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27.3.24

il crepuscolo anzi meglio il tramonto dei quotidiani cartacei

 Non sono  giornalista   ne pubblicista   ma  mi piace  scrivere  e fare  contro inchieste   o colaborare  con esse  come h o  fatto in passato  . Chi  mi segue   lo  sa .  Quindi condivio     l'articolo   , riportato   sotto  ,  di Massimo  fini   dice  la  verità   oltre   a  confermare  il perchè non ho  , anche se  l'avevo semre  desiderato  ,   scelto di  diventare  giornalista   vero e proprio .  Inoltro anch'io  sono legato  ai giornali di carta   essendoci nato e  cresciuto con essi 



                                           Il Fatto Quotidiano, 23 marzo 2024



Con un documentato articolo sul Fatto Nicola Borzi ha confermato, dati alla mano, quel fenomeno che per la verità tutti noi sperimentiamo ogni giorno ictu oculi: la crisi delle edicole. Nell’ultimo quadriennio le edicole sono scese da 16mila a 13.500 circa, ma il fenomeno ha radici molto più lontane, nel 2002 i punti vendita in Italia erano 43mila, ora sono scesi a 23mila.
Nella mia zona, piazza Repubblica e dintorni a Milano, fino a una decina d’anni fa c’erano cinque edicole. Oggi ne sono rimaste due. Una proprio accanto a casa mia è gestita da un bangla che per tenersi in piedi lavora dal primissimo mattino a mezzanotte, ma è ugualmente in grave difficoltà perché da lui molti giornali non si trovano o perché non glieli mandano o per qualche altro motivo. L’edicola più importante della zona sta in via Vittor Pisani, ma se la cava vendendo gadget, giocattoli, biglietti tramviari.
La crisi delle edicole è uno dei segnali, forse il più indicativo, della corrispondente crisi dei giornali. Era abitudine, un tempo, vedere gente al bar che leggeva i giornali o altri che passeggiavano con il giornale in mano. Mi capita, a volte, che qualcuno che non mi ha riconosciuto mi fermi e mi dica fra l’ammirato e il meravigliato: “ma lei è uno che legge ancora i giornali?”. Il Corriere della Sera e la Repubblica vendevano, fino a non molti anni fa, mezzo milione di copie. Oggi sono attestati intorno alle 200mila copie o poco più, e molte di queste te le sbattono in faccia, gratuitamente, nei grandi alberghi o sui Frecciarossa, e il motivo è che per farsi pagare la pubblicità devono mantenere, sia pure in modo artificioso, un certo livello.
Come la tv finì per spazzar via, in un periodo che va da metà degli anni Sessanta ai primi Novanta, i quotidiani del pomeriggio, il Corriere Lombardo, la Notte, il Corriere d’Informazione, così l’avvento del digitale sta spazzando via i giornali. Il lettore, giovane ma non solo giovane, è abituato a un’informazione immediata e molto più stringata. Non ci sono più i grandi reportage del tempo che fu. Il Diario di Enrico Deaglio (1996-2009) ha tentato coraggiosamente di riprendere quella formula, ma alla fine ha dovuto cedere. Gli editori, tutti tesi a risparmiare, riluttano a mandare in giro inviati che molto spesso sono free lance pagati niente. Il Corriere di Cairo, tanto per fare un esempio, a un collaboratore che ha scritto magari un’intera pagina dà dai 30 ai 50 euro. Quando lavoravo all’Europeo negli anni Settanta noi giornalisti, oltre a prendere un ottimo stipendio (nel mio caso un milione e passa, che corrisponde a diecimila euro attuali) potevamo contare su un borderò praticamente illimitato. Ogni spesa che fosse destinata a rendere il pezzo migliore era legittima (che poi molti colleghi su quei borderò si siano comprati la seconda o la terza casa è un altro discorso, fa parte del malvezzo italiano di fare la cresta sulle note spese che vediamo oggi in piena azione non solo nei giornalisti - Minzolini docet - ma nei politici e in qualsiasi amministratore pubblico). Alberto Ongaro, che si occupava di viaggi esotici, affittò per un milione di allora una baleniera, un altro che doveva intervistare Farah Diba le fece arrivare un cesto di tremila rose.
