Visualizzazione post con etichetta emarginazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta emarginazione. Mostra tutti i post

5.9.21

chi lo ha detto che la pubblicità sui social ed in internet sia solo invasiva ? ecco come ho appreso della storia di Mariasilvia Spolato la prima donna in italia a fare coming out in tempi non sospetti

 spirito nel  buio  -  zucchero
in viaggio  -fiorela  mannoia 

Leggi   anche  una  storia    simile  

 Quando  scrivo ( in realtà la maggior  parte  delle    voltew  copio e  incollo  roba  altrui ed  rielaboro  con parole miej   o   aggiungo  miei  giudizi \  commenti  ) post per  il nostro blog  , ascolto musica  in rete   .  In  questo caso  spotify free  (  ovvero l'ozione  con pubblicità  )   da  cui    è  tratto la  colonna  sonora  del  post  d'oggi     ed   grazie    ad uno  spot    per  una trasmissione su tale  canale   che    ho  appreso ( anzi riappreso  l'avevo dimenticata  ) la  storia di Mariasilvias Spolato   che  riporto  sotto  

Mariasilvia Spolato

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jump to navigationJump to search
Mariasilvia Spolato fotografata da Lorenzo Zambello

Mariasilvia Spolato (Padova26 giugno 1935 – Bolzano31 ottobre 2018) è stata un'attivista per i diritti LGBT italiana. È stata una delle pioniere del movimento per i diritti delle persone omosessuali e la prima donna in Italia a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità.[1] Per questa ragione venne discriminata e perseguitata.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Padova il 26 giugno 1935 e nella stessa città nel 1961 conseguì la laurea con 85/110 in scienze matematiche. Per un periodo lavorò e visse a Milano. Trasferitasi a Roma, nel 1971 fondò il Fronte di Liberazione Omosessuale (FLO),[3] movimento poi confluito nel Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.U.O.R.I.) e insieme ad Angelo Pezzana fondò la rivista Fuori! nel 1971[4][5] alla cui redazione collaborò firmando molti articoli. Nel 1972 partecipò alla manifestazione dell'8 marzo a Roma portando - per la prima volta in Italia - un cartello del Movimento di Liberazione Omosessuale. Le fotografie della sua partecipazione alla manifestazione vennero pubblicate dal settimanale Panorama[2] e questo le creò dei problemi.[6]

Partecipò a quella che è stata chiamata “la Stonewall italiana”, ovvero la manifestazione di protesta per il primo Congresso internazionale di Sessuologia del CIS (Centro Italiano di Sessuologia) che come tema aveva i “Comportamenti devianti della sessualità umana” e che si svolse al Casinò di Sanremo dal 5 all’8 aprile 1972; in quell'occasione fu intervistata, dando il proprio nome e cognome, dal Corriere della Sera.

Il suo attivismo LGBT e la pubblicazione di libri sullo stesso tema portarono il Ministero dell'Istruzione a licenziarla con la motivazione di essere «indegna» all'insegnamento. Per via del suo orientamento sessuale venne allontanata dalla sua famiglia e senza fissa dimora vagò per varie città italiane. In seguito a una grave infezione a una gamba venne ricoverata in un ospedale di Bolzano e successivamente accolta nella casa di riposo Villa Armonia, dove visse gli ultimi anni di vita.[2][7]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariasilvia Spolato, I movimenti omosessuali di liberazione, Milano, Asterisco Edizioni[8][9], 2019. (Introduzione di Elena Biagini, contributo di Dacia Maraini)
  • Mariasilvia Spolato, I movimenti omosessuali di liberazione, Roma, La nuova Sinistra, 1972. (prefazione di Dacia Maraini)[10]
  • Mariasilvia Spolato, Gli insiemi e la matematica: Con 120 esercizi 1969/1972, Bologna, Zanichelli, 1970.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Addio a Mariasilvia Spolato, la prima a dire  «io amo una donna», in Alto Adige, 7 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  2. ^ 
    Salta a:
    a b c È morta Mariasilvia Spolato prima italiana a dichiararsi omosessuale, su repubblica.it, 8 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  3. ^ Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, 1999, p. 48, ISBN-10: 8807815591 ISBN 978-8807815591.
  4. ^ Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia : 1971-1981, Roma, Teti, 2017, pp. 42 e ss., ISBN 978-88-99918-05-7.
  5. ^ (ENItaly's first 'publicly gay' woman Mariasilvia Spolato dies at 83 - PinkNews · PinkNews, su www.pinknews.co.ukURL consultato il 13 novembre 2018.
  6. ^ È morta Mariasilvia Spolato, la prima italiana a fare coming out, in Rolling Stone Italia, 8 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  7. ^ Mai più sotto i ponti, su stpauls.itURL consultato il novembre 2018.
  8. ^ Asterisco Edizioni, su asteriscoedizioni.com.
  9. ^ Asterisco Edizioni, su www.facebook.comURL consultato il 21 luglio 2019.
  10. ^ dettaglio documento, su opac.bncf.firenze.sbn.itURL consultato il 13 novembre 2018(archiviato dall'url originale il 14 novembre 2018).
  11. ^ dettaglio documento, su opac.bncf.firenze.sbn.itURL consultato il 13 novembre 2018(archiviato dall'url originale il 13 novembre 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariasilvia Spolato,I movimenti omosessuali di liberazione, 2019, Asterisco Edizioni, ISBN 978-88-944371-0-2.
  • Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, 1999, Feltrinelli, ISBN-10: 8807815591 ISBN 978-8807815591.
  • Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia : 1971-1981, Roma, Teti, 2017, ISBN 978-88-99918-05-7.
  • Andrea Pini, Quando eravamo froci: gli omosessuali nell'Italia di una volta, Milano, Il Saggiatore, 2011, ISBN 978-88-428-1654-6.
  • Massimo Consoli, Independence gay: alle origini del Gay pride, Bolsena, Massari, 2000, ISBN 88-457-0158-1.
  • Elena Biagini, L'emersione imprevista. Il movimento delle lesbiche in Italia negli anni '70 e '80, Pisa, Edizioni Ets, 2018, ISBN 978-88-467-5300-7

