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11.2.24

Quel Che Resta Di Niente: Recensione Del Libro DI Cristian A. Porcino Ferrara

  DA   https://www.recensissimo.com/ febbraio 2024
                               DI Serena Bufano









Chi è il filosofo? Il filosofo è colui che si interroga incessantemente sui quesiti della vita per amore della conoscenza.
Chi è il poeta? Il poeta è colui che mentre si interroga sui quesiti della vita, mette per iscritto i suoi pensieri sottoforma di versi.
Quando un filosofo si mette a scrivere poesie non può che uscirne qualcosa di interessante, originale e unico.
Il giorno in cui ho ricevuto “Quel che resta di niente” e sfogliandolo ho capito che si trattava di un libro di poesie, sono rimasta molto meravigliata. Il precedente libro dell’autoredal titolo “Sulle tracce dell’altrove”, che ho avuto il piacere di leggere e recensire, è un saggio e perciò credevo che lo fosse anche la sua ultima opera.
In realtà i due libri si combinano e compenetrano; “Quel che resta di niente” è la naturale conclusione de “Sulle tracce dell’altrove” e forse (a detta dell’autore stesso), è anche il suo ultimo libro (al momento ne ha all’attivo ben 28) ma io mi auguro che non sia così!
Di che cosa parlano le poesie contenute in “Quel che resta di niente”? Le tematiche sono diverse, certamente vertono sulle esperienze, le sensazioni, le suggestioni personali dell’autore, ma è molto facile rispecchiarsi in molte di esse. Ovviamente il niente che dà il titolo all’opera, ricorre in molte poesie; ne riporto alcune.




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Il niente

La mia vita è così piena di niente
che si riempie di tutto.

Ho meditato a lungo su questa prima poesia dal titolo “Il niente”; se non abbiamo nulla nella nostra vita è facile riempirla con qualsiasi cosa, anche la più effimera ed inutile dal momento che non operiamo una selezione all’ingresso! Ma il tutto è come il niente, ed ecco che ci ritroviamo immersi in un vuoto esistenziale.

Un magnifico niente

Questa voglia di niente
Mi attanaglia all’istante
Questi corpi deserti
E queste anime erranti
Mi feriscono il cuore e la mente.

Ne “Il magnifico niente” l’autore sembra sopraffatto da questo niente che sprigiona dall’umanità, il niente che comunicano i corpi vuoti ed aridi, il niente delle anime smarrite, e si rammarica della loro e propria condizione.


La visione

Non mi aspetto nulla da te
perché nulla aspetto
Ho squarciato il velo di Maya
e la visione che ho abbracciato
è abbastanza nitida.
Ti ho visto e
Ti ho strappato la maschera e mi sono riappropriato del
volto.
Io sono qua e sfido quotidianamente i Belletristi sul mio cammino.
Resto solo con il mio coraggio
e la mia forza perché
sono l’eco che rimbomba
nel silenzio assordante del Kaos.


Ne “La visione” il poeta ci ricorda di essere anche un filosofo con la citazione al velo di Maya postulata da Schopenhauer; non si aspetta nulla da questa persona a cui dedica la poesia, perché il velo di Maya (barriera che impedisce all’uomo di vedere la realtà delle cose) che si frapponeva tra loro, è stato squarciato, mostrandone il vero volto. Resta la consapevolezza del proprio coraggio, la quale ci fornisce anche una parziale risposta al quesito posto dal titolo del libro.
Nel libro c’è spazio anche per le poesie d’ amore e per il desiderio pulsante, per l’estasi di anime gemelle che si sono riconosciute e trovate. In alcune, come “Desio”, l’autore affronta le tre forme platoniche dell’amore: Eros, l’amore fisico, Aghapè, l’amore spirituale e Philia l’amore sentimentale.
C’è anche dolore in alcune poesie, si evince il rammarico dell’autore per non essere stato capace in passato di accettare se stesso e di cogliere l’amore ma infine è la voglia di rinascita e di riscatto a prevalere.
Le ultime pagine sono dedicate a delle riflessioni sottoforma di testo con rimandi, tra gli altri, a Dante, ad Andersen, alla Bella e la bestia e a Philip Roth.
Credo che Christian A. Porcino Ferrara abbia utilizzato la poesia con molta intelligenza, attingendo al suo bagaglio umano e culturale. La poesia è un ottimo strumento di analisi poiché è un linguaggio che si presta a metafore, similitudini, ossimori ed è sempre un viaggio che facciamo nel mondo interiore di qualcun altro, un invito a mettersi nei suoi panni ed a sentire ciò che egli sente, allenando l’empatia.

Vi lascio con un’ultima poesia che mi ha fatto riflettere particolarmente.


