Ahe il sindaco di Monza, Paolo Pilotto, ha preso posizione sulle polemiche suscitate dal funerale nel Duomo di Monza dello storico camerata Davide Cattaneo, 68 anni, fondatore di Avanguardia Nazionale, avvenuto con la presenza, ritenuta sconveniente da Anpi e Sinistra Italiana, di una bandiera a due aste (ispirata a quella delle Ss naziste), con la runa di Odal, simbolo dell’organizzazione
neofascista, disciolta nel 1976 in virtù della legge Scelba, ai piedi della bara e poi appoggiata sul duomo di Monza. E’ una lunga riflessione, quella di Pilotto: “Acque agitate in città. Ma per 100 persone che sanno sempre quale sia la soluzione a portata di mano o che hanno sempre un giudizio lapidario da dare su tutto, ce ne sono decine di migliaia che vogliono affrontare i problemi per risolverli, perché amano la loro città e vogliono che continui ad essere una città dove vivere bene e coltivare relazioni umane serene e positive, anche nella complessità della vita quotidiana, anche nella fatica di doversi confrontare per cercare le soluzioni migliori”. Continua poi il sindaco di Monza: “Allora forse va aggiunto: Non va bene che di giorno o di sera o di notte, malgrado gli sforzi sempre maggiori di Forze dell’Ordine e di Polizia Locale, ai quali va la mia totale stima e solidarietà, con personale costretto spesso a fare faticosi turni aggiuntivi di lavoro per garantire serenità ai cittadini, in alcune zone della città adolescenti di qualsiasi origine e di qualsiasi città si affrontino secondo riti primordiali facendosi del male e spaventando le persone. Così come non va bene che in altre zone gruppi di persone stazionino permanentemente occupando luoghi e trasmettendo ansia e paura a chi passa per quei luoghi. Su questo stiamo lavorando gomito a gomito con Prefettura, Questura, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito. E continueremo a farlo ogni giorno, perchè le soluzioni si trovano anche tramite intese ed accordi consolidati tra Stato e Comune. Ma anche continuando a lavorare, come stiamo facendo, con scuole, associazioni, enti che si occupano di educazione, sport, cultura. E continueremo a lavorare perchè da un lato le strade siano sicure e vigilate, dall’altro perchè i valori di rispetto, cittadinanza e comunità siano sempre più condivisi, prima di tutto nelle famiglie e negli altri luoghi dove tutti, bambini giovani ed adulti, viviamo”. E prosegue:“Non va bene che gruppi o associazioni cerchino provocatoriamente di affermare il loro diritto ad esprimere verità ritenute sempre come assolute, e per farlo mandino in scontro una intera città. Mi riferisco ad iniziative che di volta in volta cercano di gettare ombre e discredito su argomenti diversi, iniziative che anche solo nei nei titoli paiono essere pensate contro le Istituzioni dello Stato o contro la loro gestione. Confermo la mia più sincera vicinanza alle Forze dell’Ordine di Monza, con le quali l’Amministrazione Comunale condivide l’impegno quotidiano sui temi della Legalità e della Sicurezza in città. Il lavoro di donne è uomini in divisa – compresi i nostri agenti della Polizia Locale – spesso lontano dai riflettori, contribuisce a rendere il nostro capoluogo una città bella in cui è possibile vivere, lavorare, stare, studiare. E per questo mi unisco ai tanti che in queste ore manifestano distanza rispetto a iniziative come “police abolition”, prevista prossimamente in città” E, infine, conclude il primo cittadino monzese: “Non va bene che la pietà per i morti, la sacralità di un rito funebre, si trasformino in occasione per violare molte leggi dello Stato in una volta sola. Non ha nulla a che fare con la pietà per i morti la manifestazione inscenata sabato davanti al Duomo di Monza da persone che al posto della preghiera hanno preferito alzare le loro braccia nel saluto fascista, hanno esposto drappi riportanti il simbolo di una Associazione disciolta dallo Stato per legge decine di anni fa, in spregio alla Costituzione, ad altre norme dello Stato e al piu normale buon senso. La nostra città non lo merita, la nostra città non ne ha bisogno. Sa benissimo vivere, fare impresa, scuola, sport, cultura senza avere bisogno di alimentarsi con stanchi riti che nel nostro Paese evocano violenza, mancanza di libertà e di democrazia. A Monza possiamo essere conservatori, progressisti, moderati, e possiamo esprimerlo liberamente. Perchè dal 1946 c’è una Repubblica nata da grandi valori e anche dalle ceneri di altrettanto grandi errori. E perché dal 1948 c’è una Costituzione che garantisce i diritti di tutti, ma chiede anche a tutti di rispettare alcuni doveri necessari a rendere possibile la convivenza civile”.
