
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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2.4.24
11.8.23
Benita di © Daniela Tuscano
IL condominio ha i mattoni a vista, cupi, tristi. Ma in questo scorcio d'estate dànno una piacevole sensazione d'ombra. Benita è la donna alla finestra, la prima. Si affaccia direttamente sul viale, una zanzariera la separa dal mondo. Protezione che reclude: "Sono qui in
prigione", si lamenta dopo avermi fermata perstrada. Cerco d'intravedere l'interno, forse un corrimano, ma non è una casa di riposo e lei ne possiede le chiavi. Indossa lo stesso scialle di certe mie remote zie, un occhio è semichiuso, l'altro emana una luce azzurrina che si espande sulla pelle, fresca e sottile. In altre età Benita doveva esser stata affascinante. Altre vite l'hanno vista a Forte dei Marmi, di dov'è originaria e che rimpiange, con quello sguardo dei vecchi indistinto ma vero, contenente le spume del Tirreno, lunghe passeggiate, abiti di percalle, automobili da corsa, ammiratori e persino quel nome così duro e rivelatore. Illusione di padre - ne sono sicura, lo scelse lui -, e poi il matrimonio, il figlio "lavoratore di qua e di là", un nipote in Brasile ora ventenne e mai conosciuto, "mi ha promesso che viene, viene, ma non arriva mai". A Benita oggi resta la sponda sul viale e il dialogo con una sconosciuta, che appena la tocchi va di fretta, poi concede un attimo di tempo (da piccola, invece, coi vecchi parlava per ore), poi si prende un bacetto dalla zanzariera, e sente la frescura di quelle mani da bimba antica, rinverdite d'innocenza. La famiglia e i parenti non salvano dalla solitudine, nelle vite mediane c'è troppo, e ti spogli pian piano, da dentro. Ma sei ancora al mondo, assetata d'un futuro grande quanto una noce, e ti affacci a una labile speranza. Forse domani quella sconosciuta passerà, e verrà a trovarti. Te l'ha promesso.
© Daniela Tuscano
23.7.23
usiamoli finchè ci servono e poi buttiamoli via la storia di M.L un anziana abbandonata dai familiari di daniela tuscano
Hanno detto che era stanca, depressa, umiliata per un fisico che non rispondeva più, che sentiva inutile. Non per un fatto estetico. La decadenza la tormentava perché le avrebbe impedito di dedicare alle figlie, ai nipoti il tempo e l'energia che desiderava. Questo hanno detto e forse è vero, M. L., come tutte le nonne e le donne, era stata educata così: a pensare agli altri e non a sé stessa, a pensare sé stessa in rapporto agli altri. Soprattutto alla famiglia. Ma la famiglia non c'era il 20 luglio, antivigilia della festa dei nonni. Le figlie, i nipoti erano appena partiti in vacanza e lei, M. L., smarrita da tempo, doveva improvvisamente fare i conti con la propria in-utilità. Quegli anni gratuiti, gli anni della vigoria e del dono, gli anni delle estati in Liguria, dove le voci garrule dei bimbi al mare restituiscono una breve infanzia, quegli anni erano diventati un ricordo crudele e scialato. Inutile anch'esso, perché M. L. era rimasta lì, involontaria stilita, come una vecchia misantropa, in un silenzio senza storia.E in silenzio è volata giù, dalla finestra spalancata che ha gridato per lei. Non è stata una caduta accidentale. È scesa per esserci ancora, fra l'erba verde, presso gli alberi da frutto. Una tomba "antica", ché tutti ormai non lasciamo che cenere, e le nostre case sono sarcofaghi dei quali non rispettiamo la sacertà. È scesa perché era finita, perché finita si sentiva, perché finita non voleva finire. Nessuno conosce il guazzabuglio del cuore umano, a nessuno è lecito giudicare. Ma le tombe mute dei vecchi, come il disonore delle salme degli anziani ospiti della Rsa milanese, morti in un rogo e abbandonati anche durante le esequie, sono l'accusa concreta, starei per dire vivente, dei nostri anni ingrati. La lezione del covid non ci ha resi migliori. In questi anni "che mai non fur vivi" seppelliamo anzitempo gli anziani "in-utili", precludendoci così il futuro.
19.6.23
un vecchio e un giovane in una banca tra passato e presente di Roberta Brocciacia
dal gruppo fb Madre Terra e amici di ❤ di Roberta Broccia
Ho passato un'ora in banca con mio padre, perché ha dovuto
trasferire dei soldi.
Non ho resistito a me stessa
e ho chiesto...
internet banking?
- Perché dovrei farlo? Ha chiesto...
- Beh, allora non dovrai passare
un'ora qui per cose come
il trasferimento.
Puoi anche fare la spesa online.
Sarà tutto così facile! ′
Ero così entusiasta di farlo entrare
nel mondo del Net Banking.
Mi ha chiesto: se lo faccio, non dovrò
uscire di casa...?
- Sì, sì ho detto. Gli ho detto come
anche gli alimentari possono essere
consegnati a porta ora e come
Amazon consegna tutto!
La sua risposta mi ha lasciato
la lingua legata.
Mi ha detto:
“da quando sono entrato in questa
banca oggi, ho incontrato quattro
miei amici, ho chiacchierato un po'
con lo staff che ormai mi conosce
molto bene.
Sai che sono solo...
questa è l'azienda di cui ho bisogno.
Mi piace prepararmi e venire in banca.
Ho abbastanza tempo,
è il tocco fisico che desidero."
"Due anni fa mi sono ammalato,
il proprietario del negozio da cui
compro frutti, è venuto a trovarmi
e si è seduto vicino al mio capezzale
e ha pianto.
Quando tua madre è caduta giù
qualche giorno fa mentre faceva
la passeggiata mattutina,
il nostro fruttivendolo locale
l'ha vista e ha subito preso la sua
macchina per portarla a casa
di corsa, perché lui sa dove vivo."
