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22.12.24

Il regalo per i 100 anni di nonna Lidia: la laurea mai ritirata. «Costava 30 mila lire, non potevo spenderle» ., Stuprata e ripresa da 16 persone, la sua famiglia: "Devi stare muta"., Quando la realtà supera i sogni: il miracolo dei ragazzi problematici e delle periferie che trovano tutti lavoro



«Una volta, durante un esame di Morale avevo l’impressione che il professore guardasse il pulviscolo atmosferico. Allora mi fermai e smisi di parlare. Lui mi disse di andare avanti e io risposi: “No finché non mi ascolta”. Ero ben sfrontata da giovane! Adesso sono arrivata ai 100 anni e un mese e andiamo avanti».
Qualche giorno fa, nella casa di Lidia Oldani, alla Maggiolina a Milano, c’erano 32 invitati. I suoi cinque figli, Maria Teresa e Edoardo, Stefania, Andrea e Luca e poi quindici tra nipoti e pronipoti, dai 2 ai 48 anni e altri famigliari. Sul tavolo un regalo inaspettato: la pergamena originale del suo diploma di laurea in Magistero all’Università Cattolica, con la data del 7 febbraio 1950. Non lo aveva mai ritirato. «Allora la pergamena costava circa 30 mila lire (circa 575 euro attuali). Mi ero appena sposata ed era una spesa che non volevo affrontare e non volevo chiederli ai miei genitori, che già avevano pagato la retta universitaria. Mi dicevo ”Lo chiederò se mi servirà per ottenere un lavoro”. E invece poi sono arrivati i figli e mi sono dedicata a loro» racconta Lidia, che gode di buona salute e ha una memoria vividissima.
Ai figli aveva detto della laurea rimasta nel cassetto e loro l’hanno sorpresa con questo regalo. «All’università avevano la pergamena originale della laurea e ci hanno riconsegnato anche il suo diploma delle magistrali» spiega Luca. Oggi ritirare un diploma costa 100 euro più 16 di bollo, ma alla famiglia della signora non hanno fatto pagare nulla. Lidia, che all’epoca abitava in corso Garibaldi, visse gli anni universitari durante la Seconda Guerra Mondiale. «La nostra famiglia era sfollata a Caglio, in Valsassina. Al mattino prendevo il treno a Asso e venivo a lezione. Se c’era un’incursione aerea, il convoglio si fermava e fuggivamo nelle campagne, racconta.
All’epoca, nei corridoi di largo Gemelli si potevano incontrare i fondatori, padre Agostino Gemelli e Armida Barelli. «Conobbi solo lui: lo vedevamo girare su una sedia a rotelle. Aveva un’aria austera e la fama di grande severità». Tutt’altro ricordo ha invece del grande poeta David Maria Turoldo, all’epoca studente di Filosofia. «Molto simpatico e spiritoso. Un uomo di grandissima intelligenza. Gli dicevamo: peccato che hai fatto il prete». Fino agli anni 60, le studentesse indossavano un grembiule nero. «Salivamo una scala riservata solo alle donne, in cima c’era la stanza coi grembiuli. Il mio fidanzato e futuro marito Domenico Rossotti studiava al Politecnico e si fermava ai piedi di quella scalinata».

Domenico, futuro dirigente all’Ibm e Lidia amavano studiare insieme ai giardini della Guastalla. Si erano conosciuti in vacanza a Caglio. «Mi disse che mi voleva bene il 29 agosto del 1942 e nel 1950 ci siamo sposati». Anni universitari di cui ha bei ricordi. «Frequentavo la Fuci, federazione universitaria cattolica. Si andava a messa insieme in una chiesa vicino alla Rinascente. Degli esami avevo lo spauracchio di grammatica latina. Era un esame del primo anno, ma lo diedi all’ultimo. Presi 19, il docente consigliò di rifiutare ma io accettai, perché dovevo di lì a poco sposarmi. La media non fu rovinata: ho preso 110/110». La tesi in Antropologia sulla Valle del Brembo la scrisse a mano, mentre alle illustrazioni pensò Domenico. Lidia avrebbe voluto studiare Medicina (ma non si accedeva con la maturità magistrale) o fare la giornalista. Giornalista e medico sono diventate le sue due figlie. «La laurea mi è servita ad aiutare i miei figli negli studi», ma nella vita Lidia si è dedicata anche agli altri: per 30 anni da volontaria all’Oftal ha accompagnato i malati a Lourdes.

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Due giovani ragazze sono state vittime di uno stupro di gruppo a Seminara, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Gli aguzzini, 16 in totale, includevano tre minorenni all’epoca dei fatti. Tra gli arrestati, secondo quanto riportato da Repubblica, figurano tre rampolli di famiglie legate alla ’ndrangheta, il figlio di un politico locale e persino il fidanzato di una delle vittim
Le violenze, pianificate con freddezza, hanno portato a una serie di abusi ripetuti. Le giovani sono state filmate e trattate "come se fossero cose", in un contesto di soprusi organizzati. Le intercettazioni effettuate dagli investigatori, inizialmente impegnati in un’indagine di ’ndrangheta, hanno svelato le conversazioni tra gli indagati, che discutevano dei loro piani via chat.La procura di Palmi, insieme a quella per i minorenni, ha ottenuto l’arresto di tutti i responsabili.
Il giudice delle indagini preliminari, nella sua ordinanza, ha sottolineato la pericolosità di tre degli indagati minorenni, descrivendoli come individui con "una personalità del tutto sganciata dalle regole del vivere civile e totalmente orientata verso il soddisfacimento dei più biechi istinti sessuali".Per una delle vittime, però, l’incubo non si è concluso con le denunce.




I familiari, invece di sostenerla, l’hanno attaccata, accusandola di aver "rovinato" tutti con le sue dichiarazioni. "Devi stare muta", le hanno detto, cercando di farle ritrattare, arrivando persino a urlarle: "Ma perché non ti ammazzi?".Le autorità, consapevoli delle difficoltà, hanno monitorato costantemente le due ragazze, intervenendo per proteggerle da ulteriori pressioni. Una di loro ha mostrato una forza straordinaria, continuando a collaborare con gli investigatori: "Ha combattuto da sola, è stata determinata e coerente nel suo racconto", hanno sottolineato gli inquirenti.

