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26.8.22

che strano paese l'italia . un uomo nudo con medaglie non crea scandalo o sessismo una donna che fa la verticale con appesse le medaglie si

    leggi  anche 


a chi  mi dice   per  il  mio  precentre  post  che  esagero o   sono  venduto  alle  nazi femministe      propongo   e  condivido    quest'articolo  di   

E un curioso paese, l’Italia.

Perché se lui si fa fotografare in pratica nudo per una famosa rivista dopo aver vinto delle medaglie va bene. Se lei si fa una foto personale, per altro molto più vestita, per celebrare le sue vittorie, riceve caterve di insulti sessisti che le danno della poco di buono, o dicono che è volgare, narcisista, che sfrutta il suo Sex appeal, che una sportiva non dovrebbe fare certe foto, etc.etc etc.
Ma non siamo un paese maschilista, no.



 a  voi   ogni commento   io quello che  dovevo dire    lo ho giù detto  nel precedente  post : <<“Sono schifata, non posso rimanere in silenzio”, la sublime risposta di Linda Cerruti ai commenti sessisti ricevuti per una foto su Instagram >> e concordare con quanto dice Lorenzo Tosa : << Il problema non è Jacobs e  [Linda Cerruti  aggiunta  mia   ]  nemmeno il corpo di un atleta o un’atleta, più o meno scoperto.Il problema è l’oscena ipocrisia e lo scandaloso sessismo di chi guarda >> ed  non riesce a  trattenere  le proprie  pulsioni  ed  il proprio testoterone  . Come sempre.
Con questo è  tutto   non ho nient 'altro d'aggiungere perchè due parole sono troppe ed una è poco

20.9.17

Parlare o non Parlare di stupro e di femminicido ? si ma bene non in modo sessista e strumentale


  • https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_per_stupro film del 1979 diretto da Loredana Dordi Fu il primo documentario su un processo per stupro mandato in onda dalla RAI. Ebbe una vastissima eco nell'opinione pubblica relativamente al dibattito sulla legge contro la violenza sessuale.
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Il_branco_(film_1994)  è un film del 1994, diretto da Marco Risi, tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Carraro che ha partecipato alla sceneggiatura, presentato in concorso alla 51ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
  • https://www.youtube.com/watch?v=zzh7FmmNDAM
    monologo sul suo stupro di Franca Rame uno dei monologhi più drammatici chje ho sentiti.



Come  da  titolomi  chiedo Parlare  o non Parlare di stupro e di  femminicido ? Secondo un  mia  amica fb , intervengto che ha  ispirato il mio post    domanda  e  risposta

Rosa Di Carlo
16 hVorrei che fosse chiaro a tutti, visto che abbocchiamo con enorme facilità, che gli stupri non sono affatto aumentati, e nemmeno le denunce. Solo che i media hanno strumentalizzato la cosa per creare allarmismo, quindi destare attenzione, quindi vendere o indurre il telespettatore a seguire tg e programmi che trattano l'argomento in questione.
Ciclicamente c'è sempre qualche evento atto a creare psicosi collettive, in quanto il sensazionalismo è l'arma vincente del giornalismo. C'è tutta una regia per catturare l'attenzione del fruitore, che viene indirizzato a sentire e pensare ciò che è stato deciso a priori. Statisticamente gli stupri sono addirittura diminuiti rispetto agli anni precedenti; solo che adesso se ne parla in continuazione.

c'è  , come non biasimala  , c'è   un terrorismo  mediatico  in ambito  a questo  triste  e doloroso   , e  per  giunta  , come dicevo dal titolo  se  ne parla male   e in maiera  strumentale  i e  maschilista  . Infatti   sempre  rosa  dice  che  






Rosa Di Carlo Non se ne parla nel modo giusto : comunque si punta l'attenzione sullo stupratore per strumentalizzare la cosa, e quando si parla di donne dobbiamo assistere agli squallidi consigli del maschilismo più becero di alcuni giornali e esponenti politici.

ecco una interessnte discussione   all'interno   del post  di Rosa  

Giovanni Platania
Giovanni Platania
Oggi è più difficile "fare notizia". Quando ero un giovanissimo fotoreporter bastava un incidente con più di un ferito, col morto ce n'era d'avanzo. Fai bene Rosa a sottolineare la nostra condizione di fruitori di un'informazione pilotata, perché ci siamo abituati; mettiamo a riposo il senso critico e percepiamo una realtà fittizia. Comunque, pur essendo vero che violenze e stupri sono diminuiti, è interessante che se ne parli e che se ne cerchino le ragioni con un'attenzione maggiore di quella del passato.


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Gestire

Rosa Di Carlo Bravissimo, ma non se ne parla nel modo giusto, però. Sono addirittura offensivi per le donne i vari vademecum di giornali di bassa lega, come non mi aspettavo fosse IL MESSAGGERO.