- Avrei quel tocco ′′umano′′
se tutto diventasse online?
Perché dovrei volere che tutto
mi venga consegnato e che mi
costringa a interagire solo
con il mio computer?
Mi piace conoscere la persona
con cui ho a che fare e non solo
il venditore.
Crea legami di relazioni.
Anche Amazon consegna tutto questo?"
La tecnologia non è vita...
Trascorri del tempo con le persone.l
Non con i dispositivi.
19.4.22
miserie umane : Disabili fatti scendere dal treno, Trenitalia: per far posto a turisti ., Anziano aggredito e buttato in un cassonetto: ragazzi postano il video su Tik Tok
Sono troppo triste ed indignato da non riuscire a trovare nessuna parola di sdegno per commentare sifatti avvenimenti E poi per parafrasare una famosa battuta televisiva : due parole sono poche e una troppo . a voi i fatto incresciosi
27 ragazzi disabili ed i loro accompagnatori non sono riusciti a salire sul treno che da Genova doveva riportarli a Milano, nonostante avessero anche i posti a sedere prenotati.A nulla è servito l'intervento del personale di Trenitalia e perfino della Polizia ferroviaria; i passeggeri non hanno voluto abbandonare i posti
indebitamente occupati (oltretutto segnalati con dei cartelli).Trenitalia è stata costretta ad allestire un pullman dedicato per poter riportare i ragazzi a casa.Diritti cancellati con la forza, persone umiliate con l'arroganza e la strafottenza dell'inciviltà. Un comportamento disumano ed ingiustificabile. Lascia perplessi l'atteggiamento remissivo delle autorità presenti sul posto. Lo Stato non può permettere che i diritti vengano schiacciati dalla forza.Situazione incredibilmente vergognosa. C'è da dire la versione di Trenitalia fa pena ed è un arrampicarsi sugli specchi : << Noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo organizzato un pullman, fornendo un kit di assistenza per mangiare e bere e per tutti ci sarà il rimborso integrale del biglietto>>, questa la versione ufficiale delle ferrovie a commento di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe dove un gruppo di disabili ha trovato i propri posti (prenotati in anticipo) occupati da un gruppo di turisti i quali li hanno obbligati a scendere e andare a Milano in pullman. << I turisti erano tutti italiani - prosegue Trenitalia -, erano di ritorno dalle vacanze di Pasqua e avevano il regolare biglietto per quel treno, ma avrebbero potuto proseguire il viaggio restando in piedi>>. Ma l'associazione Haccade interviene sulla vicenda: <<Non è colpa di chi non si è alzato ma di chi non ha garantito il servizio".Sempe secondo La ricostruzione secondo Trenitalia - Trenitalia >>aveva riservato sulla prima vettura del treno regionale 3075 Albenga-Milano i posti necessari a far viaggiare da Genova a Milano una comitiva di persone con disabilità, 27 persone e 3 accompagnatori. Sul treno, arrivato a Genova Piazza Principe, in ritardo per un precedente atto vandalico, che aveva costretto a cambiare tipo di convoglio a Savona, sono saliti numerosi viaggiatori occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti e rimasti fino a Genova liberi per la comitiva. A quel punto il personale di assistenza alla clientela è salito a bordo per invitare le persone a liberare quei posti. Dopo circa venti minuti, nell'impossibilità di persuadere i clienti e permettere alla comitiva di viaggiare seduta e in maniera confortevole, com'era previsto, Trenitalia ha individuato una soluzione alternativa, utilizzando un pullman". E' questa la ricostruzione di Trenitalia di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe, fornita dalla stessa azienda ferroviaria.
La replica dell'associazione Haccade: <<Una narrazione agghiacciante di Trenitalia" - "La responsabilità di quanto successo non è di chi non si è alzato, ma di chi non ha garantito il servizio>>: lo ha detto Giulia Boniardi, responsabile di Haccade, l'associazione con cui viaggiavano i 25 disabili che non sono riusciti a salire sul treno e sono dovuti tornare in pullman a Milano. <<Stanno mettendo le persone una contro l'altra - ha detto all'agenzia Ansa -, è una narrazione agghiacciante, il focus è la mancata tutela di un diritto, quello di viaggiare, il messaggio - sottolinea Boniardi - non è 'poveri disabili trattati male>>.
ha ragione Lorenzo Tosa : << [....] Ma, per quanto incredibile, la cosa più sconvolgente non è nemmeno questa. La cosa più sconvolgente è che il personale di Trenitalia e della Polfer intervenuto, invece di far alzare e sloggiare i turisti seduta stante, magari anche con una equa multa, hanno fatto scendere i 27 disabili e li hanno trasferiti su un pullman diretto in Lombardia. Oltre il danno, la beffa. La resa totale dello Stato di fronte all’inciviltà, alla legge della giungla, alla barbarie.C’è solo da augurarsi che qualcuno risponda di tutto questo. Gli incivili ma anche chi all‘inciviltà si piega (invece di perseguirla), diventandone inconsapevolmente complice.>>
il secondo fattto è l'Episodio di violenza in provincia di Napoli, dove un anziano è stato aggredito, sollevato e buttato in un cassonetto da un gruppo di ragazzi che, divertiti, commentano e riprendono la scena con grosse risate per poi postare il video su Tik Tok. Le forze dell’ordine stanno indagando per rintracciare la vittima e gli aggressori.
© Fornito da Notizie.it Anziano aggredito video tik tok
Diventato in breve tempo virale sui social, il filmato mostra la comitiva circondare l’anziano, forse uscito per buttare la spazzatura, e bloccarlo mentre tenta di divincolarsi. Tra le risate di amici e amiche presenti, i ragazzi sono riusciti a sollevarlo prepotentemente e a gettarlo in un cassonetto dei rifiuti per poi allontanarsi dal luogo del misfatto. In evidenti difficoltà, l’uomo ha provato a chiedere a gesti di essere aiutato ad uscire ma i giovani hanno continuato a filmarlo divertiti prima di andarsene.
