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5.5.13

iL femminicidio dipende da un esibizione del corpo delle donne nella pubblicità e nelle trasmissioni tv ?

ecco  la storia  di un uomo , cosa  rara , che  si è fermato in tempo , evitando l'omicidio  .
Un  uomo che ha  ammesso    che  ha de problemi



Infatti la  Boldrini  pur  fra demagogia   e  atteggiamenti censori  ( vedere  la richiesta  di leggi eccezionali   sul  web  )   stavolta   ha  ragione   quando    chiede

  da  http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/11/25/news/femminicidio-47174085/


Boldrini: "Limiti alla pubblicità
su abuso del corpo delle donne"


La presidente della Camera torna a sollecitare misure contro la violenza. Intanto il ministro per le Pari opportunità annuncia: "Dal governo una task-force femminicidio"(video)


Immagino   che molti  diranno   che bisogno  c'è  di una legge  ci sono  enti predisposti a  ciò ( lo  Iap istituto autodisciplina pubblicitaria  )  e loro  leggi \ regolamenti   Ma  quando   si continua  ugualmente  ecco la necessità  di una ulteriore  regolamentazione  . Speriamo  che  non rimanga sulla  carta   e che la creazione di un team , porti  ad insegnare  nelle  scuole   a fare  delle lezioni  meglio  delle  ore  o  un ora  ala settimana  d'educazione all'immagine  e  ai  nuovi mezzi di comunicazione  .  Si   eviterebbero  o quanto meno  si avrà  fortissima riduzione   sia del  fenomeno  di  cui  parla la zanardo  (  vedere   intervista  nelle righe  successive  )   e  del fenomeno del  cyber  bullismo  .  A  chi m'accusa  di essere censore  e  moralista  , dico   che  qui non è censura o essere bacchettoni o come discorsi da moralisti o da noiose e vetuste cassandre,ma  di mancanza  di rispetto  dell'individuo   mercificazione  del proprio corpo   e della propria immagine  . Infatti 
 da  www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/01/  qui  il testo  integrale 
      
[....]  In questi 4 anni, da quando è uscito il nostro documentario “Il corpo delle donne“, il fenomeno più rilevante che ci ha riguardato è stata l’ondata enorme di richieste da parte delle scuole e dunque degli insegnanti, ma ancor più delle e degli studenti, che ci chiedevano strumenti di educazione all’immagine. Un fenomeno dirompente, che non ci aspettavamo, che ha sconvolto le nostre vite perché quella richiesta così impellente esigeva una risposta. Va raccontata qui la chiusura di molte associazioni che si definiscono femministe di fronte a questo BISOGNO delle persone.
Il motivo? La loro incapacità di comprendere e di mettersi in relazione.
La tv deve essere libera… non si possono rivestire le donne in  tv sarebbe censura… le ragazze in tv sono libere di fare ciò che vogliono… alcune di noi hanno lottato nel ’68 per la libertà dei corpi”.
Abbiamo ascoltato con preoccupazione per 4 anni. Non era in discussione la libertà dei corpi, che diamine!  Ma lo strapotere del sistema mediatico! Non era in discussione la libertà di mettersi in minigonna o come si vuole, ma l’imposizione di corpi umiliati e di telecamere fruganti il nostro corpo!
L’ignoranza di alcuni di questi movimenti è spaventosa. Le loro richieste si sono perfettamente sposate con i diktat della tv mercantile.
Ma l’ignoranza si può perdonare. L’ignoranza arrogante e sorda, no.
Se ci si accorge di avere trascurato una parte di conoscenza, se nulla si sa del sistema mediatico, si ha il dovere di mettersi in ascolto.
E’ stato terribile in questi anni vedere come migliaia di ragazzine e i ragazzini che chiedevano aiuto a noi donne adulte perché si sentivano schiacciate da modelli di riferimento incombenti e impositivi, e assistere con spavento a come alcune donne adulte voltassero il capo per sostenere una libertà che era invece COSTRIZIONE terribile per le giovani generazioni.