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  • Fuori!





  • Incuriosito da vari siti ho scoperto che fu una persona che pur Non avendo cercato i riflettori Mariasialvia, ma non voleva tacere, non voleva nascondere. A una manifestazione femminista, nel 1972, aveva dichiarato pubblicamente la sua omosessualità, l’aveva scritta su dei cartelli. A Milano aveva partecipato al 1968 e nel 1971 aveva fondato il FLO, Fronte di Liberazione Omossesuale, e la
    rivista Fuori. Firmava con il suo vero nome, rarità all’epoca, gli slogan: «Lesbiche uniamoci», «Donne, impariamo ad amarci tra noi», «Usciamo fuori». Ed ecco che le pene dell'inferno che ha dovuto passare ( vedere sopra la agina di wipedia riportata ) la consapevolezza di averla collettivamente dimenticata . Infatti la notizia della sua morte non sarebbe forse neppure divenuta pubblica se il fotografo Lorenzo Zambello e il quotidiano Alto Adige non le avessero dedicato la giusta attenzione e che ha avuto "il grande onore poterla fotografare" prima che morisse contribuendo così a mantenere viva la memoria di una persona che ha messo la lotta per i propri ideali e un mondo meno crudele al di sopra di tutto. E così la sua morte le ha in qualche modo restituito un riconoscimento pubblico, come pioniera del movimento per i diritti delle persone omosessuali; dall’anonimato in cui aveva vissuto la seconda parte della sua vita è tornata a far parlare di sé: numerosi articoli di giornale hanno ricordato la sua storia, il suo gesto coraggioso che ha pagato così duramente. potrebbe aiutarci a rimettere al centro da una parte la memoria,
    dall’altra la relazione e la cura e solidarietà reciproche necessarie alle politiche di movimento: andare e tornare tutti insieme. Ma ricordare Mariasilvia oggi, nell’epoca della consacrazione della normalizzazione, è anche una spinta a rimettere in discussione la marginalizzazione e la cancellazione di tutte le espressioni di radicalità dei nostri movimenti senza le quali, come la storia di Mariasilvia Spolato dimostra, il cambiamento non avrebbe avuto luogo e probabilmente non avrà luogo in futuro.




Che  altro aggiungere    se  non  queste due testimonianze  





siti   consultati

15.8.21

è proprio vero che la pietà è morta Latina, Lega e FdI contro il cimitero dei poveri: "Perchè esporre i cittadini alla vista di queste sepolture ?"

canzone     consigliata 
Pietà l'è Morta - versione  dei  Modena City Ramblers

Ma la destra e la sinistra non erano categorie superate ? dal leggere di simili vicende sembrebbe di no . la  pensate  cosi  ,  d'accordo  ,  però  allora  sietge  coerenti  fino  in fondo  ed  evitate  di  farvi portatori  di valori quelli   cristriani      che pretendete    per  noi tutti   se    poi  non li sapete  neppure  mettere  in atto  .  Ogni altro comento  è superfluo  .  lascio  che  sia  l'articolo    ( se  qualcuno    ha  un articolo    di questa  vicenda  da  un altro giornale  , ben venga  , io   ho trovato solo questo  )   a parlare







repubblica  14 AGOSTO 2021 

Latina, Lega e FdI contro il cimitero dei poveri: "Perchè esporre i cittadini alla vista di queste sepolture ?"
                        di Clemente Pistilli



