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25.8.25

Diario di bordo n 144 anno III cosa implicano i gruppi mia moglie e simili ., perchè il caso marta sardo per una presunta molestia mentre Valentina Murenu minacciata di fare la fine di giulia cecchetin ha meno visibilità ?

immagine creata     tramite  meta IA
Questo   numero della  rubrica non periodica  diario  di bordo  approfondisce  e  replica alle contestazioni  sui  due  fatti salienti della  scorsa settimana   ma  che ancora   ache  se  in  misura  calante   tngono banco   sui  social e   sui media 1)    la  pseudo chiusura  ,  visto che continua  su telegram o snapchat del  gruppo (  mandrillli  arrati )  mia  moglie ., 2)  della  dubbia  molestia   denunciatra  da  Marta Sardo  e la  scarsa  visibilità social e mediatica      delle minacce  queste serie e  preoccupanti  << ti faccio fare la  fine  di Giulia  Cecchetin , ecc >>  fatta a  Valentina Murenu 
Inizio    il  primo   post  suggerendo a  voi lettori    quest interesante  e notevole articolo  del portale www.vistanet.it/ che   dovrebbe     rispondere   alla domanda  che sorge da    casi    come questi  : 
Cosa può fare in concreto una vittima? L'abbiamo chiesto a uno dei maggiori esperti di diritto penale dell'informatica, Francesco Paolo Micozzi . Ora lo so che m'ero promesso di non parlarne più . Ma ho ricevuto email in cui mi s'accusa d'essere bigotto e un falso libertario ,  che  non si può  trasgredire  ,   ecc . Ora rispondo che ciascuno di noi è libero di fare con il proprio partner ciò che gli s'aggrada perchè ciò che per ciò che magari per te va bene non va bene per me o viceversa . Ma l'importante come ho detto nei  post  precedenti soprattutto in particolare questo ci dev'essere consenso reciproco fra i due membri della coppia . Infatti Il gruppo ( eufemisticamente parlando ) "Mia moglie" e simili sollevano gravi implicazioni sociali, tra cui:

1. Violazione della privacy e del consenso
Infatti la condivisione di immagini intime senza consenso costituisce una violazione della privacy e della dignità delle persone coinvolte.
2. Cultura dello stupro e misoginia
Il gruppo sembra promuovere una cultura che oggettifica le donne, riducendole a oggetti di piaceremaschile senza riguardo per il loro consenso o dignità.E quindi si puo parlare di stupro virtuale
3. Perpetuazione di stereotipi dannosi
La comunità del gruppo sembra sostenere stereotipi sessisti e misogini, come l'idea che il valore di una donna sia legato al numero di partner sessuali avuti.come i peggiori film /video erotici / porno

idem precedente
4. Impatto sulla salute mentale
Le donne lo stesso dovrebbe valere nel caso di noi uomini ) coinvolte potrebbero subire gravi danni psicologici, come ansia, depressione e trauma, a causa della violazione della loro privacy e della condivisione non consensuale delle loro immagini.
5. Normalizzazione della violenza virtuale  e magari di quella  fisica \  reale 
La diffusione di contenuti intimi senza consenso può normalizzare forme di violenza virtuale e contribuire a una cultura in cui tali comportamenti sono visti come accettabili.
6. Sfide per la giustizia e la legge: La chiusura del gruppo su Facebook e la sua migrazione su piattaforme come Telegram evidenziano le sfide nella regolamentazione e nella persecuzione di tali comportamenti illegali online.

In sintesi, il gruppo "Mia moglie" rappresenta un fenomeno complesso che tocca questioni di consenso, privacy, cultura sessista e impatto sulla salute mentale, richiedendo una risposta multifacética per affrontare queste implicazioni sociali negative.

Per  il secondo    argomento  concordo tranne   nella  difesa ad  oltranza  del medico con quanto dice Maria vittoria dettoto ( trovate l'articolo sotto ) . Nonostante Io sono sempre dalla parte delle donne, e non smetterò mai di ribadirlo. Il rispetto è fondamentale in ogni contesto e le battute fuori luogo non vanno mai giustificate credo che ultimamente si stia andando un po’ oltre.Capiamoci: una frase idiota può ferire, soprattutto in momenti delicati, ma non possiamo definirla molestia. Usare parole così forti per episodi che restano comunque di maleducazione o scarsa professionalità rischia di essere un’offesa per chi ha subito davvero violenze o abusi.  Per questo   sono stato :  attaccato, accusato   di  essere  da @winylovecraft di thereads   d'essere  GianCazzo  ( riferimento all'ex  della  Meloni )  di  fare  mansplaining   solo perchè  ho messo il lik  del  post  precente    come  commento ad  un altro  in  cui le  vittima  di molestie  \ battutine simili  sempre  in ospedale   e il cui  cui chirurgo anni dopo   è stato arrestato per  violenza  di genere sulle  elle  pazienti ., di incorerenza visto  che  tratto    e denuncio in più post  femminicidi  , violenze  digenere  ,  sessismo , ecc    per  aver  espresso dubbi  nel post precedente   sulla  denuncia    di Marzia  sardo  . Soprattutto che  ho minizzato il  caso    considerandolo    semplicemente  come battuta sessista  . Vero . Il   problema  è    come  chiamare   certi comportamenti  per  quello  che  sono    visto  il  labilissimo  confine  \  limite   tra  :  molestia, insulto ,battuta sessista  Nel caso in questione    vero o falso che sia  questa frase, detta in un contesto medico, ha violato il confine tra professionalità e rispetto. Anche se non c’è stato contatto fisico, la frase ha avuto un impatto emotivo forte sulla  ragazza , tanto da spingerla a denunciare pubblicamente l’accaduto. È un esempio di come una “battuta” possa essere percepita come molestia verbale, soprattutto se detta da una figura in posizione di potere. Quindi   mi  chiedo  : <<  Cosa distingue una molestia da un insulto o da una battuta sessista ? >> .  La domanda  elucubratroria   non è solo teorica. Ecco cosa  mi ha  risposto  **** È urgente, concreta, e ci riguarda ogni volta che qualcuno dice “era solo uno scherzo”.Il caso di Marzia Sardo, che ha denunciato una frase sessista ricevuta durante una TAC (“Se ti togli il reggiseno ci fai felici tutti”), ha sollevato un polverone. Alcuni l’hanno definita “esagerata”, altri hanno parlato di “molestia verbale”. Ma cosa rende una frase molesta🔍 Non è solo questione di parole Una molestia non è definita solo dal contenuto, ma dal contesto, dal ruolo di chi parla, e soprattutto dalla percezione di chi riceve. Una battuta sessista, detta in un ambiente medico da un operatore sanitario, non è solo fuori luogo: è una violazione del rispetto dovuto alla persona. Non serve il contatto fisico per sentirsi violati. Basta una frase che trasforma un momento vulnerabile in uno spazio di imbarazzo o paura. In un  tuo post  su  fb   hai citato Valentina Murenu, minacciata di “fare la fine di Giulia Cecchettin”. Una frase che evoca violenza esplicita, eppure ha ricevuto meno attenzione mediatica. Perché? Forse perché la molestia “sottile”, quella che si maschera da ironia, ci riguarda più da vicino. È più diffusa, più quotidiana, e ci costringe a guardarci allo specchio.