Andiamo in giro per l’Italia da 4 anni. Incontriamo adulte/i la sera nei dibattiti. Gente normale, varia, cittadini/e italiani/e. Vogliono capire, sapere discutere.
Al mattino incontro studenti/esse nelle scuole. Sono tantissimi/e. Ci chiamano a centinaia durante l’autogestione. Scelgono loro di invitarci perché hanno fame di capire, di conoscere il sistema mediatico che le e li ingabbia. Altro che libertà!


Perchè , e lo dice  un uomo etero ( tendo  a precisarlo visto   che  per  queste  prese di posizione  alcuni mi definiscono, ma  io me  ne  frego  ,   femminiello o  gay o risatine )  ,  e che  sta lottando  contro  la  pornodipendenza    non  se ne può più di  vedere  il corpo di una donna usato  fuori  misura  non solo nella pubblicità  ma  anche  in certe trasmissioni tv  . Per  spiegarmi meglio guardate   quest'altro video   

(   da  cui poi  sono derivati  un   sito , una  pagina di facebook      ed un  libro  curati  dalla stessa  autrice   del documentario  che trovate  sotto   e  di cui  si è parlato  sopra     )  




Con questo  è tutto  
Mi farebbe  piacere  , sentire o via email o qui nel commenti  il  vostro parere  soprattutto  da parte  di voi donne  

29.10.09

Il serpente antico

 



L'ultima ingiuria, adesso, sarebbe definirla "donna con le palle". L'ultimo, estremo affronto del paganesimo sessista a Roberta Serdoz e, con lei, a tutto il genere femminile.
Negarne l'alterità, quindi la ragion d'essere. "Donna con le palle": cioè coraggiosa, nobile, forte, determinata, razionale. Cioè, maschio. Una donna che dimostra le qualità elencate, secondo la vulgata pagano-sessista, non può appartenere a sé e al suo sesso. Sesso viene da "secare", dividere, e il sesso femminile, per il paganesimo sessista, è di per sé divisione, mancanza. Peggio: nullità.
Il paganesimo sessista procede per sottrazione, poiché teorizza l'esistenza d'un solo vero sesso, quello maschile. Il quale però, contrariamente all'etimologia del vocabolo, è esaltato a paradigma assoluto, parabola suprema, e divinizzata, dell'intera umanità. Relativo che diventa totalità.
Per il paganesimo sessista nessuna donna possiede pertanto qualità positive, né i suoi comportamenti possono essere presi a modello. Se ciò avviene, è perché essa ha rinunciato alla sua femminilità-inesistenza per riempirsi e significarsi (travestirsi?) del divino maschile. "Donna con le palle", quindi: fatta uomo.

Roberta sta reagendo con una dignità che sfiora l'eroismo allo scandalo che ha travolto il marito. Il marito? Lei stessa, in realtà, e, ancor prima di lei, le figlie dei due, in particolare la più piccola, che a otto anni ha visto infrangersi contro il turpe muro d'un'umanità brutta, dentro e fuori, l'idolo paterno destinato a diventare, soltanto e naturalmente, l'uomo più amato.
Roberta reagisce restando al suo posto, continuando a lavorare, intenzionata a non abbandonare il consorte. Il più debole è lui, s'è detto da più parti, il più bisognoso d'aiuto, ed ecco accalcarsi attorno al pover'uomo schiere di psicologi, monaci, amici, politici, anime pie, tuttologi e professionisti della lotta alle discriminazioni. Militanti gay hanno espresso la loro vicinanza all'ex-governatore del Lazio e denunciato l'"imperante clima di transfobia e omofobia"; ma per Roberta e le bambine nemmeno una parola.                                                                     Tanto, è una "donna con le palle"! E' tenace, resisterà.                              Più probabilmente, di lei non s'è curato nessuno.
Nessuno si domanda quanto dolore,quale ale immane catastrofe psicologica si nascondano dietro il volto deciso,il sorriso franco e commovente di Roberta.                       Al paganesimo sessista importa solo l'apparenza, la lacrima esibita, la parodia della sofferenza. In una parola: la sceneggiata. Viviamo o no, nel gran teatro del mondo ?