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   di Massimiliano Lussana 22-12-2024 - 09:38 tiscali news 

Quando la realtà supera i sogni: il miracolo dei ragazzi problematici e delle periferie che trovano tutti lavoro





                      


Ho fatto un sogno e ho visto un miracolo. Che è un doppio sogno, anche se Schnitzler stavolta non c’entra. Il primo sogno realizzato è quello dell’incontro fra domanda e offerta di lavoro, che spesso si realizza grazie agli ITS, l’evoluzione virtuosa delle vecchie scuole professionali, con insegnamenti attivati su richiesta dei datori di lavoro, che in cambio si impegnano ad assumere un numero minimo di ragazzi partecipanti ai corsi, a volte cifre attorno al 90 per cento degli iscritti. Un circolo virtuoso che ha la sua capitale ideale a Genova nell’Accademia Italiana della Marina Mercantile guidata dal tandem fra Eugenio Massolo e Paola Vidotto e in generale nel sistema della Formazione in Liguria, che ha al centro del suo programma il fatto che la formazione deve essere finalizzata a trovare un lavoro ai ragazzi e non semplicemente ai formatori.
Il riscatto dei giovani
Insomma, stiamo parlando di una vera e propria miniera d’oro per i ragazzi disoccupati. Quelli che parlano bene parlerebbero di superamento del mismatch, lo squilibrio fra domanda e offerta di lavoro. Il secondo sogno, che procede in parallelo, è il riscatto di giovani per cui altrimenti il futuro sarebbe un’ipotesi, messi ai margini della società. E provo a raccontarvi come il sogno si è trasformato in miracolo, a Roma, a Genova ed è pronto a trasformarsi nella stessa splendida storia anche nel resto d’Italia. Ho fatto un sogno e non solo ho visto come sia possibile far incontrare domanda e offerta di lavoro ma, soprattutto, ho visto aiutare i ragazzi che hanno più problemi e vengono non nella totalità, ma in molti casi, da famiglie problematiche, con situazioni di povertà, mancanza dei genitori perché carcerati o con gravi problemi di salute o altri. Ho fatto un sogno e ho visto l’umanità di persone che ci credono, che ci mettono il cuore, che riconciliano con la positività della scuola e della formazione.
Il lavoro dell'associazione “Musica bene comune”
Partiamo da Roma, dove il lavoro di una straordinaria manager culturale, la numero uno in Italia, Manuela Litro, una sorta di regina Mida di cose e e persone, capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca e soprattutto tutti coloro che sfiora, ha portato decine e decine di ragazzi delle periferie, Tor Bella Monaca, Laurentino 38, la scuola Manin dell’Esquilino che riesce a tenere insieme (e bene) 72 etnie diverse ad arrivare fino al Quirinale, sul Colle e sul monte dell’eccellenza con il suo coro giovanile. E il lavoro della sua associazione “Musica bene comune” anche fra i ragazzi di Amatrice è qualcosa che riconcilia con la passione e con la vita. Insomma, Manuela Litro è un soggetto da dizionario dei sinonimi della parola “amore”, il più bello esistente in natura, la persona migliore che abbia mai conosciuto.
L'organizzazione ELIS
Ma in parallelo, a Genova c’è un’altra storia bellissima che parte da un’eccellenza industriale e imprenditoriale come Anna Giuntini, che è una straordinaria imprenditrice del settore industriale che con la sua PH facility guida un’eccellenza assoluta, una realtà diffusa oltre i confini nazionali con brand tecnologici avanzati, ma, parallelamente, si è sempre occupata di sociale in termini di attenzione e di cultura aziendale. Insomma, fra le varie cose, Anna Giuntini si occupa da molti anni di un’organizzazione che si chiama ELIS, nata negli anni Sessanta sull’ispirazione di San JosèMaria Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei – anche se qui non c’è niente di confessionale, ma molto di valoriale – visto che la struttura si occupa principalmente di portare ragazzi, provenienti per lo più da situazioni complesse, al raggiungimento di uno scopo professionale attraverso formazione tecnica in più settori didattici come meccanica, elettronica, edile, logistica, artigianale, ma anche alberghiera e altri importanti “mestieri” che possano assicurare loro un futuro.
L'incontro tra domanda e offerta
Tutto questo è avvenuto costruendo un centro e un vero e proprio Campus di eccellenza formativa a Roma, che oggi ospita anche una sede secondaria del Politecnico di Milano, a cui aderiscono, in qualità di stakeholder, anche le più grandi aziende italiane di straordinario valore da Eni ad Enel, Autostrade per l’Italia, Fincantieri, Poste Italiane, Leonardo e tante altre, l’argenteria di famiglia del mondo dell’impresa italiana, come fatturato e numero di dipendenti. Stiamo parlando quindi di un’organizzazione di matrice cattolica nell’ambito dell’Opus Dei. Ma sbaglierebbe completamente chi pensasse a una struttura religiosa o tesa al proselitismo, visto che si concentra solo sul lavoro e sull’educazione alla vita didattica, lavorativa e sociale dei ragazzi.
Anna Giuntini e i progetti ELIS
E qui lascio la parola a Anna Giuntini: “Ho partecipato a diversi progetti ELIS ma quello che più mi ha entusiasmato è “Distretto Italia”, voluto un anno e mezzo fa dalla presidenza Tomasi e da altre aziende come la mia, che si è occupato sia di descrivere una vera e propria mappa di esigenze e fabbisogni di figure professionali e industriali necessarie allo sviluppo del paese e delle giovani generazioni, sia dell’indispensabile loro orientamento nelle esperienze didattiche al fine di non disperdere scolarità in campi che non portano, per questi giovani, ad alcuno sbocco lavorativo”.Il modello sociale del Comune di Genova
Tutto questo è stato presentato anche al Ministero dell’Istruzione e del Merito, durante il quale è stato presentato il modello sociale del Comune di Genova, unico nel suo genere in Italia, portato avanti dall’allora assessore ai Servizi Sociali Lorenza Rosso, che sono i “Centri di Educazione al Lavoro” - CEL nell’acronimo - nati per scongiurare l’abbandono scolastico e riportare nella vita delle nuove generazioni il valore dei “mestieri”, “da tempo – spiega Anna Giuntini - dimenticato in quei salotti buoni che straparlano di socialità e inclusione, tra un aperitivo e una cena fornita dai loro filippini, senza minimamente rendersi conto del danno culturale commesso dalle loro auliche chiacchiere negli ultimi trent’anni. Ho trovato sorprendente come la “laicità” di una iniziativa comunale, costruita attentamente per ragazzi ai margini della società, parlasse la stessa lingua di una comunità di matrice cattolica e, ancora di più, come la “religiosità” di un Centro didattico e formativo, nato per ragazzi altrettanto disagiati, ne sapesse definire gli stessi scopi morali e umani”. Vedere lavorare questi ragazzi, vedere i loro occhi mentre realizzano le loro opere, mentre piegano il ferro, è il miglior riassunto di questa storia.