Borrelli: “Grave imbarbarimento dei costumi”
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, è intervenuto sulla vicenda parlando di un video vergognoso che ha già provveduto ad inviare alle autorità. “Si è raggiunta una tale sottocultura e un così grave imbarbarimento dei costumi che si fa fatica a pensare da dove cominciare per rimediare a un tale disastro sociale“, ha aggiunto. Le forze dell’ordine, acquisito il materiale, sono ora al lavoro per identificare i protagonisti della vicenda.
indebitamente occupati (oltretutto segnalati con dei cartelli).Trenitalia è stata costretta ad allestire un pullman dedicato per poter riportare i ragazzi a casa.Diritti cancellati con la forza, persone umiliate con l'arroganza e la strafottenza dell'inciviltà. Un comportamento disumano ed ingiustificabile. Lascia perplessi l'atteggiamento remissivo delle autorità presenti sul posto. Lo Stato non può permettere che i diritti vengano schiacciati dalla forza.Situazione incredibilmente vergognosa. C'è da dire la versione di Trenitalia fa pena ed è un arrampicarsi sugli specchi : << Noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo organizzato un pullman, fornendo un kit di assistenza per mangiare e bere e per tutti ci sarà il rimborso integrale del biglietto>>, questa la versione ufficiale delle ferrovie a commento di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe dove un gruppo di disabili ha trovato i propri posti (prenotati in anticipo) occupati da un gruppo di turisti i quali li hanno obbligati a scendere e andare a Milano in pullman. << I turisti erano tutti italiani - prosegue Trenitalia -, erano di ritorno dalle vacanze di Pasqua e avevano il regolare biglietto per quel treno, ma avrebbero potuto proseguire il viaggio restando in piedi>>. Ma l'associazione Haccade interviene sulla vicenda: <<Non è colpa di chi non si è alzato ma di chi non ha garantito il servizio".Sempe secondo La ricostruzione secondo Trenitalia - Trenitalia >>aveva riservato sulla prima vettura del treno regionale 3075 Albenga-Milano i posti necessari a far viaggiare da Genova a Milano una comitiva di persone con disabilità, 27 persone e 3 accompagnatori. Sul treno, arrivato a Genova Piazza Principe, in ritardo per un precedente atto vandalico, che aveva costretto a cambiare tipo di convoglio a Savona, sono saliti numerosi viaggiatori occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti e rimasti fino a Genova liberi per la comitiva. A quel punto il personale di assistenza alla clientela è salito a bordo per invitare le persone a liberare quei posti. Dopo circa venti minuti, nell'impossibilità di persuadere i clienti e permettere alla comitiva di viaggiare seduta e in maniera confortevole, com'era previsto, Trenitalia ha individuato una soluzione alternativa, utilizzando un pullman". E' questa la ricostruzione di Trenitalia di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe, fornita dalla stessa azienda ferroviaria.
La replica dell'associazione Haccade: <<Una narrazione agghiacciante di Trenitalia" - "La responsabilità di quanto successo non è di chi non si è alzato, ma di chi non ha garantito il servizio>>: lo ha detto Giulia Boniardi, responsabile di Haccade, l'associazione con cui viaggiavano i 25 disabili che non sono riusciti a salire sul treno e sono dovuti tornare in pullman a Milano. <<Stanno mettendo le persone una contro l'altra - ha detto all'agenzia Ansa -, è una narrazione agghiacciante, il focus è la mancata tutela di un diritto, quello di viaggiare, il messaggio - sottolinea Boniardi - non è 'poveri disabili trattati male>>.
ha ragione Lorenzo Tosa : << [....] Ma, per quanto incredibile, la cosa più sconvolgente non è nemmeno questa. La cosa più sconvolgente è che il personale di Trenitalia e della Polfer intervenuto, invece di far alzare e sloggiare i turisti seduta stante, magari anche con una equa multa, hanno fatto scendere i 27 disabili e li hanno trasferiti su un pullman diretto in Lombardia. Oltre il danno, la beffa. La resa totale dello Stato di fronte all’inciviltà, alla legge della giungla, alla barbarie.C’è solo da augurarsi che qualcuno risponda di tutto questo. Gli incivili ma anche chi all‘inciviltà si piega (invece di perseguirla), diventandone inconsapevolmente complice.>>
il secondo fattto è l'Episodio di violenza in provincia di Napoli, dove un anziano è stato aggredito, sollevato e buttato in un cassonetto da un gruppo di ragazzi che, divertiti, commentano e riprendono la scena con grosse risate per poi postare il video su Tik Tok. Le forze dell’ordine stanno indagando per rintracciare la vittima e gli aggressori.
Diventato in breve tempo virale sui social, il filmato mostra la comitiva circondare l’anziano, forse uscito per buttare la spazzatura, e bloccarlo mentre tenta di divincolarsi. Tra le risate di amici e amiche presenti, i ragazzi sono riusciti a sollevarlo prepotentemente e a gettarlo in un cassonetto dei rifiuti per poi allontanarsi dal luogo del misfatto. In evidenti difficoltà, l’uomo ha provato a chiedere a gesti di essere aiutato ad uscire ma i giovani hanno continuato a filmarlo divertiti prima di andarsene.
Borrelli: “Grave imbarbarimento dei costumi”
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, è intervenuto sulla vicenda parlando di un video vergognoso che ha già provveduto ad inviare alle autorità. “Si è raggiunta una tale sottocultura e un così grave imbarbarimento dei costumi che si fa fatica a pensare da dove cominciare per rimediare a un tale disastro sociale“, ha aggiunto. Le forze dell’ordine, acquisito il materiale, sono ora al lavoro per identificare i protagonisti della vicenda.