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1
3 hModificato


Giovanni Platania Si faceva un cambio d'iniziale per il Messaggero.... F al posto di M...
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Marco Leonardi pur essendo d'accordo con voi e soprattutto aborrendo in ogni caso l'idea che delle circostanze invitanti possano dare il diritto ad un uomo di compiere violenza su una donna, ho notato a volte cose che ho ritenuto quanto meno pericolose; ad esempio lungo le strade romagnole delle discoteche, tra le 3 e le 4 del mattino, mentre io passavo di li per lavoro, incorciavo delle ragazzine molto poco vestite che facevano autostop. Ebbe ne avevano pienamente diritto, però coglievo anche un esporsi al pericolo di brutti incontri. In questo senso anch'io sostengo che dovrebbero stare un pochino più attente, visto che in giro ci sono troppi maschi incivili e violenti. Almeno finchè quest'ultimi non vengano spazzati via dalla società.


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Evi Caldarola Quegli ovvi inviti alla prudenza hanno un valore generale, valgono per uomini e donne. Ma i decaloghi antistupro come quello del Messaggero non solo non servono a nessuno ma sono un contributo ad una cultura sessista ed indirettamente proprio alla cultura dello stupro.
Cerco di spiegare perché lo penso.
La giornalista parla apertamente di "delirio di onnipotenza" delle donne che "credono di poterfar tutto", e come messaggio discriminatorio mi sembra significativo.
Inoltre il suo decalogo è sotteso da un'idea di come effettivamente avvengano gli stupri lontana dalla realtà.
O meglio, i giornalisti e la maggior parte delle persone immagina lo stupratore sconosciuto per strada di notte con bella ragazza discinta.
Ma gli aggressori estranei, e in genere senza allegra donnina discinta, sono pochissimi, sono quelli che hanno probabilità di essere innalzati agli onori delle cronache.
La gran parte invece avviene in ben altri contesti, tra conoscenti e in situazioni che la vittima ritiene sicure.
Sono quelli che compongono in larga misura l'enorme sommerso mai denunciato


 fenomeno   che  crea problemi a chi lo ha  subito  

20/09/2017

“Io, stuprata dal mio fidanzato non riesco più a innamorarmi”Il dramma di Marianna: “Avevo 22 anni, mi fidavo di quel ragazzo. Ho ricominciato a vivere quando ne ho parlato con le mie amiche”



Manifestanti in corteo  per manifestare contro la violenza  e per i diritti delle donne
Manifestanti in corteo per manifestare contro la violenza e per i diritti delle donne
                                           

 


                                            




LINDA LAURA SABBADINI





ROMA
È difficile per una donna parlare di violenze subite, soprattutto se stupri. Marianna mi ha chiesto di farlo, vuole parlarne perchè la sua esperienza possa aiutare altre donne. Marianna ha subito uno stupro dal suo fidanzato. Aveva 22 anni, era felice, solare come tante ragazze della sua età. Studiava all’Università, amava molto l’architettura.  
Conosce un ragazzo, si fida di lui, comincia una storia d’amore, almeno così lei credeva. All’inizio tutto sembra andare per il meglio, ma con il passar del tempo la situazione peggiora. «Non voleva che mi vestissi con le gonne corte. Poi mi vietava di frequentare alcuni amici». Tu sei mia diceva. La storia degenera un giorno, quando Marianna si rifiuta di avere un rapporto sessuale, e con sua terribile sorpresa viene stuprata dal suo fidanzato. Una esperienza dolorosissima. «Non sono riuscita a reagire in quel momento. E non potete capire quanta rabbia ho ancora dentro per questo. Ero senza forze, senza energie. E dopo non volevo parlarne con nessuno». Qualche giorno dopo succede di nuovo. E allora, completamente svuotata, distrutta, riesce a trovare la forza di scappare dai suoi fratelli.  