30.8.23

Mussolini su Giambruno: “Una frase da medioevo, il solito uomo che dice: te la sei cercata

 le  dichiarazioni  della Mussolini  ( lontano anni  luce  dalla  mia  cultura  politica   )   sono   una  bellissima    risposta    da destra   a    tutti  quei  siti  ,  account  social  ,  e  lachè    della  sua stessa parte   politica  e   dell'antipolitica   e  non  che  difendono   a  tutti  i  costi    Giambruno   e  che  considerano feccia  coloro   che   lo  criticano per  le  sue    prese  di  posizione   .  

Ecco  cosa     ha  detto 
repubblica   30 AGOSTO 2023 ALLE 01:00

L’eurodeputata di Forza Italia: “Non m’importa che sia il fidanzato di Meloni ma questa mentalità diffusa. Più grave perché l’ha detto in tv”

Alessandra Mussolini, dopo una parentesi tra tv e attivismo Lgbtq+, da novembre è tornata sui banchi del Parlamento Ue, tra i Popolari. È appena atterrata a Bruxelles, ma non è rimasta indifferente alle parole del compagno della premier su Rete4.
Andrea Giambruno ieri ha commentato lo stupro di gruppo di Palermo con parole che hanno creato clamore. Lei come ha reagito quando le ha sentite?

«È stata una violenza inaudita. Un fatto gravissimo, soprattutto se pronunciato da chi è tenuto ad essere quanto più imparziale e in un momento in cui i femminicidi sono all’ordine del giorno. Non si può dare un’opinione così, a maggior ragione se quella che esprimi ci riporta dritti al medioevo. Quando si parla, si hanno sempre conseguenze, non c’è smentita o contestualizzazione che tengano».




«Se eviti di ubriacarti, eviti di incorrere in problematiche perché poi il lupo lo trovi» sono parole 
che portano di nuovo a colpevolizzare la vittima?
«Sì, ed è una barbarie. Mi chiedo: stiamo anche scagionando gli uomini che, invece, possono alzare il livello alcolico a discapito di noi donne? Con l’esternazione di Giambruno siamo alle solite: un uomo che dice “te la sei cercata”. Quello che non vogliono capire è che io se volessi, dovrei avere il diritto di camminare con il sedere in bella vista, perché non c’è nulla che giustifichi un uomo violento. Lo stupro è stupro, se non capiamo questo, per noi donne è davvero finita».
Giambruno è il compagno della premier Meloni. Si aspetta che la presidente prenda posizione?

«Non mi interessa il legame sentimentale, ma la mentalità diffusa. Come il fidanzato di Meloni ce ne sono a migliaia, lui è semplicemente uno in più. Diventa più grave perché quelle parole sono state dette davanti a una platea di donne, alimentando ancora una volta la paura di denunciare . Se non pensassimo alle conseguenze per chi è vittima e lo ascolta, bisognerebbe semplicemente rispondere con una pernacchia, perché nel 2023 queste cose non si possono più ascoltare».
Nel 1998 lei fu protagonista di una feroce battaglia contro la sentenza scandalo della Cassazione, dove nero su bianco legiferava che fosse impossibile lo stupro se la ragazza indossava i jeans. In 25 anni si sono fatti passi avanti?

«Ricordo che per essermi impegnata in prima linea contro quello scandalo giudiziario la Cassazione mi denunciò chiedendomi un miliardo di lire di risarcimento. Anche lì si dichiarava che una parte di colpa ce l’avesse la vittima, un’assurdità. Oggi le ragazze hanno più coraggio, ma la mentalità è ancora preoccupante. Le battute, le pacche sul sedere, la goliardia diffusa a dispetto delle donne sono piaghe con cui stiamo convivendo. Questa superficialità ci porta ad accettare tutto, come l’esternazione di Giambruno, che rischia di indebolire anni di battaglie».

14.1.23

"Niente sorrisi e abiti provocatori": polemica per l'opuscolo anti-stupro nelle scuole di Cividale del Friuli e vecchi stereotipi sulla violenza di genere

 Prima di iniziare il post in questione vorrei precisare alcune cose in modo a rispondere ad alcune accuse accuse di misoginia e di sessismo per aver riportato un post neppure mio (  Niente di nuovo da metoo italiano di Daniele carbini alias Alinetu pipe  ) sul Me Too (noto anche come #MeToo ) in italia

1)   non sempre    condivido  i  post   dei   compagni  di strada  o  di  viaggio   che  scrivono   o  che mi  autorizzano  a prendere   i  loro  post   ed  a riportarli    qui .  Se  li  riporto    perché  il  blog  è nato  con l'intento  oltre  di  trovare  tematiche  in  comune  , per  confrontarsi  ,  ma soprattutto   per  dare  voce  a  chi  non ha  voce  o  diffondere   post   interessanti  (  dipende  dal punto  di  vista  ) che  avrebbero  una  diffusione  di  nicchia  e per  pochi  .,   2)  non  sono sessista  o misogino     o  almeno  non completamente  visto  che  ci  lotto    continuamente  \   giorno   per  giorno   contro  il mio  maschio alfa    ed  il post    che  riporto  sotto     testimonia  il  contrario  per  chi  vuole  vedere   oltre le  apparenze  e senza prosciutti  negli occhi  .  3 ) la  contraddizione ed  il  cambiare  idea   che  trovate     leggendo  qui  e  sui  miei  social  i miei scritti  \   prese  di posizione    fa  parte  dell'essere  umano soprattutto     quelli  che  non  vogliono  vivere    fissi ed  immobili   mentre  tutto fuori  cambia     cioè come  monumento  

Dopo  questo pippone  veniamo al post   d'oggi   .
Ho  letto su repubblica     del  113\1\2023   un articolo   di Viola Giannoli  in cui  si  parla   di     