Soprattutto Roberta e le figlie, in questo momento, necessitano dell'aiuto maggiore. Ne hanno bisogno, anzi, diritto, proprio perché non lo invocano. Perché sono le più umiliate, le più negate. E, si badi bene: l'intenzione di chi scrive non è nemmeno quella di demolire Marrazzo e le sue personali miserie. Che, come dice la parola stessa, in senso stretto meritano soltanto commiserazione. Piero Marrazzo non è più colpevole d'un Cosimo Mele che va a mignotte e coca dopo aver sfilato al Family Day, né d'un Sircana che s'intrattiene - anche lui - con una trans sul marciapiede della capitale, né, naturalmente, di "utilizzatori finali" (elencare tutti i link a questo proposito sarebbe impossibile...) che non solo gozzovigliano con prostitute e minorenni (parola di moglie), ma se ne vantano pure, non sognandosi di dimettersi, bensì elevando a valore il loro degradato stile di vita.


L'uomo Marrazzo risponde soltanto alla sua coscienza (del presidente Marrazzo ci occuperemo più avanti). La donna Roberta Serdoz rappresenta tutte noi.

Tra i tanti commenti che hanno riempito le pagine dei quotidiani in questi giorni, ne ho trovati tre degni di nota, firmati rispettivamente da Giulia Bongiorno e Marina Terragni ("Corriere della Sera").
"Di fronte a un tradimento, qualunque tradimento, si tende a ritenere che una donna abbia una sola alternativa: tutelare la propria dignità chiudendo il rapporto, oppure custodire l'unità familiare e la sua immagine", annota Bongiorno. Ma quest'ultimo caso - la salvaguardia delle apparenze e il dovere coniugale - è la tipica scelta coatta delle donne sottomesse e tradizionaliste; non certo di Roberta Serdoz che invece, libera ed emancipata, svolge anche una solida professione di giornalista e conduce una vita sua. Nulla di più logico, quindi, dell'abbandono del tetto coniugale. Ma non accade: "Perché lei ha deciso, in piena libertà, che in questo frangente la priorità non è lei stessa. E così ha compiuto una vera scelta di emancipazione: si è emancipata persino dal bisogno di dimostrare la propria dignità. Ci ha rinunciato, sapendo di non esserci costretta", conclude la presidente della commissione Giustizia.
Ci troviamo di fronte a un passaggio fondamentale. Da sempre, e anche in questa particolare situazione, i sacerdoti del paganesimo sessista agitano lo spettro della femmina diabolica, il cui sesso è contemporaneamente nullificato e tenebroso, la cui natura è inesistente ma pericolosa, imperfetta ma temibile. Ancora qualche giorno fa, il cardinale Antonelli ha tuonato contro il femminismo che, assieme a gay, neomarxisti e addirittura "ambientalisti estremi" ( ?!? ) , insidierebbero la sacertà della Famiglia Tradizionale (E anche il suo Papa, spalancando scandalosamente le porte agli anglicani più retrivi e intolleranti - gesto empio reputato, da osservatori accecati e storditi,"Corriere" in primis, addirittura ecumenico... -, si muove nella stessa direzione.)
Secondo Antonelli, Ratzinger e gli alfieri del paganesimo sessista, unico compito della donna, per la sua natura incompiuta e peccaminosa, è stare asservita all'uomo, subire le sue prepotenze senza lagnarsi mai, partorire con dolore, ché questo è lo scotto da pagare per averlo strappato all'Eden. Poiché la donna non si può eliminare, come pure sarebbe desiderabile secondo tale visione, la si deve tenere a bada, negarle una propria e individuale personalità, la quale, se affermata, costituirebbe necessariamente un contro-valore rispetto all'Ordine Costituito, maschile. In questa prospettiva il femminismo, che al contrario esalta la diversità-ricchezza delle donne e si batte per la loro affermazione indipendentemente da chiunque, non può che risultare eretico e perverso, foriero di sovvertimenti e di divisioni.
 La vicenda di Roberta Serdoz smaschera, ancora una volta, la menzogna di queste tesi. Roberta resta accanto al marito non perché deve farlo, ma perché lo vuole; e lo vuole seguendo una sua libera scelta, ascoltando il suo cuore, valutandolo, rispettandolo. E' vero: le donne amano vivere in relazione. Ma non perché non abbiano valore in sé; bensì perché valorizzano gli altri e loro stesse attraverso una spontanea auto-donazione. Gli uomini sono manichei; le donne in tale ottica, forzando il concetto, più "naturalmente" cristiane.
E, sempre in tale ottica, il femminismo aiuta la famiglia (certo, anche quella tradizionale mitizzata dal card. Antonelli), e non la insidia affatto. Tantomeno la distrugge.
 Gli uomini non l'hanno ancora compreso, né sono stati in grado di fornire una risposta altrettanto valida al femminismo. L'hanno dapprima combattuto, poi irriso, infine subìto, ma mai sfruttato come occasione di crescita anche per loro.
