica QATAR 2022 Winter Cup La Coppa della vergogna: 6.500 le vittime causate dalla costruzione degli Stadi


                      Eric Cantona



Domenica 20 novembre, inizia Qatar ’22. Il primo Mondiale in un Paese arabo, il primo (e si spera l’ultimo) Mondiale d’inverno. Per cui sono stati calpestati calendari e campionati – poco male –, ma soprattutto i diritti dei lavoratori, quelli delle donne e della comunità lgbt+, l’ambiente e persino il buon senso. L’edizione più controversa della storia. E come per un incantesimo, il fischio d’inizio ci ha risvegliato dalla trance in cui abbiamo vissuto nell’ultimo decennio. Tutti a chiedersi ora – allenatori e calciatori, ministri e intellettuali – come è stato possibile affidare i Mondiali, il più grande evento sportivo del pianeta, a un piccolo emirato tutto fuorché democratico, cosa potrà dare mai al calcio il Qatar. La domanda, pertinente quanto ingenua, ha una risposta semplice: soldi. Hanno pagato per vederselo assegnare, e conquistarsi una vetrina senza eguali. Poi hanno continuato a pagare per farci dimenticare a chi avevamo consegnato la coppa. E a ha funzionato.
PER LA MANIFESTAZIONE la Fifa conta di incassare circa 5,5 miliardi di dollari, battendo il record di quattro anni fa in Russia, altra sede piuttosto discutibile. Questo dice molto del perché nel dicembre 2010 una ventina di boiardi del pallone furono tanto pazzi o in malafede da scegliere il Qatar per un torneo che secondo i piani dell’epoca avrebbe dovuto svolgersi in pieno deserto in estate (poi fu spostato in inverno). Il resto lo racconta il Report Garcia, 350 pagine sulla più sconvolgente inchiesta interna alla Fifa, pietra miliare della letteratura degli scandali sportivi, che raccoglie una serie esilarante di aneddoti su quell’assegnazione: viaggi premio, cene di gala, sponsorizzazioni bizzarre. L’indagine non ha potuto (o voluto) dimostrare la corruzione. Ma in una email l’ex segretario della Fifa, Jerome