4.6.19
noi e loro quello che noi siamo loro erano e quello che noi saremo loro sono . passaggio di generazione
di cosa stiamo parlando
Anche i vecchi meritano rispetto ed hanno molto da insegnarci come la storia di cui di "Zio " 97 anni e non sentirli: immerso in un mare di colori, continua a lavorare nel suo negozio di stoffe, a Tempio Pausania di cui ho parlato in un post precedente
Infatti è grazie a loro che si hanno iniziative come queste
E poi non dimentichiamo che quello che noi siamo loro erano e quello che noi saremo loro sono
6.7.16
.Si laurea a 82 anni per amore della moglie Carmelo Toscano aveva finito gli esami già nel 1974 e ieri ha presentato a Sociologia la sua tesi sul capitalismo in agonia
Lo so che molti di voi , come non biasimarli , mi diranno : è che palle è già il terzo articolo che riporti su argomenti simili in queste due settimane ; ma stasi diventando vecchio.; non sapevo che t'interessassi d tematiche da giornali rosa e tipo harmony ; ... ecc .
Ma se leggete questa storia fino in fondo , prima di sparare cazzate a random capirete che tale vicenda non puo' essere in modo riduttivo in quadrata in tali categorie
Si laurea a 82 anni per amore della moglie
Carmelo Toscano aveva finito gli esami già nel 1974 e ieri ha presentato a Sociologia la sua tesi sul capitalismo in agonia
di Giorgio Dal Bosco
TRENTO. Laurearsi a 82
anni suonati (ieri pomeriggio a Sociologia) è fuori del comune, ma non è
un primato. Laurearsi a questa età a distanza di 42 anni trascorsi dopo
aver superato tutti gli esami canonici (iscrizione nel 1968 e ultimo
esame nel 1974) rifiutandosi di discutere la tesi (già scritta) di
laurea soltanto perché «contesto la frattura tra mondo operaio e mondo
intellettuale che quel pezzo di carta, la laurea, lo certifica»,
comincia ad essere un evento straordinario. Se ci si aggiunge a tutto
ciò che una laurea siffatta altro non è che un regalo di lui per amore
di lei che gli ha chiesto un ulteriore “segno” d'affetto in occasione
delle loro nozze di diamante, beh, allora, veramente si va dritti nel
libro del Guinnes dei primati.

Non solo, ma questa è una pagina tenerissima di un libro rosa dove,
tuttavia, di realismo non manca niente. Non manca l'ambizione di lei
«desidero essere la moglie di un dottore» e nemmeno la smorfia di
assenso di lui che, prima, sbuffa un «vabbè, mi arrendo, mi laureo» e,
poi, le sussurra un « sono contento di ...accontentarti». Questa, in
maniera stringata, è la storia di Carmelo Toscano, nato nel 1934,
siciliano di Lentini, bolognese d'adozione, ragioniere, sposato con
Antonietta, venuto a Trento nel 1968 ad iscriversi alla già quasi famosa
Sociologia.
La sua, professionalmente, è una vita tutta dentro “Timo” e Sip,
rispettivamente “nonna” (emiliana) e madre di Telecom, fino al
pensionamento nel 1987. Con la passione, oltre a quella del contestatore
che presagiva come la tecnologia si sarebbe fagocitata centinaia di
migliaia di posti di lavoro, una grande passione – si diceva - per tutto
ciò che è “sociale”, in particolare per una diversa modalità
dell'organizzazione del lavoro che avrebbe dovuto ubbidire
all'imperativo «far lavorare meno ore per far lavorare tutti».
Carmelo si è sempre messo di buzzo buono anche in questo almanaccando
sistemi organizzativi migliori. Quella tesi dal titolo «Capitalismo in
agonia», scritta quando aveva 38 anni, intanto , però rimaneva lì in
casa tra gli scaffali come un impolverato album di foto di famiglia.
Antonietta la moglie, - come sussurra la figlia Alessandra «moglie sì,
ma con un'espressione più intima io definisco meglio una compagna di
vita, una donna che ha condiviso con il marito ogni decisione e ogni
grande o piccola emozione» - ha covato per qualche tempo un segreto
desiderio.
Lo covava, forse, anche tra un gorgheggio e l'altro, tra un'opera e
l'altra, cantando come soprano lirico al Teatro Comunale di Bologna.
Poi, l'anno scorso Carmelo si è trovato tra le mani quel fascicolo
«Capitalismo in agonia» che ha portato , non si sa mai, alla casa
editrice Pendragon che subito ha pubblicato l'opera in due volumi.
Involontariamente Carmelo ha così dato il “la” alla sua laurea. Sì,
perché la moglie Antonietta e la figlia Alessandra come due carbonare
hanno tramato nell'ombra.
Qualche telefonata a sociologia, qualche distinguo e infine la certezza
di una cosa importante: il laureando, all'epoca dell'ultimo esame, per
motivi tutti suoi e non per eventuali ripensamenti sulla eventualità di
laurearsi, si era fatto certificare dall'Università di aver superato
tutti gli esami. E questo attestato che gli ha permesso di laurearsi a
distanza di 42 anni.
Così per Carmelo è arrivata la “bomba”: la richiesta della moglie,
ossia, la preghiera di andare a Trento, discutere la tesi già
pubblicata. La “carboneria” di madre e figlia aveva vinto. D'altra parte
60 anni di matrimonio vissuti senza tentennamenti e con un grande
dolore, supportandosi (attenzione, non sopportandosi) vicendevolmente
dovevano essere festeggiati.