Pertanto l'esortazione a "pensarci un po' su", che si legge nel contributo di Marina Terragni, può e deve essere accolta soprattutto dagli uomini; viceversa, frasi come "Dispensatrici di bellezza e di gioia, le donne hanno rinunciato per sempre a questa prerogativa divina... Valgono questo prezzo, i loro strepitosi guadagni?", rischiano di suonare terribilmente ambigue e fuorvianti. Come se l'attuale distorsione maschile sia imputabile, ancora una volta, al femminismo aggressivo ed emancipatore. Terragni continua così: "Mi scrive, straordinariamente sincero, un lettore sul blog: 'Il vero unico desiderio è vivere momenti di bel cameratismo con altri maschi... Anche il travestito, ama esclusivamente il mondo maschile e ritiene che la sua missione sia dare amore ad altri maschi, di cui comprende le sofferenze profonde che nessuna donna potrebbe lenire' [...]. Molti maschi regrediscono a un consolatorio 'tra uomini'. Un mondo a cui le donne non hanno accesso; solo maschere di donne, come sulle scene del teatro medievale; solo pseudo-donne, a misura di un immaginario semplificato e un po' autistico. Un'omosessualità spirituale e culturale che può contemplare anche un passaggio strettamente sessuale". Qui emerge un'altra e, se possibile, più complessa questione, che le analisi attuali, sia per effettiva mancanza di basi culturali, sia per timore d'infrangere il "politically correct", non affrontano mai del tutto. Ci ha provato Umberto Galimberti, che non a caso è stato in malafede accusato, di omofobia, transfobia ecc. ecc.
Poniamoci, innanzi tutto, una domanda. La regressione menzionata da Terragni e Galimberti, e che quest'ultima sembra attribuire all'autonomia e alla libertà femminili, è realmente una malattia contemporanea? In parte, senza dubbio, sì.
Abbiamo accennato all'uomo Marrazzo. Ma il governatore Marrazzo è altra cosa. L'ozio d'un potere molle e sfatto arriva a sfigurare i luoghi più evocativi, sacri e (perché no?) nobilmente "paterni" in cui si riconosce la comunità (Marrazzo consumava i suoi piaceri in via Gradoli, memoria storica del rapimento Moro, B. riceveva la sue cortigiane a palazzo Grazioli; e i carabinieri corrotti e ricattatori, privi di volto e d'anima, hanno persino abdicato alla loro storica ragion d'essere). La mercificazione del corpo; la (in)cultura del qui e ora; l'impotenza da Basso Impero o, meglio da Impero (del) Basso, anatomicamente inteso; il ripiegamento su sé stessi; la serra riscaldata della compagnia d'un proprio simile, anziché la sfida ma anche l'entusiasmo di mettersi in gioco con qualcuno opposto a te; tutto quanto è tipico del nostro tempo. Quanto all'"omosessualità culturale e spirituale" denunciata da Terragni, e che ha ben poco da spartire con l'effettiva condizione vissuta da alcuni uomini e donne, sarebbe più appropriato definirla, con Luce Irigaray, "uomosessualità". Conta relativamente poco, infatti, il sesso dell'altro, perché conta poco l'altro. Conta la sessualità dell'uno, o il suo degrado, la sua insaziabilità e, al tempo stesso, la folle ricerca di piaceri tanto più proibiti quanto più facilmente "degradabili". La donna è accettata solo come prostituta, poiché merce in vendita, sottomessa per contratto. Ma la trans va oltre, donando all'uomosessuale l'illusione d'un potere assoluto, che nemmeno la prostituta donna, per quanto assoggettata, ormai accetta più. Lo scambio non è mai alla pari e non si crea nessuna vera relazione, ma una masturbazione a due (o a più), un moltiplicarsi di specchi che riproducono un'unica immagine.
E' contro questa cultura che si scagliarono san Paolo e Dante. I quali, non per nulla, additavano il vizio in personaggi di alto livello sociale, politico e culturale; nei potenti dell'epoca. E il potere è prevaricazione.
Eccoci tornati, quindi, al punto di partenza. Il disfacimento è senz'altro un "segno dei tempi"; diciamolo senza tema, un rifiuto dell'altro che è anche un rifiuto del totalmente altro: Dio. Una forma di idolatria che però, contrariamente a quanto afferma Galimberti, non è ancora la più grave delle regressioni. Già se ne profila una peggiore, dopo il mercimonio di entrambi i sessi e il prevalere dell'uno sull'altro: la pedofilia. La soglia d'attenzione rispetto all'abuso del minore si sta pericolosamente abbassando. Personaggi noti, spettacoli, giornali e persino annunci pubblicitari veicolano messaggi sempre più espliciti, a cui ci si sta quasi abituando. E niente più della pedofilia dà sfogo al delirio d'onnipotenza e di sottomissione, una "prova di forza" ottenibile senza alcuno sforzo ai danni di un individuo per sua natura debole e non formato. La pedofilia, dunque, è il punto d'arrivo e costituisce un arretramento verso la bestialità.
E' un segno dei tempi. Ma è anche un segno senza tempo; un serpente antico. La tentazione primordiale. Perché fin qui non si è parlato di sesso, ma di violenza, blasfemia, dominio, superbia. Violenza e superbia che, nel corso della storia, si sono manifestate in diverse forme, ma che hanno un'unica origine.
Questi sono i frutti del paganesimo sessista; questo è il risultato del rifiuto del dialogo, della sottomissione forzata d'una metà del genere umano, spesso benedetta persino da rappresentanti della religione (non a caso, uomini). E' fenomeno recente? E' colpa delle femministe? Degli omosessuali? Dei marxisti? Degli ambientalisti? O non è, piuttosto, colpa di tutti noi, quando puttaneggiamo, in misura maggiore o minore, con l'ingiustizia, la soverchieria e il potere?