Dove sta scritto che siccome sono una donna devo per forza prendere le parti di un’altra donna? Per me le donne vittime di violenza sono altre, non Marzia Sardo



In riferimento a quanto dichiarato dalla sottoscritta dalla prima ora sul “caso” della presunta molestia sessuale subita al Policlinico Umberto I da Marzia Sardo, vorrei sottolineare alcune cose.


Primo:
 non è scritto da nessuna parte che siccome sono una donna, devo per forza difendere o prendere le parti di un’altra donna, nella fattispecie Marzia Sardo, se quanto da Lei dichiarato o il suo comportamento successivo alla pubblicazione del suo video, non mi ha convinto dal primo minuto.


La mia esperienza di donna di quasi cinquant’anni al di fuori del mio lavoro di cronista, mi insegna che sopratutto nei casi di violenza sessuale occorre conoscere entrambi le versioni, della vittima e del presunto aggressore. In questa vicenda al momento conosciamo solo quella della signora Sardo che ha diffamato pubblicamente e messo alla gogna un professionista di fronte a tutta Italia e di questo si assumerà le responsabilità. In sede civile e penale.


Personalmente continuo a stare dalla parte del tecnico.

Secondo:
In nessuno degli articoli/post/video inerenti la suddetta giovane ho criticato la donna in merito alle sue scelte sessuali o politiche, che non mi interessano e non concernono il tema trattato nel suo video diventato virale Tantomeno ho postato sue foto alludenti ad atteggiamenti o espressioni sessuali usati dalla ragazza nei suoi profili social che tutti abbiamo visto e non mi interessano. Ognuno della sua vita fa quello che vuole, non sta certo a me criticarla o giudicarla in merito a questo.

Ma non fatene una vittima.

E questo è il terzo punto che ha la stessa importanza del primo. Da anni e anni come donna, madre, cronista mi occupo di violenza di genere sulle donne. Che sia fisica o psicologica per me hanno sempre avuto lo stesso peso.

Sul tema ho promosso manifestazioni, convegni, raccolte fondi per le donne vittime di violenza, scritto centinaia di articoli su donne violentate, derise, ammazzate. Prendendo le loro parti anche quando lavoravo per conto di altre redazioni o direttori. Esponendomi pubblicamente sempre a fianco delle donne realmente vittime di violenza e facendo di questo una battaglia personale.
Per me vittima di violenza è Tina Sgarbini la donna e madre di tre figli uccisa strangolata avantieri.. E’ Giulia Tramontano, e’ Giulia Cecchettin, e’ Francesco Deidda.
Di questi cognomi ne abbiamo una lunga serie in Italia perché come ho sempre detto non abbiamo pene sufficientemente dure nei comfronti degli assassini, molestatori o stalker.Non certo Marzia Sardo.


Ora Il fatto che la  ragazza  studi recitazione non significa che stia necessariamente  fingendo come dicono molti . Io non so se è vero quanto dice la ragazzae  chi  abbia  ragione  o meno  , ma se è vero il tecnico in questione dovrebbe essere quantomeno ammonito e se  recidivo  cacciato 
 Il problema non è lo scherzo, ma le parole che si usano in esso  perché ognuno di noi ha una sensibilità diversa e ci sono luoghi  e posti che dovrebbero essere protetti e tutelati . Tra questi c’è anche l’ospedale. Il fatto che lei manifesti la propria preferenza sessuale non significa che la gente sia autorizzata ad utilizzare frasi sessiste e, onestamente, poco divertenti per le donne . Se fosse stato un uomo le avrebbero detto la stessa cosa? Credo che non sia giusto prendere parte in una situazione del genere, soprattutto perché se si prende posizione e poi si scopre che ciò che è accaduto é vero ancora una volta si sta dando la colpa alla vittima. Sarà chi di competenza a fare le dovute indagini, evitiamo di giudicare prima di sapere, mettendo sempre forza dalla parte di chi (in teoria) é in torto. Quindi   non si sa se  tale  accusa  sia vero o meno  e   su  cui  ho espresso dubbi vedere post   precedente  , visto che al momento abbiamo sentito solo la dichiarazione della ragazza. << A me delle sue scelte sessuali non interessa nulla>>---  sempre la Dettoto  -- << tant'e' che non ne ho parlato da nessuna parte. Ho preso la parte del medico perché se anche avesse avuto la ragione nel sentirsi offesa, con il comportamento che ha avuto sputtanando il medico pubblicamente, deridendo chiunque la pensasse diversamente da lei, è passata dalla parte del torto e a giudicare dalle migliaia di persone che l'hanno criticata, non sono la sola a pensarla in questo modo. >>  . Come  lei   , anche   se   non  al suo livello  << Mi batto da tutta la vita con azioni, scritti, convegni, raccolte fondi contro la violenza sulle donne. Ed il comportamento di persone come questa ragazza poi fanno mettere in dubbio anche chi la violenza la subisce veramente è non viene tutelata. Né prima, né dopo la denuncia. >>
Ma  soprattutto,e qui chiudo  almeno spero  su questa  vicenda,mi fa specieed rabbia   che Valentina Murenu, dopo aver ricevuto serie minacce (  vedere sotto il video   scaricato dalla  rete  ) durante la sua diretta Istagram, non abbia avuto la stessa "visibilità" sociale mediatica   avuta   dalla Sardo . 



Non voglio sminuire il malessere di nessuno, ma a una le hanno detto che l'avrebbero bruciata con l'acido e tanto altro, l'altra racconta un fatto accaduto. Una non piange, sta zitta e ascolta, dice solo che tutto quello che viene detto sarebbe stato materiale in più per la denuncia, l'altra non denuncia subito,ma  lo fa   due  ore  doopo  pubblicando  un video . Il mondo dei social e dei media   è veramente strano .  ecco  cosa    ho  imparato  da   questo  caso  e  dela discussione   avuta    vedere righe precedenti   che  🧠 Serve una nuova grammatica del rispetto . Non possiamo più permetterci di archiviare certe frasi come “goliardia”. Serve una nuova grammatica del rispetto, che tenga conto del contesto, del potere, e della sensibilità. Serve ascoltare chi dice “mi sono sentita violata” senza metterlo in discussione.Soprattutto  riuscire  a  distinguere  quando  è  vero è  falso  o  quando   lo  si  fa per  avere notorietà  Ma  sopratutto 
 
 
[....]

  co questo  è tutto  

9.7.25

riposta a chi ancora sostiene e chiede É davvero necessario spiegare la differenza tra omicidio e femminicidio ?