Nel giornalismo di carta stampata non ci sono più i grandi personaggi, i Bocca, i Montanelli o, per tornare un poco più indietro, i Curzio Malaparte che con i suoi reportage, i suoi libri (La pelle, Kaputt, Tecnica di un colpo di Stato) o i suoi commenti (Battibecco) ha influenzato buona parte del giornalismo a lui contemporaneo o successivo (vedi Oriana Fallaci) o, per tornare ancora più indietro, Edoardo Scarfoglio. Oggi, in linea di massima, se un giornalista è noto lo è per le sue apparizioni nei talk, che si sono moltiplicati nel tempo ma sono anch’essi in caduta libera negli ascolti. I giornalisti fra i 30 e i 40 anni hanno capito come si fa: di base certo ci dev’essere un giornale, poi si partecipa a quanti più talk possibile, infine si scrive un libro, molto probabilmente una cazzata, di cui comunque i colleghi parleranno. Che questo sia un esempio di buon giornalismo ho molti dubbi. Gli influencer hanno preso il posto dei giornalisti, sono loro le star. Chiara Ferragni ha quindici milioni di follower, Marco Travaglio, che è forse il giornalista più noto oggi in Italia, mi pare due o tre. I giornali sono fatti male? Sì, sono fatti male. C’è una prevalenza dei commenti, quorum ego, sulla cronaca, intendo la cronaca in presa diretta, che era abitudine, anzi obbligo, per la mia generazione e alcune successive. Desolanti sono gli spazi dedicati alla cultura, tanto che capita spesso che i direttori, non sapendo a che altro santo votarsi, ripubblichino estratti di scrittori o giornalisti del passato più o meno immediato, Buzzati, Montanelli la stessa Fallaci. La crisi dei giornali non investe in egual misura i libri. Il libro è un prodotto fisico, tattile, come i giornali certo, ma pensato per una più lunga durata. Puoi fare note e osservazioni anche lunghe a margine (le potresti fare anche sugli e-book, ma viene molto meno spontaneo) e comunque, in ogni caso, ci puoi arredare la tua libreria. Anche se nel disastro generale vediamo in certe biblioteche private libri che del libro hanno solo la copertina. Poi nell’editoria libraria accade una cosa curiosa: non c’è praticamente italiano che non abbia scritto un libro. Spesso mi arrivano a casa libri di autori sconosciutissimi che sperano in una recensione. Grandi case editrici, come la Mondadori, si sono ridotte a far pagare gli aspiranti autori, cosa che facevano un tempo case editrici infime e spesso truffaldine. Se aumentano gli autori, diminuiscono però i lettori. I “lettori forti”, quelli da cento libri l’anno, sono in estinzione per ragioni d’età. Come se la cavano allora gli editori? Sperando che fra la pletora di libri che caccian fuori uno diventi un best seller, e con questo si ripagano gli altri, o pubblicando per la scolastica o cartoni animati per bambini che vanno sempre forte.Ma qui di giornalismo non resta davvero più nulla. Spesso vengono da me dei giovani (io ho in genere un pubblico giovane, a parte dei fanatici pleistocenici che mi seguono dai tempi dell’Europeo) che mi chiedono come si fa a entrare in giornalismo. Io li gelo subito dicendo loro che mancano del primo requisito del giornalista: il fiuto. Se lo avessero non vorrebbero entrare in un mestiere morente.

