Ed ecco che mentre mi spremevo le meningi per rispondere loro che ho letto sulle notifiche dei miei contatti di fb questo post , un anticipazione di quello che avrei voluto dire io , del mio compaesano
Sergio Pala
Il burqa in spiaggia..ne ho letto e sentito di tutti i colori...favorevoli, contrari...a parte che almeno queste donne non hanno l'assillo della prova costume o... della ceretta perfetta. Scherzi a parte, sta storia che sono "retrograde" vi sta sfuggendo di mano...a me non darebbero fastidio in spiaggia. Ho il pelo sullo stomaco.. e son abituato a ben peggio:
A) balenottere che se non fosse per il perizoma chiameresti "Green peace" segnalandone l'arenaggio;
B) vecchiette in topless, con due fichi secchi ( di quelli che usano per fare i dolci) al posto delle tette e con vene varicose presenti in google maps;
C) maschietti in slippino sulla riva che insistentemente si toccano il pacco, pensando di averlo scordato e lo tastano come si tasta il melone prima di comprarlo;
D) vecchietto seduto sulla sdraio che legge la Gazzetta mentre il suo testicolo esce dalla "tana" a prendere fresco.
E potrei continuare.
Vabbè..io esagero..sdrammatizzo...ma l'abito non fa il monaco... quindi al mare uno vada come vuole.. rispetto hai e rispetto avrai.. e pazienza se un coglione esce dalla mutande...mi preoccupano di più. ..quelli che escono per strada...
Ora mi chiedo perchè se ci sono altri praticanti fondamentalisti \ ortodossi ( vedi foto sotto ) nessuno\a s'indegna e nessun politicante calvaca l'onda malpancista ?
Infatti
Ora come ho già detto all'inizio di questo post il velo anzi i vari tipi di velo islamico e non solo
in quanto anche le nostre suore ed in alcune regioni ( anche se sta scompareendo visto che a portarlo sono le anziane odurante le manifestazioni religiose e folkoristiche ) del sud d'italia ( sardegna compresa ) a me , se è spontaneo e non si è costrette non mi distuba ,eccetto il burquaperchè sia che sia spontaneo sia il cointrartio vedi afganistan viola la dignità delle donne . La penso come Gianfranco bettin cioè usare il buon senso
A) balenottere che se non fosse per il perizoma chiameresti "Green peace" segnalandone l'arenaggio;
B) vecchiette in topless, con due fichi secchi ( di quelli che usano per fare i dolci) al posto delle tette e con vene varicose presenti in google maps;
C) maschietti in slippino sulla riva che insistentemente si toccano il pacco, pensando di averlo scordato e lo tastano come si tasta il melone prima di comprarlo;
D) vecchietto seduto sulla sdraio che legge la Gazzetta mentre il suo testicolo esce dalla "tana" a prendere fresco.
E potrei continuare.
Vabbè..io esagero..sdrammatizzo...ma l'abito non fa il monaco... quindi al mare uno vada come vuole.. rispetto hai e rispetto avrai.. e pazienza se un coglione esce dalla mutande...mi preoccupano di più. ..quelli che escono per strada...
Ora mi chiedo perchè se ci sono altri praticanti fondamentalisti \ ortodossi ( vedi foto sotto ) nessuno\a s'indegna e nessun politicante calvaca l'onda malpancista ?
ebrei ortodossi che fanno il bagno presa da https://www.facebook.com/aldovincentdue?fref=ufi |
Ora concordo con quanto dice su Sabika Shah Povia una giornalista freelance nata a Roma da genitori pakistani. in questa intervista sul quotidiano http://altoadige.gelocal.it/italia-mondo/ del 18\8\2016
Cosa ne pensa della presa di posizione del primo ministro francese Valls a sostegno delle amministrazioni francesi che hanno vietato l’uso del burkini in spiaggia?
«Penso che vietare l’uso di un abito vada contro i valori stessi dell’Occidente. Sono convinta che ognuno debba essere libero di vestirsi come vuole. Non vedo proprio il problema nell’indossare il burkini: non copre il volto e quindi non va contro la legge francese del 2010 che vieta l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici. La Francia ha una laicità estrema, pur di ostentarla si arriva anche a frenare le libertà dell’individuo, andando contro gli stessi principi del paese. Vietare il burkini mi sembra quindi una contraddizione».
[... ]
Quali possono essere le conseguenze del divieto?
«Secondo me può solo portare maggior divisione e meno integrazione. Le donne che si vedono vietata la libertà di andare in spiaggia in burkini possono sentirsi frustrate, marginalizzate, prese di mira. Sentire di non poter vivere la propria identità ed esprimere la propria personalità nel paese in cui ci si trova può solo aumentare il rischio di radicalizzazione.
Il dibattito sull'uso del burkini in spiaggia è arrivato anche in Italia.
«La nostra situazione è diversa. Numericamente ci sono molti meno musulmani che in Francia. Non ho mai visto nessuna donna in burkini sulle spiagge italiane, a Roma è anche difficile trovarlo nei negozi. Mi capita di vedere delle ragazze fare il bagno in leggings e maglia larga, ma nessuno ci fa mai troppo caso, forse sembrano ragazze che si fanno un bagno non programmato».