Il gioco degli opposti

Due opposti non si attraggono
Ma si sottraggono


Spesso i detti popolari sono fuorvianti, ci ostiniamo a mantenere relazioni impossibili con persone con le quali non abbiamo nulla in comune ed il risultato è un grande spreco di energia e di tempo! Credo che l’autore abbia ragione a metterci in guardia, suggerendoci di stabilire relazioni esclusivamente con persone che ci capiscono e che ci apprezzano, astenendoci dal perdere tempo con chi non ci comprende e non ci comprenderà mai, poiché questo sottrae vigore alla nostra essenza vitale!
Alla fine della lettura di tutte le poesie, ognuno di noi potrà dare un’ interpretazione di Quel che resta di niente, interrogando se stesso, per uscirne più arricchito e consapevole.
Qui il libro

7.1.24

Filosofia dalle scuole elementari ? secondo me si ma con giudizio

 sfogliando  il sito https://www.dols.it/   ed  in  articolare  i  tag    del  sito  Filosofia pratica Archives mi  sono  imbattuto   nell'articolo sotto   proposto      di Maria  Giovanna  Farina  



Vero quanto  dice la  studiosa sarebbe  positivo introdurre  lo studio ella  filosofia  fin  dalla  scuola elementare  primaria  perchè : <<   con la viva speranza che potrà aiutarci, chiederle di sciogliere i nodi dell’anima attraverso la sua cura, una cura che diventa un prendersi cura.>> Ma   a mio  avviso ,  da semplice  profano    e   d'antiaccademico   non  c'è bisogno  di metterla  come materia     scolastica   obbligatoria   erchè  si  corre anche  il rischio    di  farla  odiare o  a rifugiarsi  nel non pensare   o non farlo  con la  propria  testa  . Lo si può anche  fare  in maniera     non accademica  \ scolastica  . Possono  , perchè  secondo me   la  filosofia  è anche   spirito critico  come  ha  evidenziato   la  serie  tv  un professore   (  con  Con:Alessandro Gassmann,Claudia Pandi  Gasman fin ora  2  stagioni  )    dove un    insegnante di filosofia di Roma [  Alessandro Gasman  ] apre la mente dei propri studenti attraverso idee poco ortodosse.
  , farlo anche  i  genitori  o gli ediucatori  (  centri  sociali   , parocchie   , ecc )  o   insegnanti   non  di filosofia  . 
A   voi   l'articolo  in questione   .



La Filosofia è una buona madre 
DA MARIA GIOVANNA FARINA ON 28/12/2023FILOSOFIA PRATICA




Possiamo rivolgerci alla filosofia come se fosse una persona reale e, con la viva speranza che potrà aiutarci, chiederle di sciogliere i nodi dell’anima attraverso la sua cura, una cura che diventa un prendersi cura.
L’incontro con la Filosofia dovrebbe avvenire il più precocemente possibile, i primi passi in questa affascinante materia si possono già muovere alle elementari quando è più naturale familiarizzare con la culla originaria di tutte le scienze. Solo lei, come una “buona madre”, è in grado di tenerle unite nel grande albero della conoscenza. L’idea dell’albero l’ho “rubata” al filosofo e matematico del ‘600 René Descartes (Renato Cartesio) al quale dobbiamo l’acuta rappresentazione del conoscere come un grande albero in cui la filosofia è il tronco mentre le altre scienze sono i suoi rami. Il tronco-madre genera i rami-scienze permettendo loro di evolversi e di rinnovarsi producendo sempre nuove foglie, tenendo presente che senza il tronco ciò non sarebbe realizzabile. Eppure la “buona madre” dopo aver ramificato e dato alla luce il sapere rimane sconosciuta per molti anni proprio nel periodo cruciale della formazione quando il suo aiuto sarebbe prezioso. A scuola tutte le discipline si apprendono a piccoli passi: per giungere all’algebra si parte dall’aritmetica, per cimentarsi nella scrittura di un tema si inizia dall’alfabeto e per studiare Socrate da dove si è partiti? Manca l’iniziazione. E pensare che, già tre secoli prima di Cristo nella Lettera a Meneceo, Epicuro invitava ad un precoce studio: “Il giovane non deve aspettare ad occuparsi di filosofia e il vecchio non deve stancarsi di farlo. Poiché nessuno è mai troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima”. Essere filosofi è una forma mentale, un modo di essere già riconoscibile nell’infanzia e scoprirne le prime avvisaglie è un compito importante da saper svelare, da portare alla luce come un dono prezioso della vita.
I bambini sono predisposti a questo tipo di argomentazione e la loro capacità di giungere alle cose con spontaneità, senza lasciarsi irretire da vuote speculazioni, dovrebbe essere alimentata precocemente. Ogni adulto interessato alla loro crescita armonica può assumersi questo compito e, attraverso iprimi passi, acquisire i semi da deporre. Più i semi saranno ricchi di amore per il sapere (filosofia significa amore per la sapienza) più saranno adatti a far nascere una conoscenza che va in tante diverse direzioni. La Filosofia con il suo dar-da-pensare può aprire la mente alle più disparate realtà insegnando a guardare oltre il proprio limitato punto di osservazione. Con questo auspicio, auguro a tutte le lettrici e ai lettori di Dol’s magazine un buon e filosofico 2024.



