Visualizzazione post con etichetta dalle stelle alle stalle. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dalle stelle alle stalle. Mostra tutti i post

22.1.22

«Abitavo ai Parioli e avevo 3 Ferrari», Alberto adesso vive in un'auto a Firenze




lberto ha 82 anni e un passato di alti e bassi. Era ricco, ma ha tradito la moglie e ha perso una figlia. Adesso non ha più niente, nemmeno la carta d'identità




Alberto ha 82 anni e aveva una vita normale, anzi. Sicuramente conduceva una vita oltre la norma: abitava a Roma ai Parioli in 300 metri quadri e in garage aveva 3 Ferrari. Poi, però, sua figlia si è ammalata di Aids e lui è tornato a Roma per assisterla, ma a soli 31 anni è morta. E in poco tempo la sua vita si è capovolta. Adesso vive in una macchina a Firenze, dorme in una struttura Caritas nel comune limitrofo di Sesto Fiorentino, ma può starci solo la notte.
In un'intervista al Corriere Fiorentino, Alberto ha raccontato la sua storia. Tutto è cambiato dal momento in cui sua figlia è morta. «Da allora la mia vita è precipitata, non avevo più voglia di fare niente». E così Alberto smette di lavorare, trova qualche impiego passeggero, ma durano quanto il tempo di un'illusione. Da Roma si trasferisce a Firenze, dove trova accoglienza in una struttura per emarginati dell'Opera Pia. Poi la struttura chiude e lui arriva a Sesto Fiorentino, in casa di un amico. Dopo poco muore anche lui e Alberto si ritrova per strada.
Oggi ha 82 anni e vive in una struttura Caritas dove, appunto, può stare solo la notte. «Resto fuori tutto il giorno. Dalla mattina presto fino alle 19 - racconta -. Il pranzo lo salto sempre». La sua vita diventa un'eterna attesa che il giorno termini e possa far rientro nella struttura. Esce la mattina presto e inizia a vagare per la cittadina, non ha soldi per un caffè o un panino e quindi spesso entra nei bar per poi uscire poco dopo. E vaga in cerca di riparo, facendo pensieri orribili. Guarda le persone senza prestare attenzione e nessuno gli rivolge la parola.Alberto è anche senza denti: «Mi hanno rubato la dentiera», racconta sconsolato. E intervistato da Jacopo Storni racconta: «E pensare che un tempo ero ricco. Avevo una camiceria ai Parioli, vestivo personaggi illustri, vivevo in una casa di 300 metri quadri, guadagnavo tanto, ho avuto 3 Ferrari, una bianca, una nera e una marrone». Oggi, invece, gli è rimasta solo una Punto rossa che tiene parcheggiata nel parcheggio della Caritas. «Spesso mi rinchiudo nella macchina, per sentire meno freddo. Ma tengo il motore spento per non consumare la benzina e, quindi, fa freddo lo stesso». 
L'82enne ha un figlio, avuto dalla sua seconda compagna, ma lui non sa nulla di questa situazione. I rapporti tra i due non sono buoni: «A volte - confessa - lo chiamo al telefono, ma quando risponde riattacco velocemente perché mi vergogno».
In passato ha commesso molti errori. «Conoscevo tutti a Roma. Ero amico del fratello di Raffaella Carrà e spesso ero a casa loro. Quando è morta ho pianto. Mia moglie era un'indossatrice di Valentino, era bellissima. Ma io non sono stato un buon marito e un buon padre. L'ho tradita con un'altra donna e sono scappato in Brasile». La sua vita assomiglia più a un romanzo e, probabilmente, ci vorrebbe un libro per capirla al meglio, ma in quest'ultimo periodo Alberto ha perso tutto.
Per gli anni di lavoro e di contributi versati gli spetterebbero 650 euro al mese di pensione. Ma sono ben 5 mesi che non li ritira. «Ho perso la carta d'identità e non posso ritirare la pensione senza. Ma non posso nemmeno rifarla perché non ho una residenza...».
In realtà il Comune di Firenze permette, tramite l'iscrizione all'anagrafe, alle persone senza fissa dimora di richiedere la carta d'identità, di accedere all'assistenza sanitaria e di ottenere tutti i documenti e beneficiper i quali la residenza anagrafica è condizione necessaria. Con una sola clausola, dimostrare di risiedere in pianta stabile sul territorio. Cosa che, in effetti, Alberto fa. «Ma in questo momento l'ente che mi ospita non mi sta aiutando».



4.9.21

Borja Valero, dalla serie A ai dilettanti: "Scelta di testa e cuore". E ad allenarsi arriva in Vespa

  da https://www.unionesarda.it/  e  repubblica  


L’ex Real Madrid, Fiorentina e Inter firma per la società di Firenze, il Centro Storico Lebowski, sposando il progetto sportivo e sociale

Borja Valero con la sua nuova maglia (dalla pagina Facebook\u00A0Centro Storico Lebowski)
Borja Valero con la sua nuova maglia (dalla pagina Facebook Centro Storico Lebowski)



