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17.5.25

Le altre storie di Pippo Novecento . recensione

 Dopo dopo   una  trepidante  attesa  Finalmente  è uscito     .  Ma  vista  la  mole  d'impegni  : genitori  anziani , lavoro  ,  blog , ecc . solo ora  riuscito a leggerlo   con calma  .
Oggi , 17 anni dopo , si torna sul Virginian il terzetto di amici/autori è tornato, e con loro incontriamo | personaggi di allora più un geniale nuovo arrivo. Con l'abbrivio fornito da due formidabili e nebbiose tavole a matita, salpiamo e lasciamoci trasportare da parole e disegni che hannol'andamento musicale come dimostra la foto a destra Un lavoro  il loro permeato di quella leggerezza con cui solo i fumetti Disney sono capaci di affrontare tematiche complesse  . La sirena sta suonando! Il piroscafo è in partenza.Forza o rischiate di restare a terra!😜😇😂 Buona navigazione a tutti!






 
Il meraviglioso tratto del Maestro veneziano, che già si preannuncia nelle suggestive matite che introducono la storia, una colorazione di gran fascino, arricchita da una meravigliosa ombreggiatura, e l’unicità dell’atmosfera d’antan, ricostruita dallo svilupparsi delle vignette: tutto ciò concorre a calare i lettori in una dimensione magica e rende la storia di godibile fruizione. Eppure, sempre partendo dal presupposto di condividere in leggerezza il parere di semplice appassionato, la lettura e rilettura della storia mi ha suscitato sensazioni un poco controverse che non convince appieno nell’impianto, nonostante i numerosi spunti interessanti, a partire dalle citazioni e dai rimandi all’opera di James Joyce, intellettualmente assai appaganti.

Ci si può, peraltro, legittimamente domandare quanto simile colto esercizio possa essere compreso dai lettori più giovani. Sarebbe forse stata utile una nota di commento al termine della storia, una sorta di postfazione per aiutare i lettori di ogni età che non conoscono Joyce a individuare le diffuse citazioni sparse tra i balloon.

Un atteggiamento un po’ troppo spudorato

Il difetto maggiore della storia, però, è il suo svilupparsi in maniera tutto sommato scontata. Sin dall’inizio individuiamo i due antagonisti, interpretati da Gambadilegno e Trudy, cattivi in incognito che recitano un gioco di finzione sin troppo palese, e che – immancabilmente – alla fine arriveranno a concretizzare il proprio piano criminoso, palesemente annunciato, sempre che Pippo Novecento e Topolino, partner di note musicali e di avventure nelle traversate oceaniche, non riescano a vanificarne in extremis i loschi propositi.

Nel mezzo, i dubbi di un James Joyce a fumetti che, in cerca di una perduta ispirazione, finisce con l’essere involontariamente ‘guidato’ dalla meravigliosa, tenera e disarmante ingenua spiazzante logica di Pippo Novecento. E che, al momento giusto, saprà trovare non solo l’ispirazione ma anche la giusta lucidità per aiutare i due nuovi amici conosciuti nella traversata a trarsi d’impaccio.

In conclusione anch'io  come  La recensione del Papersera  (     da  cui   ho tratto alcune foto  ) da sempre affascinato da Cavazzano, ho senz’altro seguito lo sviluppo della trama ma mi sono principalmente – e piacevolmente – perso nell’ammirare le espressioni dei personaggi (Pippo Novecento in primis), i dettagli, le vignette che raffigurano, visto da più angolazioni, il piroscafo che solca le onde o gli ambienti esterni e interni del transatlantico. Insomma, più di ogni altro aspetto è stata l’atmosfera suscitata dalle tavole in cui si sono mossi i personaggi, tratteggiati da soggetto e sceneggiatura della storia, ad avermi affascinato.





Infatti  Proprio come nel racconto originale, anche “La vera storia di Novecento” ci ha fatto riflettere su temi complessi e di straordinaria modernità. In un mondo in perenne e vorticosa corsa verso Il futuro, che finisce col porci quotidianamente di tronte a sfide e problematiche sempre diverse e dove abitudini e “status quo” sono sempre più frequentemente soggetti a terremoti e trasformazioni, non di rado traumatici, la difficoltà di affrontare (e gestire) il cambiamento diventa uno dei paradigmi più complicati da affrontare. Non tutti, sottoscritto compreso , siamo attrezzati ad accettare i mutamenti e l'ignoto come elementi strutturali della nostra esistenza, e a volte proprio come Pippo Novecento finiamo intrappolati tra due mondi: la nave (il suo microcosmo protetto) e terra oppure tra il nostro “io” e la realtà esterna, come per molti di noi.Descritto e  disegnato sublimanente  alle   pagine   29   e  30   di cui riporto   sotto   una  ( scusandomi se  pessima    ma  sto imparando a  usare  lo scanner e   non usare i classici  sistemi   del sito  ) .


Dopo  la  lettura      di questo numero   è  iniziato   Il mio viaggio    letterario   a  ritroso  cioè   la rilettura  della  storia  del 2008  , del monologo i Baricco  , che culminerà  nei prossimi giorni    appena trovo un po' di tempo , del film  la  leggenda  del pianista  sullì'oceano .   Infatti tale  storia       con i  suoi viaggi pindarici mi ha aiutato   ad evadere  ed  a isolarmi ,  tanto  da  rischiare  di perdere  il  posto   di una  vista  in ospedale  . 