29.11.21

fregatevene se strappare lungo i bordi è in romanesco o romanesco italianizzato e vedetelo è un ottima serie ve lo dice unsardo che non capisce il dialetti il romano

  Incuriosito , dopo  il mezzo flop      del film la  profezia dell'armadillo   ,   ho  voluto  dare    una seconda   possibilità  a  una  trasposizione         cinematografica    delle  opere  di Zero calcare  .
 La serie   di Netflix   strappare  lungo i bordi   a  differenza  del film prima  citato   mi è  piaciuto   tantissimo  . Essa è  una      serie   molto poetica ,   auto  critica  e auto ironica ,  toccante  e  delicato  nell'affrontare    un tema caldo    come il suicidio   . Una bella l’educazione sentimentale  quella  espressa  in  questa  serie  di di Zerocalcare. Commuove e diverte, educa nel senso migliore: senza eroismi e moralismi pedanti. Leggo che ha grande successo e ne sono contento, perché Strappare lungo i bordi è insieme a Peanuts e aThe Catcher in the Rye (Il giovane Holden di J.D. Salinger, ndr) un racconto terapeutico che fa bene a tutti. Nel suo viaggio individuativo (non c’è bisogno del drago junghiano, basta un treno per Biella), Zero dialoga di continuo con la sua coscienza-armadillo che lo asseconda e lo sfotte, infierisce ma non lo abbandona. È un oggetto interno.

Una scena della serie tv Strappare lungo i bordi
di Zerocalcare (su Netflix): Zero è in auto con l’amica d’infanzia Sarah, che compare anche  nei suoi fumetti 

«Cintura nera de come se schiva la vita», Zero è terrorizzato dai sentimenti, più li prova più li nega. Tutto lo fa sentire in colpa, il peso è enorme, ma si vede che dentro c’è un fuoco, è che lui non sa come accenderlo, sospeso sempre tra l’amore e l’accollo. Abitato da grandiosità segrete come ogni fragile narcisista adolescente, Zero (omen nomen) teme il confronto perché teme il giudizio, perché teme il rifiuto. È infatti sentendoci nani che ci pensiamo giganti, convinti che tutto ruoti intorno alle nostre incertezze. Allora grazie Sarah per la tua storia zen dei fili d’erba.  Ora mi chiedo ma davvero    come ho già detto precedentemente  ,  qualcuno ha sbroccato per il romanesco di Zero? Li mortacci, non si strappa la lingua all’artista. A proposito, Strappare lungo i bordi parla dell’illusione dei percorsi obbligati, quelli che crediamo ci esonerino dall’ascolto, dall’invenzione di altre tracce, dalla possibilità di cambiare il disegno previsto. Il foglio ha due rischi: si ingiallisce o si lacera. Le linee di confine, border-lines, sono territori psichici sempre interessanti: nel vocabolario clinico segnano il passaggio della personalità verso territori di sofferenza, in quello di Zero e dei suoi amici adorabili separano il terreno della paura da quello della vita. Prevedono cicatrici (mica trasferelli) e si tracciano strada facendo. Il disegno arriva sempre dopo.E' incredibile come si passi dall' ammazzarsi dalle risate alla commozione vera, genuina, in pochi minuti. Uno spaccato generazionale irreverente, esilerante, emozionante ma anche tanto, terribilmente onesto, privo fi inutili paraculate e finti moralismi. Strappare lungo I bordi e' destinato a diventare un cult ... se non lo e' già. , un racconto emozionante e divertente, a tratti crudo, un pugno nello stomaco. Per me comunque un inno alla vita.I diversi strati, dell’interiore e dell’esteriore, del dentro e del fuori, del ricordo e del presente, del dolore e della catarsi, vengono finalmente visti dall’alto e accolti nella loro imperfezione e parzialità . Infatti .... cazz ..... stavo per spoilerare il finale.
 La  consiglio  1)  è una serie che rimane in equilibrio tra il comico e il drammatico. Durante l'intera narrazione si ride in modo intelligente: i personaggi regalano al pubblico delle divertentissime battute che fanno riflettere. Durante gli ultimi (amari) episodi, il sorriso lascia posto alle lacrime


 Una coinvolgente altalena di emozioni. 2) Strappare lungo i bordi è una serie che rimane in equilibrio tra il comico e il drammatico. Durante l'intera narrazione si ride in modo intelligente: i personaggi regalano al pubblico lascia posto alle lacrime delle divertentissime battute che fanno riflettere. Durante gli ultimi (amari) episodi, il sorriso
Una coinvolgente altalena di emozioni. 3) Gli spettatori, infatti, si confrontano (  almeno che   non  la  si  guardi   solo per  moda   e acriticamente  )  costantemente con personaggi totalmente differenti, che rappresentano alcuni degli innumerevoli atteggiamenti e stili di vita dei giovani di oggi:

  • Zerocalcare: il protagonista della storia è un personaggio fortemente autocritico costretto a confrontarsi con dubbi esistenziali.
  • Sarah: una ragazza in grado di mantenere sempre la calma. Non intende rinunciare ai propri sogni, nonostante le difficoltà. Affronta anche le situazioni più impegnative in modo razionale.
  • Secco: è il menefreghista per eccellenza. Non ha obiettivi o sogni nel cassetto. Prende tutto con estrema leggerezza. La sua risposta è sempre e solo una: "S'annamo a pija er gelato?".