in Italia è boom di #cremazioni. Nella sola #Milano l'80% delle salme viene incenerito. La tendenza segue il fenomeno in grande espansione delle Case Funerarie. Un business, quello del "caro estinto", che nel nostro paese coinvolge 6.500 imprese del settore e oltre 20 mila addetti #ognissanti
vista la blanda opposizione della chiesa cattolica ( le altre religioni non saprei )
non ne lncoia più folippiche nè il ponteficde nè i cattolici più tradizionalisti e se lo fanno vedere foto sopra sono sempre meno
dev'essere un argomento tabù che stai venendo meno visto che La morte è sempre più un fatto privato e lo Stato non fa sconti: aumentano vertiginosamente le cremazioni, la deducibilità fiscale delle esequie resta risibile e quasi inesistente
come riporta l'articolo di estremeconseguenze ,it
LA MORTE NON FA SCONTI La morte è sempre più un fatto privato e lo Stato non fa sconti: aumentano vertiginosamente le cremazioni, la deducibilità fiscale delle esequie resta risibile. Record a Milano: ormai l’80% dei defunti viene incenerito.
“Anche quest’anno ricorrono i morti. Speriamo vinca mio nonno”: recitava una consumata freddura di basso cabaret. Se è vero che il culto dei morti è lo specchio fedele di una civiltà, la ricorrenza della commemorazione dei defunti 2018 restituisce una fotografia precisa dell’Italia di oggi. Anche se nei prossimi giorni tanta gente andrà a salutare la tomba di un proprio caro, i cimiteri italiani stanno morendo. La morte non è più un fatto sociale, com’è stato per secoli, o perlomeno lo è ancora solo in alcune zone del Belpaese e in particolare al Sud. La morte oggi è un fatto sempre più privato. E non solo perché ormai Facebook è il più grande cimitero al mondo (entro il 2098 gli utenti deceduti saranno più di quelli vivi. In Italia si contano circa 240 mila account che muoiono ogni anno, per decesso dell’utente o per abbandono delle attività, in media si parla di circa 600-700 profili al giorno, con la possibilità di nominare un proprio erede virtuale) ma perché sono in aumento esponenziale le persone che rinunciano alla tomba, alla lapide, per essere cremate e conservate quindi, in casa. A Milano ormai l’80% dei defunti viene cremato. È una tendenza in atto in tutta Italia, soprattutto al Nord ma in netta espansione ovunque. Il dato nazionale delle cremazioni è intorno al 30% ma gli indicatori stimano una crescita esponenziale nei prossimi anni. Non è solo una questione economica, la cremazione comporta ovviamente un risparmio rispetto a un loculo o a una tomba, ma anche culturale.