3.12.22

Gli sms? Cose superate. Roba da antiquari. - Giampaolo Cassita

Gli sms? Cose superate. Roba da antiquari.
Oggi si naviga con WhatsApp, Instagram, Messenger, tik tok, telegram ed altre piccole diavolerie.
Mandare un sms è davvero molto “vintage”. Certo, roba vecchia, penseranno in molti. Ne è passato del tempo. Ma quanto? Esattamente 30 anni.
Solo 30 anni. Il primo sms (acronimo di Short Message Service, in italiano servizio messaggi brevi) viene inviato il 3 dicembre del 1992 ed è un ingegnere britannico a scrivere sulla rete GSM Vodafone: “Merry Christmas”. Eppure, a pensarci bene, nel 1992 non possedevo neppure un cellulare che acquistai solo nel 1995: un gigantesco Nokia con tanto di antenna detraibile che faceva molto “James Bond”.
Vivevo all’Asinara e il telefono cellulare era davvero una necessità e il suo avvento fu salutato con molta enfasi e felicità. Si poteva, davvero, comunicare tra una diramazione e l’altra senza passare per la radio.
Era possibile, tramite telefono, raggiungere chiunque in qualsiasi momento. Poi, il mio numero 368 divenne obsoleto.
Fu l’avvento del GSM che distrusse quel mondo semplice e disinvolto ancorato al telefono, convinti che una telefonata allungasse la vita.
I primi SMS li composi su quei telefonini orribili blu “effetto puffo” che regalava la “Esso”.
Era complicatissimo scrivere perché occorreva utilizzare la tastiera con tre lettere e pigiare il tasto sino a trovare la lettera giusta.
Diventammo bravi, alcuni erano velocissimi, altri perdevano il loro tempo a ricercare la lettera e, alla fine, desistevano.
Cominciarono le abbreviazioni TVB, TVMB, ki sei? ke dici? ma qnd mai, dv ti trv e continuavano anche quelli che, come me, scrivevano tutto “per benino” virgole e punti compresi.
Sono passati solo 30 anni dal primo SMS e sembra che si parli della preistoria.
E’ stato un secolo breve e troppo veloce. C’è gente che si è detta addio con un SMS.
Pensavo fosse una cosa triste e assurda. Fino a quando non ho scoperto che c’è gente che fa l’amore con WhatsApp.
Sono rimasto all’antica e il buon vecchio sms sembra essere quasi una dolcissima poesia di Petrarca in questi momenti terribili e veloci.
TVB. Senza più passione. 

15.10.22

OLTRE AI PEDOFILI CHE ADESCANO I BAMBINI SUI SOCIAL E SUL CELLULARE WATSAPP E TELEGRAM SI DOVREBBE PUNIRE I GENITORI CHE LASCIANO NEL WEB BAMBINI DI 6-9 ANNI

 DI COSA  STIAMO PARLANDO  

Ragazzini adescati sul web tramite una piattaforma di gioco: 12 perquisizioni e 2 arresti per pedopornografiadi Carlotta Rocci


Le vittime avevano tra i 6 e i 9 anni

  chimatemi pure  fascista , antimodernista  , ecc  ma  non sopporto  i piagnistei ed  l'ipocrisia  . Cazzo non si possono lasciare armi come ormai è diventato il cellulare soprattutto  i social  ed  appp  come  telegram e  watsapp  in mano ad un bambino di quell'età . dovrebbero condannare per abbandono di minore   o  correità   visto  che  molti genitori  mettono le  foto   dei figli o con loro o  da  soli e  chiedono  la pena  di orte  ocastrazione  chimica  per i pedofili  quando sono loro che gli offrono  l'esca  . Oppure  se  fanno dei giochi  mortali   imitando stupdi giochi o stupide sfide   piangono lacrime di coccodrillo .  O   si asciano convincere   a fare  filmati intimi e poi li condividono  con amici  o  li mettono in  rete , si lamentano 




30.8.21

Io, infiltrato tra i No Vax per bloccare i gruppi che diffondono falsità online"

repubblica 24 agosto . dove no riesce la polizia postale riescono loro iweb attivisti .