Mi trova  d'accordo    il voler    precisare da parte  di Zero  Calcare    che le polemiche attorno al “romanesco”, su cui sono intrise ascissa e ordinata di senso linguistico culturale di Strappare lungo i bordi, non meritano nemmeno di essere ascoltate: “La serie la si può criticare per mille motivi: può essere brutta, può essere che la mia recitazione sia inadeguata. Ma la questione del romanesco è ridicola, non vale nemmeno la pena discuterla. Chiunque sia capace di andare a fare la spesa da solo è in grado di capire Strappare lungo i bordi. Infatti se questa storia non fosse stata in dialetto romanesco avreste perso l'essenza, la quotidianità e il modo di fare di un romano di borgata. Insomma sarebbe stata mediocre e impersonale. E poi Dicevano così anche di Brancaleone, nessuno lo voleva produrre ... Poi hanno girato anche un secondo film.Lo capivano tutti
Quindi le persone  che lo criticano solo per  questo  : 1) possono essere o hanno bisogno di un pretesto per andare sui giornali.,  2) poca  voglia  di sforzarsi a capire  una  variante dell'italiano   ovvero un dialetto .
Ora  

Strappare lungo i bordi  (QUI la nostra recensione) è un avvincente viaggio alla ricerca di sé, di quella consapevolezza necessaria per affrontare una vita priva di libretto di istruzioni, un percorso che ci si illude di poter controllare, magari seguendo una linea pre-tagliata ma che è inevitabilmente soggetto a deragliamenti e lacerazioni.
Nel corso dei suoi sei episodi, micro-film in cui il protagonista Zero sviscera ogni aspetto della sua insofferenza, lo spettatore ha l’occasione di ripercorrere le tappe della propria giovinezza, rielaborando le stesse domande esistenziali del protagonista, un ragazzo introverso e sensibile, poco avvezzo ad entrare in profonda empatia con gli altri per la sola paura di accettare quel lato imprevedibile che – nel bene o nel male – rende la vita un’esperienza degna di essere vissuta, nonostante le inevitabili cicatrici che comporta. ...... 
potrei  continuare  a  citare  l'articolo  ma  rischierei  di spoilerare  ( come stavo per  fare  prima all'inizio del post  con il finale )     troppo  è rovinarvi l'eventuale  visione   .,  comunque  se  siete sadici   lo  oltre   gli  url  citati nelle   sue  righe    trovi  qui https://www.cinematographe.it/focus-serie/strappare-lungo-i-bordi-storia-vera/  il resto  dell'articolo .Le   mie  impressioni  collimano  con  il   commento lasciato  sul  promo    dellla  serie   




Serie meravigliosa! Tempi comici perfetti, proprio quando può risultare il tutto troppo serioso c’è una battuta che smorza l’atmosfera e cattura l’attenzione dello spettatore facendolo riflettere sul fatto che anche temi tristi, orribili, possono essere affrontati con un pizzico di leggerezza, e che in fondo tutti siamo fili d’erba in un campo!

 per  chi  come  me  avesse  difficoltata ( alcune le   ho capite  al  volo ,  dopo 4 serie  ed i libri    di rocco  schiavone  )  qui trova  un  glossario   con l'espressioni usate nella serie  

  Peccato che   le  polemiche  stupide  (   di cui  ho accennato nel post   i soliti idioti che attaccano o criticano “Strappare lungo i bordi” di Zero calcare solo perchè parla romano e non sulla sostanza   abbiano creato una  crisi  nell'autore     come riporta      quest'articolo  de il messaggero 


Zerocalcare su Strappare lungo i bordi: «Dopo la serie la mia vita è diventata invivibile. La polemica sul romanesco è ridicola»
«La seconda stagione? La mia vita è diventata invivibile, ma se trovo un modo di sopravvivere, la faccio»