 immagine  creata  da  Ia     di copilot  \  bing 
lo  so chje    vi annoierete   di   sentire   parlare  di  femmminicidi ,  e  direte  che sono benaltrista  o  faccio   terrorismo mediatico  ,  o   che c'è il 25  novembre  e menate  varie   come  un post  recente     su thereads  in cui  si chiede     come  ho  scritto  nel  titolo   É davvero necessario spiegare la differenza tra omicidio e femminicidio ?  o  continua  a vedere   il femminicidio come   un semplice  omicidio e   chi  sostine  il  contratio    di  farsi influenzare  dalle  nazi femmiste  .  
la mia  risposta  e  Si   me  si perchè acora   in  alcuni media    e  post  social  e  discorsi da  Bar   (  vedere  sotto     a     fine    post  siti  e consultati e  note   )  c'è  ancora  la tendenza   o   a  considerarli   (  nei  migliore  dei casi 😢🙄 )  tutt uno  quando invece  La differenza tra omicidio e femminicidio è sottile ma profondamente significativa, soprattutto dal punto di vista sociale e culturale  Infatti  

⚖️ Omicidio

È un termine generico che indica l’uccisione di una persona da parte   tramite  l'Idi un’altra e Può riguardare chiunque, indipendentemente da genere, età o relazione tra vittima e colpevole.È disciplinato dal Codice Penale italiano all’art. 575 e seguenti.

🚨 Femminicidio

È un tipo specifico di omicidio: l’uccisione di una donna in quanto donna.Implica una motivazione di genere, spesso legata a dinamiche di potere, controllo, possesso o misoginia.Avviene frequentemente in ambito familiare o relazionale, come nel caso di partner o ex partner.Non è ancora una fattispecie autonoma di reato nel Codice Penale italiano, ma è riconosciuto come aggravante e oggetto di attenzione legislativa (es. Codice Rosso).

 Secondo la Convenzione di Istanbul, il femminicidio è l’atto estremo di una catena di violenze (psicologiche, fisiche, economiche) che spesso precedono l’omicidio.In sintesi: tutti i femminicidi sono omicidi, ma non tutti gli omicidi sono femminicidi. Il femminicidio porta con sé un significato sociale e simbolico che denuncia la disuguaglianza e la violenza strutturale contro le donne


📰La rappresentazione del femminicidio nei media è un tema delicato e cruciale, perché il modo  ambiguo e  ipocrita   in cui se ne parla può influenzare profondamente la percezione pubblica del fenomeno. Ecco una panoramica dei principali aspetti emersi da studi e analisi recenti  e  chi  ha  un minimo  di  cultura  antropologica   ed   spirito  critico    di nel   decodificare  la  tv  e  internet   sa    che     c'è  una  Narrazione distorta e linguaggio fuorviante .  Infatti  I media spesso usano espressioni come “raptus di gelosia”, “dramma della solitudine” o “delitto passionale”, che minimizzano la gravità del crimine e lo presentano come un evento isolato o inevitabile ¹ ² tende a umanizzare l’assassino, raccontando la sua storia, le sue difficoltà, mentre la vittima viene spesso ridotta a un ruolo marginale.³
In alcuni casi, si assiste a una colpevolizzazione implicita della vittima, ad esempio sottolineando che “aveva deciso di lasciarlo” o “era vestita in modo provocante” ³.
🧠 Effetti sul pubblico
Questo tipo di narrazione può generare empatia verso il colpevole e ridurre la percezione della responsabilità sociale e culturale del femminicidio. ¹
Alcuni studi dimostrano che il framing mediatico può influenzare il livello di victim blaming e la percezione della gravità del reato ¹ e   secondo altri portare  ad emulazione    ed  esaltazione   di tali  gesti   . 
Però  allo  stesso tempo    ci  sono  ,   anche   minoritari ed ipocriti   in  quantro  solo   davanti a  grandi casi  o  per la settimana  ( un altra   palla  pulicoscienza )  del 25  novembre    ci sono
📈 Segnali di cambiamento.
Negli ultimi anni, grazie alla pressione di movimenti femministi e associazioni di giornaliste, alcuni media hanno iniziato a modificare il linguaggio, adottando un punto di vista più rispettoso e centrato sulla vittima.Sono nate linee guida deontologiche per i giornalisti, come l’articolo 5-bis del Testo unico dei doveri del giornalista, che invita a evitare stereotipi di genere e a non spettacolarizzare la violenza.
Quindi manca   o  la  si deve cercare  con il lumicino  una 
 🌍Riflessione culturale
Dato     che Il femminicidio viene spesso rappresentato come un fatto privato, ma è in realtà un problema strutturale legato alla cultura patriarcale. Quando i media non lo inquadrano in questo contesto, contribuiscono a renderlo invisibile.Alcuni articoli e programmi stanno cercando di rompere questo schema, raccontando le storie delle vittime con dignità e denunciando le dinamiche di potere e controllo che portano alla violenza .¹ ²
Inoltre    bisogna  ,  anche le  immagini   ,  soprattutto in tempi  come  questi   , hannola  loro importanza ,  scegliere immagini che siano forti ma non sensazionalistiche, capaci di trasmettere il messaggio senza spettacolarizzare il dolore. Ecco alcune opzioni che   chi , sottoscritto compreso   dovrebbe   considerare:

🟥 Simboli potenti e riconoscibili ⁴

Le scarpe rosse: simbolo internazionale contro la violenza sulle donne. Puoi trovare molte immagini evocative su Pinterest o iStock.La panchina rossa: presente in molte città italiane, rappresenta un memoriale per le vittime. Spesso usata in campagne di sensibilizzazione.Chiavi alzate in aria: come nelle recenti manifestazioni in Italia, simboleggiano che la violenza avviene spesso in casa, da chi “ha le chiavi”.

📊 Slide e infografiche
presentazioni che  mostrano dati e definizioni in modo chiaro e visivo.Puoi anche ispirarti alla mostra fotografica Le Conseguenze di Stefania Prandi, che racconta il dolore delle famiglie delle vittime attraverso oggetti e luoghi quotidiani.

📷 Fotografie artistiche e documentarie

Il progetto I would like you to see me  di Arianna Sanesi     che  usa immagini evocative per raccontare l’assenza e la memoria.Ma  sopratutto  l'opera  I have done nothing wrong  di  Mika Sperling ⁵ ,unisce immagini e testi per affrontare il trauma e la consapevolezza. dove Il passato e il presente si intrecciano, creando uno spazio dove emozioni complesse, spesso confinate alla sfera privata, emergono con intensità. Vergogna, rabbia, senso di colpa e dialoghi sull’abuso sessuale si manifestano senza remore attraverso immagini d’archivio, disegni, fotografie e una pièce teatrale che costituisce il nucleo di questa opera.