“Il ricordo è sempre più privato e sempre meno sociale” dice a EC Giovanni Caciolli, segretario nazionale di Federcofit ”I cimiteri sono cambiati. Se la morte resta una livella che non guarda in faccia al ricco o al povero ma mette tutti sullo stesso piano non è così per il ricordo: i ricchi possono permettersi un ricordo più duraturo, visibile, a volte anche monumentale. I poveri no, non possono permetterselo più. I cimiteri stanno cambiando. Si ampliano le aree dedicate ai non cattolici, come per esempio quelli per la comunità musulmana. Che però ha esigenze diverse. Innanzitutto devono essere inumati, e devono esserlo non in una cassa, ma in un lenzuolo e rivolti verso la Mecca. La convivenza tra confessioni religiose nei cimiteri italiani non è un fatto nuovo ed è assolutamente fattibile. Il problema si porrà tra qualche anno quando probabilmente la seconda e terza generazione di musulmani italiani si farà inumare mentre molti altri preferiranno sempre di più la cremazione. Lo spazio nei cimiteri è quello che è…”. Ma è la stessa percezione della morte ad essere cambiata. Sempre meno un fatto naturale, un passaggio della vita, sempre più una sconfitta. Perché si vive sempre più a lungo, perché i progressi della medicina hanno reso la terza età come la fase più lunga della vita, una seconda giovinezza. Almeno questa è l’immagine che passa attraverso il mainstream.
Esplode il fenomeno delle Case Funerarie, luoghi dove il defunto viene trasferito e vegliato in un ambiente elegante, intimo, quasi domestico. “Perché gli obitori e le camere mortuarie spesso sono fatiscenti, con regole stringenti e rigide, orari poco flessibili, condizioni di affollamento” dice a EC Alessandro Bosi di Feniof, “Mentre la casa funeraria permette un congedo dal defunto più umano, più rispettoso e più privato. Ormai in Italia sono più di 300 e in costante aumento e, le imprese di onoranze funebri che hanno sviluppato questi progetti, vedono oggi un ritorno economico soddisfacente”. Onoranze funebri. Qual è oggi la situazione di questo settore? 600mila (circa) decessi all’anno in Italia, 6.500 imprese, 20mila lavoratori assunti più altri 10mila a chiamata, un fatturato di circa 1,5 miliardi di euro che però arriva quasi a 5 con l’indotto. Le leggi regionali degli ultimi anni hanno dato contorni precisi a questa attività, a parte il caso di Lazio e Sicilia che ancora non hanno legiferato in materia. In teoria oggi un ospedale di Roma o di Palermo può affidare tramite bando a una società privata di onoranze funebri la gestione di una camera mortuaria. Un affare da centinaia di migliaia di euro. Ma una sentenza del Consiglio di Stato ha bloccato i primi tentativi, sostenendo che non si piò affidare ad un monopolio privato la gestione di una camera mortuaria pubblica. In queste due regioni siamo ancora, è il caso di dirlo, in un limbo legislativo con una gestione quotidiana e arbitraria. L’attività funebre in Italia è attività libera imprenditoriale. È bene ricordarlo: non possono esistere per legge cimiteri privati, se non quelli già esistenti di enti religiosi o congregazionali. I cimiteri in Italia sono 13mila. Il settore delle attività funebri è articolato in Italia in tre comparti: Imprese funebri private Attualmente risultano attive circa 6500 imprese, ma va tenuto presente che in tale numero vi sono anche le eventuali sedi secondarie facenti capo ad un’impresa principale. Circa la metà è operante autonomamente ed imprenditorialmente, vale a dire con proprie strutture, mezzi, magazzini, laboratori, personale regolarmente inquadrato. L’altra metà opera sostanzialmente con funzioni d’agenzia, o comunque, utilizzando dei terzisti (centri servizi), quindi