                         Ilaria Ravarino 28 Novembre 2021, 09:20 



Zerocalcare su Strappare lungo i bordi: «La polemica sul romanesco della serie è ridicola»
Arriva in ritardo, con il fiatone, l'aria sconvolta: «Ho fatto il chioppo», dice, mimando l'impatto della sua macchina contro qualcos'altro. Ma appena prova a spiegare la dinamica dell'incidente, le persone che l'aspettano per il firmacopie, in libreria, scoppiano in un caloroso applauso. La vita di Michele Rech, 37 anni, fumettista, in arte Zerocalcare, è cambiata nel giro di una settimana. La sua serie tv, Strappare lungo i bordi, è la più vista su Netflix. Il suo ultimo libro a fumetti, Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia (raccolta di storie uscite sui giornali e un inedito sul dietro le quinte della serie), provoca file bibliche in libreria. E le etichette si sprecano: simbolo di una generazione, bandiera degli oppressi, alfiere della romanità, ultimo intellettuale d'Italia. «È andata oggettivamente super bene dice lui - ma non me la sto vivendo benissimo. Conto che sbollisca. Lo spero». Si stupisce di avere successo in tutta Italia?«No, ho sempre avuto pubblico anche fuori dalla mia città. Non così ampio, ovviamente».
Zerocalcare, la forza di un dialetto che smonta le nevrosi
È stato criticato per la scelta del romanesco. Pentito?
«La serie la si può criticare per mille motivi: può essere brutta, può essere che la mia recitazione sia inadeguata. Ma la questione del romanesco è ridicola, non vale nemmeno la pena discuterla. Chiunque sia capace di andare a fare la spesa da solo è in grado di capire Strappare lungo i bordi. Le altre persone o sono in malafede, o hanno bisogno di un pretesto per andare sui giornali».
La cultura italiana è romanocentrica?
«Mi pare evidente che in giro ci siano mille cose diverse in mille dialetti. Qualcuno è meno rappresentato degli altri? Mi dispiace. Ma veramente quello del romanocentrismo è un dibattito che sta fuori dal mondo. Alla gente normale non frega nulla».
Si sente, come è stato definito, l'ultimo intellettuale d'Italia?
«Non è un titolo di cui mi vanto e non mi ci riconosco assolutamente. Appena l'ho saputo ho pensato: mo' mi rovinano. E infatti sono arrivati gli haters».
Dicono che guadagna come Chiara Ferragni: è vero?
«Spero per lei di no. Ho un tenore di vita che mi va bene. Se anche guadagnassi cento volte di più, quei soldi non saprei come spenderli».
Dai centri sociali a Netflix: il capitalismo ha vinto?
«In una società capitalista il capitalismo vince sempre. Io cerco di rimanere onesto con le persone, di essere coerente. Non rinuncio, pur di ottenere un pubblico più ampio, alla radicalità dei contenuti o al supporto delle cause che sostengo. Ma insomma: questo è il mio lavoro, non è la mia missione. Né ho mai pensato che il mio lavoro fosse trovare la soluzione al capitalismo».
«"Strappare lungo i bordi" troppo romanesco», Zerocalcare risponde alle polemiche sulla serie cult. «Come ve va de ingarellavve...»
C'è chi ha notato che vive in periferia, ma ha frequentato una costosa scuola francese. Le dà fastidio?
«Da quando ho due mesi abito a Rebibbia. Sono francese e quindi ho fatto la scuola francese. Rebibbia poi non è il ghetto. E io non mi sono mai dipinto come uno del ghetto. Non vedo perché mi debba giustificare».
Mattia Torre (uno degli autori di Boris, ndr) ha raccontato prima di lei la stessa generazione. È un modello?
«Sì, ma inarrivabile. Mattia Torre per me ha fatto le cose più belle prodotte in Italia negli ultimi trent'anni. Non oso accostarmici, le sue cose per me sono un modello assoluto. Quanto a me, credo che le persone che si riconoscono nei miei fumetti siano quelle più impicciate. I miei personaggi parlano poco alle persone risolte. Evidentemente la nostra è una generazione impicciata».
Ora la leggono anche i bambini: che ne pensa?
«Che è buffo. Mi chiedo cosa gli arrivi. Alcuni temi sono molto adulti. Però è vero che quel senso di ansia rispetto al deludere la maestra di cui parlo nella serie io stesso l'ho provato da bambino. E avrei voluto che qualcuno mi dicesse di non preoccuparmi, che se si va male a scuola non si spezza il cuore dell'insegnante».
Il prossimo fumetto?
«Esce tra maggio e giugno, e racconterò del mio viaggio in Iraq. Sicuramente un tema che mi interessa di più della polemica sul romanesco».
La seconda stagione della serie si fa?
«Da quando è uscita la serie la mia vita è diventata cosi invivibile che o trovo una centratura, oppure non mi va di stare ingolfato in mezzo alle polemiche. Non c'è niente al mondo che mi costringa a farlo. Sta a me. Ma se trovo un modo di sopravvivere, la faccio».

Lo capisco  ma  sarebbe  un peccato  , non solo  per  chi non lo  conosce  ancora  bene  ,   che   zero  calcare   lasci  una  cosa  incompleta  ,  infatti  mancano ancora le  vicende    di " cinghiale  "  uno dei protagonisti   delle sue  storie  .  
il romanesco è sulla bocca di tutti. Dagli stornelli al teatro di strada sino alla commedia all'italiana, nelle  serie  tv sempre sul crinale fra serio e faceto, il dialetto romano è capace di stupire e stordire il pubblico, altissimo o greve, partendo dal popolo ma capace di pungere tutti. Ma  allo  stesso  tempo  d'infastidire   ,  forse per la  pronuncia  . Caratteristiche che lo rendono anche inviso  ai  puristi, come dimostra la polemica nata sull'onda del grande successo riscosso da Strappare lungo i bordi, la prima serie tv creata dal disegnatore Zerocalcare, in streaming su Netflix. C'è davvero chi avrebbe voluto che Michele Rech - in arte Zerocalcare (Arezzo, 1983) usasse l'italiano corrente per raccontare il mondo attorno a Rebibbia, cogliendo la società dei 30-40 enni e le sue disillusioni. Invece, Strappare lungo i bordi, composta di sei puntate da venti minuti, è un omaggio all'essenza capitolina e mentre la polemica sull'eccessivo uso del dialetto montava sui social, il disegnatore entrava a gamba tesa, twittando,

 gettando altra benzina sul fuoco.