 

Io, infiltrato tra i No Vax per bloccare i gruppi che diffondono falsità online"

Una manifestazione anti-Green Pass 
Francesco, 30 anni, torinese, e altri attivisti guidati dall'anonimo "Capitan banana" sono riusciti a far chiudere 21 diramazioni locali della rete No Green Pass su telegram

Francesco ha trent'anni, è torinese e ha un nickname che protegge quasi al pari della sua identità perché è quello con cui si è infiltrato assieme ad altri amici di tutta Italia in una serie di gruppi negazionisti, si è accreditato ai loro occhi fino a diventarne amministratore e poi li ha chiusi a tradimento.Finora ne hanno sabotati una trentina e il coup de théâtre è stato un paio di settimane fa, quando hanno chiuso contemporaneamente ben 21 diramazioni locali della rete No Green Pass Italia: Roma, Torino, Alba, Legnano, Asti, Rivoli, Valli di Lanzo, Val Sangone, tanto per citarne alcuni, e anche Chivasso, uno dei centri più attivi visto l'epicentro della Torteria nelle manifestazioni contro vaccini e mascherine.A coordinare tutta l'operazione è stato un pioniere di queste attività, un giovane romano che sul web si fa chiamare Capitan Banana. Si presenta nei video con il volto mascherato da occhiali da sole e fazzolettone sul viso, si diletta in un'operazione di educazione collettiva facendo screenshot delle più assurde panzane che la gente scrive sui social e corredandole di commenti pungenti.Già questo gli vale insulti, minacce di querele - "ma non mi è mai arrivato alcun atto giudiziario", chiarisce l'attivista romano - ma anche una collezione privata di trofei virtuali accumulati dall'essersi introdotto in una serie di gruppi complottisti di diversa natura, che poi ha messo alla berlina e in alcuni casi ha fatto chiudere.Vedendo il ripetersi nelle iniziative no vax della Torteria, Capitan Banana aveva invitato i chivassesi a una reazione. Che è arrivata con una contromanifestazione in piazza ma anche con una strisciante guerra che Capitan Banana, Francesco e gli altri ragazzi, torinesi ma non solo, hanno messo in atto nei vari gruppi Telegram."Il nostro impegno è contro la disinformazione che circola sui vaccini anti-Covid", racconta Francesco. "C'è un mondo su Telegram di fake news assurde, ma anche pericolose - continua Marta, un'altra infiltrata - Frequentando quei gruppi ci siamo accorti che oltre alle bufale sui microchip o l'Aids inseriti con il vaccino, ci sono anche madri che non fanno più uscire i figli di casa perché hanno paura che vengano contagiati dai vaccinati, mica dal virus e alcune persino non li portano dal medico e cercano consulti online: e se a causa di queste follie ci scappa un morto? Noi vogliamo fare la nostra parte per evitarlo".Le armi per smontare negazionismi e complottismi sono quelle del sarcasmo e dell'ironia, più da "acchiappa bufale" che da giustizieri alla Charles Bronson. "La strategia è di mettersi in evidenza nelle conversazioni ma senza destare sospetti - illustra Francesco - Bisogna avere pazienza e aspettare il momento opportuno per dire la parola giusta che conquista la fiducia. Alla fine sono loro gli stessi organizzatori del gruppo a chiederti la disponibilità a dare una mano e ti nominano amministratore".A quel punto uno degli infiltrati ha le chiavi del gruppo, ma anche gli amici sono pronti a uscire allo scoperto al momento opportuno. E i ragazzi di Capitan Banana hanno scelto di farlo tutti nello stesso momento, postando a raffica immagini di banane per sbeffeggiare i partecipanti del gruppo prima di oscurarli. "Naturalmente non la prendono bene - conclude l'animatore dell'iniziativa - Alcuni giorni fa come ritorsione la nostra pagina è stata inondata di immagini pedopornografiche e abbiamo segnalato l'episodio alla polizia postale. Ma non demordiamo. Noi non diremo mai a nessuno di vaccinarsi e rispettiamo anche chi non lo fa, ma deve essere una scelta individuale e ragionata, non come conseguenza di una campagna distorta che semina terrore sui vaccini sbandierando tesi infondate e clamorose falsità".