Daniela Tuscano

1.7.09

L'annoso problema della questione morale

Dopo le dichiarazioni rilasciate dall’amica (o) di Patrizia D’Addario, circa un colossale giro di denaro che sarebbe circolato al fine d’intrappolare il Cavaliere, prende corpo l’ipotesi del complotto. Complotto che non esclude la presenza dei soliti servizi deviati. Deviati perché, nonostante le nuove nomine, esiste una continuità nella vita politica italiana che prescinde dal “colore” dei governi in carica. Di questa ipotesi ne è convinto persino l’ex Presidente della Repubblica Cossiga, il quale, in fatto di “servizi” ,non può dirsi certo estraneo. Questa oscura vicenda si intreccia a doppio filo con l’azzeramento della giunta regionale  Pugliese, chiesto ed ottenuto dal suo illustre Presidente, l’ex rifondarolo Nichi Vendola. Le amicizie di Tarantini nell’ambito sanitario Pugliese sono arcinote tanto quanto le sue doti di procuratore di “escort”, per festini importanti.  Quindi, la questione morale rimbalza sulla scrivania del neo Segretario di Sinistra e libertà che fa proprio l’assunto Berlingueriano e si dice pronto a far luce sull’intera vicenda. Intanto, tanto per rimanere in argomento, il personale che si occupa dei voli di Stato sarà trasferito alle dipendenze di­rette dei Servizi segreti.  In parti­colare sarà inserito nell’orga­nico del Rud, l’ufficio che fa capo all’Aise — il servizio segreto mi­litare — ed è addet­to alle mansioni di vigilanza degli obiettivi. Così con la scusa della sicurezza verrà tutelata anche la privacy dell’establishment politico.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...