See non l' avesse fatta con l' accento romano non sarebbe stata la stessa cosa, e  come   se la serie  Gomorra  fosse  solo in Italiano «A ben vedere racconta il linguista Luca Serianni la forza di questa parlata è proprio la sua potenza dirompente, il gusto della battuta, la capacità di non prendersi e non prendere mai nulla troppo sul serio, scrollandosi dalle spalle il mondo intero con una smorfia». E mentre il web si schiera ma l'appoggio per Zerocalcare è pressoché univoco in città si terrà Roma, un nome, più lingue, il terzo incontro della rassegna Conversazioni romane (  svoltatosi  veneri scorso   a Palazzo Firenze, in collaborazione con la Società Dante Alighieri e la Fondazione Marco Besso) in cui proprio Serianni, autore del saggio Le mille lingue di Roma (Castelvecchi), ripercorrerà le fasi più salienti del plurilinguismo romano, dall'antichità ai giorni nostri.

Ecco  che  quindi    Netflix incassa un altro grande successo dopo Squid Game (in questo stranamente  caso nessuno si era lamentato che fosse in coreano, senza doppiaggio ), il nuovo albo di Zerocalcare - Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, edito da Bao Publishing - è già in classifica, sempre con largo uso di romanesco, sfoderando un'ironia abrasiva, una certa vena di cattiveria che corre accanto al riso - ora omaggiando ora smontando il sacro - come Sordi ne Il Marchese del Grillo. Un'universalità che ritroviamo solo nel napoletano di Troisi e nel siciliano di Camilleri. «Il romano è mattatore precisa Serianni quella lingua cade sulle sue fattezze, talvolta rozza e volgare ma sempre capace di indurre al gioco, allo scherzo, lasciando affiorare con forza un elemento dissacrante che infine si rivela liberatorio». Piaccia
o meno, il romanesco ha una sua carica esplosiva ma proprio la sua forza può risultare un limite? Edoardo Albinati, scrittore romano e vincitore del Premio Strega con La scuola cattolica (trasposto al cinema, diretto da Stefano Mordini e vietato ai minori di 18 anni) non ha dubbi: «Per Zerocalcare era inevitabile l'uso del romanesco. E non mi riferisco al racconto di Rebibbia, piuttosto alla sua capacità di cogliere quella nevrosi umoristica, arrabbiata e urticante».



  mi fermo qui  altrimenti rischio  d'essere troppo prolisso e  di alimentare    ulteriormente  polemiche    già  di per  sè sterili  e   di   fare  spoiler  .  buona  visione  


30.4.21

stai noi decidere se essere animali da padroni o essere animali randagi

 



  Questa scena è stata presa dalla serie televisiva spagnola MERLI'. Non è mai stata trasmessa in Italia. Da Wkipedia: Merlí è una serie televisiva catalana prodotta da Nova Veranda e trasmessa dall'emittente catalana TV3 dal 14 settembre 2015 al 15 gennaio del 2018. La serie parla di un professore di filosofia che incoraggia i suoi studenti a pensare liberamente attraverso metodi poco ortodossi, che divideranno le opinioni della classe, degli insegnanti e delle famiglie. Ogni episodio include gli approcci di un grande pensatore o scuola, come i Peripatetici, Nietzsche o Schopenhauer, che collega i loro insegnamenti con eventi e personaggi immaginari. Stagione 1 (2015) 13 episodi Stagione 2 (2016) 13 episodi Stagione 3 (2017–2018) 14 episodi Al min: 0:34​ è scritto erroneamente il nome Auguste Compte. In realtà si chiamava Auguste Comte. 

Se volte  saper e di  piu' vi potete servire dei link qui sotto 

29.4.21

cosa è il tempo ? una risposta sembra venire dalla poesia omonima di daniela bionda

A volte capita di bruciare gli stessi utenti e di emttere io anzichè loro ( se vogliono ovviamente ) i loro contenuti . Ed è i caso dell'amica utente Daniela di cui avete ed avrete modo di leggere sui scritti o qui su blog oppure se avete facebok sul suo account https://www.facebook.com/daniela.bionda.77

26.4.17

la filosofia spiegata a mio figlio con il libro " Lettere a Sofia sulla felicità ”,