Valcke, scriveva – testuali parole – “il Qatar si è comprato la coppa”. Che intendesse in senso letterale o figurato, aveva comunque centrato il punto.La strategia adottata allora è la stessa applicata negli anni a seguire: riversare l’enorme potenza economica per comprare un giudizio indulgente sul Paese. Il Qatar ha acquistato per 10 milioni di dollari i servizi dell’interpol, la forza che dovrebbe indagare a livello internazionale. Ha contribuito con 20 milioni alle attività del sindacato dei lavoratori che vigila sulle condizioni degli operai. Ha finanziato viaggi di parlamentari e influencer, si dice abbia persino ingaggiato controfigure di tifosi per riempire le strade di Doha.La festa non può essere rovinata dalle polemiche. La più nota è quella sulle condizioni dei lavoratori impiegati nei cantieri degli stadi: i nuovi schiavi che hanno costruito le piramidi di questo Mondiale. Un’inchiesta del Guardian ha stimato 6.500 morti, cifra contestata dalle autorità locali perché si tratta del numero totale di immigrati deceduti in Qatar dal 2010 a oggi. Per il Comitato, i decessi sarebbero appena tre, ma sono solo quelli  avvenuti fisicamente negli stadi. Il problema è ciò che succede fuori, dopo aver lavorato ore e giorni senza sosta, a 45 gradi al sole. I conti non tornano.Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, la percentuale di morti per arresto cardiaco o causa sconosciuta fra gli immigrati è decisamente superiore a quella di nazionalità qatarina (43% rispetto al 28%). Non è una prova (di autopsie ne sono state fatte pochissime), ma un indizio su cosa è successo. Sui diritti delle donne e della comunità lgbt+, le recenti parole dell’ambasciatore Khalid Salman, che ha paragonato l’omosessualità a una devianza mentale, lasciano intuire il clima che si respirerà a Doha: niente smancerie in pubblico, ma nemmeno bandiere arcobaleno negli stadi o sulle maglie. Il rispetto per le tradizioni locali – invocato dagli organizzatori che hanno il volto rassicurante di Fatma al-nuaimi, una donna messa a capo delle comunicazioni – significa oscurantismo. Infine l’ambiente: l’aria condizionata a cielo aperto, sette stadi dove la temperatura si mantiene a 20 gradi mentre fuori ce ne sono il doppio, sembra uno schiaffo alla crisi energetica. La Fifa ha quantificato le emissioni in 3,6 milioni di tonnellate di CO2, non molte più dei 2,1 milioni di Russia 2018, grazie al risparmio sui viaggi aerei permesso da un torneo concentrato in un’unica città. Secondo l’ong Greenly saranno il doppio.Nonostante tutto ciò, o forse proprio per questo, non è un caso che i Mondiali siano finiti in un Paese del genere. Il Qatar è preceduto dalla Russia, e magari dopo la pausa del 2026 negli Usa (risarcimento per lo scippo del 2022) sarà seguito dai rivali dell’Arabia Saudita, favoritissima per il 2030 (in partnership con Egitto e Grecia). Il Mondiale sta diventando la coppa degli autocrati: loro la vogliono per ripulirsi l’immagine internazionale, noi gliela diamo perché col gigantismo contemporaneo i grandi eventi sportivi sono un lusso che solo Paesi troppo ricchi e poco democratici possono permettersi, da ogni punto di vista, come già per le Olimpiadi. Soltanto in stadi il Qatar ha speso oltre 6 miliardi di dollari, quasi 200 considerando le infrastrutture; il costo delle attività di lobbying, invece, è incalcolabile. Si chiama “sportswashing”.RESTEREBBE solo la questione morale, se è giusto consegnare il nostro pallone nelle mani di questi regimi. La difesa d’ufficio della Fifa è che il calcio coi suoi valori universali può avvicinare le culture, esportare la democrazia. In parte è anche vero: oggi la situazione dei diritti in Qatar è sicuramente migliore di 10 anni fa, a partire dalla riforma della kafala (la moderna schiavitù che consegnava gli immigrati nelle mani dei datori di lavoro), grazie proprio ai Mondiali e ai riflettori accesi su di esso. Il rischio, però, è regalare una vetrina a dittatori pericolosi e imprevedibili. Prendete la Russia: quattro anni fa tutti erano convinti che la festa mondiale avrebbe cambiato in positivo il Paese e disteso le relazioni. Putin celebrava il trofeo nello spogliatoio della Francia, acclamato da Pogba &C. come “patron”, i capi di Stato sfilavano in tribuna davanti a lui e il numero 1 della Fifa, Gianni Infantino, si congratulava per l’edizione più bella di sempre. Ma i Mondiali erano solo una maschera e sappiamo tutti com’è finita. Non resta che augurarsi che il Qatar dell’emiro Al Thani scelga una strada diversa.

Quindi se proprio devo parlarne   lo farò  come ho fatto  come  le  olimpiadi del  2020 poi disputate nel 2021 .  Ma  allo stesso  tempo    come  una sfida  con me  stesso   terrò  giorno per  giorno   un diario   su  come  sto affrontando    tale  boicottaggio . 

24.11.20

Terremoto irpinia 1980, parlano le le bambine della foto-simbolo sotto la coperta

 Ci sono   avvenimenti    che  ti  rimangono dentro    anche  se   non gli ha  vissuti direttamente   dal puntoi di vista  cronologico ( avevo 4  anni )    in prima  persona  o  visti in  diretta  \  live    perchè eri  troppo piccolo  . Ed    quello dell'irpinia     è  uno di questi   . 

 Una  dele tante    forse  una   delle  più  belle

https://www.ilmattino.it del  23\11\2020

Inviato a Balvano

La foto che racconta la tragedia e chiama gli italiani alla solidarietà: Balvano 24 novembre 1980, la sera successiva al grande terremoto, nella tendopoli alla periferia del paese intorno ai falò per riscaldarsi tre bambini si nascondono in una coperta e vengono fotografati da un reporter dell'Ansa. Il 26 novembre quella diventa la foto di Fate presto l'urlo del Mattino che scuote il Paese e accelera l'arrivo dei soccorsi. 