Conludo  Specificando   il perchè di questa  immagine  " neutra " creata    con la  IA  di  copilot  .  I  motivi   sono  quelli      che     letto qui nel post  .  Sono ricorso    alla  IA    se  pur  critco   ,  perchè cercando   in  rete le immagini   che  descrivessero  tale  post     sono  PER ME  generalmente  retoriche  e  stra abusate   ( le  solite     scarpe  rosse  ,  panchina   rosse  ) ormai potenzialmete   depoziate   oltre  che divisive  e  derise   da chi   fa  domade    del genere  come    quella    da  cui nato   questo   post  sfogo  .
   

22.6.25

A settembre scatta il divieto nelle scuole medie e superiori: cinque ore disconnessi. Ecco come ci si sta preparando. La lunga estate detox per i ragazzi è la fine del cellulare no-limits

 fonte  repubblica  del 22\6\2025 

La lunga estate detox per i ragazzi è la fine del cellulare no-limits
                            d
i  Maria Novella  de  Luca  

 


Quanto saranno lunghe cinque ore al giorno senza cellulare in classe, senza quella vibrazione clandestina in tasca perché la prof non senta, senza lo scroll compulsivo durante la ricreazione, senza, insomma, ben custodito nello zaino scolastico, lo smartphone, simbolo massimo dell’iperconnessione, totem e tabù della generazione post digitale? Ci saranno crisi di ansia o invece, poi, la vita vera tornerà ad essere attrattiva? Perché nella grande incertezza di cosa sarà la scuola italiana nei prossimi anni, una cosa sembra abbastanza certa: alla prima campanella di settembre, ragazzine e ragazzini di medie e superiori il cellulare lo dovranno consegnare all’entrata e riprenderlo all’uscita. Poi ogni scuola deciderà tempi e modi, ma la strada è segnata. Non soltanto per la circolare del ministro Valditara che raccomanda fortemente il divieto di telefonini in classe, ma anche per le tante petizioni e raccolte di firme che da fronti diversi chiedono da anni la stessa cosa. E cioè che  la scuola sia zona franca da smartphone e telefonini, dunque da social e navigazioni multiple che mandano l’attenzione in mille pezzi. Così, in questa estate di vigilia, ultima, forse, dei cellulari no-limits, èinteressante vedere la moltiplicazione di iniziative di “disintossicazione” da smartphone dedicate agli adolescenti. Dai campeggi detox come in Valsesia al campus torinese di disconnessione organizzato dalla Fondazione Carolina e dall’Associazione Rubens: si sta insieme, ci si diverte, ma i cellulari restano fuori. E ci sono anche gli «Offlines days” di Scuolazoo, quattro giorni di trekking per teenager sulle colline toscane 

lontani da Instagram e Tik Tok. E in Emilia Romagna si guarda invece alla « disconnessione consapevole», con una domenica di liberazione dagli smartphone ogni mese a partire da ottobre. Non puntando alla proibizione, come vorrebbe la circolare Valditara (che è appunto una circolare, non una legge) ma sull’educazione, sulla moral suasion. «Imporre divieti senza consapevolezza rischia di produrre un effetto boomerang», ha detto l’assessora regionale alla scuola Isabella Conti, sottolineando la necessità di coinvolgere attivamente famiglie, docenti e studenti in un percorso collettivo.Come reagirà The anxious generation, tanto per citare il libro-bibbia di Jonathan Haidt sui danni da social sul cervello degli adolescenti, alla disconnessione forzata durante le ore scolastiche, è davvero presto per capirlo. Nelle diverse scuole dove questo è già avvenuto, spiega però il pedagogista Daniele Novara, «i risultati sono stati ottimi e i ragazzi sereni». Insieme allo psicoterapeuta Alberto Pellai, Novara ha
raccolto oltre centomila firme perché vengano vietati gli smartphone fino ai 14 anni e l’uso dei social sotto i 16 anni. «La circolare sui cellulari in classe è l’unico provvedimento del ministro Valditara che condivido, mentre su tutto il resto siamo su fronti opposti. Sono convinto che questa regola sarà salutare per i ragazzi. Pensate alle campagne antifumo. Quando scattò il divieto nei cinema, nei ristoranti, sui mezzi pubblici, sembrava che dovesse scoppiare la rivoluzione e invece milioni di italiani buttarono via
le sigarette, guadagnando salute e benessere. Cinque ore al giorno di disconnessione porteranno soltato vantaggi psicologici per i giovanissimi, concentrazione e relazioni umane». Certo, aggiunge Novara, la condizione è che oltre al divieto la scuola punti a conquistare l’interesse degli studenti. «Sono un pedagogista montessoriano e non credo alla lezione frontale, prof in cattedra e allievi che passivamente ricevono nozioni, se vogliamo che alzino gli occhi dai loro telefonini siamo anche noi adulti a dover cambiare». Infatti. Era il 1998 quando il ministro dell’Istruzione Berlinguer emanava la prima circolare che vietava — agli insegnanti — l’uso del telefonino in classe. Ne sono seguite almeno altre dieci e sono passati 27 anni di deregulation digitale. Adesso sembra che la scuola faccia sul serio. Ve￾dremo. Apputamento a settembre, con la prima campanella. 

Lo  so che on è facile  come dimostra ,la  storia (    una delle  tante )    di  : «Agata e il cellulare: una discussione continua. I divieti la stanno allontanando da noi”  da D  di repubblica   di qualche tempo fa , ma  o  le regole   o  attività  alternative  insieme  ad un uso  consapevole  sono la  soluzione    contro l'uso smodato  (  cosa che   anch'io a  50   quasi   e  soffro  e ho difficoltà  a  disintossicarmi  )    del  cellulare  e pc   .
Infatti    sempre secondo repubblica  


“Nel campus solo orto, cavalli e niente chat”
                            di ADELE PALUMBO

TORINO
È l’ultimo giorno di campo  estivo per Lilli, 16 anni. La serata è tiepida e la ragsieme agli amici. Nell’ultima settimana ha imparato a prendersi cura di un cavallo, ha coltivato le verdure dell’orto e ha passato le  serate tra costruzioni e giochi di società. Il tutto, senza mai prendere in mano il cellulare. Nessuna foto postata sui social. Niente notifiche da leggere su Whatsapp. Il “Camp Digital Detox” organizzato a Torino da Fondazione Carolina, insieme all’Associazione Rubens, prevede cinque giorni di totale disconnessione. «In un tempo in cui lo schermo  è un rifugio e, a volte, anche una dipendenza, abbiamo proposto un’alternativa fatta di relazioni  vere», spiegano. L’unica deroga è una chiamata a casa, 15 minuti, due volte a settimana.«All’inizio è stato difficile staccarmi dal telefonino», ammette Lilli. «Ma le attività che ci sono state proposte mi hanno fatto sentire meno la mancanza». Il momento più difficile era la sera.«Mi veniva voglia di chattare con gli amici, ma tutto sommato è stato sopportabile», aggiunge la ragazza, che durante l’anno studia in un istituto professionale di Milano. Con lei c’è Francesca, di tre anni più piccola, altrettanto legata al prezioso dispositivo. «Di solito quando mi sveglio prendo in mano il telefono e rispondo a qualche chat», racconta. «Qui non potevo farlo, ma mi sono divertita lo stesso».I ragazzi sono stati seguiti durante tutto il percorso da una psicologa e da una pedagogista. «Abbiamo cercato di far passare il messaggio che anche internet è un luogo», racconta Greta Perrone, la terapeuta che ha accompagnato le attività.