La fuga  
«Ma non me la sentivo di denunciarlo, troppo doloroso raccontare, troppo pesante spiegare tutto,dimostrare che non ero consenziente». Chiede ai fratelli di tenere lontano il fidanzato, «Lo lascio per telefono, lui urla, strepita, piange, si dispera, ma io non accetto l’ultimo appuntamento e dopo pochi giorni me ne vado distrutta in un’altra città, ospite di una mia lontana parente, per evitare di incontrarlo. Ma non ero più la stessa». Violata nel profondo,violata nell’anima, nel cuore, violata nella più profonda intimità. Si sentiva annullata. «L’ansia mi assaliva continuamente, pianti disperati, incubi la notte, l’insonnia, la nausea permanente, la rabbia dentro di me, i tremori , avevo paura di tutto e poi, non mi fidavo più di nessuno. Sembra non ti interessi più nulla della vita... Tu sei il nulla». Lei, con un carattere sempre aperto al mondo, si rinchiude in se stessa, diventa timorosa, fragile. Non si apre con nessuno, chiusa nel suo guscio. «Volevo dimenticare. All’inizio pensavo che fosse la cosa migliore, ma più stavo in silenzio, più stavo male, il silenzio mi isolava dagli altri. Ho incontrato anche ragazzi carini, gentili, ma non riuscivo più a fidarmi di loro. E ancora non riesco a innamorarmi. Ho paura». A un certo punto decide di tornare nella sua città, si sentiva troppo sola, e di raccontare tutto alle sue amiche con cui non aveva più avuto contatti.  
La rinascita  
«E’ stato l’inizio della mia rinascita. Trovare loro così vicine, così comprensive, così piene di complicità e di umanità, è stata la cosa più bella della mia vita. Mi ha dato tanta forza per ricominciare. Loro mi hanno convinto ad andare da una psicologa, con loro ho cominciato a rivivere momenti spensierati, anche se lo stupro ti lascia un segno indelebile di morte nel cuore». La vicinanza di altre donne è fondamentale dopo uno stupro. Ridà la forza di vivere quando tutto sembra finito, Per questo i Centri antiviolenza tengono molto a questo aspetto. Marianna non ha denunciato il suo ex fidanzato. «Non ce l’ho fatta, mi sono risparmiata il doloroso iter delle denunce, delle pressioni che una donna subisce anche dalla famiglia per ritirarle, dei processi. Lo so, così il mio fidanzato non è stato né denunciato, né condannato. Ma non potevo soffrire ulteriormente». E mi racconta di Adele, che lei ha conosciuto dalla psicologa ed è diventata sua amica: «Quando si è recata al commissariato del suo paese per denunciare gli stupri ripetuti di suo marito non è stato facile per lei. La sua famiglia la pressava per non denunciare, per rimettersi insieme a lui. L’appuntato le chiedeva se era proprio sicura di quello che diceva, che in fondo era il marito. Adele si sentiva sola contro tutti. E il processo… i dettagli, le domande indiscrete, gli ammiccamenti… le pressioni a ritirare la denuncia... un vero incubo. Ecco perché io non ho denunciato. Perché si riaprono continuamente le tue gravi ferite. Nessuno può capire realmente quanto tu possa soffrire».  
Parlare, parlarne, in continuazione, fra donne, con gli uomini, tanto con i figli e con le figlie, senza paure, senza vergogna, parlare anche se non e’ toccato a te, né alla tua famiglia, ma ad una che non conosci. Tessere una rete di solidarietà femminile, di valori condivisi, di stigmatizzazione sociale inappellabile, di ogni per quanto piccolo atto di sopraffazione del bimbo sulla bimba, del ragazzo sulla ragazza, dell’uomo sulla donna. Dai piccoli atti di prevaricazione, di non rispetto dell’altra, quelli su cui in genere si soprassiede germina e si ramifica la subcultura della pretesa superiorità maschile, e della donna come sua proprietà, quella che porta molti ad oltrepassare la soglia della violenza, e alcuni dello stupro. Su questo terreno siamo indietro uomini e donne, ed è ora che a partire dalle donne il nostro sguardo esprima con chiarezza la nostra collera. Marianna e le donne colpite ce lo chiedono. 


ma anche difficoltà a parlarne   sopratutto  in un processo  , ecco perchè  molte donne  non lo  denunciano 


Marta Serafini
10 settembre alle ore 23:27 ·




Tina Lagostena Bassi, 1978, Processo per stupro
"Presidente, Giudici, credo che innanzitutto io debba spiegare una cosa: perché noi donne siamo presenti a questo processo Per donne intendo prima di tutto Fiorella, poi le compagne presenti in aula, ed io, che sono qui prima di tutto come donna e poi come avvocato. Che significa questa nostra presenza? Ecco, noi chiediamo giustizia. Non vi chiediamo una condanna severa, pesante, esemplare, non c’interessa la condanna. Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia, ed è una cosa diversa. […] Vi assicuro, questo è l’ennesimo processo che io faccio, ed è come al solito la solita difesa che io sento: vi diranno gli imputati, svolgeranno quella difesa che a grandi linee già abbiamo capito. Io mi auguro di avere la forza di sentirli, non sempre ce l’ho, lo confesso, la forza di sentirli, e di non dovermi vergognare, come donna e come avvocato, per la toga che tutti insieme portiamo. Perché la difesa è sacra, ed inviolabile, è vero. Ma nessuno di noi avvocati—e qui parlo come avvocato—si sognerebbe d’impostare una difesa per rapina come s’imposta un processo per violenza carnale. Nessuno degli avvocati direbbe nel caso di quattro rapinatori che con la violenza entrano in una gioielleria e portano via le gioie, i beni patrimoniali da difendere, ebbene nessun avvocato si sognerebbe di cominciare la difesa, che comincia attraverso i primi suggerimenti dati agli imputati, di dire ai rapinatori «Vabbè, dite che però il gioielliere ha un passato poco chiaro, dite che il gioielliere in fondo ha ricettato, ha commesso reati di ricettazione, dite che il gioielliere è un usuraio, che specula, che guadagna, che evade le tasse!» Ecco, nessuno si sognerebbe di fare una difesa di questo genere, infangando la parte lesa soltanto. […] Ed allora io mi chiedo, perché se invece che quattro oggetti d’oro, l’oggetto del reato è una donna in carne ed ossa, perché ci si permette di fare un processo alla ragazza? E questa è una prassi costante: il processo alla donna. La vera imputata è la donna. E scusatemi la franchezza, se si fa così, è solidarietà maschilista, perché solo se la donna viene trasformata in un’imputata, solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale. Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare venire qui a dire «non è una puttana». Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori. Io non sono il difensore della donna Fiorella. Io sono l’accusatore di un certo modo di fare processi per violenza.”
Via Cecilia Dalla Negra