I tre bambini sono Gerardo Pietrafesa (7 anni) e le sorelline Giuseppina (5) e Carmela Luongo (8), sotto la coperta - ma non si vede - c'è l'altra sorella Maria. Resta solo un piccolo giallo su Gerardo identificato da una delle sorelle Luongo non si è però lui stesso del tutto riconosciuto.  «Certo che mi ricordo quando ci hanno fatto quella foto». Carmela Luongo non nasconde l'emozione a ripercorrere quelle ore. Lei era in chiesa: a Balvano nel crollo della chiesa madre morirono 66 ragazzi. «Sono una miracolata: quando cominciò a tremare andai verso la luce delle candele dell'altare e mi sono salvata. La mia amica Rosetta mi lasciò la mano e andò verso l'uscita: è morta travolta dalle macerie» ricorda Carmela.

 
 
 

Quarantanni dopo Balvano è avvolto nel silenzio di una sera di autunno, quasi inverno, battuto da una fastidiosa pioggia fitta. Risuonano solo le campane della nuova (e brutta) chiesa madre. In giro non c'è quasi nessuno, che da queste parti significa 4-5 persone. Ma non è colpa del Covid: qui c'è poca gente e quella poca, con il freddo, resta a casa. Anche senza il virus.Le sorelle Luongo da Balvano sono andate via sul finire degli anni 90, in Piemonte a Novi Ligure per trovare il lavoro.Il dramma di Balvano è il crollo della chiesa che si porta via 66 bambini: erano alla messa della sera perché c'erano i padri redentoristi per una missione di evangelizzazione.In chiesa c'era Carmela e il fratello. Giuseppina era davanti casa a giocare, l'altra sorella era a casa. Il papà, come tanti da queste parti, lavorava in Germania.«Mamma affidò me e Maria a una ragazzina poco più grandicella che ci portò in uno spiazzo al sicuro - ricorda Giuseppina - e lei andò verso la chiesa a cercare gli altri due fratelli. Ero troppo piccola: mi sono rimaste immagini spezzate. Ci portarono in questo grande spiazzo, raccolsero lì tutto il paese, almeno quello che era rimasto. Arrivarono le tende e arrivò pure il freddo. Dopo qualche giorno arrivò papà dalla Germania e non è più andato via».Nel buio, nella polvere, tra le urla disperate dei feriti sotto le macerie e delle mamme accorse a cercare i figli, invece, vengono ritrovate Carmela e il fratello.«Tutto era distrutto - spiega - fili elettrici che penzolavano, parti di case che continuavano a cadere ma ci ritrovammo tutti».«Dopo i primi giorni in tenda, con la neve e il freddo, ce ne siamo andati in una casa in campagna che aveva resistito alle scosse e siamo rimasti lì molti mesi fin quando non ci hanno dato un prefabbricato», rivede quei mesi Giuseppina. «Nessuno di noi scendeva in paese - ricorda - non c'era più niente: solo mamma scendeva di tanto in tanto per prendere qualcosa a casa e tornava sempre più sconfortata: avevano rubato tutto anche il suo vestito da sposa».Della foto Giuseppina non ricorda nulla, ma è certa che il bambino è Gerardo. Gerardo che, invece, vive a Balvano non è sicuro di essere lui: «Avevo un braccio fasciato, perché la scossa mi aveva fatto cadere, e qui non si vede. Ma potrebbe pure essere. In quei giorni eravamo tutti confusi e terrorizzati». Il terremoto è stato uno spartiacque nella vita di questa comunità: «Prima il paese era una sola famiglia - spiega Giuseppina - ora non lo so». Piano piano le strade di queste ragazze hanno preso altre direzioni. «Abbiamo studiato qui fino alle medie - ricorda - poi le superiori a Potenza e Carmela l'università a Salerno. Ma non c'erano prospettive e siamo andate tutte vie. Noi tre ragazze qui a Novi Ligure, mio fratello in Germania. E se non fossi andata via io con mio marito, che è pure di Balvano, sarebbero andati via ora i nostri figli. Qui non c'è niente».«L'immagine che mi è rimasta? Quella delle bare portate via dal paese» chiude amara Carmela.