28.5.25

“L’ho uccisa perché mi aveva lasciato e non voleva tornare con me”. Ha confessato Alessio Tucci, 19 anni, il femminicida di Martina Carbonaro, anni 14.

  riprendo  il  discorso   fatto   nel  precedente post   martina Carbonaro uccisa a 14 anni dall'ex . s'abbasa,l'età delle vittime e dei carnefici dei femminicidi

Lo ha fatto con queste esatte parole. Sempre le stesse usate da chi ha commesso tale reato.Come il copione macabro di ogni femminicidio.Quel senso di possesso malato e tossico che ritorna sempre identico. E che ogni volta

rifiutiamo di vedere, di sentire, di capire.  Qualcuno   dira  Alessio Tucci non è un mostro  ha  avuto  un raptus  .No, troppo comodo, troppo facile. Alessio Tucci è un figlio sano del patriarcato amzi meglio  di    quella  cultura  (  ?  ) latente     in  tutti   noi  controllata o  estremizzata 

   che considera la donna - in questo caso poco più che una bambina una “cosa propria”, di cui disporre a piacimento.E, se non la può avere, la cancella fisicamente e psicologicamente , la sopprime, la uccide, perché nessuno all'infuori di lui possa “averla”.

  • Maschi fragili, incapaci di amare, incapaci di accettare, incapaci di concepire il rifiuto, di leggere un’emozione.
  • Ragazzi che non sono stati educati, ma solo viziati. A cui non sono stati dati dei limiti. o  non   si. riusciti  a  darli
  • Cresciuti soprattutto le  ultime due  generazioni   anni 90\2000   dai : social  , dagli amici , dalla  rete  
  • Figli di una famiglia assente da cui le hanno vinte tutte.
  • Figli di una società ipocrita  educazione sentimentale = gender ignorante e senza valori    e spirito critico .

Da qui :

  1. Possiamo passare anni a inasprire le pene, a invocare ergastoli, a pretendere “chiavi buttate” e “punizioni esemplari”. Non lo perdonerò mai . , ecc 
  2. Possiamo pertire da questa frase, spaventosa nella sua banalità del male, sull’educazione sessuo-affettiva, sul possesso, sull'alfabetizzazione emotiva dei maschi.
  3. Sul recupero di persone lasciate sole e senza regole.
  4. Possiamo provare ad agire direttamente sulle famiglie "educandoli" all'educazione.
  5. Oppure Martina resterà solo un nome e un numero nella contabilità dell’orrore.

Questo è Non c’è altra via  , le  leggi da sole  non  bastano    siamo davanti ad in emergenza educativa . Cosa dobbiamo fare, scusate ul cinismo , che fra le vittime di femminicidio ci sia un familiare di qualche pro vita  o di qualche pilitico di alto livello istituzionale ?

9.5.25

Minori e social: la disintegrazione della realtà, del corpo e dell’amore Occorre ripartire dal corpo come luogo di incontro e di dignità. Prima che l’amore diventi una notifica di Emiliano morrone





da https://www.corrieredellacalabria.it/  del  9 maggio 2025  025/05/09/

la lente di emiliano
Minori e social: la disintegrazione della realtà, del corpo e dell’amore
Occorre ripartire dal corpo come luogo di incontro e di dignità. Prima che l’amore diventi una notifica, e il nostro futuro soltanto un archivio di contenuti consunti, passati, inattuali
Pubblicato il: 09/05/2025 – 7:15