Infatti    ero  assorto     a  tal  punto da  immedesimarmi  in questo  dialogo   ( pag 34-35  )   tra   Pippo e   Gambadilegno  : 

G  ESSERE CIRCONDATO DA PERSONECHE TI APPLAUDONO... SEMPRE DIVERSE, OGNI SERA ! 
P  MA PER ME TUTTE  LE PERSONE  SONO UGUALI...SPECIALMENTE QUELLE DIVERSE... SONO LE PIÙ UGUALI! PERCHÉ OGNI
PERSONA È DIVERSA! E DUNQLE...  
G  PIANO! QUESTA ME LA SCRIVO... E POI ME LA STUDIO ! 
LE COSE  CHJE  VEDE
G INSOMMA, NOVECENTO ?!  DAVVERO NON VUOI! VEDERE  POSTI NUOVI ?
P  BAH! QUELLI NUOVI PER ME,LI HO GIA VISTI TUTTI! MIMANCANO SOLO  I  VECCHI !   E'FACILE  [ SI METTE  A  SUONARE  UNA  NOTA ] 
G    FERMO! NON TI   DISTRRARRE    CON  COSE   CHE VEDI  SOLTANTO   TU  !
P   OGNIUNO VEDE SOLTANTO LE  COSE  CHE  SOLTANTO LUI  
G  LUI  CHI  ?
P OGNI UNO
G MI  è  VENUTO IL MAL  DI MARE
P  CAITA  SU  UA  NAVE
G  IO PARLO DI  POSTI  REALI   E  CONCRETI  , TANGIBILI  . IL PROSSIMO   SCALO  SARà NELLA  CITTA  DI  DUBLINO  UN POSTO PIENO  DI GENTE  INTERESSATE 
 
Ottime  le  citazioni   letterarie  in particolare  quella   dell' Ulisse   del'irlandese   J. Joyce) e se pur indirettamente : 1 ) cinemattografiche ovvero Molly's Game film del 2017 scritto e diretto da Aaron Sorkin, al suo esordio alla regia.
Il  cui  film si basa sula vera storia e sulle memorie Molly's Game: From Hollywood's Elite to Wall Street's Billionaire Boys Club, My High-Stakes Adventure in the World of Underground Poker di Molly Bloom .
2) Musicali  Norman Blake & Tony Rice - Molly Bloom    e  cover  varie   in particolare quella  che   una    dellle  colonne  sonore     del  post      che  trovate  sottto alla fine   la  versione    in chiave jazz  di     Stefano Di Battista - Molly Bloom .
Un  buon  fumetto   comunque .  Infatti  è  un opinione  personale   da  profano     dovuto  al sogno     che  ho  fatto     dopo   averlo   letto  ieri  notte  prima  di coricarmi   ,    l'avrei raccontato   diversamente .
  IL primo  tempo uguale  a  questo n   sul Virginian   con l'aggiunta   Gambadilegno     non  solo  ladro  e truffatore  ,  ma anche ex  "discografico"  in declino     che  registra  l'esibizione    dell'orchestra  e  poi solista   di Novecento    riuscendo   con la sua  arte  affabulatoria   a  convicere   oltre  al capitano  e  il  suo vice  , anche  i dubbiosi Pippo  e   topolino  
Ma  nonostante  Pippo poi  ci  ripensi   riesce   a salvare  clandestinamente a  salvare la  resgistrazione   prima  d'essere  arrestato per   furto  e a  portarla  con se  . Ma  poi   per  debiti   finice tra  i  suoi   oggetti     all'asta  e  viene acquistata    da Orazio e clarabella  proprietari   di  un negozio di dischoi e  strumenti musicali  . Il  secondo  tempo   ambientato  ,  qualche   anno  dopo , nel negozio  di  dischi    e  di strumenti   del porto gestito  da  Orazio  e Clarabella  in cui  topolino  e   minni  che cercano  qualcosa  che    gli ricordi  il passato   su  Virgian  trovano  tale registrazione  . E  per  poterla  acquistare   ,  non bastando  i  solfi    provano a vendere i  loro oggetti  più preziosi  : la  tromba  per  topolino  , e  una  spilla    preziosa    acquista   con  la prima  paga   da  Minni   il  loro oggetto i per    comprarla  ed  evitare  che  essa  venga   , insieme  al negozio   svenduta    per  cessata   attività. Mentre  i  due   tentano  di convincere il proprietari raccontandoli ( con flashback di tale   della  prima  storia  ) .  Gambadilegno  entrato per ubacchiare  sentendola       ricorda  il suo  passato e tenta  di rubare  l'incisione  ma      viene  scoperto  e    nella    colluttazione   prima  di venire arrestato    da Irik    il disco si rompe   e   come  una  magia   (  vedi la  saga   Alla ricerca della Pietra Zodiacale   )  compare  Pippo novecento e   dice   che la  musica  on  ha   bisogno d'essere  incisa   o fissata   sui  supporti    rimane    dentro ciascuno di noi   .    A  parte  questo  è un numero   bello e profondo , anche  se  non eguagliabile  e sulla stessa linea   come ci si aspettava  ,   di quello di 17 anni fa   ormai  divenuto un  classico .  Confermo il commento scritto  all'epoca  della prima storia  di  pipppo  novecento  sul forum di  https://www.papersera.net/ Novecento era  ed  è   « una di quelle storie che ti danno la risposta quando dopo settimane e mesi di storie mediocri ti chiedi perché alla tua età compri ancora Topolino».  Concludendo  Voto  7- 

  COLONNA   SONORA  

  • Stefano Di Battista - Molly Bloom 
  • la colonna  sonora  della  leggenda  del  pianista  sull'oceano
braniu  suggeriti     da  Copilot   alla mia richiesta  : <<Oltre alla colonna sonora de pianista sull'oceano potresti suggerirmi pezzi di jazz cje venivano suonati sulle navi da crociera  >>
  • "Take the 'A' Train" – Duke Ellington

  • "Mack the Knife" – Louis Armstrong

  • "Sing, Sing, Sing" – Benny Goodman

  • "Beyond the Sea" – Bobby Darin (perfetto per l'atmosfera marittima!)