4.6.17

Se la mafia non è il nemico ma lo è la cultura mafiosa (di M.Galli)

da http://www.alessioporcu.it/commenti/galli-mafia-cultura-mafiosa/  del  

di Marco GALLI

Sindaco di Ceprano


Il problema più complesso non è combattere la mafia (  anzi le mafie  aggiunte  mia  ) , ma la cultura mafiosa che la sostiene, si prostra, la difende.Un’impresa ancora più difficile in una nazione che ha fatto del clientelismo e del servilismo verso i potenti una peculiarità quasi unica, tra i Paesi avanzati del continente. Una nazione dove l’onestà non è di moda, così come la legalità. E che per questo sconta un livello di corruzione altissimo, con un costo in termini economici e di qualità della vita che non ha uguali.





Il ritardo dell’Italia sul piano economico e sociale non è dovuto al mancato investimento di risorse. Ma dalla corruzione che ha deviato gli investimenti nelle tasche dei mafiosi e dei politici corrotti.Purtroppo ancora oggi si fa troppo poco e i centri di potere restano sostanzialmente gli stessi, anche se cambiano nome, simboli e slogan, dimostrando una capacità di adattamento straordinaria. Li facilita una non cultura che si è incardinata su un populismo strisciante privo di reali contenuti.A questo si aggiunga l’assenza del cambiamento, frutto anche della non alternanza al Governo di questo Paese per oltre 50 anni.Non sarà facile modificare questo stato di cose, perché non è modificando un logo o un simbolo che si può trasformare in meglio il presente. Basta sfogliare i giornali per rendersi conto di questa generalizzata e trasversale illegalità.Serve una rivoluzione culturale che mobiliti le forze sane del Paese che ora sono indifferenti, perché ritengono inutile impegnarsi. Ma per cambiare, mandando a casa chi da trent’anni occupa posti di “comando” e condiziona la vita politica dei territori, non ci sono alternative.E qui ritorna il discorso della legalità, quale elemento indissolubile per creare un Paese “normale”.La legalità come pari opportunità, come giustizia sociale, come prospettiva di sviluppo, perché soltanto rispettando le leggi tutti potranno sentirsi a pieno titolo portatori di diritti e doveri in questo Paese.Ricco e povero, bianco e nero, di destra e di sinistra, maschio e femmina il rispetto delle norme consente tutti di essere semplicemente cittadini con i medesimi diritti e doveri, in un Paese straordinariamente “normale”.





14.12.14

La critica della fantomatica anti – politica come inganno lessicale per non parlare di corruzione e mafia politica

  sempre  su  napissan ops  Napolitano     ti potrebbe interessare  

  Proprio mentre  finisco di legere  l'articolo    sotto riportato  integralmente  ,   nel cd  in canna  nello stwereo   suona  la  canzone   la  canzone   sotto  riportata 

   

Ora   riscoltandola   mi  accorgo che  : non solo  ha  ragione  l'autore  del video  , ma  che il testo specie    quiesto verso    :  (  ... )  Camminano sopra l'acqua, passano attraverso il muro. \Camminano sopra l'acqua, passano attraverso il muro. \Nascondono il passato, parlando del futuro, \e se trovano la cruna dell'ago se la mangiano di sicuro.  ( ...  qui il resto )  

Ma Ora  lasciamo   che    a parlare  sia  l'articolo di  cui  parlavo  prima  
 da  https://www.cosapubblica.it  del