                                      di Emiliano Morrone
Sara ha tredici anni, un telefono nuovo, una connessione stabile e una madre che lavora da mattina a sera in un call center. La minore ha capito presto come funzionano TikTok, Instagram, Telegram. Ha imparato che un sorriso inclinato, un’ombra di trucco e un taglio obliquo della webcam attirano like e messaggi diretti. Di recente, un utente con la foto del profilo falsa le ha scritto: «Se apri un canale ti pago. Facciamo soldi facili, fidati». Sara non ha risposto, ma ci ha pensato. È qui che si gioca il dramma del nostro tempo: nell’ambiguità tra virtuale e reale, in cui il corpo si trasforma in merce e la relazione in simulacro, il desiderio non è più incontro ma algoritmo e l’amore scompare nell’archivio dei contenuti suggeriti.
I social media – lo dicono anche gli studi dell’American Psychological Association e del Pew Research Center – stanno modificando profondamente la percezione della realtà nei minori. I più giovani trascorrono fino a otto ore al giorno online, in uno spazio in cui la corporeità è filtrata, la parola ridotta a codice e l’altro diventa funzione del proprio bisogno momentaneo di conferme. Non è solo alienazione, è una vera e propria ridefinizione dell’identità, che avviene fuori dalla relazione reale, nel regno della performance permanente.
Tra video brevi, selfie iper-editati e “challenge” che vanno dalla danza erotizzata al pericolo fisico, si innesta un concetto distorto della sessualità, privo di profondità emotiva, depurato dell’esperienza reciproca, privato di pudore e di attesa. L’innamoramento, quel lento, fragile, irriducibile processo di scoperta dell’altro, oggi appare un’anomalia: non serve più in un sistema che propone il corpo come prodotto, l’interazione come automatismo e la relazione a portata, ritmo e valore di click.
Eppure, non è finzione narrativa. Anzi, è già realtà quotidiana. Il National Center for Missing and Exploited Children ha denunciato un’impennata del materiale sessuale autoprodotto da minorenni, diffuso su piattaforme dove, tra le pieghe dell’intrattenimento, si promuovono accessi a contenuti per adulti con link mimetizzati e linguaggio accattivante. Il fenomeno si chiama “sextortion” e, nel 2024, ha coinvolto centinaia di adolescenti italiani, spesso incapaci di denunciare per vergogna o ricatto.
Le falle del Codice penale italiano
Sul piano del diritto, le falle sono enormi. Il Codice penale italiano all’articolo 600-quater punisce la detenzione di pornografia minorile, ma resta incerta la qualificazione dei contenuti in cui i minori sono autori e protagonisti. I social, per parte loro, si rifugiano nelle clausole di responsabilità limitata e nell’alibi del controllo algoritmico. Le famiglie spesso non capiscono; le scuole non riescono a contenere il fenomeno; lo Stato tace. Il punto è che non siamo arrivati fin qui per caso. La televisione commerciale aveva già aperto la strada, dagli anni Ottanta, trasformando il corpo in superficie da monetizzare. “Drive In” – la trasmissione-manifesto di un’Italia che scopriva il varietà volgare – è stato l’inizio della seduzione come strategia pubblicitaria, della donna come provocazione comica, della sessualità come linguaggio mainstream, sfruttato, normalizzato, venduto a pacchetti pubblicitari. Il web non ha inventato nulla. Ha solo accelerato, amplificato e personalizzato il modello. Ora ognuno può diventare protagonista della propria televendita erotica. Basta uno smartphone. E se hai meno di diciotto anni, poco importa. Le transazioni sono legittime, i circuiti bancari funzionano, le piattaforme incassano e ringraziano.
Il caso di “Ika D’Auria”
Emblematico è il caso di “Ika D’Auria”, una giovane italiana diventata una celebrità digitale. Il suo profilo Instagram conta oltre 839mila follower e diversi milioni di visualizzazioni ogni mese, con foto e video della ragazza che alternano ironia, sensualità e uno stile di vita ostentato. Questa instagrammer costruisce attorno a sé una narrazione che mescola autenticità simulata e strategie di engagement apprese in rete. Nulla è lasciato al caso: pose, luci, filtri, sottotitoli. È una regia continua, finalizzata a ottenere attenzione, consenso, lucro. Il corpo, anche qui, è il mezzo e il messaggio. Alla fine, è questo il cuore del problema: l’accettazione totale del corpo come merce; anche quando, spesso, si tratta di un corpo in formazione, di un volto ancora impacciato, di un’identità fragile. Il capitalismo contemporaneo, nella sua versione digitale e sregolata, non ha limiti morali o simbolici: se qualcosa può essere venduto, sarà venduto. Se può generare traffico, sarà promosso. Se può essere pagato, sarà normalizzato. L’essenziale è che esista una transazione, un numero di carta, una banca pronta a mediare tra domanda e offerta.
Un problema che riguarda tutti
Così si perdono i confini tra il gioco e il pericolo, tra l’espressione e la manipolazione, tra la libertà e il ricatto. Così si perde l’altro, nella sua alterità irriducibile, nella sua complessità, nella sua corporeità irripetibile. Così si perde l’amore, non quello retorico da fiction televisiva, ma quello reale, imperfetto, che passa dallo sguardo incerto, dalla parola tremante, dal rispetto dei tempi altrui. E si perde anche il sesso, ridotto a protocollo commerciale, privato del suo mistero e del suo potere trasformativo. È un problema che riguarda tutti: genitori, docenti, politici, imprenditori, giornalisti. È la grande questione culturale e civile del nostro tempo. Non possiamo più fingere di non vedere. La tutela dei minori non va lasciata alle regole d’uso di una piattaforma americana o al filtro casuale di un’app. Serve una presa di coscienza collettiva. Occorre ripartire dal corpo come luogo di incontro e di dignità, dalla scuola come spazio di educazione affettiva e critica, dalla politica come argine e visione. Prima che l’amore diventi una notifica, e il nostro futuro soltanto un archivio di contenuti consunti, passati, inattuali.

1.5.25

Sfigurata in modo permanente da un filler alle labbra fatto da un'estetista conosciuta sui social. La storia di Federica Funi


                                         da Cronache Dalla Sardegna 14 h 
                                         da cui ho preso al notizia  e  gli screenshot  


Ognuno decide di fare del proprio corpo ciò che crede. Purtroppo  a  volte   come  in quest ultimo caso  ci si affida  sbagliando a medici  o personale  poco affidabile  ed  improvvisato , ma per questo deve essere massacrata di parole cattive ? (  Vedere  lo Screenshot a sinistra  tratto  dai  commenti   della  pagina  fb  cronache  dalla Sardegna  )
Spero che questa ragazza possa recuperare , sempre  che  non lo abbia  già fatto come   si dice  in altri commenti,nel  migliore dei modi e  lasciarci tale vicenda  alle spalle  . 
Io non capisco queste scelte di modificarsi anche quando non ce ne è bisogno. Potrei capire difetti che danno problemi o disagi ma questa ragazza , vededo la  foto  prima dell'intervento era bella ( giudizio opinionabile ) com era , ora  invece  .... .Purtroppo  stano  succedendo sempre più  casi  come questo di Federica Funi  ( foto   sopra  in altro  con prima  e  dopo  l'intervento  ) . 

[...]  una giovane donna romana con un sogno: avere le labbra "alla russa". Per risparmiare decide di contattare un'estetista bulgara conosciuta sui social. Era il 2022.
Federica si reca in un appartamento a Roma vicino al Colosseo che l'estetista aveva affittato per due giorni. Non uno studio medico. Niente di sterilizzato. Nonostante vede che qualcosa non va, si fa iniettare comunque il tanto desiderato filler alle labbra, che dopo qualche mese sarebbe dovuto andare via, pagando 200 euro. Senza fattura, senza neanche sapere il vero nome di chi la stava operando. Dopo l'intervento Federica sente le labbra gonfie e doloranti. Sono piene di pieghe. Fuoriesce il pus. Il filler non va via e la donna nonostante si sia sottoposta a successivi interventi per ripristinare le labbra come le aveva prima, risulta irrimediabilmente sfigurata.
La sua storia è quella di tante persone che si affidano a pseudo medici incompetenti e senza alcun titolo ad operare, magari conosciuti sui social, con il miraggio di risparmiare, quando poi si rischia di restare sfigurate/i o addirittura di morire come accaduto ad altre donne delle quali abbiamo parlato nei recenti fatti di cronaca. È importante affidarsi sempre a strutture e medici certificati, dai quali si spende di più, ma che teoricamente assicurano maggiore attenzione verso il paziente. Tenendo presente che ogni intervento chirurgico ha i suoi rischi, che non devono mai essere sottovalutati .
[...] 