Un vademecum rivolto alle donne con i consigli sui luoghi da frequentare, il modo in cui vestirsi e come comportarsi in discoteca. Gli studenti: "Criminalizza le vittime e non previene le aggressioni". L'opposizione: "Va ritirato, degno di un regime fondamentalista". Serracchiani (Pd): "Pregiudizi maschilisti". La replica della sindaca: "Diffuso già da tre anni, ma confrontiamoci sui contenuti" Evitate "abbigliamento stravagante o succinto" che può richiamare "l'attenzione di persone particolarmente violente che hanno travisato le intenzioni della vittima". "Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti". "Ricordate che l'aggressore osserva e seleziona le vittime anche sulla base di alcuni particolari come gioielli e l'abbigliamento eccessivamente elegante o vistoso". La ricetta anti-stupri rivolta alle donne arriva da un opuscolo distribuito dal Comune di Cividale del Friuli e dalla Regione Friuli Venezia anche nelle scuole superiori della cittadina da poco più di 10mila abitanti. Ed è polemica. A partire dagli studenti secondo i quali il vademecum è "inaccettabile" per le frasi contenute, soprattutto perché parte da "consigli" dati alle potenziali vittime di violenze di genere, anziché da una strategia di prevenzione che inizi dagli aggressori.
  e  delle    giustissime    proteste  degli studenti 

"Le nostre rivendicazioni riguardano l'educazione all'affettività all'interno delle scuole, per un reale cambiamento - spiega Beatrice Bertossi, coordinatrice del Movimento studentesco per il futuro - Non vogliamo opinioni su come ci dobbiamo vestire".
Nei corridoi del Convitto nazionale Paolo Diacono sono comparsi anche cartelli di dissenso: "Condanniamo la violenza patriarcale nelle scuole", "Giù le mani dai nostri corpi, la violenza non è mai giustificata", "Contro ogni oppressione, contro ogni oppressore". E i ragazzi si sono riuniti in assemblea "per verificare quali altre iniziative di protesta possiamo organizzare per ribadire la nostra corale condanna a un'iniziativa di questo tipo. Siamo convinti che alla violenza ci si oppone con l'educazione e la prevenzione delle aggressioni, non con la loro legittimazione, non con una narrativa tossica che colpevolizza le vittime", aggiunge Bertossi.

  e  del fatto  che   ,  giuntamente,  le  opposizioni       ne  hanno  chiesto  il  ritiro   .  Infatti   l'opuscolo "Prevenire le aggressioni, combattere la violenza" è finito al centro anche della polemica politica con interrogazioni da parte dei consiglieri comunali e regionali di opposizione e la repliche indignate del Pd nazionale.
"Siamo senza parole - è intervenuto il consigliere Alberto Diacoli a nome di Prospettica Civica - davanti a un opuscolo in cui si colpevolizzano comportamenti che invece dovrebbero appartenere alla normale vita e alla libertà di ogni individuo". Sempre dai banchi dell'opposizione, Emanuela Gorgone (Civi_Ci), aggiunge che "è sconfortante verificare una volta di più come l'argomento della violenza, in particolar modo quella sulle donne, sia affrontato in maniera superficiale e stereotipata". Mentre il consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) chiede il ritiro immediato dell'opuscolo "che viola le pari opportunità ed è discriminatorio nei confronti di chi subisce" e le scuse "per aver suggerito comportamenti degni di un regime fondamentalista". Honsell si dice "intenzionato a presentare un'interrogazione" perché "la prevenzione non può ridursi a capovolgere il ruolo tra vittime e carnefici. Si deve invece investire il denaro pubblico nell'educazione attraverso corsi di educazione all'affettività e prendere posizione in modo netto e forte contro la cultura maschilista e patriarcale, ancora così presente in tanti ambienti della nostra società".
La replica della sindaca di Cividale, Daniela Bernardi, non  solo    si  difende   << Sono contenta che l'opuscolo, redatto da psicologi, che realizziamo già da tre anni, sia stato finalmente letto dagli studenti delle nostre scuole con spirito critico. >>   Infatti    che  sempre  più persone     non solo  esponenti    dell'opposizione  considerino i consigli dati 'anacronistici' testimonia che sono giovani che vivono situazioni normali e senza particolari disagi  ed   il   fatto   che  << L'amministrazione è naturalmente a disposizione - prosegue la prima cittadina - a sedersi attorno a un tavolo per confrontarsi con gli studenti e le scuole, capire quali siano le loro effettive esigenze e rimodellare i contenuti di un opuscolo che voleva essere un momento di riflessione >>.


Infatti bisogna insegnare nelle scuole ai ragazzi e alle ragazze a : << non insegnare a tua figlia ad essere preda \insegna a tuo figlio a non essere cacciatore  >> ( joumana haddad ) cioè

  •  quando  c'è  un  consenso  e  quando  no
  •  che  non tutti    gli uomini    sono dei mandrilli arrapati   e  con gli ormoni a mille  pronti a  saltarti addosso  
  •   che  una   donna   dev'essere  libera  di scegliere   come potersi vestire   e   di " provocare  "  condurre  il  gioco  della  seduzione    \  corteggiamento  . Ma  allo stesso tempo   non  son  di proprietà  d nessuno   e  affamate  di .....  sesso   cioè  sempre  disponibili  v
non   Non insegnate ai bambini la  vostra  morale  .
Concludo co  quanto  mi  ha  risposto    , qui  la  discussione  ,  in  un  post    di Cristina Correani
  sull'ultimo  femminicidio  e  la  reazione  della  gente    visto    che     avvenuto    in  un  luogo  pubblico  ed  affollato   


[....]
Amantìa Aisha Martinelli
Giuseppe Scano il patriarcato crediamo sia retaggio medioevale, ma è sempre presente più o meno strisciante, in mille modalità. Ma pare che non si vogliano vedere perché dopo aver raggiunto la parità elettorale[e su quella e le quote rosa ci sarebbero da dire e scrivere tomi]sembra tutto fatto, mentre tutto il resto viene sistematicamente ignorato, forse perché metterebbe in discussione l'illusione che abbiamo di essere evolutə e di aver raggiunto un grado alto di civiltà. Ma davanti a questi terribili episodi capiamo quanto ci sia ancora da fare sulle disparità, che sono di matrice patriarcale, che ci piaccia o no. Anche gli uomini sono "vittime" del ruolo che il patriarcato ha imposto loro nel millenni:comportato da uomo, sono cose da femmina, non piangere come una femmina, devi essere forte, sei un eroe della patria , sei il capo famiglia. E poi quando i fatti o le situazioni si presentano diversamente, anche i maschi si destabilizzano e o non sanno reagire positivamente o ne escono frustrati e compiono azioni gravissime. Non è un caso che dopo aver uccisi si uccidano o ci tentino. Mi piacerebbe fare un'assemblea pubblica cittadina, in ogni luogo, su questo tema del patriarcato che schiaccia donne ma anche uomini che non lo accettano o se lo accettano, prima o poi anche loro ne saranno vittime . Bisognerebbe lavorare sulle nuove generazioni già dalla scuola materna, insieme ai genitori, portatori di modelli stereotipati e patriarcali, forse da lì si può iniziare a costruire una nuova educazione sentimentale

con questo   è tutto  

22.8.22

un partito senza argomenti parla alla pancia strumentalizzando per uso elettorale uno stupro commesso da un richiedente asilo