antipolitica-corruzione
Un ennesimo inganno lessicale che mina la democrazia e la capacità critica degli italiani. Si è appena consumato in questi giorni di “sdegno” più o meno sentito realmente verso quel sistema di corruzione mafiosa e politica che l’inchiesta Mafia Capitale ha scoperchiato. Ne ha approfittato Giorgio Napolitano che nella sede “super partes” dell’Accademia dei Lincei ha affermato: «La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva». Affermazioni secondo noi fuori luogo se riferite a presunte infiltrazioni criminali nella politica, presunte solo perché ormai è la politica corrotta che di per sé è criminale, ma fuori luogo anche se riferite a chi critica la politica corrotta: quindi organi di stampa, opinion makers e alcuni esponenti politici ‘non allineati’ come Beppe Grillo e Matteo Salvini. Entrambi definiti senza speranze e pericolosi quanto quelli che invece sono “banditori di smisurate speranze” (come Renzi?).
Ebbene inviteremmo il presidente della Repubblica e chi crede alle sue parole come oro colato che non è colpa di chi critica la politica dei ladri, dei mafiosi, dei corrotti se questa è diventata malata. Non esiste l’anti politica se non come inganno lessicale. Il problema è che non esiste ancora la ribellione a quella politica ladra, mafiosa, corrotta. Quindi, caro presidente, tanto di cappello a chi cerca di svegliare in una qualche maniera gli italiani aprendogli gli occhi sui meccanismi della politica che non è ormai quasi più ricerca e costruzione del bene comune, ma solo del bene della propria tasca – sia che si chiami Grillo, Salvini o Scarpinato e Cantone . Nessuno di loro fa anti politica, ma cerca solo di stimolare gli italiani a ritornare alla politica vera, ovvero all’amore e al rispetto per la polis, per il bene comune e di tutti. Se questa “sveglia” intellettuale porterà poi ad una rivoluzione pacifica, con la quale si otterrà che tutti i ladri al potere vadano via per ripristinare nell’agorà l’onestà, allora ben venga anche la rivoluzione!
Purtroppo ne siamo ancora lontani, purtroppo. Forse a causa degli inganni lessicali e continui che ci propinano…
Laura Marinaro

13.12.14

Ma che razza di presidente è uno che invece di condannare i corrotti e i ladri condanna che come eversivo chi fa politica dal basso e critica le istituzioni marce e corrotte

canzoni consigliate  
da




Il Presidente della Repubblica deplora l'antipolitica come “patologia eversiva” criticando in tal modo la doverosa azione dell'opposizione , componente essenziale della democrazia. La pretesa di accrescere il numero di senatori non eletti dal popolo e di conferire maggiori poteri al presidente del Consiglio esautorando il Parlamento con una legge elettorale incostituzionale, va contro il principio di rappresentanza democratica. La vera antipolitica eversiva è quella di chi mantiene in vita un sistema di leggi che assicura ai corrotti dissipatori del pubblico denaro la impunità con pene irrisorie , mentre punisce duramente i ladri dei supermercati, che difende la prescrizione di gravi delitti e vuole una giustizia subalterna. La vera antipolitica è quella che si arricchisce sulla pelle dei cittadini e dei meno abbienti. Sono loro i nemici della democrazia e della eguaglianza dei diritti sociali. L'opposizione, pur con i suoi errori, difende milioni di cittadini senza reddito o con redditi non dignitosi che fanno ricorso a forme di protesta radicale per vedere riconosciute esigenze essenziali di vita. Sono gli sfrattati, i senza casa, i disoccupati, i reietti, i precari, gli esodati, gli studenti, i docenti, le vittime dell’inquinamento, le vittime della distruzione dell'ambiente, e del patrimonio storico e artistico della nazione in Val di Susa e a Firenze. Sono cittadini che hanno rotto il silenzio e l’indifferenza del sistema con azioni di protesta civile contro i privilegi di chi ha sempre di più e sfrutta i deboli . Nella speranza di vedere finalmente attuati quei diritti che la Costituzione definisce inalienabili: il lavoro, la salute, la casa, una retribuzione dignitosa, un ambiente sostenibile, una scuola gratuita, servizi efficienti nel trasporto e nella sanità. Una massa di disperati che reclamano da tempo “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica , economica e sociale” affermati dalla Costituzione.Cittadini, spinti da bisogni estremi, hanno attuato forme di lotta eclatante. In tal modo hanno violato un codice penale non coerente con la Costituzione. Decine di processi pendono in tutta Italia per interruzione di pubblico servizio, invasione, danneggiamento, violenza, blocco stradale, rapina . Per i promotori delle azioni di lotta sociale non vi è indulgenza. Per i reati loro attribuiti, il codice prevede pene severe, sproporzionate . Pene coerenti con gli interessi del momento storico in cui furono concepite: il fascismo. Si tratta di reati che fanno parte di un codice penale figlio di quell’epoca. Mentre occorre ancorarlo ai principi solidaristico sociali sanciti dalla Costituzione. Adeguando le varie fattispecie alla nuova realtà e le sanzioni a nuove esigenze di risocializzazione e a nuove scriminanti. E' questa la vera patologia che il Paese deve curare , non la opposizone che deve esistere e grantisce le minoranze contro la dittatura e gli a busi della maggioranza.