  • "Blue Skies" – Ella Fitzgerald

  • "It Don't Mean a Thing (If It Ain't Got That Swing)" – Duke Ellington

  idem    da   gemini

  • "Fly Me to the Moon" di Bart Howard: Un classico intramontabile, con un testo che ben si adatta a un viaggio.
  • "The Girl from Ipanema" di Antônio Carlos Jobim: Un pezzo bossa nova che porta con sé il sole e la brezza marina.
  • "L-O-V-E" di Nat King Cole: Semplice, elegante e piena di sentimento.
  • "What a Wonderful World" di Louis Armstrong: Un inno all'ottimismo e alla bellezza del mondo circostante.
  • "Misty" di Erroll Garner: Una melodia sognante e romantica, perfetta per la sera.
  • "Autumn Leaves" di Joseph Kosma: Un pezzo malinconico ma affascinante, che evoca la nostalgia del viaggio.
  • "Summertime" da "Porgy and Bess" di George Gershwin: Un'aria che spesso viene reinterpretata in chiave jazz, evocando atmosfere rilassate.
  • "Blue Moon" di Richard Rodgers e Lorenz Hart: Un classico che ha un fascino notturno e romantico.
  • "All of Me" di Gerald Marks e Seymour Simons: Un pezzo vivace e coinvolgente.
  • "Night and Day" di Cole Porter: Sofisticato e pieno di ritmo.


7.5.25

in attesa di le altre storie di pippo novecento

La prossima  settimana su topolino  Pippo  ( copertina  a  sinistra)  torna a vestire i panni del pianista più talentuoso di tutti i mari in una nuova, grande avventura firmatada Alessandro Baricco,Tito Faraci e Giorgio Cavazzano.
Cresciuto tra musiche e maree,Danny Boodmann P. P. Pippo Novecento, meglio noto anche solo come Novecento, è lo straordinariopianista che tutte le sere intrattiene con le sue performance i viaggiatori del transatlantico Virginian. Era approdato sulle pagine di Topolino esattamente 17 anni fa in La vera storia di Novecento, racconto a fumetti ispirato al monologo teatrale Novecento, di Alessandro Baricco,torna a suonare per noi in una nuova avventura. Per l'occasione, si è riformato il triogià autore della prima storia .Dalle anticipazioni delle scorse settimane n'è risultato Un midquel  in perioo in cui in  ambito artistico ssi tene a realizzare    più  seguiti  o   remarke .
 Ora  non importa  se , il  ritorno di baricco  sulle  pagine  del settimanale  sia  dovuto  ad un lungo travaglio   interiore  come  dichiarato in    alcune anticipazioni da  Tito  faraci : 

 CIAO, TITO. BEN RITROVATO.SONO PASSATI TANTI ANNI DALLA PRIMA STORIA, COM'È NATA L'IDEA DI TORNARE A SCRIVERE DI NOVECENTO?

«Alessandro era così felice del risultato di quella prima storia, che, diversi anni fa,gli ho proposto di andare avanti. Ci ha pensato e poi, di colpo, ha detto che pur non avendo mai voluto e autorizzato seguiti di Novecento, perTopolino (e Pippo) avrebbe fatto un’eccezione! L'idea è rimasta lì un paio di anni:doveva maturare e, allafine, sorprendendo entrambi, siamo salpati di nuovo insieme con una fitta collaborazione e un costante scambio di idee, oltre a tante risate».

 oppure    per  bisogno   di pubblicità  o  per   necessità ecomiche, porterà  sicuramente  una storia   sublime   ed  affascinante     come la    come  la precedente   . 
Infatti «Sì,  è  colmato un'assenza   che  era dispiaciuta   ai lettori  (  che  magari  hano  visto il  film  o letto  l'opera  )    , sotto   scritto compreso ,  della   prima sroria: quella di Gambadilegno. Lui sarà ,  come    riportano  alcune aticipazioni  il cardine di questo “midquel”. Dai disegni   qui  riportati    ,  e locandine    in anteprima  trovate  in rete   ipotizzo    che    gli autori    hanno  saputo  immedesimarsi  nei lettori    più  anziani è venuto naturale portare a bordo anche Trudy, «  in  un ruolo fortemente (e brillantemente) ---  sempre  Tito Farci ---- voluto proprio da Alessandro Baricco  . 



 Essi abbiano anche ripreso e approfondito personaggi  già apparsi nella prima storia e, mentre sceneggia vo, ho attinto a  tante sezioni del  Novecento originale  che non avevano trovato posto nella prima storia a fumetti. [....] ». Ci  saranno conoscendo  il calibro   degli. autori  in questione  e     altre  sorprese  ... che scopriremo  leggendo la storia e  usando  la nostra immaginazione    .


Infatti   riporto  diettamente   dal  pdf     l'intervista  integrale  a  Cavezzano   rilasciata      come quella  di Faraci  su   questo  numero     in edicola  di topolino   che   conferma  che  sarà un numero speciale    , da  collezionare  e conservare   per  i nipoti 






 il  che fa  bene  sperare  .    con questo  è  tutto   alla  prossima  

10.4.25

Non dovresti essere qui Déjà-vu, incubi e una verità sconvolgente: Dylan Dog indaga sul sottile confine tra sogno e realtà…

 






Soggetto: Baraldi Barbara
Sceneggiatura: Baraldi Barbara
Disegni: Furnò Davide
Copertina: Cestaro Raul, Cestaro Gianluca


Violet è perseguitata da frequenti déjà-vu: ha l’impressione di aver già vissuto situazioni di cui non ha alcuna memoria. Convinta di essere stata sottoposta a qualche tipo di esperimento illegale durante la terapia per rimuovere un tumore al cervello, decide di rivolgersi a Dylan Dog. Mentre in città si verificano inspiegabili morti da incubo, Dylan intraprende un’indagine serrata, ignaro di essere sorvegliato dai depositari di una verità così sconcertante da poter sovvertire i concetti di sogno e realtà… ma c’è davvero differenza ?
Disegni  Bellissimi   ,abbastanza  puliti  . ottimo l'uso del  chiaroscuro  . Cosi come la copertina    collegata    alla storia   in questione . La trama molto  onirica    . Buono  l'uso del dejà  vu   .  Ottimo  l'equilibrio tra il mostrare  e il non mostrare  . Azzecato il consiglio   di non leggerlo  prima di andare  a dormire  . Infatti  ho avuto   una bruttissima serie d'incubi  . Era  un bel po'   che non ne avevo   così . Una  notte  abbastanza  massacrante e senza  sogni se  non sul finire   della notte  . Una   di quelle  notti  in cui   si sono assottigliati   e  in cui si sovvertito il concetto   tra sogno   e realtà  . Tanto  ,  da  rispondere alla domanda :«   ma c’è davvero differenza ? »  ammettendo che   non c'è  differenza    tra i diue stati .
Voto 6.5\7 