 Giorgia Meloni ha rilanciato la notizia della donna ucraina violentata per strada a Piacenza,


condividendo il video girato in queste ore sui social e tornando sui cavalli di battaglia in  maiiera  da  sottrarre elettori a  salvini  della sua campagna elettorale: dalla lotta al degrado a quella contro l'immigrazione di massa. Partiamo da un presupposto: pubblicare (per quanto offuscato) il video di uno stupro per parlare dei temi cari al proprio partito in campagna elettorale è una gigantesca mancanza di rispetto nei confronti della vittima. E una strumentalizzazione di un dramma personale. Questo ovviamente non vuol dire che non si possa  e  siu debba  parlare  di quanto accaduto, ma bisognerebbe farlo (tenendo a mente la delicatezza della situazione) centrando il punto della questione: siamo di fronte all'ennesima violenza di genere commessa da un uomo, indipendentemente dalla sua nazionalità, ai danni di una donna.
Quello tra immigrazione e criminalità è un legame illecito, lo dimostrano i dati, e utilizzarlo per fini di propaganda elettorale,soprattuto di fronte a un tragico abuso subito da una donna, è l'espressione della politica più bassa e becera 
La leader, in quaesto caso  di Fratelli d'Italia dimentica di parlare dell'unica cosa che conterebbe in vicende tragiche come questa:le  basi  culturali   della    violenza di genere e abusi contro le donne. 
<< Non è possibile  >>  --- come dice   anche  Annalisa Girardi di  fan  page  <<  che per una donna non sia sicuro ad  uscire  e  a camminare da sola per strada. Non è possibile che episodi di violenza di genere siano all'ordine del giorno >>  tanto  creare  assueffazione   e indifferenza   . Eppure Meloni non parla del problema sociale e culturale dilagante in questo Paese,ovvero l'alto  numero di femminicidi e  di violenznze   sulle  donne  non solo  stupri   ma si limita a enfatizzare che il 27enne fermato con l'accusa di violenza sessuale fosse un richiedente asilo, assicurando la lotta all'immigrazione illegale di massa e all'illegalità come priorità del suo partito  rispetto  a  temi  più importanti ed prioritari 
Ha  ragione  l'amica  

Non basta professarsi donna per dirsi vicina alle donne.
Se pubblichi il video di uno stupro, e lo fai solo per dimostrare la nazionalità dello stupratore, sei uno sciacallo, senza rispetto, senza umanità.
Sei un essere umano orribile che reitera quella violenza non per condannarla, ma per farci consenso. In pratica sei una donna misogina, sessista, pericolosa come lo stesso uomo violento che pretendi di condannare. Perché tu, Meloni, e l'orco, siete fatti della medesima sostanza.


trattandola anche bene .
Ecco perchè  confermo , nonostante  , le  critiche   di molte  femministe  fans  di Marina  Terragni ,   la mia  presa  di  posizone  favorevole  a  Natalia   Aspesi     , condivisa  con  


FRATELLE E SORELLI D’ITALIA.
Finalmente una donna a capo del governo italiano, cioè un primo ministro che essendo femmina rappresenti il massimo della democrazia, della parità, dei diritti, delle inclusioni, degli aiuti, di ogni forma di libertà verso il sol dell’avvenire che neanche ti immagini. A non essere d’accordo con il documento firmato da alcuni gruppi di associazioni di donne italiane dal titolo impegnativo:”Un orizzonte politico comune a donne di tutti i partiti”. e, anzi, ad esserne fermamente contraria e contrariata è, guarda caso, una donna: una giornalista di sinistra, una firma tra le più importanti nel panorama italiano: Natalia Aspesi.
Nel contestare il documento Aspesi si pone una domanda non banale: “Lo avete proposto anche a Giorgia Meloni che è donna come noi, e che ha fondato il partito fratelli dimenticandosi le sorelle?”
È lo stesso quesito che mi attanaglia da giorni; al netto dei programma e dei progetti il nome del partito di Giorgia Meloni è maschilista fin dal titolo, è un programma chiaro, senza fronzoli, così come nei 15 punti del manifesto elettorale (lo fa notare sempre Aspesi) non c’è una a sol volta la parola “donna”; al massimo l’aggettivo femminile, quasi sempre collegato con i sostantivi ‘infanzia’, ‘famiglia’, e anche ‘giovani’ e “disabili’.
Essere donna non significa essere la migliore e la più brava.Ho sempre contrastato questo concetto poco ideologico e molto consolatorio: non ho nulla in comune con la Meloni o la Santanchè e ho molto in comune, per dirla con Natalia Aspesi, con il maschio Pisapia.
Insomma, probabilmente Giorgia Meloni vincerà le elezioni e sarà il primo Presidente del Consiglio donna. La rispetterò e attenderò quello che riuscirà a fare non in quanto donna o mamma o cristiana, ma in quanto esponente di un partito chiamato fratelli d’Italia, un nome che non possiamo neppure modificare in fratelle o sorelli d’Italia.
Non tutte le donne voteranno certe donne.
Io sono felicissimo di poter votare una donna. E lo farò, ma non sarà Giorgia Meloni.