Quale sarebbe l’atteggiamento giusto da tenere se l’uso del burkini si diffondesse nel nostro paese?
«Si dovrebbe accettarne l’uso con naturalezza e tolleranza. Il burkini non è poi così diverso da una muta con una cuffia. Se una ragazza bianca indossa una muta e una cuffia per farsi il bagno non ci sono problemi, se lo fa una ragazza “marrone” è polemica. Pensare di vietarlo a me sembra discriminatorio. Queste leggi sono simbolo di paura verso il “diverso” e ostacolano la convivenza tra diverse culture.
Infatti
Nowhere Man Se è senza senso il divieto di indossare il burkini nelle nostre spiagge perchè nelle spiagge di molti paesi islamici le donne che mettono il bikini vengono arrestate? (se non di peggio)
Giuseppe Scano perché come da noi sono fondamentalisti
Daniela Rossi Esatto il nostro divieto di burkini è il loro divieto di bikini
Scrivi una risposta...
Daniela Rossi C'è chi fa il bagno rivestiti di lardo ....
Bell'articolo
Bell'articolo
Fausto Podda Il problema secondo me non è tanto che facciamo il bagno al mare vestite, Il problema nasce se vengono costrette. Ma vai e dimostralo...
non è corretto che se noi andiamo la dobbiamo
adeguarci a loro e che se loro vengono qua loro non si adeguino a noi.
come non è altrettanto bello sentire di guerre..ma tanto parliamoci
chiaro ...le guerre tra noi umani sono tuttavia presenti e fa schifo
uguale
Giuseppe Scano vero
. però la proibizione non è modo giusto e si trasforma
in imposizione , abbassandoci al loro stesso livello Lorena Shanon Darkrose
Lorena Shanon Darkrose non
abbassandoci al loro livello non abbiamo ottenuto che il loro
apprendimento andiamo in altro continente e facciamo quello che
vogliamo. vanno fermati
Giuseppe Scano Lorena Shanon Darkrose vero ma con il buon senso e senza generalizzazioni
Antonella Pirina Io
dico una cosa, se vado in spiaggia vestita, nessuno mi dice nulla, se
entro in acqua vestita, al massimo qualcuno può pensare che io sia
strana...come a me pare strano vedere gente,a tempio, vestita con
addosso qualcosa poco più grande di un costume da bagno!!! Ma una
persona, se non offende nessuno, sarà libera di vestirsi come le pare???
in quanto anche le nostre suore ed in alcune regioni ( anche se sta scompareendo visto che a portarlo sono le anziane odurante le manifestazioni religiose e folkoristiche ) del sud d'italia ( sardegna compresa ) a me , se è spontaneo e non si è costrette non mi distuba ,eccetto il burquaperchè sia che sia spontaneo sia il cointrartio vedi afganistan viola la dignità delle donne . La penso come Gianfranco bettin cioè usare il buon senso
per gentile concessione dell'autore
da la nuova sardegna del 18\8\2016
Meno editti e maggiore equilibrio
Nessuna donna dev’essere obbligata a indossare il burkini. Nessuna donna dev’essere obbligata a non indossarlo. Sembra facile, no? Sono le basi del nostro diritto,delle libertà personali inviolabili.Nessun uomo dev’essere obbligato a farsi crescere la barba. Nessun uomodev’essere obbligato a tagliarsela. Facile anche questo.
A volte, più che alla sfera del diritto,
sembra di alludere a quella del buonsenso. Perché dunque siamo in una
tempesta culturale, ideologica e politica? Perché una discussione che dovrebbe essere certo difficile ma aperta, ricca, complessa,diventa unilaterale, gli argomenti si tagliano con l’accetta, i dogmi sostituiscono la ragionevolezza e il confronto? Perché, con ogni evidenza, questa è diventata una discussione sul potere. Anzi,uno scontro di potere. Dibattere sul burkini (o sulla barba, o sulla poligamia,o l’omosessualità e così via,
con una predilezione per quanto attiene al corpo, alla sessualità) significa toccare punti nevralgici sia dei rapporti di potere interni al mondo che esprime l’obbligo (o il forte condizionamento) a indossarlo sia interni al
mondo che vorrebbe vietarlo (o anche solo superare quei tali condizionamenti ). Il premier francese Valls che dà ragione a chi vieta il burkini non esprime solo un tradizionale giacobinismo istituzionale francese sulle questioni di laicità, ma anche la più contingente volontà politica di enfatizzare lo scontro concerte correnti dell’Islam e, ben s’intende, di mandare un messaggio ai propri elettori (e a quelli che vede a rischio di seduzione da parte dei Sarkozy e Le Pen).
Potremmo fare discorsi analoghi per il caso italiano e anche per l’Europa e l’Occidente, magari sostituendo la questione degli stili di vita con il tema davvero epocale, la questione delle questioni: i movimenti migratori e il rimescolamento prodotti dalla globalizzazione.Vietare per consentire più libertà non sempre è un paradosso.