Ecco, appunto, supportandosi. Sì, perché quando Carmelo, allora già
impiegato alla Sip, aveva deciso di iscriversi a Sociologia, la moglie
aveva apprezzato e stimolato l'iniziativa anche se lo studio avrebbe
distolto Carmelo, almeno parzialmente, dal ruolo di grande padre e di
bravo marito.
10.1.16
Dopo il matrimonio, di corsa in ospedale: la nonna pazza di gioia per la sorpresa
Peg McCormack, 91enne, non era potuta andare al matrimonio di suo nipote Brian perché era caduta e si era rotta una caviglia. Malgrado fosse costretta a restare immobile nel letto di un ospedale, la donna aveva indossato l'abito che aveva scelto per la cerimonia. Ma era totalmente ignara che i neosposi - che hanno scelto di celebrare le nozze nella stessa chiesa in cui si sono sposati i genitori e i nonni di Brian - sarebbero andati a trovarla subito dopo la funzione, facendole una sorpresa.
La reazione di gioia dell'anziana signora è stata catturata dall'obiettivo della fotografa Rachel Nolan, di Hello Gorgeous Photography. "Ho chiesto se avevano piacere ad avermi accanto in quel momento - ha spiegato Rachel -. Avevo capito che per loro era qualcosa di molto intimo e non volevo che la vivessero come un'invasione. Ma poi hanno deciso di lasciarmi entrare insieme a loro. L'hanno resa la nonna più felice del mondo. Come fotografa, questo è il motivo per cui vivo: catturare questi momenti. Meno di un mese dopo, la nonna è venuta a mancare. Quel giorno ho capito ancora di più quanto quel gesto fosse stato speciale"
a cura di Elonora Giovinazzo
La reazione di gioia dell'anziana signora è stata catturata dall'obiettivo della fotografa Rachel Nolan, di Hello Gorgeous Photography. "Ho chiesto se avevano piacere ad avermi accanto in quel momento - ha spiegato Rachel -. Avevo capito che per loro era qualcosa di molto intimo e non volevo che la vivessero come un'invasione. Ma poi hanno deciso di lasciarmi entrare insieme a loro. L'hanno resa la nonna più felice del mondo. Come fotografa, questo è il motivo per cui vivo: catturare questi momenti. Meno di un mese dopo, la nonna è venuta a mancare. Quel giorno ho capito ancora di più quanto quel gesto fosse stato speciale"
a cura di Elonora Giovinazzo
la storia racconta a foto la si trova qui http://www.repubblica.it/esteri del 9\1\2016
25.2.15
la morte dei vecchi
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http://nottidiguardia.it/l-uomo-che-non-riusciva-a-morire-in-pace/
http://nottidiguardia.it/l-uomo-che-non-riusciva-a-morire-in-pace/
accusatemi pure d'essere un cinico e d'essere pro eutanesia viste ,
chi legge il mio blog e la mia bacheca dagli esordi o con
attenzione a lo sa , posizioni su testamento biologico e fine vita .
Ma la penso , anche per esperienza personale ( il ricovero per frattura di un braccio di una mia prozia di 70\80 anni ) come il post
di questo sito http://nottidiguardia.it/.

Penso alla morte delle persone anziane. Come muoiono oggi i vecchi? Muoiono in OSPEDALE. Perché quando la nonna di 92 anni è un po’ pallida ed affaticata deve essere ricoverata. Una volta dentro poi, l’ospedale mette in atto ciecamente tutte le sue armi di tortura umanitaria. Iniziano i prelievi di sangue, le inevitabili fleboclisi, le radiografie.
“Come va la nonna, dottore?”. “E’ molto debole, è anemica!”.
Il giorno dopo della nonna ai nipoti già non gliene frega più niente!
“Come va l’anemia, dottore?”. “Che vi devo dire? Se non scopriamo la causa è difficile dire come potrà evolvere la situazione”.
“Ma voi cosa pensate?”. “Beh, potrebbe essere un’ ulcera o un tumore… dovremmo fare un’ endoscopia”. Io faccio il chirurgo e lavoro da venti anni in ospedale. Mi sono trovato moltissime volte in situazioni di questo tipo. Che senso ha sottoporre una vecchia di 92 anni ad una gastroscopia? Che mi frega sapere se ha l’ulcera o il cancro? Perché deve morire con una diagnosi precisa? Ed inevitabilmente la gastroscopia viene fatta perché i nipoti vogliono poter dire a se stessi e a chiunque chieda notizie, di aver fatto di tutto per la nonna.
Dopo la gastroscopia finalmente sappiamo che la vecchia ha solamente una piccola ulcera duodenale ed i familiari confessano che la settimana prima aveva mangiato fagioli con le cotiche e broccoli fritti, “…sa, è tanto golosa”.
A questo punto ormai l’ ospedale sta facendo la sua opera di devastazione. La vecchia perde il ritmo del giorno e della notte perché non è abituata a dormire in una camera con altre tre persone, non è abituata a vedere attorno a sé facce sempre diverse visto che ogni sei ore cambia il turno degli infermieri, non è abituata ad essere svegliata alle sei del mattino con una puntura sul sedere. Le notti diventano un incubo. La vecchietta che era entrata in ospedale soltanto un po’ pallida ed affaticata, rinvigorita dalle trasfusioni e rincoglionita dall’ambiente, la notte è sveglia come un cocainomane. Parla alla vicina di letto chiamandola col nome della figlia, si rifà il letto dodici volte, chiede di parlare col direttore dell’albergo, chiede un avvocato perché detenuta senza motivo.
All’inizio le compagne di stanza ridono, ma alla terza notte minacciano il medico di guardia “…o le fate qualcosa per calmarla o noi la ammazziamo!”. Comincia quindi la somministrazione dei sedativi e la nonna viene finalmente messa a dormire.
“Come va la nonna, dottore? La vediamo molto giù, dorme sempre”.