16.12.20

porn hub dice NO alla monetizzazione di ,stupri , violenze sui minori, revenge porn , spy cam . Sarà seguito da altri canali - portali porno ?

mi sa che l'autrice     di     Economia  canaglia     (  copertina  sotto a destra   )  insieme  a i due  articoli  riportati nel  post  , abbiano ragione , non esiste  più l'eros di una  volta  .
 Credo che   dovrò  vedere di      continuare   anzi meglio riprendere  quel  viaggio  giù  intrapreso    dopo la lettura  ( devo rileggerlo  )   del libro ,  recensito   e di cui ho intervistato gli autori per  questo blog  ,   Pornocultura: viaggio in fondo alla carne    di  Claudia Attimonelli e Vincenzo Susca .  Un viaggio  tra  << Selfie maliziosi, Youporn, Grindr, sexting, online dating, scenari politici traboccanti di umori e allusioni sexy, performance oscene e dedali a luci rosse, estetiche morbose a ornamento delle comunicazioni più disparate, live cam, gay-for-pay, gif porno, dickpic, stanze private, dark room, pornhorror, feticismo gotico e barocco, love doli, fucking machine, realcore, lingerie erotica, jockstrap: dissoluto e fastoso, crudo e sovresposto, il porno brulica trionfante dalle maglie del web 2.0 agli scenari urbani, dagli schermi mediatici agli interstizi del quotidiano, invadendo le trame della vita pubblica, surriscaldando le connessioni elettroniche e impregnando di sesso la socialità contemporanea. Benvenuti nella pornocultura. Quali sono le origini, la genealogia e gli effetti di questa scena convulsa? Di quale condizione annuncia la venuta? Cosa sacrificano e battezzano i riti pagani, gli orgasmi multipli e gli scambi di questo teatro dell'osceno senza pareti? Quali nuove frontiere implica la rivelazione degli abissi fino a poco tempo fa inesplorati dai più? Investigando fino alle sue più estreme conseguenze il legame intimo tra l'erotismo e la morte qui in opera, il saggio intravede nell'irruzione della pornocultura, al di là del bene e del male, il declino del soggetto moderno e i primi vagiti di una nuova carne di cui è ormai urgente comprendere la forma, il senso e l'etica. >> (  da  questa  presentazione di  https://books.google.it  ) .

E'  di     questi  giorni la  notizia  che 

Il sito Pornhub annuncia di avere rimosso nove milioni di video di provenienza incerta e di aver cambiato le regole per il caricamento dei file. “La sicurezza della nostra comunità è la nostra massima priorità”, scrive il sito di porno sottolineando di avere proibito agli utenti non verificati di pubblicare nuovi contenuti.
Una mossa che arriva dopo un’inchiesta del “New York Times” nella quale si denunciavano contenuti con abusi sessuali su minori. A seguito della notizia due grandi circuiti di carte di credito, Visa e Mastercard, avevano avviato un’indagine sul materiale presente su Pornhub e vietato i pagamenti con le loro carte sulla piattaforma.
Leggi l'articolo completo https://www.huffp.st/QydFLMB
 Infatti  è   cercando  ulteriori  approfondimenti a questa  notizia  che    ho trovato il secondo articolo ivi riportato  



Un recente articolo del New York Times a firma di Nicholas Kristof ha riaperto il dibattito sul tema dei siti di pornografia online. Il pezzo accusa PornHub – che, come YouTube, consente agli utenti di caricare i propri contenuti – di essere infestato da video di stupri e di monetizzare violenze sui minori, revenge porn e spy cam (telecamere nascoste in docce e spogliatoi), oltre a contenuti razzisti, misogini e violenti. Se è vero che dei 100mila video che vengono caricati quando si digitano parole chiave che si riferiscono alla minore età non rappresentano vere violenze su minori, molti altri lo fanno: in alcuni casi si è riusciti a risalire agli assalitori, mentre PornHub sfugge alla responsabilità di diffondere quei video e trarvi profitto. Il sito – ufficialmente a seguito di una revisione interna in corso da mesi, ma di fatto proprio dopo l’uscita dell’articolo di Kristof, che ha anche fatto aumentare le pressioni sui partner commerciali di PornHub, come Visa e Mastercard – ha annunciato nuove politiche per vigilare sui contenuti non consensuali. Ma il problema è complesso e, soprattutto, estremamente vasto.
Stando alla dichiarazione dell’azienda, la piattaforma non accetterà più contenuti caricati da utenti non identificati, nel 2021 pubblicherà il suo primo rapporto sulla trasparenza e si impegnerà a moderare i contenuti tramite un nuovo “Red Team” che passerà in rassegna quelli già caricati in cerca di eventuali violazioni, bloccandone il download. Kristof ha commentato su Twitter i cambiamenti annunciati: “Molto dipende da quanto responsabilmente PornHub li implementerà e non si è guadagnato affatto la mia fiducia, ma questi passi sembrano significativi”. Se dovessero essere applicati con serietà, i provvedimenti descritti avranno un grande impatto, ma per ora suonano ipocrite affermazioni quali “In PornHub niente è più importante della sicurezza della nostra comunità […] per questo ci siamo sempre impegnati per eliminare contenuti illegali, compresi materiali non consensuali e di abuso di minori”.
Valori come inclusività, privacy e libertà d’espressione, infatti, finora non sono stati affatto messi in pratica da PornHub, che pure si è creata un’immagine moderna e inclusiva anche attraverso donazioni a organizzazioni impegnate contro le discriminazioni razziali. Dietro a questa facciata positiva, tra i 6 milioni abbondanti di video caricati ogni anno sul sito ce ne sono diversi che rappresentano abusi su minori, violenza non consensuale o materiale caricato senza l’approvazione dei diretti interessati; come racconta la testimonianza raccolta da Kristof da parte di una giovane la cui vita è stata stravolta dai video intimi da lei inviati al ragazzo per cui aveva una cotta da adolescente, diffusi online a sua insaputa. Il copione non è nuovo: il ragazzo riceve del materiale personale e lo pubblica online o lo gira, nelle emblematiche chat del calcetto” (e loro varianti), ad amici, i quali a loro volta li caricano sulle piattaforme. E continuano a farlo: il problema non è risolto e continua a realizzare il suo strascico di conseguenze.