  dalla  rubrica  di concita  


Dalla Cina le lettere per Sofia



Raffale con la figlia Sofia

Questa storia ce la racconta Raffaele dalla Cina

Mi chiamo Raffaele Tamborrino e sono un avvocato pugliese che, da oltre 10 anni, vive e lavora in Cina, fornendo consulenza alle imprese europee che investono in questo Paese o hanno rapporti commerciali con le imprese cinesi. Per varie ragioni, negli ultimi due anni mia moglie e mia figlia Sofia si sono trasferite in Italia mentre io, per motivi di lavoro, continuo a risiedere a Shanghai (ma fortunatamente ho la possibilità di tornare frequentemente nel mio Paese).
L’interesse che, fin da ragazzo, nutro per la filosofia e l’etica, la lontananza dalla mia famiglia ed il desiderio di fornire a mia figlia insegnamenti che ritengo importanti per la sua crescita mi hanno ispirato la scrittura di un libro nel quale ho voluto descrivere, con un linguaggio semplice (sotto forma di lettere indirizzate alla piccola Sofia), gli insegnamenti di Socrate, Platone e Aristotele che sono ancora attuali ed utili per vivere felici.
Nasce così “Lettere a Sofia sulla felicità”, un racconto epistolare nel quale ho cercato di combinare, in ogni paragrafo, i consigli di un padre a sua figlia su come vivere una vita felice e saggia con la descrizione di un tema proposto da questi antichi filosofi (illustrato in modo facilmente comprensibile anche per chi non ha una formazione classica).
L’obiettivo è stato quello di presentare Socrate, Platone e Aristotele non come voci di un passato lontano ma come maestri di vita, i cui insegnamenti possono aiutarci ancora oggi a riflettere sul senso della vita e su come trascorrere un’esistenza serena (“una vita che non faccia di tali ricerche non è degna di essere vissuta”, ci direbbe Socrate).
La principale lezione che ho tratto, rileggendo i filosofi della Scuola di Atene, è che il comportamento migliore per poter vivere felici è quello di chi, agendo secondo il bene e secondo giustizia, favorisce una pacifica e costruttiva convivenza con gli altri, perché raramente è felice colui che si comporta in modo scorretto ed egoista, pur di emergere e prevaricare su tutti (non a caso, Aristotele sosteneva che “la giustizia è la più importante delle virtù: né la stella della sera, né la stella del mattino sono altrettanto degne di ammirazione”).
Un altro aspetto fondamentale che questi filosofi ci hanno trasmesso è l’importanza di coltivare la propria saggezza per poter vivere in modo consapevole e poter fare sempre scelte razionali; per questo motivo, come ci insegna Platone, “è necessario che ogni uomo cerchi di diventare il più sapiente possibile, pregando e supplicando padre, tutori e amici che ci rendano partecipi della loro sapienza, piuttosto che delle loro ricchezze”.
Il libro è arricchito da un saggio del professor Luciano Canfora che mi ha onorato fornendomi un contributo che aiuta il lettore a comprendere come nasce il mito di Atene.
Inoltre, la pubblicazione sostiene la campagna Unicef For Sofia, destinando gli utili derivanti dalla vendita del libro a progetti per la tutela dei bambini rifugiati nelle zone di guerra.

Raffaele Tamborrino

26.2.17

piccole cose ed insignificanti per gente normale grandi cose e intense per gente speciale

potrebbe  interessarvi
http://ilcamminodelperdono.eu/

Canzone  suggerita   è pane  e  sale  di  zucchero 

I due video più popolari e condivisi nei  giorni scorsi , sui  giornali di informazione on line e  su  i social  , sono stati i seguenti: quello dei Nas girato da una telecamera a circuito chiuso dell’Ospedale Loreto mare di Napoli in cui si vedono dipendenti strisciare anche venti badge di colleghi, infermieri radiologi medici, che così risultavano presenti ed erano invece, per esempio – è un dato reale, il caso di un primario – a giocare a tennis. Ciascuno di noi è stato o ha avuto parenti in ospedale, un ospedale pubblico, e ha anelato l’incontro anche fuggevole, anche in corridoio, con il medico curante oppure  in  ufficio pubblico o segreteria   e  sa  di cosa  si parla  .  Non servono commenti, mi fermo qui  altrimenti scado   nei (spesso mi capita  ) nel populismo  e  nel qualunquismo sterile    \  malpancismo  . Il secondo mostra due dipendenti di un supermercato di Follonica, amena località della toscana marittima, che filmano ridendo due donne sorprese a frugare nei cassonetti e da loro chiuse a chiave nella gabbia dei locali dell’immondizia. Non essendo frugare nei cassonetti qualcosa che si possa desiderare per piacere, che non si faccia se non in casi di estremo bisogno, anche in questo caso non direi altro ci  ha  già  pensato qualcuno  con un suo editoriale     e  c'è ancora  qualcuno\a    che  non ha  mandato  come si  diceva  un tempo  il cervello all'ammasso   e  che  risponde    colpo  su  colpo  😄😇😛  a  Salvini    e  ai  suoi seguaci  



Giuseppe Scano ha condiviso il post di Daniele Sensi.
Lidl potrà anche licenziare i due dipendenti. Ahinoi, non potrà licenziare l'impunita, inaccettabile, strumentale disumanità di Matteo Salvini.
Commenti
Serra MaryeRino Se Lidl , si permette di licenziare i dipendenti, perderanno un cliente da almeno svariati centinaia di € mensili........già inviato mail alla Lidl italia.........

Augusto Gal non avrei mai immaginato una deriva sociale di queste dimensioni . Istigare certi elementi peraltro deboli a delinquere è da incoscienti . speriamo che la gente prenda le distanze da queste derive sociali.

Lorenzo Mattana Siamo messi male, ormai il razzismo va di moda ed è sdoganato. Ma per quanto mi riguarda il messaggio che questi due hanno fatto bene a rinchiudere le due rom, a fare il video e sbeffeggiarle, non passerà mai. Idolatrarli per un gesto quanto meno di cattivo gusto (per essere clementi) non mi sembra da persone civili e di buon senso.