3.1.25

non sempre è necessario che un fumetto o un cartone continui dopo la morte degli autori fondatori per essere grande il caso dei Penauts di Schulz venticinque anni fa l’ultima striscia. L’uscita di scena del loro papà fu indimenticabile


 

Leggi  anche  


 https://it.wikipedia.org/wiki/Peanuts
https://www.doppiozero.com/charles-m-schulz-i-cento-anni-del-papa-dei-peanuts


A volte  per ragioni diverse (  fama   duratura   del  suo  creatore  , indotto  economico  ,  desideri  dei fans    di   continuare  a  vedere \ leggere  ciò  che riguarda  i  loro  beniamini , ecc    )   i personaggi dei fumetti o  dei cartoni animati    tendono   generalmente  a sopravvivere ai loro creatori . Dal seriale a quello d’autore, dai manga ai supereroi, capita sempre più raramente di vedere un pronipote di Yellow Kid abbandonare il palcoscenico delle nuvole parlanti e ritirarsi a miglior vita seguendo le orme del proprio creatore verso il Walhalla delle storie.Infatti  negli ultimi anni abbiamo infatti visto tornare a popolare gli scaffali delle librerie un Corto Maltese in grandissimo spolvero, anche se per opera di autori ben diversi da Hugo Pratt, mentre gli invincibili galli armoricani, nemesi delle legioni romane di Cesare non li hanno mai abbandonati, seppur senza le storie di Goscinny prima e ora privi anche delle matite di Uderzo. E se il 2024 ha reso orfani anche il Martin Mystere del compianto Alfredo Castelli e l’invincibile Goku di Akira Toriyama, vendite alla mano si può essere abbastanza sicuri che il pubblico preferisca evitare di veder calare il sipario sui loro personaggi preferiti per poterne seguire le orme ancora un altro po’.Ma come  dicevo nel  titolo , ci sono  anche  delle  eccezioni   ed  una  di    queste  è appunto  quella  dei Penauts  . Se infatti i suoi personaggi continuano a godere di ottima salute in nuove avventure declinate attraverso media diversi che vanno dai cartoni animati ai videogiochi, grupppi  social   , ecc   la loro dimensione naturale, ossia le strisce, li ha visti salutarci una volta e per sempre proprio per volontà del loro autore.Dopo aver disegnato l’ultima striscia di una cinquantennale carriera il 3 gennaio del 2000, poi pubblicata 40 giorni dopo, il geniale papà di Snoopy, Linus e Charlie Brown, in accordo con la famiglia, decise di ritirarsi dall’impegno causa mzle incurabile al colon che lo aveva assorbito quotidianamente per tutta la vita, e di portarsi via il pallone, convinto che i suoi personaggi avrebbero approvato.Per un bizzarro tiro del fato infatti, la striscia in cui Charlie Brown rispondeva al telefono indicando che Snoopy/Schulz stesse scrivendo venne pubblicata proprio il giorno successivo alla sua morte. Un’uscita di scena indimenticabile e tempestiva, perfettamente in linea con la puntualità dell’autore che, convinto di non poter più sostenere l’impegno nei confronti di lettori, editore e personaggi, si accomiatava da quel mondo di “noccioline” che, in ogni lingua e a ogni latitudine, aveva accompagnato generazioni e generazioni di lettori con una soave, intelligente leggerezza

Lucy, Linus, Woodstock, Patty, Schroeder e tutti gli altri personaggi continuano, un quarto di secolo dopo quell’addio, a vivere nelle strisce dei Peanuts che hanno continuato ad essere ristampate, ma mai aggiornate da altri autori, perché solo il loro creatore sarebbe stato in grado di portarle avanti nel modo giusto. E non per l’assenza di una formula, perché in tempi di intelligenza artificiale tutto può essere replicato (a eccezione del genio), ma perché non sarebbe stato possibile ottenere un effetto sincero.Oggi il repertorio di quei personaggi, scolpito eternamente nell’immaginario collettivo mondiale, suscita ancora le stesse emozioni, pur essendosi ormai allontanato dal tempo in cui veniva concepito. Perché il tempo dei Peanuts è una dimensione di non-tempo, un presente eterno in cui l’infanzia dura per sempre riflettendo le penurie del mondo adulto per addolcirle, in cui un bracchetto vestito da Barone Rosso può sempre spiccare il volo pilotando la sua cuccia, o in cui una partita di baseball che non può essere vinta viene comunque giocata all’infinito come memento della visione dell’autore. Un autore che però, almeno una volta, ha concesso a Charlie Brown di colpire quella maledetta palla e di fare un home run, anche se non ha fatto in tempo a fargli calciare, nemmeno una volta, il pallone da football. Che dispetto!In quella che potrebbe quasi essere considerata un’accogliente, serena rassegnazione c’è tutto un mondo filosofico, ironico e titanico, capace di farci vivere ancora oggi le storture di ogni quotidianità con un sorriso malinconico che può riassumersi tutto, ma proprio tutto, in una battuta capace di stare dentro un’unica vignetta: misericordia ! .  Infatti    come fa  notare  https://downtobaker.com/2019/08/24/come-i-peanuts-hanno-creato-uno-spazio-per-pensare/   essi  sono ancora   , nonostante  siano   passati    quasi 80 anni più precisamente  dal 2 ottobre 1950 al 13 febbraio 2000 (giorno dopo la morte dell'autore) , immortali   e ricchi  di  spunto 