Nell’estate dei Paperon de’ Paperoni del calcio, su tutti Leo Messi e la sua firma da 35 milioni di euro più bonus a stagione, o degli addii, come quello di Cr7 alla Juve, c’è la storia di Borja Valero. Sembra uscita da un romanzo calcistico. Il centrocampista spagnolo, 36 anni, ex Real Madrid, Maiorca, West Bromwich Albion, Villarreal, Fiorentina e Inter, con alle spalle 268 presenze nella serie A italiana, 137 in Liga, 30 in Premier League, 13 in Champions League e 52 in Europa League, ha firmato un nuovo contratto. I soldi e la fama questa volta non c’entrano nulla. Il calciatore vestirà la maglia del Centro Storico Lebowski, società di Firenze che disputa le proprie partite nel vicino comune di Impruneta. Categoria? Promozione. Dilettantismo puro. Niente professionismo, stadi, riflettori delle tv che hanno acquistato i diritti, doppie sedute di allenamento. Nulla di tutto questo. Borja Valero, per tutti “il sindaco” ha sposato un progetto sociale: «Non ho scelto il Lebowski perché volevo continuare a 
La firma (Facebook-Centro Storico Lebowski)
giocare», ha spiegato in una recente intervista al Corriere dello Sport. «L’ho fatto perché credo di poter aiutare la squadra ad avere un po’ di visibilità. Quando ho accettato ho pensato a quando da ragazzino giocavo in un campetto polveroso, in un quartiere periferico di Madrid, alimentando i miei sogni. Io mi rivedo in loro».
Dopo aver annunciato l’addio al calcio, forse anche deluso dalla Fiorentina e dalla speranza – vana – di poter continuare a dare un contributo alla società viola, il sindaco ci ha ripensato. Continuerà a indossare le scarpette e a calpestare un campo erboso. Ma lo farà ben distante dai palcoscenici della serie A e del professionismo. Proprio come il gruppo che ha deciso, undici anni fa, di fondare il Centro Storico Lebowski: ragazzi che, stanchi del calcio milionario gestito da televisioni, procuratori e giochi di potere, si sono ritrovati attorno a un progetto basato sui veri valori dello sport. Dunque autofinanziamento, sostegno degli appassionati, spirito sportivo e crescita dei giovani. I risultati non sono mancati: dalla Terza categoria alla Promozione in undici anni. Niente male per una squadra che, nel nome, contiene l’omaggio a Firenze (progetto e società sono nate nel cuore della città, in piazza D’Azeglio, dunque nel centro storico) e al film dei fratelli Cohen, Il Grande Lebowski (così il volto del protagonista, Drugo, appare sulla divisa della squadra).
con la presidente  e la  vice 


Ma la storia del matrimonio tra Borja Valero e Centro Storico Lebowski ha anche un altro lato particolare, che la distingue ulteriormente dal mondo del calcio. Quando il calciatore ha firmato il contratto, lo ha fatto insieme ai vertici della società: due donne, la presidente Ilaria Orlando e la vicepresidente Matilde Emiliani.
«È questa la prima volta che pubblicamente siamo uscite come la presidente e la vicepresidente della società. Per vari motivi non l’avevamo ancora fatto, ma sono comunque circa 19 mesi che lo siamo», hanno spiegato le due dirigenti. «Non abbiamo mai voluto diventasse una bandiera il fatto che fossero due donne a ricoprire questi due ruoli. Uno dei due motivi è che nel Lebowski davvero non conta nulla, abbiamo deciso di diventare cooperativa proprio perché i ruoli non fossero verticali, ma il più orizzontali possibile. L’altro motivo è che per noi ragazze, donne, ultras, socie, le conquiste sono state altre. Abbiamo partecipato a un torneino della curva, abbiamo iniziato a cantare in curva partendo dalle ultime file per arrivare ai primi gradoni, abbiamo iniziato a frequentare le assemblee, dove poi abbiamo preso parola».
Un campione in una squadra di Promozione e due donne alla guida di una società di calcio. Roba da pazzi, potrebbero pensare in molti. «È sbagliato stupirsi della presenza delle donne nel mondo del calcio, ma è ancora più maschilista focalizzarsi in prima battuta sull’aspetto fisico», ribadiscono Ilaria Orlando e Matilde Emiliani. «Al Lebowski le donne sono in curva a cantare, in campo a giocare, in cucina a coordinare i volontari per far funzionare la sagra, ad allenare le bambine e i bambini della scuola calcio, nei gruppi operativi per far sì che le cose funzionino e il sogno prosegua, accanto a Borja Valero per dargli il benvenuto nel mondo grigionero». Poi ricordano l’articolo 3 dello statuto della società: «Il Centro Storico Lebowski aspira a diffondere valori quali la solidarietà, l’aggregazione, l’autorganizzazione, la cooperazione, l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo, il protagonismo contrapposto alla delega, all’isolamento, all’egoismo e all’individualismo». Con un obiettivo: «Ciò che quotidianamente facciamo al Lebowski è provare a sovvertire gli ingiusti rapporti tra i generi. La strada è lunga, ma la forza tanta». Ora, per questa nuova partita, potranno contare anche sul contributo di un campione come il Sindaco, Borja Valero.

È arrivato in Vespa Borja Valero, puntualissimo, al primo allenamento con il c.s. Lebowski, società cooperativa sportiva dilettantistica fiorentina che milita in promozione. Una storia "di cuore e testa", come ricorda lo stesso ex giocatore di Fiorentina e Inter: "Loro portano avanti iniziative molto affini a ciò che penso, al mio stile di vita", dice.
  A 36 anni Borja Valero (Real Madrid e Villarreal in Spagna, West Bromwich in Premier League e tanti anni in serie A con Fiorentina e Inter), pur potendo ancora giocare ad alti livelli ha scelto il club di Firenze nato nel 2010 dalla colletta di un gruppo di studenti. Il Centro Sportivo Lebowski rappresenta un esempio di azionariato popolare che ha ottenuto finora buoni risultati sportivi (dagli inizi in Terza Categoria alla Promozione) ma soprattutto promuove impegno sociale e volontariato. di Giulio Schoen

GRAZIE AI SOCIAL RACCONTARE I VIAGGI è DIVENTATO UN LAVORO

 Parliamo  di cose  più allegre   va