Esse   sono  violentate  due volte. La prima da uomini che definere tali è già troppo, in quanto sono il peggio che l'umanità abbia creato. La seconda dall'ignoranza, dal  il maschilismo ,dalla stupidità .Ecco  perchè dico  che  bisogna   parlarne  


15.7.17

Noi italiani nati con la camicia (nera) La voglia di fascismo? È indole italica, 
ci conosciamo: tanti, piccoli capetti. Sta dilagando e non ci cambierà una legg


Allarme (non più All’armi) siam fascisti! Come può essere capitato? A noi (pardon), noi italiani democratici che abbiamo scritto la Costituzione vietando al partito che fu di Mussolini di rinascere. “L’Espresso” ci fece una copertina qualche settimana fa. C’erano Grillo, Salvini e Berlusconi con fez e manganello. Tempesta di critiche. E avevano ragione (a propria insaputa) i lettori (di destra) che ci hanno ricoperti di insulti. Non dovevamo disegnare solo loro, ma gli italiani: il popolo nato con la camicia (nera) convinto di avere fatto i conti con la propria indole, prima ancora che con la storia, a suon di leggi e divieti.
Voilà, tutti antifascisti mimetizzati nella democrazia, senza risolvere mai quel problemuccio: ci conosciamo, siamo piccoli capetti che danno ragione al capetto più in alto. A casa, in Parlamento, al bar, su Twitter. Ed è questa normalità, mescolata a nostalgia della nazione e maschilismo diffuso, l’arma segreta del fascismo, la sua intima natura. Si chiama conformismo, fino a quando di mezzo non ci sono guerra, galera o esilio. Ma è lo stesso vizio di obbedire che fa ripetere in televisione a tutti le cose che dice il capo. Lo stesso vizio che ci fa parlare del fascismo per non parlare dei migranti.
Qualche giorno fa, un signore per strada mi dice: «Troppi immigrati, non possiamo mica...». Io rispondo: «Ha ragione, spariamo ai barconi con donne e bambini, così la smettono». Lui alza la testa e fa: «Ma che dice, è scemo?». Io: «Allora rimandiamoli in Libia. Donne stuprate, bambini torturati». E lui: «Stuprate? Ma allora come si fa?». Ho pensato che questo tipo di dialogo, ai tempi della politica, spettava ai cosiddetti corpi intermedi. Quelli che nel fascismo non c’erano ed erano nati con la Repubblica. Quelli che stiamo eliminando per spending review. Demolendo con l’insulto, nel nome dello spreco, assieme alla base stessa di una democrazia raziocinante. Gli immigrati diventati un problema sono la vera emergenza, dentro cui come un fungo velenoso riemerge il fascismo, non certo i busti del duce o le iscrizioni dell’Eur.La retorica antifascista che ci ha protetti finora, ci ha dato solo l’impressione dello scampato pericolo. Ha commemorato, non ha ricordato. Memoria significa fare i conti con il fascismo interiore. Noi non l’abbiamo fatto, né prima processando il regime, a differenza dei tedeschi, quando mezzo Paese transitava dalla dittatura alla Repubblica, né dopo. Gli unici conti sono stati fatti a piazzale Loreto, epilogo interiorizzato solo nella letteratura. Penso a Levi, Fenoglio, Pavese. E alla guerra civile di Claudio Pavone. Paradossalmente il “dovere antifascista” della prima Repubblica è ciò che ha permesso di non indagare davvero sul fascismo e che ci riporta a Chioggia, decenni dopo, a rivendicare il “diritto fascista”.
La colpa è nostra, non di quei loschi figuri. Abbiamo fatto una “defascistazia” lessicale. E come il politicamente corretto non cancella il razzismo, né ridà la vista a un cieco chiamandolo “non vedente”, professare l’antifascismo per legge ci ha portati a una ipnosi, alla rimozione della pregiudiziale storica che credevamo eterna. Pregiudiziale che ormai cade dappertutto.
Nel giugno 1945, l’Onu non nasce come parlamento delle nazioni, ma come organizzazione delle nazioni che hanno combattuto l’Asse, con i 5 membri permanenti del consiglio di sicurezza usciti vincitori dal conflitto. Quel mondo sta andando a pezzi. Trump non sa che farsene (è il primo presidente Usa che a Varsavia non visita il monumento degli insorti nel ghetto e ci manda l’ebrea Ivanka), non perché sia fascista, ma perché - a differenza di Bush - è espressione di un mondo che ha perso i legami con la sua storia. Con Norimberga e l’atomica, ma perfino con la Guerra fredda. Cina e India? Per loro l’antifascismo non ha significato storico né culturale. Putin? Per i sovietici la conquista di Berlino fu per decenni il certificato di appartenenza al mondo civile, mentre oggi il presidente russo interpreta la vittoria sul nazismo con una semantica neo-zarista.Perfino Netanyahu ha fatto fare dietrofront all’ambasciatore israeliano a Budapest dopo la protesta contro i manifesti anti-Soros (di sapore antisemita) voluti da Orbán. E via elencando. A questo punto una domanda: siamo sicuri che serva una legge per fermare questo e salvare la democrazia?O forse il problema sta in chi ci rappresenta? Scrisse Bauman: viviamo l’era del divorzio tra potere e politica. La democrazia non è più considerata “valore in sé” da milioni di persone, non perché manchino leggi antifasciste, ma perché i politici possono solo promettere, senza poi attuare tali promesse. E allora che senso ha criticare? Che senso ha votare?