Tutto questo continua fino a quando una notte (chissà perché in ospedale i vecchi muoiono quasi sempre di notte) la nonna dorme senza la puntura di Talofen.
“Dottore, la vecchina del 12 non respira più”.
Inizia la scena finale di una triste commedia che si recita tutte le notti in tanti nostri ospedali: un medico spettinato e sbadigliante scrive in cartella la consueta litania “assenza di attività cardiaca e respiratoria spontanea, si constata il decesso”. La cartella clinica viene chiusa, gli esami del sangue però sono ottimi. L’ospedale ha fatto fino in fondo il suo dovere, la paziente è morta con ottimi valori di emocromo, azotemia ed elettroliti.
Cerco spesso di far capire ai familiari di questi poveri vecchi che il ricovero in ospedale non serve e anzi è spesso causa di disagio e dolore per il paziente, che non ha senso voler curare una persona che è solamente arrivata alla fine della vita. Vengo preso per cinico, per un medico che non vuole “curare” una persona solo perché è anziana. “E poi sa dottore, a casa abbiamo due bambini che fanno ancora le elementari non abbiamo piacere che vedano morire la nonna!”.
Ma perché? Perché i bambini possono vedere in tv ammazzamenti, stupri, “carrambe” e non possono vedere morire la nonna? Io penso che la nonna vorrebbe tanto starsene nel lettone di casa sua, senza aghi nelle vene, senza sedativi che le bombardano il cervello, e chiudere gli occhi portando con sé per l’ultimo viaggio una lacrima dei figli, un sorriso dei nipoti e non il fragore di una scorreggia della vicina di letto.
Regaliamo ai nostri vecchi un atto di amore, non cacciamoli di casa quando devono morire.
Glodencharlie
Articolo che fa riflettere… . Dovremmo riappropriarci della morte, ma fa paura e nessuno
vuol sentirsi responsabile del non aver concesso qualche giorno in più
ai propri cari, anche quando stanno veramente male.
Qui si entra in tema di fine vita, di accanimento diagnostico e
terapeutico. E’ necessario un grande coraggio per lasciare la gente
morire quando il loro momento è arrivato. E forse anche un grande
altruismo..dovremmo pensare un pò meno ai nostri sensi di colpa e un pò
di più agli altri.Ed affrontare la vita senza stupidi tabù o sensi di cola inutili . accettando che anche la vita può finire da un momento all'altro . Ma soprattutto come dice uno dei commenti all'articolo
Carlo scrive:
10 giugno 2009 alle 15:07
Una risata con la figlia, uno strano sospiro e poi qualcuno o qualcosa (o tutte e due, chi lo sa) scrive la parola “fine” su quasi un secolo di vita con un ictus cerebrale fatale. In pochi attimi dobbiamo decidere se chiamare una autoambulanza, fare qualcosa, tentare l’impossibile …. Purtroppo il medico ci consiglia di apettare quella manciata di tempo di una vita che vita non è più. Con tanta paura di sbagliare accettiamo di lasciarla in casa vicino a noi, tre figli che stringendole le mani l’accompagneranno su un letto di parole, ricordi e sentimenti. Nessuno di noi saprà mai cosa lei possa aver provato o sentito; di sicuro, nel silenzio della sua camera, nella intimità del contatto con i figli si è chiusa degnamente e con rispetto una vita. Nulla di questo sarebbe stato possibile in una corsia di un ospedale…
Carlo
Lo che e’difficilissimo essere costretti a scegliere dove un anziano starà
meglio quando lui stesso afferma di “non stare più bene da nessuna
parte” e che le cose che vorrebbe fare non potrà mai più farle.
I sensi di colpa sono devastanti perchè non è tanto importante dove finirà i suoi giorni, me è essere vicino a lui quando accadrà.
Questa è una scommessa terribile! Allora non ci resta che difendere a
tutti i costi la dignità di queste persone care sono ridotte a esseri
deboli, defedati, emaciati in cui la vita non è che un sottile respiro
superficiale in condizioni di riposo…
Quindi credo che bisognerebbe riflettere in tal senso non solo per quanto riguarda le persone anziane, ma per noi tutti.
Quando l’intubazione e l'alimentazione ( vedi il caso di eluana englaro , solo per citare il più noto ) non serve più, quando le flebo, i cateteri, i
farmaci per pisciare, per nutrirsi, per controllare la frequenza
cardiaca, per mantenere calmo il cervello…non sortiscono alcun effetto
terapeutico. Quando la cura diventa una sorta di prigione da cui non si
può scegliere di uscire…
Ci vuole tanto buon senso per cercare di arrivare a delle leggi –
sicuramente difficili da redigere soprattutto quando sisottoposti a pressioni dei gruppi di potere esterni , la chiesa o meglio le gerarchie ecclesiastiche in questo caso – in materia. Ci vuole buon senso e
coscienza. Così come bisognerebbe che chi presenta i disegni di legge, o
chi evita anche solo di mettersi in discussione in nome di credi
diversi, avesse a che fare per mesi con un famigliare in camera di
rianimazione, totalmente non autosufficiente, che ti chiede, come ultimo
atto d’amore da parte di chi lo ha sempre amato e protetto, di
potersene andare in pace, senza essere torturato ulteriormente. Mio
marito, per fortuna, si è spento da solo dopo due mesi di calvario…ma
non potrei nemmeno immaginare come sarebbe stato doverne affrontare lo
sguardo dopo mesi ed anni in una simile condizione… <<
Ora lo piango, e mi manca tantissimo, ed ho il cuore distrutto, e avrei
fatto di tutto per salvarlo, se questo avesse significato poterlo
riportare a casa…riportare a casa.