9.10.24

Diario di bordo n 81 anno II . lode ai 130 soldati israeliani che si sono rifiutati di combattere per proteggere gli ostaggi , il 7 ottobre non è solo il vigliacco atacco di hamas , cento anni della radio , in rai non sarebbe mai successo che Flavio Insinna dia al ministro Salvini una sottilissima bordata.

stavo iniziando questo  n  dellla rubrica ( strana 😁😲🤔✍🏼🎙🎵 coincidenza visto che uno dei post parlerà de 100 anni della radio ) e  quindi cambio   l'ordine dei post  d'apertura  . leggo  su  msn.it   che 130 soldati israeliani , a cui va tutto il mio appoggio e la mia solidarietà   anche  se  pur  critica  perchè l'hano  fatto  per  gli ostaggi  e  non per   la  pace ,  ma   è  già un  qualcosa anche  se  una  goccia  in mezzo  al mare   delle operazioni militari   , si sono

Gaza, 130 soldati israeliani si sono rifutati di combattere per salvaguardare gli ostaggi
Storia di agi
• 3 ora/e 



AGI - Si rifiutano di combattere a Gaza per non "sottoscrivere la condanna a morte" degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Un gruppo di 130 soldati dell'esercito israeliano si sono opposti alla continuazione dei combattimenti nella Striscia poiché rappresentano una "sentenza capitale" per i 101 ostaggi ancora nell'enclave palestinese."E' chiaro che la continuazione della guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi ma mette anche in pericolo la loro vita" si legge in una lettera inviata alle autorita' israeliane "molti sono stati uccisi dai bombardamenti dell'Idf, molti di più di quelli che sono stati salvati nelle operazioni militari". "Noi, che abbiamo servito e continuiamo a servire con dedizione, rischiando la vita, annunciamo che se il governo non cambia immediatamente rotta e non si adopera per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a combattere", prosegue il testo. 

 Adesso veniamo a  quanto  programmato  .   Iniziamo con  una mia  riflessione  a  freddo    sul #7ottobre  

 
Manifestare (pacificamente) per la Palestina non significa negare l’atrocità ingiustificabile degli attacchi del 7 ottobre né essere filo-Hamas o non riconoscere l’enorme complessità di una questione in cui tutti a turno hanno sbagliato con vari gradi di colpe e di responsabilità. Infatti    ciascuno dei  protagonisti  in causa :  Dall'impero  turco\ottomano al Mandato britannico della Palestina, detto anche Palestina mandataria (in inglese Mandatory Palestine; in arabo الانتداب البريطاني على فلسطين?Filasṭīn al-Intidābiyah; in ebraico המנדט הבריטי על פלשתינה (א״י)?haMandát haBríti ʿal Palestína (E.Y.), dove "E.Y." significa Erétz Yisra'él) o semplicemente Palestina  1917\1920-1948  dall'Onu  ,  dagli Arabi   ,  dagli Israeliani e  dai Palestinesi  ha   commesso  come  dicevo  prima   degli errori  e  delle atrocità  .  Significa non piegarsi all’unica e sola voce martellante e a media unificati che dal 7 ottobre scorso ci vuole convincere che Israele ha “diritto di difendersi” con qualsiasi forma e mezzo.Significa ricordare ai sordi e agli indifferenti che dal 7 ottobre scorso, in nome del diritto alla difesa e con la scusa di Hamas, il criminale di guerra Netanyahu ha provocato e s ta  provocando  la morte di oltre 40mila civili innocenti, tra cui un numero incalcolabile di donne e bambini, per la sola colpa di essere nati.Significa rivendicare il diritto e il DOVERE di chiamare le cose col loro nome: e questo si chiama genocidio.Significa distinguere chiaramente la maggioranza silenziosa di israeliani che chiede solo pace, due popoli e due Stati e l combatte  ’oligarchia politica, militare e mediatica di Netanyahu.  e  vuole  vivere  e  coesistere  gli uni  con gli altri  


Domenica 6 ottobre, Pescara per la Palestina.
Foto di Piero Rovigatti
«Siamo qui nella fede che ci sarà la possibilità di costruire una Terra Santa migliore, un Israele, una Palestina in cui si può vivere in pace e nella mutua accoglienza. Certamente non sarà facile e ci vorrà tanto tanto sforzo ma è l’unica vera soluzione possibile.
E i segnali ci 
sono, piccoli, nascosti… La continua amicizia tra individui e gruppi israeliani e palestinesi, la lotta non violenta dei rabbini per i diritti umani che sostengono e accompagnano famiglie e villaggi beduini minacciati, il rifiuto alle armi di alcuni giovani israeliani che preferiscono la prigione all’uccisione, l’impegno delle chiese cristiane nel dialogo con ebrei e mussulmani…»
da La forza del popolo di Gaza - Comune-info di (Giovanna Sguazza, missionaria comboniana)



Significa scegliere di difendere e sostenere la parte in causa in assoluto più debole, abbandonata, dimenticata, sradicata, deumanizzata e perseguitata della Terra negli ultimi decenni. Che non è né Israele né Hamas. È la popolazione civile palestinese di Gaza.Questo non vuol dire né odiare Israele e meno che mai - con quel ricatto insopportabile che prima o poi esce fuori - essere antisemiti.Significa solo essere, e possibilmente restare, umani. E mi aspetto, anzi pretendo, che una sinistra (  ed  eventualmente  anche se ci credo poco )  degna di questo nome abbia ancora la forza, la capacità e la credibilità per urlarlo anche in piazza, civilmente e a testa alta. Senza paura.Questo post, come tutti quelli che parlano di Israele e Palestina, avrà una portata organica prossima allo 0 virgola.Se volete, possiamo diffonderlo maggiormente condividendolo, col potere del passaparola, e questo vale per tutti i contenuti sul tema prodotti da chiunque, non importa quanto la pagina sia seguita.

......