quante donne dovranno essere ammazzate prima che si faccia e si faccia appplicare soprattutto una legge sul femminicidio e sulla tutela degli orfani da tali abberrazioni

questa canzone scritta nel lontano 1962\3



si potrebbe rileggere cosi cara Cinzia Abramo : << Ma quante donne devono ancora morire per mano di uomini pezzi di merde prima che le istituzioni investano seriamente in cultura di genere, in educazione alla sessualità, nell"abbattimento di stereotipi sessisti, per la.formazione e la corretta informazione, continua qui >>

25.4.17

Mantova Arriva la panchina rossa in nome delle donne uccise. una pagliacciata antifemminicidio

Leggo che a
Mantova. Anche Canneto sull’Oglio potrebbe avere presto una panchina rossa. Dello stesso colore dell’amore, quel sentimento che vive di passione, rispetto, speranza. Ma anche dello stesso colore del sangue,








quello di cui si macchiano per sempre gli uomini che arrivano ad uccidere le loro donne. Per rabbia, vendetta, paura di essere lasciati e perfino di lasciare. Una panchina rossa come quelle che ormai si trovano in diversi Comuni per sensibilizzare sulla violenza sulle donne.
 [ ---]
( continua qui http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca del 23\4\2017)






Secondo me è una , mi perdono le femminste dure e pure come alcune utenti del mio facebook ( account e pagina ) e utenti del blog , delle solite pagliacciate non si comb
atte cosi il femminicido . ma facendo leva sull'educazione fin dale scuole primarie ad una cultura che comprenda il rispetto reciproco , non violento , e della diversità


una cultura che 

24.2.17

In tivù senza biancheria intima? Il dolore e la rabbia di Melissa Satta o polemica creata ad arte per far parlare di se


il  suo matrimonio con Kevin Price 

Se  anche  una  come Melissa  Satta  che fa come professione la velina ( quella che una volta chiamava donna oggetto ) prende posizione contro tale fenomeno a meno , cosa  che non mi sembra   visto il suo post  su istagram ( vedere sotto ) , che non sia una polemica creata ad arte ( come succede nel mondo dei vip ) per far parlare di se creare un diversivo quando un tuo programma sta andando male
Infatti  --   secondo la  nuova sardegna   del 23 febbraio  2017   --  La showgirl sarda affida ai social network il suo sconcerto per il dibattito che si è scatenato su internet per il suo abbigliamento durante una trasmissione televisiva: "Forse per la prima volte ho capito tante donne e ragazze che vengono colpite da bullismo mediatico e violate nella privacy"


SASSARI.
"Purtroppo in questi giorni è successa una cosa che mi ha colpito molto. Forse per la prima volte ho capito tante donne e ragazze che vengono colpite da bullismo mediatico e violate nella privacy".
Comincia così il lungo messaggio che Melissa Satta ha affidato ai suoi profili pubblici su Instagram, Facebook e Twitter.    

Melissa Satta a Tiki Taka

 La showgirl e modella sarda è finita nei giorni scorsi al centro di un dibattito sul suo abbigliamento  (  di cui trovate  un  fermo immagine sopra  )  durante l'ultima  trasmissione   Tiki Taka sui canali Mediaset  : qualcuno ha sostenuto che non indossasse biancheria intima.
"Prima di essere un personaggio pubblico sono una donna, moglie e mamma - scrive Melissa Satta -. Faccio un lavoro certamente non comune e magari non compreso da tutti ma comunque rispettabile e serio. Da 4 anni partecipo ad una trasmissione di calcio che fa parte di una testata giornalistica ma con taglio da talk show per famiglie e per ragazzi di qualsiasi età... e solo perché ho indossato una gonna alcune menti evidentemente non 
sane hanno insinuato che fossi priva di biancheria intima e così la notizia su internet è diventata sempre più virale con tutta la sua gravità.
 L'immagine può contenere: 1 personahanno Cosa ancor più grave è che è stata ripresa da alcune sedicenti testate giornalistiche come se fosse vera". "Ora - prosegue il lungo messaggio della showgirl - capisco come si arriva a tragedie come la violenza sulle donne perché ormai tutto è permesso, tutto va bene... ma non dovrebbe essere così. Le donne, le ragazze, le bambine vanno protette da questo modo di pensare e soprattutto di esternare siffatti pensieri distorti perché sta prendendo una piega pericolosa e sicuramente sbagliata".
Melissa Satta pubblica anche la lettera dello studio legale al quale ha affidato la tutelare giudizialmente le sue ragioni.



il fatto di indossare o no la biancheria intima fa parte delle scelte personali,e quindi consiglio alla signora Satta di non curarsi delle critiche ricevute (fatte da menti contorte).Complimenti comunque per l'eleganza , la bellezza ,   la  discrezione che ha a differenza  di  molti suoi colleghi\he   nel  suo ruolo  di vip  
 