18.4.20

Telegram provano a incriminarlo sempre e comunque. Il capro espiatorio perfetto.[ gli editori ..... II parte ]


DI COSA STIAMO PARLANDO \ ANTEFATTO
 Facciamo un passo indietro, telegram è sotto i riflettori per due fatti, un reportage magistrale    di vero giornalismo  d'inchiesta  non quello  del  classico  maistream  di Wired sul dilagare del “revenge porn” e   dell'appello    della  FIEG (la Federazione italiana editori giornali) che si lamenta dei mancati introiti causa copie piratate su telegram, così si legge su il Corriere. e non solo in merito a  ciò leggi anche  


Ora I fronti di attacco sono due, i gruppi spontanei e femministi che si sono accaniti contro il revenge porn e pedofilia ed  in particolare la  pedopornografia  ( ndr: battaglie sacrosante giuste per  le  geravi  conseguenze  che  porta  a  chi ne   è  vittima ) e la FIEG, in entrambi gli schieramenti , soprattutto sul secondo imputato sono in atto campagne di boicottaggio sulla piattaforma libera di messaggistica, ma andiamo con ordine perché i fronti sono due e sono ben distinti, sia come lotta che come portata anche se accomunati dalla repressione e dalla censura .
chiudere telegram






Il primo caso riguarda interi gruppi spontanei nati sui social network ma principalmente mette in primo piano l’opinione pubblica nei post dei singoli, sarà frequente leggere o aver letto: “Telegram fa schifo e bisogna chiuderlo, dentro è pieno di maniaci e schifosi”.
Ok, anche  se  un po'  generalizzato   è vero  sì, lo dicono i numeri e il report di Wired citato all’inizio, ma fermiamoci un attimo e razionalizziamo: dei maniaci utilizzano una piattaforma per compiere un illecito grave, ma qual è la colpa di Telegram ? Esistere e dare il diritto all'anonimato  ed  essere  libera  e senza  censura o  essere   un bazar  dove  trovi  tutto  free o pagando una cifra  simbolica  ?
Eè  vero . Ma  Il problema è alla radice. È nell’educazione  :    familiare e  scolastica   alla legalità, mai ricevuta  ricevuta  sommariamente  , nella cultura misogina che promuove il machismo, nella barbarie verbale e nel vuoto culturale. Di certo la colpa non è del sistema di messaggistica  ma  nell'uso  che  la massa   ne   fa  . 
Prima queste persone si radunavano in gruppi chiusi di Facebook, organizzavano “la bibbia”, scambiavano il tutto su Whatsapp o avevano dei forum (che esistono ancora se  fate  una  ricerca ) per amatori. Cambiano i tempi ma non le persone, è lì il problema.
Telegram è un mezzo di comunicazione ed è utilizzato da milioni di persone in Italia per fare community, scambiare idee, passarsi file grossi, informarsi e fare amicizie  (  non solo  per  scaricare  lecitamente  o illecitamente  :  film , musica  ,  serie tv  , ecc  Lo stesso Ministero della Salute ha un canale che ha collezionato 451.978 iscritti al canale contro il covid in un solo giorno.
Quindi che si fa? Ci sono dei maniaci su una piattaforma e chiudiamo TUTTA la piattaforma? Emh, no. Quello è alla stregua della dittatura  o  democradura \  stato etico  .
Possiamo essere propositivi, chiediamo alle istituzioni di investire nella cultura e nell’istruzione, chiediamo alla polizia postale di infiltrarsi in questi gruppi e fare social engineering per stanare i predatori sessuali  e  chi commette pirateria   senza  giuardare in faccia nessuno\a     visto      che  il  donwload  illegale    è  fatto  anche  da loro  colleghi e   politici    facciamo rete e sensibilizziamo su come stare al mondo, facciamo bella figura con i più giovani, loro saranno il motore del paese. Dimostriamoci umani, prima di tutto.
Chiedere la chiusura di una piattaforma per un utilizzo illecito è come chiedere la chiusura delle stazioni perché bazzicate dai tossici, sposti il problema in un altro posto. Semplice no? Internet funziona così, neghi una cosa e la amplifichi, spostando il tutto in luoghi sempre più complessi, chiudi  una piattaforma  se  ne  riapre  un'altra   magari  nel mondo di sotto   nel  depp  web  
Bisogna sradicare il problema alla radice e la risposta sarà brutale ma ahimè realista: ci vuole tempo e cultura.
E in ogni caso.. NO AL REVENGE PORN e  ALLA  PEDOPORNOGRAFIA . Su questo non c’è da discutere.