Purtroppo non sempre c’è la garanzia che tutto si svolga alla luce del sole e nel pieno rispetto dei diritti di tutti i coinvolti, nemmeno nel caso di video professionali girati da produttori e performer stipendiati; i problemi vanno dalle paghe infime alla somministrazione di droghe e farmaci per aumentare le prestazioni, alla diffusione di video senza la notifica e il consenso dei diretti interessati. Successe all’attrice e regista francese Ovidie, che decise di denunciare il marcio che si nasconde dietro alcuni video proprio dopo aver scoperto che alcuni filmati pornografici da lei girati erano stati ceduti a siti terzi, senza che lei ne fosse stata avvertita. Rimanendo, per di più, tagliata fuori dai guadagni. Così nel 2017 nacque il documentario Pornocracy, che indaga gli aspetti più cupi di un’industria quasi interamente monopolizzata dal gigante MindGeek, una società privata – la cui storia è stata ben sintetizzata dal Post qualche anno fa – con sede legale in Lussemburgo (scelta probabilmente influenzata dall’entità delle tasse) che raccoglie più di 100 tra siti, marchi e case di produzione; tra questi i più noti sono PornHub, YouPorn, Thumbzilla, Brazzers e GayTube, i cui meccanismi sono tutti simili.
Secondo Ovidie il settore ha iniziato a diventare quello che oggi conosciamo nel 2006, con il lancio di YouPorn: con il tracollo dell’industria dei dvd le paghe delle attrici crollarono dai circa 3mila ai 600 dollari a scena. La diffusione incontrollata e i salari sempre più bassi portarono a spostare l’asticella sempre più in alto, per emergere nella competizione e riuscirsi a ritagliare la propria nicchia di mercato: così si sono diffusi contenuti non di rado violenti e umilianti per la parte femminile, anche nei termini utilizzati nei titoli e nelle descrizioni dei filmati. Verbi come “punire”, “distruggere” e “sfondare” non sono infrequenti e la normalizzazione di espressioni quali rape (stupro) può dirsi ampiamente avvenuta.
A livello di pratiche sessuali rappresentate e di condizioni di lavoro dei (e soprattutto delle) performer, il cambiamento non è stato repentino: un generale degrado di questi aspetti emergeva già all’inizio degli anni Duemila grazie a un reportage realizzato dallo scrittore Martin Amis sull’industria statunitense dei film porno. Le novità più crude hanno trovato poi spazio per diffondersi con il boom delle piattaforme di tipo “tube”, nelle quali oggi l’88% dei video contiene sequenze di soffocamento, strozzamento e sculacciate. Questo non implica condannare queste pratiche – laddove ci sono consenso e piacere di tutti i coinvolti ogni fantasia può essere messa in pratica in sicurezza – ma se questo approccio nelle piattaforme del porno mainstream è praticamente l’unico – e lascia ben poco spazio ad altre espressioni di erotismo – ci si dovrebbe porre quantomeno qualche domanda.

Martin Amis
Ovidie rileva un ulteriore aspetto: “Le attrici di oggi sono cresciute col porno, ne hanno subito l’influenza e così oggi accettano pratiche che la maggior parte dei produttori non avrebbe mai osato proporre prima”. Una di loro aveva raccontato ad Amis: “Prima del video mi avevano detto – e l’avevano detto con grande orgoglio, bada bene – che in questa serie la maggior parte delle ragazze si mette a piangere perché gli fanno molto male. Io non riuscivo neppure a respirare. Mi hanno picchiata, soffocata. […] A un certo punto nel film si sente la mia voce che dice: ‘Spegni quella cazzo di videocamera’, ma loro sono andati avanti”. E così questi video possono passare tra le maglie delle verifiche – che negli ultimi anni MindGeek avrebbe intensificato, ma senza dichiarare quanti sono i suoi moderatori (secondo un testimone appena 80 in tutto il mondo). Evidentemente un numero non sufficiente, a giudicare dai fatti, a rimuovere tutti i contenuti che rientrano nella lista dei non autorizzati. Come ha sintetizzato un ex dipendente: “L’obiettivo di un moderatore dei contenuti è di far passare il più possibile”, senza andare troppo per il sottile sulla natura del materiale, che non di rado è pubblicato contro la volontà degli interessati: secondo uno studio del 2016, infatti, negli Stati Uniti una persona su 25 ha una sua immagine o un video privato pubblicato in rete senza il suo consenso. Già nel recente passato PornHub aveva provato a fronteggiare il problema – ad esempio attraverso moduli con cui gli utenti possono chiedere la rimozione dei contenuti – ma senza troppa convinzione. Il cambiamento annunciato dopo la pubblicazione dell’articolo di Kristof è decisamente più radicale e potrebbe avere un grosso impatto se dovesse tradursi in pratica: è necessario impedire la diffusione di materiali che testimoniano abusi su minori, casi di revenge porn e altri reati, di cui vanno individuati i responsabili da un lato e su cui vanno chiarite, dall’altro, le responsabilità penali e legali della piattaforma che quei video ospita e da cui guadagna.
Fino a oggi, infatti, per i siti porno non era particolarmente rischioso ospitare contenuti illegali, grazie alle stesse protezioni dei social, garantite negli Stati Uniti dalla Sezione 230 del Communications Decency Act, secondo cui le piattaforme online non hanno responsabilità sui contenuti caricati dai loro utenti. Agli inizi dell’era di Internet, questo fu un importante strumento di liberalizzazione e di incentivo alla crescita e agli investimenti sulle realtà online, ma oggi questa libertà non può scontrarsi con la necessaria moderazione dei contenuti, che devono essere verificati in termini di legalità: per questo, ad esempio, alcuni social hanno cominciato a bloccare fake news e contenuti che inneggiano all’anoressia, che pure trovano altri modi per diffondersi. Se, ad esempio, PornHub non poteva essere ritenuto responsabile di aver pubblicato video della serie prodotta da GirlsDoPorn – impresa legale, che però si scoprì proporre contenuti pubblicati senza il consenso delle donne coinvolte – lo era però di non aver rimosso immediatamente i contenuti appena il problema era emerso. Quando il tribunale chiarì la situazione PornHub oscurò il canale di GirlsDoPorn sulla propria piattaforma, eppure non tutti i video furono rimossi.
Il cambiamento, ora, potrebbe essere molto più incisivo e inaugurare un dibattito che, una volta risolti i nodi delle responsabilità relative al controllo dei contenuti, sarebbe auspicabile riguardasse anche le problematicità dell’offerta di porno in senso più ampio. Le compagnie di produzione professionali – che richiedono prove della maggiore età, autorizzazioni e firme per il consenso, hanno responsabilità verso la salute (fisica e psicologica) dei performer e fanno firmare contratti specifici – al momento non sono in grado di competere con giganti come PornHub e XVideos, su cui si trovano tanti contenuti che non rispettano in alcun modo questi vincoli lavorativi. Le regole da rispettare – dal contratto alla liberatoria per la diffusione e vendita dei materiali, dal divieto di coinvolgere minorenni alla prescrizione di regolari esami medici – hanno un costo, anche in termini di burocrazia; di conseguenza, bisogna avere un margine di guadagno, che prima dell’avvento dei siti sul modello di YouPorn era diretto e stabile, ma si è ridotto con il moltiplicarsi delle piattaforme ad accesso libero.
Ora i siti competono tra loro a colpi di banner e pubblicità per attrarre gli utenti verso i contenuti premium, dal download illimitato alle livecam fino alle esclusive sui nuovi materiali. Di fatto, come sottolinea una performer, quando gli utenti guardano contenuti sui siti di tipo “tube” condivisi da utenti non identificati, il performer non guadagna niente, a guadagnare è la compagnia che sta dietro tutti questi siti: molto spesso MindGeek, avendo il monopolio dei siti aggregatori di contenuti, costringe nella pratica i membri dell’industria alla condizione paradossale di lavorare per la stessa società che trae profitto dalla pirateria del loro lavoro. Come spiega il giornalista e scrittore David Auerbach, il predominio di MindGeek dovrebbe essere preso come esempio dei pericoli dell’accorpamento di produzione e distribuzione nelle mani di un singolo proprietario.