9.2.16

critiche a senso unico : Sanremo 2016, anche Nicole Kidman ha una figlia grazie all'utero in affitto. Ma tutte le critiche vanno a Elton John

anche se io , vedere post precedente in cui parlo di cosa condivido e cosa no del decreto cirrinà , sono contro ma più liberale sull'utero in affitto \ maternità surrogata , rispetto all'amica e utente Daniela , qui ne condivido il  commento , all'articolo che propongo sotto    del  http://www.huffingtonpost.it/ 9\2\2016




Daniela Tuscano1 h ·
ie). Leggo quindi che l'impavida Meloni si sdegna per l'ospitata di Elton John, fruitore col compagno dell'utero in affitto. Bene. Ma Elton e' venuto a Sanremo molte altre volte. E prima ancora dell'era-Furnish ricordo una (peraltro divertente) esibizione con la trans RuPaul, allora molto gettonata. Inutile fingere di scandalizzarsi adesso, anche perché non rammento anatemi meloneschi verso le frequentazioni minorenni del suo antico (in tutti i sensi) alleato di governo, mentre ho ancora ben chiaro quel voto in Parlamento secondo cui la nostra impavida dichiarava di credere a Ruby nipotina (minorenne) di Mubarak. Sanremo non campa di musica, ma si chiama pur sempre Festival della Canzone (ormai anche internazionale). Elton è un CANTANTE e sfido chiunque a sentirlo e a pensare all'utero in affitto. E non solo: anche Nicole Kidman e' ricorsa alla c.d. GPA. Sarà ospite mercoledì. Perche' nessuno protesta per lei? La verità è che questi cialtroni se ne fregano dell'utero in affitto. Nemmeno io sono favorevole a questa pratica, che anzi avverso con tutte le mie forze, ma la combatto da ANNI e per TUTTE le situazioni. Questa gente invece la usa come grimaldello solo per sfogare la sua omofobia. A nome di tutte le donne sfruttate e trattate come un forno: vergognatevi.






Sanremo 2016, anche Nicole Kidman ha una figlia grazie all'utero in affitto. Ma tutte le critiche vanno a Elton John
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 09/02/2016 14:54 CET Aggiornato: 5 ore fa





Elton John non è l'unico ospite di Sanremo ad aver fatto ricorso a una madre surrogata per diventare papà. Anche Nicole Kidman, che apparirà mercoledì sul palco dell'Ariston, ha utilizzato la medesima tecnica per far nascere la seconda figlia del matrimonio con Urban Keith.
Il dettaglio non è ininfluente: il fronte teocon che si oppone alla stepchild adoption contenuta nella legge sulle unioni civili vede nella presenza di Elton John al festival musicale "una pubblicità all'utero in affitto" pagata con i soldi dei contribuenti. Per Giorgia Meloni (Fdi) "mamma Rai dà l'utero in affitto a Elton John per uno spot pro adozione gay".
Il timore degli oppositori alla maternità surrogata è che l'artista britannico martedì sera possa utilizzare lo spazio di Sanremo per parlare della sua omogenitorialità, magari accennando al marito David Furnish - che molto probabilmente sarà seduto in platea. Paura rafforzata dalla dichiarazione del presentatore Carlo Conti: "Elton John può dire quello che vuole".
Il senatore Carlo Giovanardi (Idea), uno dei paladini alla lotta contro la maternità surrogata, ha auspicato che se questo dovesse accadere allora la Rai dovrebbe immaginare un contraddittorio. L'organizzatore e portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, è indignato e spera che l'esibizione non si trasformi in "uno spot per le famiglie arcobaleno". Il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, ha cercato di tranquillizzare gli animi ricordando che Elton John canterà perché questo è lo scopo dell'invito: "Francamente non credo che il dibattito parlamentare in atto risentirà della presenza di Elton John a Sanremo".
Stranamente, però, i difensori della famiglia tradizionale 




non stanno attaccando con la stessa virulenza Nicole Kidman: la figlia Faith Margaret è nata nel 2010 grazie alla surrogacy praticata in un centro degli Stati Uniti. A differenza di Elton John, l'attrice australiana ha tenuto nascosto il particolare fino al 2011, quando insieme al marito Urban ha deciso di annunciarlo pubblicamente.
Kidman e Urban hanno 4 figli. La prima, Sunday Rose, nata naturalmente nel 2008, e due bambini adottati. Faith Margaret è dunque l'unica bimba ottenuta con l'utero in affitto.