Infatti   dovrebe  prendere  esempio  da  Pertini 


19.10.14

Il potere che protegge la pornografia infantile. Lydia Cacho, I demoni dell'Eden.



"Se vivo sotto scorta, e sono costantemente minacciata, non è per ciò che scrivo ma per quello che voi potreste leggere".
Lydia Cacho, I demoni dell'Eden.




Questa non è la storia di un uomo che scopre quanto gli piaccia avere rapporti sessuali con bambine anche di soli cinque anni. Questa è la storia di una rete criminale che protegge e sponsorizza la pedopornografia infantile. È la storia di Jean Succar Kuri (distinto proprietario di alberghi), il capo di questa rete, che intesse relazioni con importanti uomini politici e influenti imprenditori messicani ai quali procura bambine e bambini per il loro piacere. Scrivere o leggere un libro sugli abusi sessuali infantili e sul traffico di minori non è un compito facile né un passatempo gradevole. Su questo
fenomeno, tuttavia, è più pericoloso mantenere il silenz io. Con la tacita connivenza della società e dello Stato, migliaia di bambine e bambini diventano vittime di trafficanti che li trasformano in oggetti sessuali a beneficio di milioni di uomini, che dalla pedopornografia e dall’abuso sessuale sui minori traggono un godimento personale esente da interrogativi etici. Benché gli episodi raccontati dalle vittime siano profondamente dolorosi, il coraggio dei testimoni e la chiarezza degli esperti ci consentono di scorgere la luce in fondo al tunnel e approfondire le conseguenze dell’inazione di fronte alla violenza e allo sfruttamento sessuale. Questo è un libro di Lydia Cacho, la giornalista più temuta e ricercata del Messico. Il primo libro di Lydia Cacho. Per questa inchiesta la giornalista è stata arrestata illegalmente, torturata e minacciata di morte numerose volte.
“Lydia Cacho è un modello per chiunque voglia fare giornalismo. È una donna di grande coraggio che ha sopportato la prigione e la tortura per difendere una minoranza che nessuno ascolta, per attirare l’attenzione sugli abusi che bambine e donne devono subire in Messico e nelle parti più povere del mondo. Ha raccolto informazioni mai venute alla luce prima, ha rischiato in prima persona facendo i nomi di politici e imprenditori.” Roberto Saviano
“Le mafie mi vogliono morta non per quello che so, ma per quello che voi e le vostre figlie saprete leggendo i miei libri.”

se la puntata della presentazione de libro alla trasmissione pane quotidiano rai3 del 16\10\2014 non si dovesse vedere  o avete  difficoltà  con il video  lo




 la trovate  qui  (  http://goo.gl/xIg733 )

6.10.13

Vajont 9\10\1963. -9\10\2013 una ferita ancora aperta

Questa è una dele rare  volte  che  , anziché mettere   direttamente  il video da  youtube ,  uso  donwloadhelper  di  mozilla firex   in maniera  da  salvare  questo  video  .


 Il post  d'oggi  è , per provocazione   e scelta  personale  davanti  al fiume  di  inchiostro\bit   che ci  sarà fra qualche  giorno  ( per  poi  cadere nel dimenticaio  fino  alla prossima  celebrazione  ) per  i  50 anni dell'evento  , senza  parole  . Lascio che  a parlare  siano  i link riportati sotto per  chi volesse    approfondire   (  chi non conosce  )  e ricordare  (  chi  ha dimenticato  ) o  vuole  ricordare  ancora  .



 concludo  con quanto detto   dal mio prof  di  francese  delle superiori    , quando  ho postato    questo documentario sulla sua bacheca  di facebook  : << é bene ricordarlo a un popolo senza memoria>>

17.4.12

morti di serie a ( Morosini ) e di serie b ( Petrini )