operando con soli uffici senza strutture imprenditoriali. Solo il 5% delle imprese svolge servizi superiore alle 500 unità (tra queste vi sono alcune S.p.A.); circa il 75% delle sono tendenzialmente attorno ai 200 annui; le altre sono sotto i 100 servizi e, tendenzialmente, attorno ai 50. Aziende a carattere pubblico o a Capitale prevalentemente Pubblico Trattasi di attività parziali o totali direttamente o indirettamente gestite dai Comuni. Si tratta mediamente di aziende operanti nelle grandi città e con numeri elevati in termini di servizi funebri svolti. Spesso, i comuni o le aziende comunali, esercitano sia l’attività funebre che l’attività cimiteriale e, in altri casi, operano nell’ambito dei servizi necroscopici (camere mortuarie ed ospedali). A riguardo l’Antitrust si è espressa denunciando simili commistioni ritenendole atte a creare forti turbative di mercato a danno degli operatori locali, nonché invitando i comuni a circoscrivere il loro intervento nella mera sfera dei servizi pubblici seguendo i principi di sussidiarietà e non offrendo servizi commerciali di onoranze funebri soprattutto quando le imprese comunali godono di benefici e privilegi in grado di avvantaggiarle sul mercato privato. Associazioni no-profit Si tratta di circa 200 fra enti morali, laici o religiosi, per la quasi totalità operanti con propri servizi funebri completi ed una cinquantina di essi con propri cimiteri. La loro operatività è rilevante in Toscana (Misericordie e Pubbliche Assistenze) e in zona napoletana (Congreghe). Sono inoltre attive una settantina di società di cremazione che curano unicamente tale rito e, quasi tutte, gestrici di forni crematori di proprietà comunale. Quanto costa un funerale? Si può indicare in circa € 2.600 medi per ogni servizio funebre, svolto in ambito comunale e fornito da un’impresa privata specializzata. Sulla base di 600.000 servizi utili, al costo di € 2.600 medi cadauno, si ha un giro d’affari di circa € 1.560.000.000 (un miliardo, 560 milioni). Resta escluso un indotto (su cui l’impresa funebre non ha alcuna incidenza) di oltre € 2.800.000.000 (due miliardi, 800 milioni) e riferito agli interventi cimiteriali, di cui, all’incirca:
• € 1.300.000.000 per marmi e monumenti funebri
• € 1.100.000.00 per vari diritti comunali e/o sanitari;
• € 400.000.000 per intervento di fioristi, giardinieri, manutentori, ecc.
È da valutare, inoltre, che dopo anni di gratuità, la cremazione è stata di recente posta a carico dell’utenza, per importi che si aggirano attorno ai € 600, con un conseguente onere sulla famiglia in lutto di circa € 700 se si aggiungono le eventuali spese connesse ( IVA, documentazioni, bolli, etc.)
Indotto:
• 80 fabbriche di cofani, delle quali una ventina a livello di industria medio alta;
• 15 officine meccaniche specializzate per la trasformazione delle auto in autofunebri;
• 30 laboratori per la fabbricazione di apparati tessili (imbottiture, veli coprisalme, arredi);
• 10 produttori di articoli igienico-sanitari (valvole depuratrici, liquidi di conservazione, bare frigorifere, ecc.);
• 15 fonderie per la produzione degli accessori metallici alle casse;
• 40 per ulteriori produzioni (cofani in zinco, fotoceramiche, stamperie per manifesti, computeristica, ecc).
Particolare rilievo hanno i costruttori di cofani, i quali, oltre a produrre l’intero fabbisogno nazionale, sviluppano anche un’interessante esportazione. Questo settore si sta gradualmente spostando sulle urne cinerarie. Si punta a modelli di ‘moda’: per esempio modelli di urna realizzati imitando le opere di Modigliani. La tendenza è di creare un soprammobile elegante e duraturo che possa stare elegantemente in salotto o in camera da letto.
