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3.12.22

Gli sms? Cose superate. Roba da antiquari. - Giampaolo Cassita

Gli sms? Cose superate. Roba da antiquari.
Oggi si naviga con WhatsApp, Instagram, Messenger, tik tok, telegram ed altre piccole diavolerie.
Mandare un sms è davvero molto “vintage”. Certo, roba vecchia, penseranno in molti. Ne è passato del tempo. Ma quanto? Esattamente 30 anni.
Solo 30 anni. Il primo sms (acronimo di Short Message Service, in italiano servizio messaggi brevi) viene inviato il 3 dicembre del 1992 ed è un ingegnere britannico a scrivere sulla rete GSM Vodafone: “Merry Christmas”. Eppure, a pensarci bene, nel 1992 non possedevo neppure un cellulare che acquistai solo nel 1995: un gigantesco Nokia con tanto di antenna detraibile che faceva molto “James Bond”.
Vivevo all’Asinara e il telefono cellulare era davvero una necessità e il suo avvento fu salutato con molta enfasi e felicità. Si poteva, davvero, comunicare tra una diramazione e l’altra senza passare per la radio.
Era possibile, tramite telefono, raggiungere chiunque in qualsiasi momento. Poi, il mio numero 368 divenne obsoleto.
Fu l’avvento del GSM che distrusse quel mondo semplice e disinvolto ancorato al telefono, convinti che una telefonata allungasse la vita.
I primi SMS li composi su quei telefonini orribili blu “effetto puffo” che regalava la “Esso”.
Era complicatissimo scrivere perché occorreva utilizzare la tastiera con tre lettere e pigiare il tasto sino a trovare la lettera giusta.
Diventammo bravi, alcuni erano velocissimi, altri perdevano il loro tempo a ricercare la lettera e, alla fine, desistevano.
Cominciarono le abbreviazioni TVB, TVMB, ki sei? ke dici? ma qnd mai, dv ti trv e continuavano anche quelli che, come me, scrivevano tutto “per benino” virgole e punti compresi.
Sono passati solo 30 anni dal primo SMS e sembra che si parli della preistoria.
E’ stato un secolo breve e troppo veloce. C’è gente che si è detta addio con un SMS.
Pensavo fosse una cosa triste e assurda. Fino a quando non ho scoperto che c’è gente che fa l’amore con WhatsApp.
Sono rimasto all’antica e il buon vecchio sms sembra essere quasi una dolcissima poesia di Petrarca in questi momenti terribili e veloci.
TVB. Senza più passione. 

30.4.17

Il fascino vintage delle cartoline resiste ai social ?

il passato che ritorna infatti secondo http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/ 29 aprile 2017
sta ritornando
Il fascino vintage delle cartoline resiste ai social
Collezionisti e turisti regalano nuova linfa E non mancano i nostalgici fra gli under 35
Gli studenti squattrinati le acquistano come souvenir a basso prezzo. I collezionisti, al contrario, sono disposti a spendere follie per accaparrarsi le più rare. Le cartoline stanno tornando in voga, a discapito dei nuovi mezzi di comunicazione, e Trieste è un teatro privilegiato del fenomeno, che qui è duplice. Nel capoluogo giuliano infatti sono in aumento sia le cartoline inviate sia quelle ricevute.
Una passione tutta triestina
Il legame speciale tra la cartolina e Trieste è testimoniato dalla presenza in città di uno degli otto spazi filatelici esistenti in Italia, dedicati ai collezionisti, dove è possibile acquistare prodotti postali speciali. Gli altri spazi filatelici sono a Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze, Roma e Napoli. Qui la direttrice del Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa, Chiara Simon, saluta il ritorno della cartolina: «Il mio messaggio è “mandatevi le cartoline, un giorno saranno il vostro archivio personale”. Oggi abbiamo infinite possibilità di comunicare, tutte però aleatorie. Miniature del Trecento sono arrivate fino a noi. Lo stesso non accadrà agli sms, ma alle cartoline forse sì».






L’aumento del turismo
Antonella, da anni impiegata negli sportelli dello Spazio filatelico cittadino, racconta: «C’è un doppio revival della cartolina, alimentato dai collezionisti da una parte, dai turisti dall’altra. In quest’ultimo caso, riconduco la crescente domanda di cartoline al fenomeno più generale della recente crescita di visitatori in città. Un’infinità di turisti passa da noi. Tedeschi, ma anche giapponesi e americani. Tra questi ultimi, molti discendono da famiglie di origine dalmata e istriana, migrate negli Stati Uniti nel secolo scorso: per loro una cartolina di Trieste è un’emozione speciale».
Anche la proprietaria della Tabaccheria San Giusto, in piazza Unità, è dello stesso parere. «Negli ultimi anni si è detto che le cartoline sono state surclassate, ma non è vero. Io le ho sempre vendute. Forse di recente c’è stato un aumento della richiesta da parte dei clienti, ma lo attribuisco all’aumento dei turisti in generale». E svela un ulteriore target di consumatori di cartoline: «Sono soprattutto i ragazzi delle scolaresche ad acquistarle. Non le spediscono perché il francobollo costa più che la cartolina stessa, ma le conservano come ricordo. Un souvenir alla portata di tutte le tasche».
Il ritorno di fiamma
A Trieste e dintorni le cartoline non solo si inviano, ma anche si ricevono. Eleonora, portalettere a Muggia, racconta che «sono sempre di più le cartoline che mi capita di consegnare». L’impressione di Eleonora è confermata dai destinatari della posta, tra cui alcuni giovanissimi, come la triestina Clelia, 18 anni: «Le invio spesso, quando vado in vacanza, ma adoro soprattutto riceverle. Il bello delle cartoline è che ti fanno sapere che qualcuno a cui vuoi bene, mentre stava visitando un posto nuovo, si è ricordato di riservare un pensiero a te». Clelia è più un’eccezione che la regola: tra i suoi coetanei intervistati, è l’unica a fruire abitualmente delle cartoline; gli altri non sono interessati o preferiscono affidarsi all’invio di foto tramite i social network.
Il target privilegiato
I giovani nostalgici della carta stampata sono invece quelli della fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni. Moltissimi tra loro mandano cartoline e, soprattutto, le ricevono. Massimiliano, 30 anni appena compiuti, commenta: «Le informazioni in passato avevano bisogno di un supporto fisico su cui viaggiare. Le cartoline rappresentano per questo uno spaccato di vita: dopo anni le ritrovi e ti ricordi di una persona, del perché te l’aveva inviata. Ecco perché mi piace riceverle. Anche se, confesso, quando viaggio ho la cattiva abitudine di dimenticarmi di spedirle». Giulia,
che di anni ne ha 27 e da parecchi vive all’estero, racconta, non senza ironia: «Il progresso uccide il romanticismo. Mando sempre cartoline ai miei amici ma loro rispondono con foto su whatsapp. . Allora preferisco inviarle alle nonne, che sanno apprezzarle».





Allora preferisco inviarle alle nonne, che sanno apprezzarle».

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