Ma almeno adesso sto male io, mentre lui non sente più dolore. >> ( da un altro commengto delll'articolo ) . Lo so che è difficile come dice
giovanna scrive:
3 agosto 2009 alle 16:04
ho letto solo ora…e sto vivendo la stessa situazione da lei descritta..mio nonno è in terapia intensiva da una settimana,completamente sedato e intubato,dicono per una polmonite e un accumulo di liquidi nei polmoni.
quando lo abbiamo portato in ospedale era in coma e i medici ci hanno detto che l’unica ,piccola possibilità di salvargli la vita fosse l’intubazione! qual è la cosa più giusta da fare in una situazione simile?! rimani pietrificato,devi decidere in un attimo,altrimenti è trp tardi,il destino di una persona a te cara,dalla quale,nonostante l’età e la consapevolezza che qsta è la vita,nn sei mai pronto a distaccartene.
Nn si tratta di accanimento o di nn rassegnazione,si tratta solo di fare tt il possibile,fino all’ultimo,per una persona a te cara e poi in una situazione improvvisa nn sempre,e nn tutti,riescono ad essere lucidi e calcolatori. Chi può stabilire cn certezza,che dopo la rianimazione una persona,per quanto anziana,nn possa riprendersi e vivere un altro mese,un altro anno o solo una settimana?!
per un attimo ci siamo illusi che tt poteva essere passato,mio nonno si era ripreso,ma solo per qualke giorno.ora da una settimana,tt i giorni,alla stessa ora,andiamo in ospedale,attendiamo in silenzio il nostro turno,speriamo in un lieve miglioramento che è destinato a rimanere un’utopia nn appena vediamo l’immagine sul monitor,da 5 giorni sempre la stessa,come un rituale.
Ora, con il senno del poi mi chiedo se all’inizio abbiamo preso la decisione giusta ma qlla decisione ,subito dopo la sua ripresa, ci ha permesso di dirgli, per l’ ultima volta, “ti vogliamo bene” e lui ha annuito.E credetemi per noi è già molto.
giovanna
Ma chiediamoci su lui avrebbe deciso nella sua situazione ? avrebbe voluto l'accanimento o avrebbe voluto morire subito ? Concludo con quest'altro comento che credo descriva benissimo tale situazione
sorriso scrive:
20 aprile 2010 alle 15:52
…complesso, troppo, il tema della dignità della morte per cercare di spiegarlo o comprenderlo in poche parole…
Lasciatemi solo dire, senza voler in nessun modo giudicare o entrare in merito a scelte e situazione troppo personali, che forse nel nostro tempo manca la capacità di accettare la morte e l’impotenza che l’uomo e di conseguenza la medicina hanno di fronte ad alcune situazioni… Non credo che si debba sempre “fare qualcosa”, a volte il “fare” più grande è proprio il non fare medicalmente nulla, ma ascoltare, guardare, stare vicino a chi amiamo accompagnandolo alla fine del suo tempo con rispetto, senza “macchinose torture” e inutili sofferenze… Già, per questo ci vuole un gran coraggio, un immenso altruismo e una grande forza..e forse qualcuno che con altrettante qualità, che ci aiuti a sostenerla…
20 aprile 2010 alle 15:52
…complesso, troppo, il tema della dignità della morte per cercare di spiegarlo o comprenderlo in poche parole…
Lasciatemi solo dire, senza voler in nessun modo giudicare o entrare in merito a scelte e situazione troppo personali, che forse nel nostro tempo manca la capacità di accettare la morte e l’impotenza che l’uomo e di conseguenza la medicina hanno di fronte ad alcune situazioni… Non credo che si debba sempre “fare qualcosa”, a volte il “fare” più grande è proprio il non fare medicalmente nulla, ma ascoltare, guardare, stare vicino a chi amiamo accompagnandolo alla fine del suo tempo con rispetto, senza “macchinose torture” e inutili sofferenze… Già, per questo ci vuole un gran coraggio, un immenso altruismo e una grande forza..e forse qualcuno che con altrettante qualità, che ci aiuti a sostenerla…
a voi ogni ulteriore commento in merito
7.1.15
Direttore della banca umiliato da questa lettera di una signora di 86 anni..Fantastica dimostrazione che i vecchi non sono solo rincoglioniti ma hanno qualcosa da insegnare
vera o falsa che sia questa storia ,sia che sia diventata virale che non , è la dimostrazione di come i vecchi non sono solo ricncoglioniti o esseri inutili oppure peggio strani ed inutili perchè non comprendono il mondo attuale o lo giudicano con paramentri e valori diversi dai nostri che dovre mo in parte fare nostri usandoi come base di partenza dfa cui ripartire ed educare le successive generazioni per migliorare questo schifo di mondo ... ma questo è un altreo discorso che se volete riprenderemo
Quella
che stai per leggere è una lettera realmente scritta da una signora di
86 anni al direttore della sua banca. Una lettera talmente spettacolare
da essere stata pubblicata sul New York Times.
Egregio Signor Direttore,
Le scrivo per ringraziarla di aver bloccato
il mio assegno con cui ho tentato di pagare il mio idraulico il mese
scorso. Secondo i miei calcoli, dal momento in cui ha controllato se
c’erano i fondi necessari fino all’arrivo di essi, erano passati appena 3
nanosecondi. Mi riferisco naturalmente all’accredito automatico mensile
della mia pensione… un accredito che, lo ammetto, avviene puntualmente
da “soli” 8 anni.
Le faccio inoltre i complimenti per quei 30
dollari scalati dal mio conto a titolo di sanzione per il disagio
causato alla sua banca.
Le confesso che questo spiacevole incidente
mi è servito per rivedere e cambiare il mio approccio al mondo
finanziario. Io rispondo personalmente alle vostre lettere e alle vostre
telefonate, al contrario, quando sono io a contattarvi, mi ritrovo
sempre a che fare con un’entità impersonale fatta di lunghe attese e
voci pre-registrate… questo è quello che ormai è diventata la sua banca!