Il ‘campo’ dei funerali
Circa 600 mila morti all’anno (poco meno dell’1% della popolazione), di cui:
• 20.000 sono a carico delle Pubbliche Amministrazioni riferendosi a decessi di persone non abbienti o sconosciute;
• 65.000 coperti dai servizi comunali o dalle Istituzioni morali;
• 515.000 di competenza dell’imprenditoria funebre privata;
Dei 600 mila decessi:
• Il 75% avviene in ambiti ospedalieri
• Il 22% avviene in abitazioni private
• Il 3% in luogo pubblico diverso
Inoltre, sempre dei 600 mila decessi:
• il 33% è destinato all’inumazione (sepoltura in terra)
• il 41% è destinato alla tumulazione (tomba);
• il 26 % è destinato alla cremazione (con forte tendenza all’incremento).
La totalità delle salme trova sede obbligatoriamente e indipendentemente che siano inumate, sepolte o cremate, nei cimiteri pubblici (circa 13.000 in Italia) o nei pochissimi privati (una centinaio o poco più) gestiti principalmente da Congreghe religiose ed Enti morali.
Tassazioni
Su ogni funerale, come detto, gravano anche forme di tassazione generalmente fisse e riferite a diritti di competenza comunale, sanitaria e di polizia mortuaria. Si può calcolare un’imposizione di circa 500€. E qui vengono le dolenti note. In Italia la deducibilità di un funerale è poca cosa: il 19% su 1.500 euro, quindi circa 400 euro per famiglia. Una deducibilità così bassa non aiuta le famiglie che spesso puntano al risparmio affidandosi così a chi propone sconti oppure pagamenti ‘in nero’ (involontaria battuta…). Il fatto di non poter scalare dalle tasse i costi del funerale se non in piccola parte e di doversi sobbarcare l’intera spesa per i loculi, che spesso hanno prezzi d’appartamento, di doversi sobbarcare le concessioni cimiteriali favorisce sia la cremazione sia il mercato del sommerso. L’ultima finanziaria non ha cambiato il quadro: in altri paesi il rimborso statale è molto più elevato. Si può invece, mentre si è in vita, indicare il proprio servizio funebre e pagarlo anche a rate in prima persona, in modo da non lasciare la questione ai parenti una volta che non ci saremo più. All’estero è possibile scegliere la propria tomba (fisicamente prenotando uno spazio in un cimitero) e iniziare a pagarlo mentre si è in vita, in Italia non si può. ‘Funerali in Nero’ Una delle principali storture del settore è da sempre l’illecita intermediazione ed il procacciamento di affari. Indagini della Magistratura hanno evidenziato come il procacciamento d’affare e l’intermediazione spesso nasca dalle segnalazioni di avvenuti decessi da personale sanitario/medico ad imprese funebri conniventi, affinchè queste ultime possano proporsi, per prime, ai parenti del defunto offrendosi di occuparsi del funerale. Proponendo anche sconti con pagamento cash. Le normative regionali hanno introdotto incompatibilità tra le imprese funebri e le gestioni di obitori o attività sanitarie ma ci sono ancora aree del Paese ove tali incompatibilità non sussistono, come detto in particolare in Lazio e Sicilia. Manca ancora una legge nazionale in materia. Come difendersi? Sentiamo ancora Alessandro Bosi: “È importante seguire alcune buone regole. La prima è avere bene a mente che scegliere l’impresa funebre a cui rivolgersi è un diritto del cittadino. Bisogna sempre diffidare di impresari funebri, infermieri o personale sanitario che si propongono -spesso con veemenza- suggerendo di rivolgersi a questa o a quest’altra impresa funebre. Tali comportamenti sono vietati dalla legge e configurano attività illecite che vanno senza esitazione segnalate alla direzione sanitaria ed alle autorità. Il cittadino deve inoltre tenere presente che nessun ospedale, casa di cura, istituto assistenziale, etc ha esclusive con specifiche imprese funebri per lo svolgimento dei funerali dei soggetti deceduti all’interno della struttura sanitaria: i parenti del defunto sono sempre liberi di