In certi casi la necessità del divieto appare inequivocabile. Pensiamo alle atroci mutilazioni genitali,o ai matrimoni forzati.
La gioia di chi si toglie il velo o si taglia la barba nelle città liberate dall’occupazione dell’Is - o anche in tante vicende che si incistano nelle nostre società e che vengono felicemente risolte imponendo lo stato di diritto - ce lo dice nel modo più lampante.
In altri casi il limite tra la tutela da un arbitrio e l’imposizione di una sorta di contro arbitrio rischia
di essere più sfumato, speciequando il divieto non sia dettato da ragioni di sicurezza (che impongono di essere identificabili,se necessario) ma, esplicitamente,da scelte di “valore”. Per questo servirebbero meno editti,e soprattutto un minor grado di inquinamento politico nel confronto delle idee e degli stili di vita. E anche, da parte di chi parla dall’interno delle nostre società,una maggiore consapevolezza di quanto i nostri stessi comportamenti, anche quelli in apparenza più autonomi, disinvolti e disinibiti (l’opposto di ciò che fa indossare il burkini e tutte le varianti di abbigliamento che nascondonoo“soffocano” il corpo),siano spesso condizionati,addirittura stimolati, da sofisticati
apparati di manipolazione,dallo“sciame digitale” (il cui più fine analista, Byung-Chul Han ha di recente approfondito e intrecciato i due concetti, età della rete e condizionamenti, in “Psicopolitica”, edito da nottetempo, acutissimo saggio sul nesso tra libertà e costrizione oggi).Sia,dunque,l’equilibrio del legislatore, che decide per tutte e tutti, a mitigare le forzature dei leader politici e/oreligiosi,combattendo senza tregua,con leggi e strategia operative, chi conculca la libertà, chi sottomette chiunque, sapendo che la misura fondamentale per valutare il grado di civiltà è, ancora e più che mai oggi, il grado di libertà delle donne. In spiaggia e ovunque altrove.In tutti imondi,reali e virtuali, di cui è composto l’unico mondo in cui tutti viviamo.A volte, più che alla sfera del diritto,
sembra di alludere a quella del buonsenso. Perché dunque siamo in una
tempesta culturale, ideologica e politica? Perché una discussione che dovrebbe essere certo difficile ma aperta, ricca, complessa,diventa unilaterale, gli argomenti si tagliano con l’accetta, i dogmi sostituiscono la ragionevolezza e il confronto? Perché, con ogni evidenza, questa è diventata una discussione sul potere. Anzi,uno scontro di potere. Dibattere sul burkini (o sulla barba, o sulla poligamia,o l’omosessualità e così via,
con una predilezione per quanto attiene al corpo, alla sessualità) significa toccare punti nevralgici sia dei rapporti di potere interni al mondo che esprime l’obbligo (o il forte condizionamento) a indossarlo sia interni al
mondo che vorrebbe vietarlo (o anche solo superare quei tali condizionamenti ). Il premier francese Valls che dà ragione a chi vieta il burkini non esprime solo un tradizionale giacobinismo istituzionale francese sulle questioni di laicità, ma anche la più contingente volontà politica di enfatizzare lo scontro concerte correnti dell’Islam e, ben s’intende, di mandare un messaggio ai propri elettori (e a quelli che vede a rischio di seduzione da parte dei Sarkozy e Le Pen).
Potremmo fare discorsi analoghi per il caso italiano e anche per l’Europa e l’Occidente, magari sostituendo la questione degli stili di vita con il tema davvero epocale, la questione delle questioni: i movimenti migratori e il rimescolamento prodotti dalla globalizzazione.Vietare per consentire più libertà non sempre è un paradosso.
In certi casi la necessità del divieto appare inequivocabile. Pensiamo alle atroci mutilazioni genitali,o ai matrimoni forzati.
La gioia di chi si toglie il velo o si taglia la barba nelle città liberate dall’occupazione dell’Is - o anche in tante vicende che si incistano nelle nostre società e che vengono felicemente risolte imponendo lo stato di diritto - ce lo dice nel modo più lampante.
In altri casi il limite tra la tutela da un arbitrio e l’imposizione di una sorta di contro arbitrio rischia
di essere più sfumato, speciequando il divieto non sia dettato da ragioni di sicurezza (che impongono di essere identificabili,se necessario) ma, esplicitamente,da scelte di “valore”. Per questo servirebbero meno editti,e soprattutto un minor grado di inquinamento politico nel confronto delle idee e degli stili di vita. E anche, da parte di chi parla dall’interno delle nostre società,una maggiore consapevolezza di quanto i nostri stessi comportamenti, anche quelli in apparenza più autonomi, disinvolti e disinibiti (l’opposto di ciò che fa indossare il burkini e tutte le varianti di abbigliamento che nascondonoo“soffocano” il corpo),siano spesso condizionati,addirittura stimolati, da sofisticati
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