D’ora in poi anche io, come lei, scelgo di rivolgermi soltanto ad una persona in carne e ossa.
D’ora in poi mutui e prestiti non verranno
più pagati automaticamente, ma tramite assegno spedito alla vostra banca
e indirizzato personalmente a un vostro dipendente da nominare.
Come lei saprà benissimo, è REATO ai sensi
della legge aprire una busta intestata ad un’altra persona. Allego a
questa lettera un modulo di contatto che un suo dipendente dovrà
compilare per la ricezione dei miei assegni.
Mi dispiace che il modulo sia lungo ben 8
pagine, ma ho bisogno di sapere tanto sul suo dipendente quanto la sua
banca vuole sapere di me, non c’è alternativa.
E’ pregato di notare che tutte le copie
delle cartelle cliniche del suo dipendente devono essere controfirmate
da un notaio, e dei dettagli riguardanti la sua situazione finanziaria
(reddito, debiti, attività e passività) devono essere accompagnati da
prove documentate.A tempo debito, a mio piacimento, rilascerò
al suo dipendente un codice PIN che lui/lei dovrà utilizzare prima di
mettersi in contatto con me. Mi dispiace che il codice sia lungo 28
cifre, esattamente il numero di pressioni sui tasti del telefono che
faccio per accedere al mio saldo del conto tramite il vostro servizio
telefonico.
Come si suol dire, l’imitazione è la più sincera forma di adulazione!
Vorrei aggiungere qualche altro piccolo appunto. Quando mi chiama è pregato di premere i tasti come segue:
AD INIZIO CHIAMATA PREMA (*) PER SELEZIONARE LA LINGUA INGLESE.
#1 Per fissare un appuntamento.
#2 Per richiedere un mancato pagamento.
#3 Per trasferire la chiamata nel mio soggiorno, nel caso io sia lì.
#4 Per trasferire la chiamata nella mia camera da letto, nel caso stia dormendo.
#5 Per trasferire la chiamata nel mio bagno… nel caso sia impegnata nei miei bisogni fisiologici.
#6 Per trasferire la chiamata al mio cellulare, se non sono a casa.
#7 Per lasciare un messaggio sul mio computer, verrà richiesta una password per poter accedere al mio computer.
#8 Per tornare al menú principale.
#9 Per fare un reclamo.
AD INIZIO CHIAMATA PREMA (*) PER SELEZIONARE LA LINGUA INGLESE.
#1 Per fissare un appuntamento.
#2 Per richiedere un mancato pagamento.
#3 Per trasferire la chiamata nel mio soggiorno, nel caso io sia lì.
#4 Per trasferire la chiamata nella mia camera da letto, nel caso stia dormendo.
#5 Per trasferire la chiamata nel mio bagno… nel caso sia impegnata nei miei bisogni fisiologici.
#6 Per trasferire la chiamata al mio cellulare, se non sono a casa.
#7 Per lasciare un messaggio sul mio computer, verrà richiesta una password per poter accedere al mio computer.
#8 Per tornare al menú principale.
#9 Per fare un reclamo.
A volte si troverà di fronte a delle lunghe
attese, ma non si preoccupi! Una musica melodica le farà compagnia per
tutta la durata.
Le faccio i miei più sinceri auguri per un felice, anche se spero meno prosperoso economicamente, anno nuovo.
Una sua umile Cliente
E si ricordi: mai complicare la vita ad una
persona anziana. Innanzitutto non ci piace sentirci vecchi, quindi non
ci vuole molto per farci incazzare
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28.3.14
la burocratia colpisce ancora un debole Respinta la delega del figlio: in ambulanza per ritirare la pensione Villacidro, 88enne in barella allo sportello delle Poste
L'unico commento che mi sento di fare a questa assurda storia è anche questo dubbio : se la delega viene ritenuta non valida (anche se credo che non lo sia) perchè non viene abolita ?
la nuova sardegna 28\3\2014
VILLACIDRO.
Vecchietta di 88 anni costretta ad andare all’ufficio postale in ambulanza per ritirare la pensione.E’ accaduto questa mattina a Villacidro dove, secondo quanto dichiarato da un figlio della pensionata, Raffaele Mocci, in possesso di regolare delega alla firma e al ritiro delle spettanze pensionistiche, il direttore delle Poste avrebbe preteso che ad apporre la firma al modulo di accettazione delle norme antiriciclaggio in vigore dal 1° marzo 2014 ,
fosse personalmente la titolare della pensione. La quale si trova da sei mesi costretta a stare a letto per le conseguenze di una grave frattura ossea.
![]() |
L'ambulanza che ha trasportato alle Poste la pensionata di 88 anni (foto Deidda/Rosas) |
Il direttore dell’ufficio postale non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito e ha invitato chi voleva conoscere le motivazioni a rivolgersi alla direzione regionale di Poste Italiane. “Non capisco perché questa presa di posizione – ha detto il figlio della pensionata -, sono in possesso di regolare delega al ritiro delle pensione e di documentazione medica come mia madre non si può muovere dal letto. Perché costringerci a ricorre a un’ambulanza e creare tanti problemi a mia madre per una firma, che oltre tutto io sono delegato ad apporre ? Mi risulta che in altre circostanze il comportamento del direttore dell’ufficio postale non sia stato così intransigente”.
La spiegazione dell’accaduto, se vorrà farlo,è nelle mani della direzione generale della Sardegna di Poste Italiane. (l.on)
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Sorpreso, ho detto: "Sì ok... anche se così, la accompagni ancora tutti i giorni anche se lei non ti conosce? ".
Il vecchio sorrise e mi guardò negli occhi. Poi mi disse: «Lei non sa chi sono io, ma io so chi è Lei... è l'amore della mia vita" . ❤️".