rivolgersi all’impresa funebre che vogliono senza pressioni o obblighi di sorta. Tenete sempre presente che chi si permette di avanzare tali suggerimenti ha sempre un proprio interesse particolare che, in definitiva, fa lievitare il costo del funerale. Fidatevi quindi di quelle imprese che non vengono a cercarvi. Al verificarsi dell’evento-morte incaricate dell’organizzazione il parente meno coinvolto emotivamente. Evitate i ‘comparatori’ di funerali, stile tripadvisor”. RIP-advisor Già. Perché negli ultimi anni sul web e sui social si sta assistendo alla nascita incontrollata di siti di “comparatori di funerali” (come accade ad esempio per gli hotel o per i voli aerei). La maggior parte di questi siti pubblica i listini delle imprese funebri, comparando così i prezzi dei servizi offerti dalle varie imprese funebri. Il problema è che delle circa 6500 imprese funebri italiane quasi nessuna ha aderito a tali siti fornendo i propri listini né autorizzando tali siti ad inserire la propria azienda nel sistema; vengono così pubblicati importi inventati che non hanno alcuna relazione con la realtà. Si aggiunga il fatto che, a differenza degli hotel e dei voli aerei, il funerale è composto da una pluralità di servizi e forniture molto diversi l’uno dall’altro; un funerale può avere al proprio interno delle forniture e servizi (bara, imbottitura, carro funebre, servizi di necroforato, etc) diversi e diventa impossibile fare una seria correlazione senza conoscere i dettagli dello stesso. Per questo sono state multate e diffidate una pluralità di imprese funebri che proponevano pubblicità con diciture quali “Funerale completo a partire da €…” senza fornire un adeguato dettaglio in ordine a cosa componeva il servizio funebre. Ugualmente, anche in presenza di una dettagliata esposizione di cosa c’è e non c’è compreso nel prezzo, è necessario conoscere anche la qualità delle forniture perché la forbice di prezzo (ad esempio sulla bara) è in grado di spostare sensibilmente in più ed in meno, il totale del costo del servizio. Non fidatevi.
Esistono invece recensioni accurate e interessanti di alcuni cimiteri italiani e non solo. La rubrica si chiama proprio ripadvisor e la trovate qui: http://www.ctrlmagazine.it/category/ripadvisor/
È un aspetto particolare e curioso, da non sottovalutare. Come si può fare pubblicità a una ditta di onoranze funebri? Oggettivamente, pubblicizzare la morte non è esattamente la comunicazione più facile del mondo… vi sarà capitato di imbattervi in qualche manifesto, annuncio sui giornali o altro. EstremeConseguenze vi propone una serie di campagne pubblicitarie e spot televisivi da far morire… nel bene e nel male. Ironiche, professionali, trash, in dialetto. Buona visione
finalmente un esponente di chiesa dice no ala propaganda di governo e all'uso " politiko " ( da non confondere con l'altro termine politico ) di una funzione funebre . Infatti ha fatto levare dall'altare le loro corone lava coscienza . Grande . Questa si chiama umiltà . atto che non è+ stato ben accolto da molti
Beata Ignoranza!Come se i soldi risparmiati per i fiori,avessero potuto risolvere qualcosa!!!Quelle Corone,volevano solo essere la Testimonianza della Presenza dello Stato!! I Preti,facciano i Preti e non Politica!!! Della Politica e dei Politicanti,ne abbiamo le PALLE PIENE!!!
Lissa
Mer, 31/08/2016 - 12:04
Ha fatto bene don Fabio, quelle corone rappresentano l'ipocrisia delle cosi dette Istituzione.
sia che la pensiate come me e la signora o il signor Lissa ecco le due versioni a confronti della news
Amatrice, don Fabio bacchetta Renzi e Boldrini. "I loro fiori in chiesa non possono stare" Il giovane don Fabio, parroco di Posta e Cittareale, ha voluto far levare le corone inviate dalle cariche di Stato durante i funerali ad Amatrice. La giustificazione: "Soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?"