Passiamo al caso FIEG. ed alla sua posizione contro Telegram  A mio modesto parere e su mia opinione personale che corrisponde a quella di https://www.player.it/   di cui   riporto  sotto  

[....]  qui sfioriamo il ridicolo, ma analizziamo i fatti.
Come si apprende sulle pagine del Corriere e di Repubblica la Federazione italiana Giornalisti Editori è infuriata, imbestialita, gravida di parole ricolme di sdegno e commiserazione; tuonano in un comunicato che riportiamo
Roma, 14 aprile 2020 – “La Federazione degli Editori di Giornali ha chiesto ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto”: ad annunciarlo è il Presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, che ricorda come di recente si sia pronunciato con preoccupazione anche il Sottosegretario per l’editoria, Andrea Martella.
Dieci i canali monitorati, dedicati esclusivamente alla distribuzione illecita di giornali; 580mila gli utenti complessivi ( 46% di iscritti negli ultimi tre mesi) e un incremento dell’88% delle testate diffuse. L’analisi condotta dagli uffici della FIEG simula anche gli effetti di rimbalzo della copia pirata su piattaforme esterne a Telegram, sia relativamente al traffico dati e ai possibili rischi di rallentamento della rete, sia sulla quantificazione del danno.
“La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante” avverte Riffeser “In una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività”.
“Al rischio del consolidamento di una pratica illecita, quella di leggere gratuitamente i giornali diffusi illecitamente via chat, si aggiunge – conclude Riffeser Monti – quello di veder distrutti il lavoro e gli investimenti delle migliaia di persone che mantengono in vita la filiera produttiva della stampa: dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti, tutti impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito”.
Fonte: FIEG


Analizziamo i fatti, FIEG lamenta che su TELEGRAM ci siano gruppi di diffusione di materiale coperto da copyright, in pratica le copie digitali dei quotidiani e periodici e, citando il comunicato “una perdita di 670 mila euro al giorno”, ammetto di aver riso soprattutto in questo punto ma andiamo avanti, la Federazione giustamente è inalberata per la violazione di copyright, io stesso da artista sarei su tutte le furie a parti inverse, ma siamo sicuri che la piattaforma non sia solo un capro espiatorio?
L’editoria è in crisi, fa fatica quella online (che ha introiti bassi con le pubblicità, fidatevi) e fa fatica quella cartacea che non è stata capace di innovarsi  ed   aggiungo  io  come  h detto nel post  precedente   di correggere  i  suoi  difetti   che portano la gente  a  procurarsi online  le  copie  , rivolgendosi sempre alla solita fetta di pubblico che, per forza di cose, andrà scomparendo nel corso dei decenni (alla morte poco possiamo). 
Non c’è riciclo generazionale, il settore giornalistico non dà possibilità a noi giovani almeno di provarci, il target è quello nostalgico low risk degli over 40 e over 50 e si pensa che l’editoria sia in crisi per colpa di telegram? Scusate se mi faccio un’amara risata.
(Uno dei gruppi con più iscritti)