In questi   giorni   ricorrono   i   100  anni dellaradio  . A  differenza dei rispett a vari bla.. bla ... bla che sentiamo in tv o sui giornali non saprei cosa dire lascio che a parlare per me ed a testimoniare di come la radio nonostante i. cambiamenti epocali a ci essa a dato origine e partecipato sia ancora viva ed infliuisca sulle nostre vite e creazioni , sono ( io ne ho trovato solo tre magari ci saranno altre , se le avete segnalatemele nei commenti o qui sulle appendici social )







il film radio freccia 


e l'albetto voci dall'incubo allegato al n 457 di dylan l'anteprima contemporanea di Prix Italia speciale Dylan Dog alla Radio: Voci dall'Incubo Un evento di pura sperimentazione multimediale e



multipiattaforma, ideato e scritto da Armando Traverso e realizzato in collaborazione con Sergio Bonelli Editorie, Rai Radio e RaiPlay Sound che andrà in onda il 12 ottobre
A vestire i panni dell'indagatore dell'incubo Lino Guanciale, che insieme ad un eccezionale cast di doppiatori propone un medley delle sceneggiature a fumetti più iconiche di Dylan Dog : Grand Guinol e Ghost hotel firmate da Tiziano Sclavi, riadattate per l'occasione.  IL  che  dimostra      che la  radio  ha  ancora     la  si  ascolti in  internet   \  cellulare , dalla macchina  ,  dalla  tv ,  dallo  stereo   ,  radio   è  un mezzo  che   lascia  molt  o spazio all'immaginazione   e  alla   fantasia e     ti  fare  certi viaggi con la mente   più  che    le  droghe   ed i paradisi artificiali   oltre che  di denuncia  politico sociale 
 da : Radio Sardegna che   fu  la prima radio libera in Italia dopo venti anni di dittatura.
Nacque a Bortigali nel 1943 ed è stata la prima radio al mondo ad annunciare, da Cagliari il 7 maggio 1945, la fine della guerra in Europa. radicalle  radio   dei  movimenti   e  delle  battagli e  civili     degli  anni  60\80  (    radio alice del  movimento  del 77  ,radio out di peppino impastato , radio sherwood  dei   centri sociali  del nord  est  ,  radio   gap   del movimento  no  global  genova2001 ,   radio radicale  , ecc  )   e   tutte le  altre radio  private   e  locali    


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Ieri sera Flavio Insinna ci ha regalato una piccola perla delle sue, dando al ministro Salvini una sottilissima bordata.Rivolgendosi scherzosamente a un giovane concorrente, ha detto:“Loro fanno dei lavori veri. Tu, invece, Manuel, sei un tiktoker… Fai video su TikTok?”“Esatto”.“E da
grande vuoi fare il ministro? Che poi vai in giro a fare i tiktok con i salami.”
Uno scherzo, ma neanche troppo.Immaginatevi solo cosa sarebbe successo se Insinna avesse detto un quarto di tutto ciò in Rai: denunce, post, interrogazioni parlamentari In fondo, è anche la ragione per cui uno come Insinna piaccia o non mi piaccia ( a me per esempio non piace granchè ) , uno con un pensiero proprio e uno spirito critico, in questa Rai non c’è e non ci sarà mai. Un po' pessimista ma purtroppo al di là delle commento ideologico del Tosa è vero conoscendo la storia dei 70 anni della Rai e del suo asservimento e lottizazione ai partiti governativi prima e poi ai vari presidenti del consiglio dopo la fine della prima repubblica

15.9.24

la vita può far male . ma si deve andare avanti i casi La storia di Mattia, un bambino di 8 anni che ha perso la vita in un’alluvione nelle Marche rivisitata in un fumetto dal titolo “La mamma mi stringeva forte”.,Veronica e Paolo Origliasso: “Ecco chi era la nostra Laura, uccisa a cinque anni da una Freccia Tricolore. Per vivere ci serve giustizia” .

 In occasione del secondo anno dalla tragica alluvione nelle Marche del 15 settembre 2022, che ha causato 13 decessi e ingenti danni, è stato rilasciato un fumetto in memoria di Mattia Luconi.



 Mattia, un bambino di soli 8 anni, era uno dei 13 sfortunati che persero la vita nel disastro, rapito dalla furia delle acque del fiume Nevola mentre si trovava in

macchina con la madre nel territorio di Senigallia, Ancona. Silvia e Tiziano, i genitori di Mattia, hanno voluto questo tributo per dare un significato alla tragedia che ha sconvolto le loro esistenze. L’intero fumetto, intitolato “Le avventure di Mattia”, è disponibile su Instagram tramite l’account “Mattia a matita” e l’intera striscia è opera dell’artista Veronica Janise Conti, amica di famiglia.
Il piccolo Mattia viene rappresentato nel fumetto insieme ai suoi adorati gatti, che parlano per lui. Una delle scene più commoventi descrive Mattia che racconta l’ultimo ricordo della madre, i suoi occhi: “Mi teneva stretto, poi… – continua – poi sono arrivato qui”, “dopo un lungo viaggio”. La scena finale mostra Mattia in compagnia dei suoi due gatti sulla riva di un fiume pacifico, un dettaglio enfatizzato dall’illustratrice attraverso le parole del ragazzino stesso.La tragica notte del 15 settembre 2022 vide un torrente inghiottire Noemi Bartolucci, una ragazzina di soli 17 anni, che nel fumetto viene raffigurata sorridente mentre accanto a Mattia, lo rassicura dicendogli: “Non ci hanno dimenticato”. Le comunità dei paesi di Barbara e Ostra, tra i più afflitti dall’alluvione, insieme a tutta la regione delle Marche, “non dimenticheranno mai lei o le altre vittime”, affermano gli abitanti di questi due paesi che commemorano la tragedia con momenti di preghiera e contemplazione.
“Mi premeva creare un manifesto. Per me sia Mattia che Noemi, – afferma l’autrice del fumetto introducendo il suo lavoro – rappresentano il simbolo di un’infanzia e una giovinezza strappate via per negligenza, disinteresse, mancanza di previsione del futuro. Dovevo sottolineare che no, non tutti gli adulti sono negligenti, disinteressati e con gli occhi serrati. Ed è per questo che il fiume scorre pacifico e limpido, perché ci sono persone che non dimenticano ciò che è accaduto. È un modo per dire che la vostra memoria è protetta e quindi voi siete al sicuro”.“Poi, – continua – avevo bisogno di sentire il peso del loro sguardo su di me. Quando Noemi dice al piccolo: ‘Guarda, Mattia’, sta rassicurando lui e nella stessa occasione sta parlando a noi: ‘Vedete, ci siamo e vi osserviamo, che cosa state facendo? Perché il mondo sia degno di noi'”.“E queste 15 illustrazioni – conclude Veronica Janise Conti – sono un richiamo alla nostra coscienza, un avvertimento ma anche una carezza, un abbraccio, un sentimento di presenza”.Due anni addietro, l’orribile nottata portò rovina e decesso: 13 individui persero la vita, 50 rimasero feriti, 150 costretti a spostarsi e lesioni pari a due bilioni di euro. Mattia, che era stato sommerso dalla violenza del Nevola, venne scoperto otto giorni successivi, disteso nel fanghiglia, con addosso la sua favorita maglietta verde e gialla, a una distanza di 13 chilometri in discesa dal luogo dove era stato sommerso dal fiume straripato.