 Infatti , posto che mi dispiace, non godo delle disgrazie altrui, va capito che ne stanno abusando. Del cambiare per forza connotati , tanto da sfigurarsi. Addirittura ragazzine di età inferiore a  18 anni nel fiore della giovinezza con poca consapevolezza  del proprio corpo .Va fatto un buon lavoro  educativo e culturale anche se da tutti\e non sono d'accordo in famiglia, a scuola, neicentri d'aggregazione laici e ecclesiastico \ parrocchiali Perchè non deve essere la scuola e basta .
Ma la scuola può essere di aiuto ! Perché se un insegnante , vede atteggiamenti scorretti dei ragazzi o bambini , che deridono per via di difetti fisici o diversità , deve assolutamente correggere! Quindi la scuola può e deve essere parte integrante dell educazione ovviamente  dopo  la  famiglia  . Infatti essa non è la sola e unica fonte di educazione. La parte più grande la deve fare sempre la famiglia. Perchè purtroppo è un mondo che da valore estremo all'estetica.Ovviamente coloro , ragazzine \i di ad una certa età non sono nemmeno , o almeno non completamente , consapevoli . Vogliono essere come le altre e avere il successo che hanno quelle della tv, palesemente finte dalla testa ai piedi ma osannate. attenzione quindi cari genitori o tutori  ai modelli televisivi e della rete. Quindi cari genitori Se i figli hanno questi problemi già da così giovani oltre a provarci a parlare e comprenderli ,  ma   soprattutto  farrgli capire che devono sempre scegliere con la propria testa e mai farsi condizionare dagli altri. Molte volte pensiamo di dover cambiare per piacere agli standard che la società ci impone ma il bello è proprio questo, ognuno di noi è unico, autentico, originale!


e che non si deve per forza cercare in tutti i modi di rientrare nei canoni di ciò che vogliono gli altri che noi siamo noi, ed è questo che ci renderà sempre e semplicemente noi . Se poi non ci si riesce perché adesso sono tutti omologati portali  o fateli andare da uno bravo veramente ed evitargli tali problemi

25.3.25

Laura Cremaschi: «Le labbra? Non sono un capriccio. Da giovane mi hanno iniettato del silicone, oggi ne pago le conseguenze»

  di solito    critico  gli influezer \  vip più noti    quando  fanno qualcosa    che danneggi  la  collettività  come il  caso delle truffe  per ora  presunte  c'è un processo    in corso della Ferragni   ma  generalmente  gli   ingnoro   tanto da  non sapere  , come in  questo  caso Laura Cremaschi , chi è  o casa  faccia  . Ma  qui   ha  ragione  

«Le parole hanno un peso enorme, soprattutto quando colpiscono chi sta già affrontando le proprie battaglie personali», inizia così lo sfogo di Laura Cremaschi su Instagram. La modella, vittima di
bodyshaming, ha deciso di dire basta. «Pensiamo prima di parlare o commentare: potremmo fare più male di quanto immaginiamo», continua.
Cosa ha detto
«'Che labbra che ha questa', 'Si è rovinata', 'Gli anni passano'. Senza alcuna sensibilità mi è stato detto tutto questo. Quando ero molto giovane ho fatto delle punturine alle labbra. Purtroppo non mi sono affidata alla persona giusta e mi è stato iniettato un materiale non riassorbile, probabilmente silicone», racconta. «Con il tempo si è spostato, si è modificato e oggi mi porto addosso le conseguenze. Non è un effetto voluto, non è un capriccio estetico recente, è qualcosa che fa parte di me da oltre 15 anni», continua.



«A me oggi non fa più male, ma se certi commenti arrivassero a qualcuno di più fragile? So bene cosa vuol dire avere addosso lo sguardo e il giudizio degli altri», dice. «Il punto non è l'aspetto, ma la leggerezza e la cattiveria con cui si parla degli altri senza sapere nulla della loro storia. Fa ancora più male quando quei commenti arrivano da donne, magari madri, che hanno figli e non si rendono conto dell'esempio che stanno dando».
«Se ci siamo sentiti sbagliati, non siamo noi il problema, non siamo noi a doverci vergognare. Noi siamo molto di più del nostro aspetto, siamo le nostre storie, i nostri percorsi, le nostre cicatrici e le nostre rinascite. Oggi io non nascondo i miei difetti perché sono parte di me e vado bene così», ha concluso.

 mentre  finisco  di scrivere   è partito  in automatico  sull'altra   finestra  l'ultimo  video   di 





che praticamente si ricollega alle dichiarazioni di Laura cremaschi .

16.3.25

replica della giornalista Nadia Somma al mio post sulla parità femminile

 il post  incriminato 😥😥

 Ecco la  risposta  , al mio post provocatorio   : <<  la parità sarà veramente tale quando smetteremo di stupirci se una donna compie le stesse azioni orribili che siamo abituati ad associare a un maschio: rivolgere un insulto sessista a una ragazzina  >> messo  sulla   bacheca  facebook  di Nadia Somma  giornalista  Blogger de Il Fatto Quotidianowww.ilfattoquotidiano.it )    più  precisamente    a   questo suo post  su l'8 marzo 

 , 



Guardi c’è un grandissimo fraintendimento. Il femminismo non ha mai dichiarato che le donne sono migliori degli uomini . Le donne sono capaci di commettere violenza: uccidere I figli, a volte ammazzare il marito , insultare una ragazzina . Ma , c’è una situazione molto ambigua. Angelicare una donna perché madre, o vergine, o oblativa e affermare che sono esseri superiori non è altro che il contraltare del disprezzo . Disprezzo quando abortiscono e rifiutano la maternità , disprezzo quando non accudiscono e si concentrano su loro stesse e disprezzo quando vivono liberamente la loro sessualità .In genere quando si parla di violenza maschile , gli uomini tendono a spostare il discorso ‘ma anche le donne ‘ . Ebbene abbiamo dei numeri che ci dicono quanto la violenza maschile, sia pervasiva  e diffusa in maniera sproporzionata rispetto a quella esercitata dalle donne. I 70 uomini che hanno stuprato Gisele Pelicot , non erano mostri. Erano uomini ben inseriti nella società con mogli e figlie . Giornalisti , vigili del fuoco, avvocati . Eppure non hanno esitato a commetter atti sessuali su una donna priva di sensi. A loro è bastato il consenso del marito . Esiste un problema culturale enorme e un immaginario che rende ciechi gli uomini rispetto al considerare le donne ‘roba loro’ o semi soggetti a cui conceder o meno , diritti.
La rabbia, gli insulti , le minacce di morte che ricevo solo per scrivere dati ufficiali sulle disparità di genere mostrano un rancore sordo, cieco, un odio persino profondo e antico. Mettere in discussione il potere maschile costa. Ha un prezzo. Per me e per tutte le attiviste . Infine , Checco Zalone, non credo volesse mandare il messaggio che la fine del patriarcato porterà subordinazione degli uomini . Ma voleva prendere in giro chi pensa che la fine del patriarcato porterà gli uomini alla sottomissione . Una psichiatra anni fa ad un convegno disse: gli uomini hanno il terrore del femminismo perché hanno interiorizzato talmente tanto le logiche di potere ‘o domini o sei dominato ‘ da non riuscire nemmeno ad immaginare un mondo privo di dominio , con le donne in una situazione di libertà e parità. Vi dovete fidare di chi ha lavorato anni per smantellare quelle logiche e riesce a immaginare un mondo che ne è privo
Certo questo significa accettare la libertà delle donne : di fare sesso con chi pare a loro, di lasciare un uomo , di desiderare una donna , di non avere figli, di dedicarsi al lavoro e di essere felici . Ma per alcuni , tutto ciò che ho elencato è una minaccia . La felicità delle donne è una minaccia per gli uomini convinti che l’origine e la causa di quella felicità debba essere un uomo .