I media  sono tutti concentrati solo sulla  morte   di Morosini


 ( me  ne  sono  già  occupato  precedentemente qui  e   qui  )


mentre    si   parla  poco  o quasi  niente   della morte  di un altro  grand e del calcio  morto  per  gli effetti  collaterali delle porcherie  che  gli davano medici e  allenatori   ( salvo i giornali sportivi ovviamen te  )  in breve   e  relegato nelle pagine più  interne  senza  neppure  un breve stralcio in prima    forse perchè troppo scomodo e  riapre  vecchie ferite  archiviate  oltre  a  far perdere ulteriormente   alla  santa maria del pallone  "  (  parafrasi  della canzone  dei Modena city  ramblres     vedere url per  video  e testo  )   dando  cosi ulteriore   ragione  e  conferma    a  quelli che i media   definivano cassandre  e utopisti   per poi  come  le pecore  (   salvo eccezioni   come report  di rai3 che ne parlarono in tempi non sospetti    )   dire  si sapeva  , come  Petrini  e  Zeman 
fonte leggo.it  di lunedi  16\4\2012O






















LUCCA 

Lutto nel mondo del calcio. È morto questa mattina nell'ospedale di Lucca Carlo Petrini, ex attaccante della Roma. Aveva 64 anni. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, vestì anche la maglia del Milan nel 1968-1969, del Torino ('69 a '71), con cui vinse la Coppa Italia 1970-1971. Petrini arrivò nella Roma di Nils Liedholm nella stagione 1975-1976.
Petrini, affetto da un grave glaucoma che lo aveva reso quasi cieco, nel 2000 pubblicò la sua autobiografia, intitolata Nel fango del dio pallone, in cui denunciava la pratica del doping che negli anni '60 e '70 era dilagante. Lui stesso confessò di esservi ricorso più volte, con la complicità dei medici delle squadre in cui aveva giocato. 
Gli stessi medici che lo hanno curato negli ultimi anni pensano che la sua malattia fosse stata causata proprio dai farmaci dopanti assunti. L'ex calciatore, oltre al doping, denunciò anche gli altri 'vizi' del calcio italiano, denuncia quanto mai attuale oggi, perché riguardava le partite decise in anticipo dalle società, i pagamenti in nero e altre 'bassezze'. 
SCRISSE ANCHE UN LIBRO SU BERGAMINI Petrini, che nella sua carriera ha giocato anche nel Catanzaro dal 1972 al 1974, dopo avere smesso col calcio ha scritto anche «Il calciatore suicidato». Per scrivere il volume, Pertrini indagò in prima persona sulla morte del calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini, travolto da un camion il 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico (Cosenza). 
Petrini sostenne che la morte del calciatore era avvenuta per mano della criminalità locale, nonostante la magistratura avesse chiuso la pratica attribuendo la morte di Bergamini ad un suicidio. Una tesi quest'ultima, messa in dubbio dalla Procura di Castrovillari che su richiesta dei familiari di Bergamini ha riaperto l'inchiesta ipotizzando che il calciatore sia stato ucciso

1.7.09

L'annoso problema della questione morale

Dopo le dichiarazioni rilasciate dall’amica (o) di Patrizia D’Addario, circa un colossale giro di denaro che sarebbe circolato al fine d’intrappolare il Cavaliere, prende corpo l’ipotesi del complotto. Complotto che non esclude la presenza dei soliti servizi deviati. Deviati perché, nonostante le nuove nomine, esiste una continuità nella vita politica italiana che prescinde dal “colore” dei governi in carica. Di questa ipotesi ne è convinto persino l’ex Presidente della Repubblica Cossiga, il quale, in fatto di “servizi” ,non può dirsi certo estraneo. Questa oscura vicenda si intreccia a doppio filo con l’azzeramento della giunta regionale  Pugliese, chiesto ed ottenuto dal suo illustre Presidente, l’ex rifondarolo Nichi Vendola. Le amicizie di Tarantini nell’ambito sanitario Pugliese sono arcinote tanto quanto le sue doti di procuratore di “escort”, per festini importanti.  Quindi, la questione morale rimbalza sulla scrivania del neo Segretario di Sinistra e libertà che fa proprio l’assunto Berlingueriano e si dice pronto a far luce sull’intera vicenda. Intanto, tanto per rimanere in argomento, il personale che si occupa dei voli di Stato sarà trasferito alle dipendenze di­rette dei Servizi segreti.  In parti­colare sarà inserito nell’orga­nico del Rud, l’ufficio che fa capo all’Aise — il servizio segreto mi­litare — ed è addet­to alle mansioni di vigilanza degli obiettivi. Così con la scusa della sicurezza verrà tutelata anche la privacy dell’establishment politico.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...