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nessuna propaganda in chiesa . il parroco di amtrice fa togliere dall'altare le corone del governo

scannerizzazione da repubblica  d'oggi
finalmente  un esponente   di chiesa   dice no  ala  propaganda   di governo   e all'uso  " politiko " (  da  non confondere  con l'altro termine politico  )  di una  funzione  funebre  . Infatti   ha  fatto levare dall'altare le loro corone lava coscienza . Grande . Questa si chiama umiltà .  atto che   non è+  stato ben accolto da molti

linoalo1
Mer, 31/08/2016 - 12:00
Beata Ignoranza!Come se i soldi risparmiati per i fiori,avessero potuto risolvere qualcosa!!!Quelle Corone,volevano solo essere la Testimonianza della Presenza dello Stato!! I Preti,facciano i Preti e non Politica!!! Della Politica e dei Politicanti,ne abbiamo le PALLE PIENE!!!

Lissa
Mer, 31/08/2016 - 12:04
Ha fatto bene don Fabio, quelle corone rappresentano l'ipocrisia delle cosi dette Istituzione.


 sia  che la pensiate   come me e la  signora   o il signor  Lissa     ecco  le  due  versioni a confronti della news 

La  prima

http://www.ilgiornale.it/news/cronache il  primo 
Gabriele Bertocchi - Mer, 31/08/2016 - 11:45

Amatrice, don Fabio bacchetta Renzi e Boldrini. "I loro fiori in chiesa non possono stare"
Il giovane don Fabio, parroco di Posta e Cittareale, ha voluto far levare le corone inviate dalle cariche di Stato durante i funerali ad Amatrice. La giustificazione: "Soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?"

"Quelle corone sembravo degli sponsor", così don Fabio Gammarota si è opposto, seppur simbolicamente, alle più alte cariche dello Stato durante funerali rietini delle vittime del terremoto.
La scelta di don Fabio che colpisce Renzi e Boldrini
Gammarota è il giovane parroco di Posta e Cittareale. Nel suo passato ha servito anche ad Amatrice, una della cittadine martoriate dal terremoto del 24 gosto. Il don è intervenuto in maniera durissima contro le composizioni funebri , inviate dal presidente del Consiglio, dal presidente del Senato, dal sindaco di Roma e dal presidente della Regione Lazio, che venivano sistemate nella chiesa-tendone allestita per i funerali. "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione" ha detto ai militari che le stavano sistemando. Detto fatto,le corone sono state sistemate altrove, lontano dall'altare.
Don Fabio, intervistato da La Repubblica, ha spiegato i motivi del suo gesto: "Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c' erano diversi familiari". Drastico il giovane don, ma come precisa al giornalista: "Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?".
Una posizione netta. Ed il motivo è chiaro, proseguendo tra le righe del quotidiano fondato da Scalfari: "C' è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall' Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c' è neppure una ferrovia".
Idee chiare e qualche stoccata alla presenza dello Stato in un momento di dolore come i funerali delle vittime del sisma: "Mi piace l' idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti".

  la  repubblica del 31.8.2016

Don Fabio Gammarota: "Ho fatto levare quelle corone, sembravano degli sponsor"

Il parroco di Posta e Cittareale ha deciso di far portare via dai funerali ad Amatrice le composizioni floreali inviate dal premier, dal presidente del Senato, dalla sindaca di Roma e dal governatore della Regione Lazio

AMATRICE - Un prete giovane e alto, la barba curata, si volta dall'altare - che la messa deve ancora iniziare - e ai militari dell'Esercito, ai corazzieri dei carabinieri che stanno sistemando sotto la chiesa-tendone le corone di fiori istituzionali, dice: "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione". Un accenno di applauso, pochi hanno sentito. Le corone tornano indietro, subito. Lontane dall'altare, fuori dalla chiesa. Sono quattro. Del presidente del Consiglio, del presidente del Senato, della sindaca di Roma e del presidente della Regione Lazio. Vengono appoggiate di lato, lontano dalle inquadrature tv. Il giovane prete è Don Fabio Gammarota, da otto anni parroco di Posta e Cittareale, comuni del Reatino a venti minuti dal sisma. Per una stagione è stato sacerdote anche ad Amatrice. E lunedì scorso è stato un protagonista dell'opposizione (vincente) ai funerali da celebrare all'aeroporto di Rieti.

Don Fabio, perché ha rimandato indietro le corone dei politici?
"Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c'erano diversi familiari. E quei fiori non potevano stare in uno spazio liturgico".

Come, non potevano stare? Ogni funerale, in ogni chiesa, ha corone di fiori.
"Dalla mia parrocchia li ho banditi. Solo lo stretto necessario, se proprio i familiari vogliono".

Perché, Don Fabio?
"Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore? ".

Ecco, veniamo al punto: quelle erano le corone delle istituzioni italiane e romane. Non è che ce l'ha con loro?
"Diciamo, intanto, che se uno vuole fare un omaggio, abbellire una chiesa, non deve poi firmare quell'omaggio, mettere il cartello".

E poi?
"Mi piace l'idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti"".

Vede che riecheggia la polemica contro lo Stato centrale. La si sente spesso nelle parole del sindaco di Amatrice.
"C'è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall'Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c'è neppure una ferrovia. Roma ha inghiottito la nostra gioventù.
L'unica risposta a questa ingordigia è sul territorio. Oggi dobbiamo lasciare a terra ogni piccola faida di paese e creare una comunità unica, Amatrice, Accumoli, Posta, Cittareale. Una tragedia come questa può essere superata solo qui e insieme".
 
 



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