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Come una gran tempesta/ noi scuotemmo l’albero della vita/ fino alle più occulte fibre delle radici/ ed ora appari cantando nel fogliame/ sul più alto ramo che con te raggiungemmo. –

                        Pablo Neruda (Il figlio)

Paolo dice che non è riuscito a fare il miracolo. Non si era reso conto che le fiamme avevano già invaso la sua auto. Ha estratto dall’abitacolo prima sua moglie Veronica paralizzata dallo choc. Poi Andrea, il figlio più grande. Erano pieni di ustioni tutti e due. E lui, con il corpo che esplodeva dal calore, ha provato ad aprire lo sportello posteriore per mettere in salvo anche la piccola Laura legata al seggiolino. Il fuoco ha sigillato la lamiera e il suo sforzo sovrumano non è servito a niente. Non ce l’ha fatta a salvarla. Laura e i suoi cinque anni sono scivolati via per sempre davanti ai suoi occhi.
Paolo non se lo perdona. Come se questo disastro fosse colpa sua e non dell’Aermacchi

delle Frecce Tricolore che schiantandosi sulla strada si è trasformato in una bomba, mandando in pezzi la sua esistenza e quella dell’intera famiglia Origliasso.Erano le 16 e 50 del pomeriggio. E domani è passato un anno. Anche il tempo si è bloccato. I ricordi sono un elastico che riporta gli Origliasso sempre nello stesso punto, alla stessa ora, nello stesso inferno. «Ho reagito troppo lentamente», dice Paolo. Sua moglie, Veronica, gli accarezza un braccio. «Non è vero. Senza di te, io e Andrea non saremmo qui. È successo tutto in quindici secondi, lo sai, e tu rimani il nostro eroe». È bella Veronica. Fa la maestra elementare e ha uno sguardo dolce, la voce ferma, le idee pulite, i segni delle fiamme ben visibili sulle braccia e sulle gambe. Anche lei fatica a rimettere il cuore in equilibrio mentre aspetta una giustizia che non arriva, incapace, in 365 giorni, di consegnare anche solo la perizia sul motore del Caccia. Con questo ritmo ci vorranno dieci anni. «Ma noi, per ripartire, per sederci attorno al tavolo da pranzo tenendoci per mano, pronti ad andare avanti, abbiamo bisogno di risposte».Come ti rialzi quando muore un figlio? Come li rimetti assieme i cocci? È l’inimmaginabile, l’inaccettabile. Al punto che nella nostra lingua non esiste neppure una parola per dirlo. Se viene a mancare un marito sei vedova. Se perdi un padre sei orfano. Ma se perdi Laura? Non solo non sai cosa sei, ma non capisci neppure “come” potrai continuare ad essere. Dov’è lo Stato quando hai bisogno di lui? Quando è lui ad averti fatto del male?San Francesco al Campo, cintura elegante di Torino. Villette curate, basse, circondate dal verde. Il silenzio è rotto solo dal rumore degli aerei che decollano dall’aeroporto di Caselle, otto chilometri più in là. È la prima volta che gli Origliasso, accompagnati dall’avvocato Luigi Chiappero, raccontano la loro storia, ripercorrendo le tappe di una via Crucis infinita. Sono piemontesi discreti, abituati alla bellezza delle piccole cose. «Come mille altre famiglie». La pesca, le partite di pallone di Andrea e la felicità di Laura, che invece di camminare saltellava. «Non piangeva mai. Voleva che tutti fossero felici. E quando litigavamo ci sgridava. Dormivamo nella stessa stanza, perché stavamo ristrutturando il piano di sotto. Quando lei si svegliava, alzava la testa e mi guardava con quello sguardo furbetto che voleva dire: mamma posso venire lì a farmi coccolare? Non può capire quanto mi manca quel momento. Il 16 settembre dell’anno scorso è stata l’ultima volta. Eravamo in casa solo io e lei. L’ho tenuta stretta a lungo. Eravamo felici». Il racconto scorre lento, pieno, difficile, doloroso. Impossibile non sentire il battito accelerato di cuori pieni di amarezza.Le finestre abbassate per ripararsi dal sole di mezzogiorno. I nonni seduti sul divano di una sala da pranzo con i mobili in legno. C’erano anche le loro braccia a sostenere la famiglia quando tutto rischiava di andare a pezzi. Adesso il primo pensiero è per Andrea, il figlio grande, una promessa del calcio, che a 13 anni fa i conti con una rabbia che non se ne vuole andare. «È un ragazzo magnifico. Cerchiamo di essere forti anche per lui. Che nei primi giorni, quando mi vedeva andare in bagno a piangere, mi correva dietro e sussurrava: “mamma, come stai? Se vuoi un bacio io sono qui”. Non è facile per lui. Non lo è per nessuno».Paolo, un omone con gli occhi di un azzurro trasparente che lottano con le lacrime, dice che Andrea pretende di sapere perché è successo proprio a loro. È una cosa che lo manda ai matti. «Vorrebbe che qualcuno glielo spiegasse. Ma una spiegazione non c’è. Io a 50 anni lo posso accettare, ma lui come fa? Non è facile gestire questa rabbia fine a se stessa».In attesa che un processo ricostruisca ufficialmente i fatti, gli Origliasso restituiscono i fotogrammi precisi dei minuti che precedono il disastro, ripercorrendo le assurde curve del destino. Erano appena tornati da una partita di pallone di Andrea e Laura non doveva essere