1.2.16

la Rai fa cambiare spotandolo in seconda serata il palinsesto di presa diretta solo perchè parla di educazione sessuale e bullismo sessuofobico

Ho rivisto con rai replay la puntata di presa diretta del 31\1\2016 il tabù del sesso . Ed ho appreso che essa è incappata in un caso di 'eccessiva prudenza'. Forse  è comprensibile la  gente  informata  potrebbe scendere  in piazza   ed influenzare  il voto   sulla legge  [   oggi   , salvo rinvi    si vota  al senato  ] sulla  legge  cirrinà  sulle unioni civili  etero e  gay  . Infatti  il  servizio è  intitolato "Il Tabù del sesso", titolo azzeccato proprio sulle difficoltà che incontra il parlare  e  l'insegnamento dell'educazione sessuale, è stato spostato dalla Rai dalla prima fascia alle 22, per la preoccupazione ipocrita che potesse turbare il pubblico della prima serata. Ora mi chiedo se il paese sta ritornando indietro a gli anni '60 al caso del giornale  scolastico  Zanzara ( da non confondere con la trasmissione di radio24 d a cui prende il nome )










La zanzara era il titolo del giornale studentesco del Liceo Parini di Milano, fondato nel 1945. La rivista (ideata tra gli altri da Enzo Spaltro e Daniele Oppi), che nella sua storia ebbe giovani redattori, divenuti poi firme importanti nel giornalismo italiano come Walter Tobagi, è nota per uno scandalo scoppiato nel 1966, quando la pubblicazione di un articolo sulla sessualità degli studenti portò alla denuncia e al processo di tre suoi redattori
Il 14 febbraio 1966 la rivista, organo ufficiale dell'associazione studentesca pariniana, pubblicò un'inchiesta dal titolo "Un dibattito sulla posizione della donna nella nostra società, cercando di esaminare i problemi del matrimonio, del lavoro femminile e del sesso", a firma di Marco De Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano.
Nell'inchiesta emersero le moderne opinioni di alcune studentesse del liceo sulla loro educazione sessuale e sul proprio ruolo nella società. L'associazione cattolica Gioventù Studentesca protestò immediatamente per "l'offesa recata alla sensibilità e al costume morale comune" in quanto non solo uno degli argomenti trattati (l'educazione sessuale) veniva considerato osceno, ma anche perché le intervistate erano tutte minorenni.
Il 16 marzo 1966 i tre redattori vennero accompagnati in Questura e denunciati. Il giudice Pasquale Carcasio invitò i tre studenti, seguendo una legge del 1934, a spogliarsi "per verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche". I due ragazzi acconsentirono, invece Claudia Beltramo fece resistenza e in seguito rese noto quanto accaduto.
Il caso de la zanzara rimbalzò sulle cronache nazionali, dividendo il paese. Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano costituirono il "partito della colpevolezza", mentre la sinistra e i cattolici progressisti intervennero in difesa degli studenti.
Al processo parteciparono oltre 400 giornalisti, molti dei quali provenienti dall'estero. Il 2 aprile 1966 la sentenza assolse i tre studenti dall'accusa di stampa oscena e corruzione di minorenni.
La vicenda viene vista come un prodromo di quel cambiamento di costumi che avrebbe coinvolto da lì poco la società italiana e come un sintomo indicatore del malessere giovanile, che sarebbe sfociato nella contestazione del sessantotto. ( altre news su https://it.wikipedia.org/wiki/La_zanzara )



Ormai siamo sempre di più , nonostante le sacche di resistenza e d'indignati ( ma l'indignazione non basta se non è seguito ad un cambio di mentalità e d'apertura mentale ) , in mano ai burocratici , ipocriti e bigotti che decidono per altri . Condivido e l'ho sempre detto in diversi post Come giustamente dice Noemi Cassone -- sulla bacheca facebook della trasmissione di rai 3 presa diretta -- Oltre all'educazione all'affettività/educazione sessuale nelle scuole, che sicuramente è ESSENZIALE, in casa dovrebbe invece esserci quantomeno un minimo di apertura mentale, di dialogo, e soprattutto un'educazione all'utilizzo di cellulari , pc e quant'altro. Non è possibile che venga comprato il cellulare già a 8 anni. Controllate i computer e i siti ai quali si iscrivono i vostri figli.IL fatto che li abbiano obbligati ad andare in onda tardi la dice tutta. Come si capisce dal servizio evidentemente a qualcuno interessa che questi argomenti non si tocchino, per primi gli uomini, ma non per pudore solo per paura di perdere la supremazia, per paura di competere con le donne nei posti di comando, ora a evidente panaggio maschile. come giustamente dice Michela Murgia sempre intervistata da presa diretta





Sono solidale con Iacona , infatti ha ragione è solo falso perbenismo e ipocrisia ed condivido la scelta nell'averlo annunciato pubblicamente in uno scambio ironico con Luciana Littizzetto, collegandosi a Che Tempo che Fa, e poi rivolgendosi al pubblico in apertura di trasmissione: "La Rai, per rispettare la fascia protetta, mi ha chiesto di posticipare un po' più avanti il bellissimo racconto di Giulia Bosetti. Una decisione che non condivido perché a mio modestissimo parere questo è un reportage che andrebbe visto da tutti, genitori e figli insieme, talmente è pedagogico. E poi giudicherete voi quando lo manderemo in onda. Ma è una decisione che devo rispettare e so che avrete l'amore e la pazienza di aspettare una manciata di minuti prima di vedere questo reportage".