Uno studio ha valutato PornHub come la terza azienda tech del Ventunesimo secolo per impatto sulla società: se la sua influenza sul nostro modo di vivere la sessualità e i rapporti tra i sessi è proporzionata anche solo a un briciolo della sua pervasività, c’è da chiedersi cosa racconti della nostra società e degli individui che siamo. Per il momento, è necessario che anche MindGeek risponda alla legge: l’opinione pubblica deve informata sugli interessi che si nascondono dietro lo schermo, per poter pretendere da questi giganti dell’online la necessaria trasparenza.
Che sia la pornografia online a influenzare la nostra società o che ne sia lo specchio, dobbiamo parlarne e metterlo in discussione, superando tabù anacronistici, perché è in quello spazio che possono realizzarsi i peggiori risultati dell’incontro tra una mancanza di educazione all’uso di internet e l’assenza dell’educazione a una sessualità consapevole, rispettosa e consensuale. Come stiamo lentamente imparando a informarci sull’impatto di quel che mettiamo nel piatto e a chiederci cosa si nasconde dietro una t-shirt venduta a pochi euro, è ora di imparare a fare lo stesso anche con quel che guardiamo e di diffondere questa consapevolezza.


La pornocultura è talmente tanto da farmi venire il dubbio ,  vedere  mio sto  di Facebook  sotto  , sul calendario del 2021 del codacons  di cui trovate  sotto  la  foto     ( qui  maggiori  dettagli  ) 

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Contenuto condiviso con: Tutti
 
Contenuto condiviso con: Tutti
un altro caso di sessismo dove non c'è . concordo con chi dice : << "Gli scatti del calendario non sono certo erotici, e nulla hanno a che fare con la nudità di ben altri calendari in cui l'immagine della donna viene umiliata e involgarita. Chi confonde questo messaggio, probabilmente ha nel suo retaggio culturale una visione distorta e sbagliata della donna, una malizia da sradicare ed estirpare".>> mi farebbe piacere sentire il parere delle mie miche femministe


mi sa  che  ha  ragione   

Calendario Codacons, è polemica: "Sessista, ritiratelo". La fotografa: "Mi dissocio dal concorso per la più bella"


mi sa che hanno   ragione o  quanto meno  non  sono  da biasimare     ma  tenere  in considerazione  le  amiche   e  qui  concludo   

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Il codacons ha fatto un calendario e ha pensato bene di metterci 12 donne nude. 
Lo chiamano “nudo artistico”, ma lo scopo di questo artefatto non è un museo. Anzi, verosimilmente ben presto sarà nel bagno dei meccanici, come è successo per gli altri calendari di nudo. Dunque, visto che lo ritengono nudo artistico analizziamolo come si fa con l’arte.
L’opera si chiama “italienza”. 
Una crasi tra italia e resilienza. 
Per rappresentare l’Italia usano un soggetto femminile e la bandiara italiana, per rappresentare la resilienza nulla. Non c’è nulla nelle foto che parli di resilienza. 
Potevano raccontarla attraverso il lavoro femminile per esempio, visto che nella pandemia, le donne, sono quelle che hanno pagato il prezzo più alto, ma hanno deciso di usare le donne solo per il corpo.
Dunque il messaggio è tronco, Il che fa sembrare l’opera ancora di più un nudo strumentale e non un nudo artistico, perché il ruolo del nudo è insensato, non contiene alcun messaggio. 
Se vi state chiedendo quale nudo porti un messaggio, potete approfondire sia il concetto di nudo artistico nell’antichità che il ruolo del corpo nudo femminile in tutta l’arte femminista.Qui non figura nulla di tutto ciò, e in un’era dove la lotta contro il sessismo nei media è così presente, avevamo davvero bisogno di un calendario di nudo che ci riporta ai primi anni 2000? Pensavo che avevamo superato quel periodo buio.In una cosa però quest’opera riesce bene, il titolo, la bandiera tricolore, le donne nude, condite da una cartolina posticcia vintage, ci raccontano bene tutti gli stereotipi dell’ italianità kitsch. Ci manca la pizza e il mandolino. Italienza: italia+obsolescenza. Ricordiamo le campagne del codacons contro Chiara Ferragni, alla quale hanno fatto una guerra infinita per non farla partecipare a Sanremo in quanto ritenuta diseducativa e allora oggi mi domando chi controlla i controllori?P.s: anche se riteniamo che non ci sia nulla da censurare nelle foto, le abbiamo pixelate per evitare che FB ci chiuda la pagina visto che non è chiaro cosa sia ammesso e cosa no. Facebook favorisce il cyberbullismo contro le donne

e  la   l'autrice  del libro ( recensito  tempo   fa  per  il  blog   con intervista     agli autori )   citato in questo post 
al calendario soft-porn cheap di Codacons 2021 preferisco di gran lunga i profili e le stories soft-porn delle mie amiche e conoscenti su IG e FB che allietano uggiosi pomeriggi invernali con la loro lingerie, le loro pose e gli ammiccamenti ammantati di post-femminisimo. Ecco pubblicati alcuni degli scatti dal famigerato calendario perché possiate cogliere il senso dell'operazione; circa le altre immagini da IG e FB, benché pubbliche (anzi, dovrei dire, pur essendo connotate dal loro essere pubbliche) temo che, se ne postassi screenshot a corredo di quanto sto dicendo or ora, le signorine più hot di cui sopra - delle quali, da donna libera e bi, ammiro sinceramente l'offerta generosa di condividere grazie, scollature, inquadrature maliziose, quarti di carne e rivelazioni di curve - benché investite di un’aura interna alla #pornocultura, quindi pur se intellettualizzassi l'operazione, potrebbero offendersi. Post in apparenza contorto, ma da prendere come l'inizio di una ricerca intorno all'ambiguità di senso e alla consapevolezza dei sensi nella pratica del "secrificio" (sacrificio del selfie e del sé) del corpo e della carne online.

    con questo     alla  prossima bella  gente   



emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...