Che ci siano dei mancati introiti è innegabile, ma la cifra si basa sul numero di iscritti a questi canali partendo dall’assunto che queste persone leggerebbero quei quotidiani se non ci fosse il gruppo, dando per scontato che chi fa pirateria lo fa o perché è tirchio, o perché non ha i soldi o perché banalmente si trova davanti tale opere (e magari qualche giornalista potrà dormire tranquillo sapendo che qualcuno il trafiletto a pagina 50 l’ha letto). 
Indagando e per puro spirito giornalistico (NDR: cancellando i file subito dopo la consultazione fattuale e per spirito di inchiesta) sono entrato in quei gruppi per sincerarmi di quanto denunciato all’AGCOM dalla Federazione, ho trovato uno schema esatto; escono quotidianamente dalle 5 del mattino alle 10 i quotidiani, sono tutte copie digitali in pdf.Le seguenti copie non hanno la benché minima protezione, sono tutte DRM free (sistema di protezione digitale) e sono tutte consultabili senza la richiesta di password o certificati, semplicemente copie vergini distribuite al mondo intero.
In primis escludiamo che ci sia un benefattore/malfattore che la mattina con un gran prurito si svegli e dica “cavoli, devo andare in Edicola e scannerizzare tutte le copie dei giornali, dannato sistema!”, le copie sono tutte digital e sono postate con una cadenza periodica e pubblicate con una precisione svizzera.
In secondo luogo gli stessi gruppi sono tappezzati degli stessi comunicati di FIEG come potete vedere dall’immagine qui sotto 
:

la domanda mi sorge spontanea e lasciatemi il beneficio del dubbio, la FIEG la conosce chi c’è dentro, qualche giornalista e pochi altri, di certo non è il sito più visitato dai lettori italiani e soprattutto dai giovani, non sono solito fare congetture ma vedere i comunicati incollati prima della pubblicazione dei suddetti pdf mi fa riflettere, o perlomeno tirare delle congetture tra me e me.
Razionalizzando e ragionando con logica, non sarebbe meglio indagare sugli stessi canali? Non sono un hacker ma qualsiasi poliziotto sulla base di una denuncia formale potrebbe attivare il cervello. Vi faccio un esempio pratico di social engineering, ci sono delle immagini che parlano di apertura di spazi pubblicitari con contatti in calce, sono io stupido o ci vedo una possibilità di backdoor investigativa? No, per dire.
O è più comodo scaricare le colpe ad una piattaforma libera utilizzata per tutt’altro? O è più comodo “prendersela con l’internet” per un pensiero anacronistico e retrograde senza fare ammenda che se un settore va a rotoli fattualmente è per i più svariati motivi da analizzare in separata sede?    È colpa della piattaforma o di cani sciolti che compiono illeciti?
Prima di chiedere un apparato censorio alle telecomunicazioni che profuma di ventennio non sarebbe meglio interpellare le autorità e far lavorare la magistratura?


Chiedo.
#freetelegram una volta per tutte

Concludo sperando che questo articolo possa sortire una presa di coscienza da parte di tutti, Telegram è stato creato da due Russi che si sono visti soffiare la loro piattaforma (VK) dal loro governo, quello Russo, sono dovuti scappare e vedere i loro server chiusi, si sono visti bannare l’app su iOS, si sono visti bannare l’app in paesi poco democratici come l’Iran e qual è il motivo? Essere un’applicazione LIBERA, scevra dagli attacchi dalle lobby e dal controllo, Telegram è l’ultimo baluardo dell’anonimato ed è un bene per chi vuole esercitare un sacrosanto diritto.
Chiederne la chiusura per delle mele marce è un comportamento dittatoriale che non si confà con la nostra democrazia, se ci sono dei criminali si devono aprire delle indagini e si deve lasciare il lavoro alla magistratura e alla polizia postale.
Siate liberi di fare le campagne ma premete contro gli illeciti, non contro la piattaforma, se la censura vedrà la luce i cani sciolti migreranno, altro che trovare una cura al problema, qui si vuole mettere la polvere sotto il tappeto che tornerà e saremo punto a capo.
E permettetemi un’ultima cosa, dal profondo del cuore; Telegram libero, è un grido alla libertà. Un grido contro i bavagli.