"Quelle corone sembravo degli sponsor", così don Fabio Gammarota si è opposto, seppur simbolicamente, alle più alte cariche dello Stato durante funerali rietini delle vittime del terremoto.
La scelta di don Fabio che colpisce Renzi e Boldrini
Gammarota è il giovane parroco di Posta e Cittareale. Nel suo passato ha servito anche ad Amatrice, una della cittadine martoriate dal terremoto del 24 gosto. Il don è intervenuto in maniera durissima contro le composizioni funebri , inviate dal presidente del Consiglio, dal presidente del Senato, dal sindaco di Roma e dal presidente della Regione Lazio, che venivano sistemate nella chiesa-tendone allestita per i funerali. "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione" ha detto ai militari che le stavano sistemando. Detto fatto,le corone sono state sistemate altrove, lontano dall'altare.
Don Fabio, intervistato da La Repubblica, ha spiegato i motivi del suo gesto: "Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c' erano diversi familiari". Drastico il giovane don, ma come precisa al giornalista: "Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?".
Una posizione netta. Ed il motivo è chiaro, proseguendo tra le righe del quotidiano fondato da Scalfari: "C' è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall' Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c' è neppure una ferrovia".
Idee chiare e qualche stoccata alla presenza dello Stato in un momento di dolore come i funerali delle vittime del sisma: "Mi piace l' idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti".
Don Fabio Gammarota: "Ho fatto levare quelle corone, sembravano degli sponsor"
Il parroco di Posta e Cittareale ha deciso di far portare via dai funerali ad Amatrice le composizioni floreali inviate dal premier, dal presidente del Senato, dalla sindaca di Roma e dal governatore della Regione Lazio
dal nostro inviato CORRADO ZUNINO
AMATRICE - Un prete giovane e alto, la barba curata, si volta dall'altare - che la messa deve ancora iniziare - e ai militari dell'Esercito, ai corazzieri dei carabinieri che stanno sistemando sotto la chiesa-tendone le corone di fiori istituzionali, dice: "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione". Un accenno di applauso, pochi hanno sentito. Le corone tornano indietro, subito. Lontane dall'altare, fuori dalla chiesa. Sono quattro. Del presidente del Consiglio, del presidente del Senato, della sindaca di Roma e del presidente della Regione Lazio. Vengono appoggiate di lato, lontano dalle inquadrature tv. Il giovane prete è Don Fabio Gammarota, da otto anni parroco di Posta e Cittareale, comuni del Reatino a venti minuti dal sisma. Per una stagione è stato sacerdote anche ad Amatrice. E lunedì scorso è stato un protagonista dell'opposizione (vincente) ai funerali da celebrare all'aeroporto di Rieti.
Don Fabio, perché ha rimandato indietro le corone dei politici? "Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c'erano diversi familiari. E quei fiori non potevano stare in uno spazio liturgico".
Come, non potevano stare? Ogni funerale, in ogni chiesa, ha corone di fiori. "Dalla mia parrocchia li ho banditi. Solo lo stretto necessario, se proprio i familiari vogliono".
Perché, Don Fabio? "Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore? ".
Ecco, veniamo al punto: quelle erano le corone delle istituzioni italiane e romane. Non è che ce l'ha con loro? "Diciamo, intanto, che se uno vuole fare un omaggio, abbellire una chiesa, non deve poi firmare quell'omaggio, mettere il cartello".
E poi? "Mi piace l'idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti"".
Vede che riecheggia la polemica contro lo Stato centrale. La si sente spesso nelle parole del sindaco di Amatrice. "C'è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall'Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c'è neppure una ferrovia. Roma ha inghiottito la nostra gioventù.
L'unica risposta a questa ingordigia è sul territorio. Oggi dobbiamo lasciare a terra ogni piccola faida di paese e creare una comunità unica, Amatrice, Accumoli, Posta, Cittareale. Una tragedia come questa può essere superata solo qui e insieme".