con loro. Solo che aveva appena cominciato un corso in piscina e così Paolo e Veronica avevano approfittato dell’uscita in macchina per andare a comprarle un costume. «Arrivati a Caselle ho sentito un boato. Poi le fiamme alte. Il fungo sulla pista d’atterraggio dell’aeroporto. Gli alberi si piegavano. Non sapevo nulla dell’esercitazione delle Frecce Tricolori. Istintivamente ho pensato a un attacco russo. Erano giorni pieni di tensione, mi sono detto: ecco, ci stanno bombardando. Un’idea che mi ha accompagnato per l’intera giornata, anche quando siamo andati all’ospedale ed era chiaro che i russi non c’entravano niente. Volevo salvare la mia famiglia. Ce l’ho quasi fatta. Ma quasi non basta».La voce di Paolo trema, lo sguardo si perde in un punto lontano. Veronica lo osserva con tenerezza. Dice: «Io ho ricordi più confusi. Sono una donna intraprendente, abituata ad affrontare i problemi. Ma in quel momento mi è successo qualcosa. Un black out. Non riuscivo a muovermi. È stato Paolo a tirarmi fuori dall’abitacolo. In mezzo alla strada ho incrociato il pilota dell’aereo. Ricordo di avergli detto che mia figlia stava bruciando in macchina. Si è messo le mani tra i capelli». Il pilota era il maggiore Oscar Del Dò, oggi accusato di disastro aereo e di omicidio colposo. Nessuno sa perché abbia perso il controllo. Si sa che il suo Aermacchi era decollato assieme ad altre nove Frecce Tricolori dirette a Vercelli per le prove dell’Air Show e che dopo pochi secondi Del Dò si è paracadutato all’esterno. Forse un difetto meccanico, forse una manovra sbagliata, forse un Bird strike, uccelli andati a infilarsi nel motore, magari a causa di una disattenzione dell’aeroporto che pure in giornata era intervenuto più volte per allontanare cornacchie e gabbiani. Forse. Nient’altro che forse. Un mucchio di forse.Per ora sono queste le risposte a disposizione di Paolo e Veronica, mentre la procura di Ivrea, titolare non solo di questa indagine, ma anche di quella per il disastro ferroviario di Brandizzo, è travolta da una montagna di fascicoli da smaltire. Quasi duemila per ogni singolo sostituto contro una media nazionale di quattrocento. Per rimediare il ministero, dopo avere definito Ivrea la Cenerentola delle procure nostrane, ha deciso di inviare nel 2025 tre uditori giudiziari di prima nomina. Una barzelletta. Risate incivili sulla pelle di famiglie come quella degli Origliasso. «Io lo vorrei incontrare Del Dò, non c’è stata ancora l’occasione», dice Paolo. «Io non sono pronta», dice Veronica abbassando lo sguardo per la prima volta. Si è ripromessa di non piangere. «Per Laura. Glielo devo. Lei era la nostra luce. Quest’anno sarebbe andata in prima».Anche a Veronica, a scuola, hanno affidato una prima. «Le colleghe mi hanno chiesto se volevo cambiare. Ho detto di no. A volte incontro le mamme delle bambine che erano in classe con Laura. Parliamo. Mi faccio raccontare come stanno. Ci tengo davvero a saperlo. Mi fa un po’ male. Ma è giusto così. Adesso mi dico che in questa nuova classe avrò venti nuovi figli miei. I bambini sono pieni di magia».Paolo sospira profondamente. I ricordi lo assalgono. Tutti tranne uno. «Non mi tornano in mente le ultime parole che mi ha detto Laura». Veronica corre in suo soccorso. Lei li ha presenti gli ultimi istanti. Le coccole. Poi quando papà è arrivato con la macchina per andare verso Venaria è stata lei ad assicurare Laura al seggiolino. «Mi ha chiesto di metterle il suo braccialetto con l’orsetto. Un braccialetto a pressione. Sa cosa mi fa più male?». No. «Che ho mentito ai miei figli». Non capisco. «Ogni volta che erano in difficoltà, che si facevano male, che avevano paura, io dicevo loro: non vi preoccupate, ci sarà sempre mamma a proteggervi. Non sono stata capace».Avrei voglia di dirle che non era possibile. Che ci sono cose più grandi di noi. Che non siamo Dio, qualunque cosa voglia dire. Che nessuno controlla il destino. Che a me lei, loro, i nonni, mi sembrano favolosi e perfetti. Solo che, per fortuna direi, le parole mi restano incastrate in gola. «È passato un anno e noi, seguendo anche i consigli degli psicologi, abbiamo ripercorso ogni singola tappa della nostra vita usuale cercando di attraversare il dolore. Il Natale, i compleanni – quello di Laura era il 30 marzo, le ho fatto la torta anche stavolta – la Pasqua, le vacanze in un camper dove mi sembrava di vederla saltare in ogni angolo, e adesso la ripresa della scuola. È complicato. Lo sarebbe un po’ meno se la giustizia non ci lasciasse in questo limbo».La vita sospesa. Collassata in un attimo eterno. La solita strada per tornare a casa. Tutti assieme. Quella felicità piccola e inarrivabile. «Quando siamo arrivati a Caselle il navigatore ha consigliato a Paolo di andare a destra. Lui lo ha ignorato come sempre perché d’abitudine fa una strada diversa, più rapida. Così ha girato a sinistra. E io l’ho rimproverato. Poi una palla di fuoco ha travolto le nostre vite

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...