17.1.25

Social e dintorni Altro che censure, servirebbe una scuola che formi anche al Web

  

la  censura    sui  social  e  non solo  , volendo essere buoni, il filtro che un’entità non meglio definita dovrebbe mettere tra il messaggio e il destinatario, mi fa venire in mente due  aspetti :  19  chei  dice  che la  tecnologia  ed  internet  ci stanno rovinando quando  invece  non è il mezzo in se  ma   il come lo si  usa    .,  2)  il solito paternalismo di chi ritiene di sapere e guarda la massa con un certo sussiego, segnalando in questo caso il veleno dell’analfabetismo funzionale al quale bisogna opporre un antidoto. Un antidoto però che è  secondo  molti   una toppa e non la vera soluzione, la quale non può prescindere  dalla consapevolezza  dell'uso   che  ne  facciamo  .La censura, non solo dovrebbe essere evitata, ma sarebbe   un rimedio  inutile se l’istruzione si occupasse di fornire gli strumenti necessari alla comprensione della “società social”. Il ministero dell’istruzione – e non mi riferisco solo a quello attuale, prosaicamente definito “del merito” – già da diversi anni si sarebbe dovuto occupare del problema. Il punto è che per non affogare nel mare degli ipertesti, in cui le informazioni si moltiplicano rimpallando tra una pagina web e l’altra, qualcuno dovrebbe fornire agli studenti e  alle  famiglie  una bussola per scegliere le fonti più attendibili e per comprendere ciò che leggono (non esattamente un comune testo). Il “qualcuno” a cui mi riferisco non è tanto   l’insegnante che  generalmente  ha il buon cuore di segnalare ai suoi allievi il faro per non andare alla deriva, ma quello a sua volta formato pochi  purtroppo  in questo senso. Perché non pensare oltre  ad  aggiornare  gli insegnanti   a  nuovi esami    nel  corso di laurea  e  di abilitazione   e  poi una nuova materia scolastica? Che so, si potrebbe chiamare "filologia del web”. La scuola dovrebbe servire a rendere le nuove generazioni consapevoli, individui che si fanno domande e non seguono anestetizzati le linee guida di un algoritmo. Grazie dell’attenzione e buon lavoro


                                          Barbara  


GENTILE BARBARA, la sua lettera ha il pregio di portare l’attenzione verso il nodo cruciale. La questione della censura dei social, il cosiddetto fact-checking, infatti, prescinde totalmente dal grado di consapevolezza della popolazione, dalla sua crescita culturale e dal discernimento necessario a non farsi abbindolare da notizie false. L’unico modo per fronteggiare un degrado della comunicazione, elemento prezioso per una “sfera pubblica”, è quello di essere dotati di conoscenze adeguate. La nostra scuola svolge sempre meno questo compito e le linee guida che il ministro Valditara ha appena reso note – poesie mandate a memoria e studio delle “saghe nordiche” – non fa certamente ben sperare.

1.6.24

il labile confine tra antisemitismo e antisionismo . fa prendere delle cantonate e fa sbagliare bersaglio sminuendo le battaglia contro la politica israeliana

 Nei  giorni scorsi    sul mio fb   ho condiviso questo  post  ( rimando  qui  per  la  discussione polemica  che   ha  generato )  . 


Il mio  odio  verso la politica ed  lo stato   d'israele  per quello che  ha  fatto  e  sta  facendo  e  che soprattutto   oggi è sotto gli occhi di tutti. Mi  ha  portatto  a     condividere   un post   vergognoso  e  antisemita nella  forma   . Ma  veritierò nella   sostanza  . Infatti il paragone ci sta tutto a  prima  vista  . Ma  poi se  si rilegge  , cosa  che  avrei dovuto  farlo prima  di   condividere  automaticamente  , è  un post   che  sfocia  nell'odio  non verso lo stato  e la  classe  politica    che si sta  comportano da  crimnale ma   verso  l'intero  popolo  . Infatti  è  ecco uno dei commenti    \ discussioni  più belli lasciati  al mio  post  su  fb 
Pacmogda Clémentine
Non dimentichiamo che chi ha subito il nazifascismo non sono i sionisti di oggi. Poi ricordiamoci che fra gli israeliani ci sono tanti contro il sionismo guidato da questo governo. Teniamo conto anche di loro quando li nominiamo in modo generalizzato. Per vari anni ho incontrato delle persone di Israele a una conferenza annuale che si tiene a Vienna. Nelle discussioni si vede quanto soffrono con il comportamento del loro governo. Il presidente di oggi in Israele, forse non sa nemmeno bene quanto gli ebrei all’epoca hanno sofferto
Giuseppe Scano
@Pacmogda Clémentine esatto ed questa la mia posizione . ed è questo che volevo dire con tale condivisione . però nella fretta , non mi sono accorto che la  slide  che  avevo condiviso  era sbagliata nella forma e che s'era sconfinati nell'antisemitismo .
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Pacmogda Clémentine  @Giuseppe Scano succede! Anche perché la situazione è talmente assurda e complessa che a volte non sai nemmeno cosa dire. 

 Infatti  ciò che hanno subito gli ebrei da parte dei nazifascisti è inaccettabile e indimenticabile, ma questi israeliani  non sono gli innocenti di allora. questi , salvo  rari casi  , sono i sopraffattori del popolo palestinese e non si accontentano di rubare loro la loro terra, ammazzano e distruggono tutto ciò che appartiene a quel popolo di palestina. Infatti  le accuse di antisemitismo nella  maggior  parte  dei  casi   sono strumentali e ormai ridicole in quanto  si mette  sulo stesso piano   e  si   confonde  antisemitismo       ( teoria imbelle  ed  odiosa al pari  del razzismo    che   desto e  combatto  )    e  antionismo visto   che  molti degli     stessi  ebrei, nel mondo intero, hanno da molto tempo preso posizione contro il governo di Israele e i coloni che lo appoggiano, il  cui  loro  refrain  a tali conterstazioni "Non in mio nome" e anche " Israele non deve usare l'olocausto per giustificare questo genocidio" è Israele si difende ?
Dopo 76 anni ( senza contare il periodo precedente al 1948 ) di omicidi, arresti arbitrari, sottrazioni di terre e di case, torture, uccisioni di reporter, ecc e tutte le cose carine che hanno fatto e stano faceno da 7 mesi a questa parte? Israele si difende dite? Le risoluzioni, i richiami, le denunce Onu sono indirizzate ad un paese che si difende ? Quindi fncl , raglio d'asino non salza in cielo . dubitate sempre da chi si dice filosofo o è laureato in filosofia , ed si dice spirito libero quando non sa neppure capire quando uno condivide o scrive post provocatori ,  oppure   nella  sua  impulsività   nell'indignarsi  davanti a  tali inutili massacri    fa egli errori . Ma soprattutto li commenta dandoti dell'ignorante e dicendo senza argomentare che scrivi .... .  O  ti risponde  con una  faccina  


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