17.4.20

gli editori anzi che correggere i loro errori che inducono la gente a scaricare e a cercare online i giornali cosa fanno chiedono la chiusura e la censura di telegram

il  post  d'oggi  conferma  quello che  dicevo ieri  sull'artioclo 21  con  la  scusa   che  danneggia  l'editoria  . Ora   sarà anche  vero
soprattutto   per   :  i piccoli   editori indipendenti  che   non hanno partiti e  finanziamenti  pubblici diretti o indiretti  dallo stato e  dai partiti   ed  si finanziano   con abbonamenti o  donazioni  .,    per  la gli stampatori  , distributori  ed   rivendite   dei  giornali  cartacei . Ma  qui  usano  solo    repressione   anzichè  correggere   gli errori  di gestione :  1)  allegati inutili .,  2)  troppe  edizioni  locali   diverse  da  zona  a  zona   all'interno    di  una stessa regione  , esempio  la nuova  sardegna , 3)  invio poche  copie   di  mensili  o  settimanali  .,  4) obbligo di comprare  il  quotidiano  o   altra  rivista   con inserto o allegato   che  inducono la  gente  a  scaricare   o   a mettere  online  per  tutti i giornali  non solo i quotidiani    cosa  fanno  organizzano  la repressione  ed  la  censura

da   https://www.macitynet.it/

Telegram mezzo di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia


C’è un’altra epidemia che si sta diffondendo parallelamente al coronavirus: quella dell’illegalità. Un abuso che attacca la libertà di informazione danneggiando un’intera industria, l’editoria, che viene perpetrato tramite i canali di Telegram.
Da quando è cominciato l’isolamento forzato, attraverso l’app di messaggistica oltre un milione di italiani, politici di primo livello inclusi, leggerebbero quotidianamente i giornali diffusi illegalmente sulla piattaforma. Un numero che secondo quanto denuncia la Federazione italiana editori giornali (Fieg) sarebbe raddoppiato proprio nelle ultime settimane, molto probabilmente a fronte del fatto che l’attuale stato di crisi ha incentivato la necessità di informarsi.
Lo conferma Repubblica nell’articolo apparso nell’edizione di mercoledì 15 aprile, riportando alla luce un’inchiesta che nei mesi scorsi denunciava proprio il fatto che mezzo milione di italiani da anni scarica e legge ogni giorno la versione PDF dei quotidiani diffusi tramite WhatsApp e Telegram.
La denuncia della Fieg all’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) è accompagnata dalla richiesta di chiusura di tali canali o se necessario anche quella temporanea dell’intera piattaforma di Telegram con lo scopo di mettere fine ad una pratica che ormai è letteralmente sfuggita dal controllo dello Stato.
Telegram strumento di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia
E’ però difficile che si possa effettivamente fare qualcosa di concreto visto che già da anni vengono inoltrate segnalazioni di questo tipo alle società che gestiscono appunto Telegram e WhatsApp e ad oggi nessuna di queste è riuscita a smuovere le acque.
Anche se si potrebbe pensare che una diffusione maggiore possa ampliare la visibilità dell’offerta pubblicitaria con le pagine virtuali questa è difficilmente quantificabile mentre lo è quello dei mancati incassi da parte di editori ed edicolanti.
A pagarne le spese come dicevamo è un intero settore, in crisi già da anni a causa dell’evoluzione tecnologica che ha quasi soffocato la vendita dei quotidiani su carta sull’intero territorio: si stima che la lettura illegale dei quotidiani tramite Telegram e WhatsApp, aumentata esponenzialmente nell’ultimo periodo, causi una perdita di oltre 250 milioni di euro l’anno: troppi per lasciare che questa notizia passi in sordina ancora una volta.

    https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/04/ma-larticolo-21-della-costituzione.html

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...