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Concetto che Riccardo Iacona ha ribadito al telefono a http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio del 1\2\2016 "Ho trovato esagerata la preoccupazione della Rai riguardo alla messa in onda del primo blocco della trasmissione. Il servizio era stato pensato e confezionato proprio perché potesse andare in prima serata, non c'era nulla, in nessun passaggio del nostro servizio, che potesse essere giudicato inappropriato. Mentre lo vedevo andare in onda, alle 22, mi veniva da ridere, perché non c'era nessun riferimento al sel sesso che non fosse stato ponderato in funzione della trasmissione in quella fascia". Una preoccupazione, quella della Rai, , che di fatto ha impedito ai più giovani di potere vedere ( in diretta , ma poi con iil servizio di rai replay o altri siti più o meno legali te lo rivedi ) la trasmissione, che si è conclusa poi alle 23:30 . Infatti sempre lo stesso Iacona a repubblica "Penso che i ragazzi l'abbiano vista lo stesso ma io sono contrario al principio per cui è stata presa la decisione, ovvero che non si possa parlare di sesso in prima serata, neppure con un intento chiaramente pedagogico, come era quello con il quale era stato pensato e confezionato il servizio televisivo .
Puntualmente , come le tasse e la morte , è arrivata la risposta , tendente a giustificarsi e a gettare acqua sul fuoco delle polemiche , da parte della Rai che dice negando palesamente l'evidenza ( infatti se si vede la trasmissione , si rinvia di ben mezz'ora e non del tempo da lor detto l'inizio della 2 parte della trasmissione ) << il ritardo della messa in onda, alla fine, è stato: 'solo di 7 minuti' e che la motivazione dell'inversione di messa in onda è stata suggerita dalla durezza degli argomenti trattati (sexting, bullismo) che hanno fatto preferire lo spostamento, che tuttavia, si sottolinea, non è stata una forma di censura. >> ( da sempre da repubblica ) . Tesi questa a mo' d'arrampicata sugli specchi perchè la preoccupazione della Rai si innesta in un panorama televisivo decisamente più 'libertino'. Basti pensare alla messa in onda lo scorso lunedì in prima serata su Canale 5 del film "50 sfumature di grigio", vietato ai minori di 14 anni ma decisamente erotico. E mentre la Rai si preoccupava di censurare\spostare il servizio di Presa Diretta, Real Time, canale molto amato dalla fasce più giovani della platea televisiva, unico nel panorama dei broadcaster, si schierava apertamente a favore delle famiglie omosessuali mettendo in onda alle 21:10 il documentario "Di fatto, famiglie", basato sulle storie di sei famiglie arcobaleno italiane. Secondo me relegare un programma in orari assurdi o spostarlo nell'ipocrita e ormai superata i bambini vanno a letto sempre più tardi , con internet e cellulari e e in orari di punta vedendo cose peggiori , quel determinato argomento si tratta di , anche se soft , di censura . Ed ecco le reazioni ( stranno che mancano quelle a favore dela rai della destra ) le reazioni politiche. Sinistra italiana ha presentato una interrogazione in commissione di Vigilanza: "Il campionario dell'ipocrisia di certa classe dirigente italiana si arricchisce di un nuovo episodio. La puntata è stata spostata in seconda serata, perché secondo la Rai avrebbe potuto urtare le sensibilità del pubblico della prima serata - afferma Nicola Fratoianni, membro della Commissione Parlamentare di Vigilanza - Nel frattempo in tv a qualunque ora si può assistere a violenze di ogni tipo e a situazioni molto meno 'controllate' rispetto al pregevole lavoro fatto da Riccardo Iacona e dal suo staff. Quando finirà il Medioevo?". "Una decisione che ha il sapore dell'oscurantismo e dell'ipocrisia - scrive in una nota il senatore del Pd Francesco Verducci, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai - I temi del cyber-bullismo e dell'educazione sessuale, al centro della puntata di ieri, sono fondamentali da trattare per la crescita civile e culturale di una società (come avviene in gran parte d'Europa) ed è da apprezzare che l'approfondimento giornalistico del servizio pubblico se ne occupi, tanto più in un contesto televisivo dove immagini ed allusioni sessuali debordano anche in modo subliminale ad ogni ora ed in ogni fascia di palinsesto". Oltre ai politici sono intervenuti a favore di Iacona alcuni intellettuali che hanno collaborato con Iacona al serviso . Infatti dopo la messa in onda, come sempre, il dibattito sull'argomento si è spostato sui social network, dove Iacona ha postato i documenti e gli studi utilizzati per il servizio. Un'ampia documentazione che dimostra come l'educazione sessuale sia un ottimo deterrente per il bullismo e i casi di violenza sessuale.Attive anche le scrittrici, da Michela Murgia a Loredana Lipperini, che hanno contribuito attivamente al servizio e che ora proseguono il dibattito online, anche sui profili social.



Ora e qui , mi scuso se sono stato troppo prolisso , ma quando m'incazzo m'incazzo ,
Comunque la si pensi al riguardo, in era digitale il dibattito è sicuramente superato dalla possibilità di rivedere il servizio, come ricordato dallo stesso Iacona con un tweet





non solo più altro dire ho finito le parole   dico solo che a livello d'educazione sessuale siamo  come la famosa  barzelletta  di Pierino  :    <<  Pierino: "Papà... mamma mi ha detto che io sono nato sotto un cavolo, che Gigina è stata portata dalla cicogna..Ma tu, non fai mai l'amore? >>  ( da  http://barzellettefrasi.altervista.org/pierino.php  )  



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