(  vedere  in merito   i mie post sulle palme e i banani in piazza duomo a Milano ) : mi rimetto -- come suggerisce Concità de Gregorio su repubblica  del  25\2\2017 ---- a sette secondi di riflessione silenziosa, se potete. Molte migliaia di condivisioni on line, hai visto questo, like.
In quanto  non trovo  le parole   anzi  : <<   Ho perso le parole ....ho perso le parole di fronte alle ingiustizie, alle guerre....ho perso le parole di fronte a troppi politici corrotti e corruttori, che ci stanno togliendo giorno dopo giorno sogni, speranze e futuro.....ho perso le parole...... >> ( il commento di Robin Hood   a  questo    video di  ho perso le parole  di Luciano Ligabue  )   quindi   non riuscendo   a dirla  con parole mio  concordo  con   il mio amico  




Stamane, appena accesa la radio, ho sentito l'audio di risate di uomini che sovrastavano urla di donne. Non riuscivo a capire di che si trattava, tanto più che li percepivo come suoni scomposti e fastidiosi.
Solo poi il giornalista ha riportato la notizia di questi dipendenti della Lidl di Follonica che hanno rinchiuso due donne rom trovate a rovistare tra i cassonetti: riprese, irrise e, ovviamente, subito condivise sul web.
Io non mi riconosco più in questa (dis)umanità. ne ho orrore.
Io so che questa è la banalità del male.
Io, stamattina, ho pianto.

Esistono altri mondi di cui si parla meno, che circolano meno on line ma che ci sono, formidabili, nella realtà , ma  che   se  non ci sono   vip  o personaggi dello  star  system   nazionale  ed  internazionale   passano  in secondo piano  e  vengono  " censurati   e   nascosti "  nelle pagine  interne   di cronaca  o edizioni locali  .
Ecco  due  storie  . La prima    tratta    della  rubrica http://invececoncita.blogautore.repubblica.it
del 25\2\2017

(..... ) 

Leggo la mail di Gabriele Parrillo che mi invita alla quarta edizione del Cammino del Perdono. Un titolo che da solo mitiga un poco il disagio dello stare in questo mondo suscitato dall’eco dei due video di oggi, domani ce ne saranno altri due. Il Cammino del Perdono non è niente di religioso, non nel senso confessionale. E’ proprio – è stato negli anni - una salita a piedi verso il Castello di Canossa. 

Risultati immagini per il cammino del perdonoNon so se ricordate dalla scuola: l’imperatore attese tre giorni e tre notti, scalzo e con un saio, di essere ricevuto e perdonato dal Papa con l’intercessione di Matilde. Andare a Canossa, si dice.
Un sacco di gente, ma proprio tanta, parte ogni anno e sale, sale, ciascuno per i suoi motivi, su fino alla cima del monte, fino alla cripta a cielo aperto e lì ascolta suonare, danzare, recitare. Shakespeare, Pascoli, Kafka, Lorca. Quest’anno il Cammino non sale ma scende, mi scrive Parrillo, giù nella cripta del Duomo di Reggio Emilia “e dentro noi stessi, cercando un cielo”. Sabato prossimo 4 marzo, alle nove di sera: Luigi Lo Cascio leggerà la lettera al padre di Kafka, Daniela Savoldi suonerà il violoncello, ci saranno canti e danze di Ambrose Laudani e del maestro Hal Yamanouchi, grandissimo coreografo.
C’è un’incredibile quantità di persone, mi raccontava qualche giorno fa Padre Marino del Convento francescano della Regola, Valle Santa, provincia di Rieti, che arriva ogni giorno a chiedere di fermarsi coi frati qualche tempo. Ragazzi con gli zaini, giovani coppie in viaggio di nozze, donne sole, gruppi. Ci sono più di seimila persone che solo lì, in quel luogo nascosto e magnifico, ogni anno camminano lungo i sentieri di San Francesco portando con sé il libretto della Regola dei Frati minori. La prima regola dice: vivere ‘sine proprio’, senza nulla di proprio. Non cercano qualcosa fuori di sé né una vocazione, no – dice padre Marino - cercano, in primo luogo, silenzio. Calma, condivisione. Mi piaceva raccontarvelo, oggi. Piccole cose, esistono anche queste.

La   seconda   presa  qualche  giorno  fa  da  l'unione  sarda

CRONACA » FRANCIA



Merah senior: "Giro la Francia a piedi per espiare le colpe di mio fratello terrorista"

Lunedì 20 Febbraio alle 14:56 - ultimo aggiornamento alle 16:59

Abdelghani Merah
Abdelghani Merah, il fratello maggiore di Mohamed, il killer di Tolosa che nel 2012 uccise tre militari, tre bambini e un insegnante in una scuola ebraica, sta attraversando la Francia a piedi.
Una sorta di ammenda per le colpe del fratello e, allo stesso tempo, un modo per predicare "l'uguaglianza contro il razzismo" e la necessità di combattere l'Islam estremista.
Partito da Marsiglia, Abdelghani percorre, zaino in spalla, dai 25 ai 40 chilometri al giorno e dorme di notte ospite di enti di assistenza e associazioni.
"Cammino per dare l'esempio ai giovani musulmani, che oggi ascoltano più la propaganda Isis dei consigli della polizia".
Dopo gli attentati e l'uccisione di Mohamed ha scritto un libro, intitolato "Mio fratello, il terrorista".
Mohamed Merah
Mohamed Merah

e riportata  su   https://www.facebook.com/compagnidistrada/  appendice  Facebookiana   del blog
Non son  che altro dire se non per lasciarsi  con questa  canzone ora  in oda   alla radio







«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...