La giunta civica della città pontina ha deciso di destinare alcuni spazi alle sepolture degli indigenti. Un'idea che ha provocato la reazione indignata dei sovranisti in consiglio comunale, pronti a raccogliere firme e organizzare persino flash mob di protesta
Ai sovranisti dà fastidio il cimitero per i poveri. La giunta civica di Damiano Coletta ha deciso, a Latina, di destinare alcuni spazi a Borgo Montello per le sepolture degli indigenti. Sono tante le salme che nessuno reclama. Sono quelle di uomini e donne vissuti in povertà, ai margini della società, e per dar loro degna sepoltura la giunta comunale gli ha destinato delle aree del cimitero del borgo, definite campi di inumazione. Lo scandalo all'apparenza sembra quello che nella seconda città del Lazio non fosse stata ancora presa un'iniziativa del genere, ma per i sovranisti è il contrario e, non avendo a quanto pare tra le loro letture "'A livella" di Totò, sul cimitero dei poveri hanno aperto la polemica di Ferragosto.
"Non c'è pace per il cimitero comunale di Borgo Montello - sostiene il consigliere comunale leghista Vincenzo Valletta - i residenti sono esasperati da anni di incuria, disinteresse e approssimazione nella gestione di quello che dovrebbe essere il luogo in cui i defunti trovano adeguato riposo. Negli ultimi giorni l'ennesimo colpo di scena, in negativo ovviamente. Nella struttura - prosegue - si stanno effettuando, infatti, alcuni lavori per le sepolture a terra. Cumuli di terra, una croce appoggiata quasi in modo casuale non rendono merito alla memoria dei defunti".
A fargli eco il capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d'Italia, Andrea Marchiella: "La Giunta ha individuato delle aree, contraddistinte con le lettere A e B nella relativa planimetria, da destinare a defunti che non risiedevano sul posto, nella maggior parte dei casi immigrati ed extracomunitari emarginati e senza famiglia. Già l'idea di questi campi di inumazione ci sembra un insulto alla dignità e al ricordo di queste persone, ma soprattutto riteniamo inconcepibile che si continuino ad ignorare le esigenze dei residenti, costretti a trasferire altrove i loro cari venuti a mancare o ad attendere tempi biblici per la loro sistemazione". Di più: "Perché esporre alla vista di questi campi di inumazione i cittadini che fanno visita ai loro cari? Possibile che non sia emersa una parvenza di sensibilità nel prendere questa decisione?».
Le sepolture dei poveri, secondo FdI, sarebbero dunque fastidiose anche alla vista. E Marchiella preannuncia persino un flash mob di protesta. "Siamo pronti - sostiene - anche a promuovere una raccolta firme e ulteriori iniziative dal notevole richiamo mediatico. Ovviamente presenterò anche una interrogazione". L'assessore ai lavori pubblici Emilio Ranieri ha spiegato che i campi di inumazione sono una soluzione che risponde a esigenze reali, "poiché parliamo di persone che purtroppo hanno vissuto ai margini e che da defunte non vengono reclamate da nessuno".
"Proprio perché l’Amministrazione ha sempre avuto il massimo rispetto dei defunti, di qualsiasi provenienza essi siano - ha aggiunto - è stata fatta questa scelta che garantirà una sepoltura dignitosa a tutti. Quelli che alcuni consiglieri di opposizione chiamano cumuli di terra sono dei lavori necessari per portare rispetto a persone che in vita sono state meno fortunate di noi". Ma per i sovranisti, anche dopo la morte, l'imperativo sembra essere quello di "prima i borghigiani".
mi sa che ha ragione l'amico facebokiano
Matteo Alfieri
A me è sembrato un fumoso giro di parole per dire "via i morti extracomunitari" ma senza dirlo: che poi si appare come degli stronzi razzisti.

Infatti qui non è solo mancanza di umanità e di pietà . ma un modo jmplicito per nascondere la pubblico il Loro lato razzista ed allo stesso tempo accontentare quegli elettori ed simpatizzanti xenofobi ed razzisti senza mostrarlo pubblicamente e direttamente .il classico gioco delle tre carte insomma

9.5.21

Una cabina telefonica come casa, Iasmina salvata dagli abitanti del suo quartiere

 

REPUBBLICA 9\5\2021

A Mirafiori Sud, periferia di Torino. Per due settimane una donna rom ha dormito in un metro quadrato


Chiedeva l'elemosina Iasmina, un volto diventato familiare tra i torinesi che frequentano il mercato di via Cesare Pavese, quartiere Mirafiori Sud, ultimo lembo di città tra la vecchia fabbrica e le campagne che sfiorano l'autostrada. Chiedeva l'elemosina e se ne andava. Dove chissà. E il giorno dopo tornava. Una routine che a un certo punto si è interrotta e gli abitanti del rione l'hanno vista, a sessant'anni, che si sistemava per la notte dentro una vecchia cabina telefonica caduta in disuso. Per due settimane ha creato in quel metro quadrato protetto da quattro vetri il suo giaciglio. In molti l'hanno avvicinata, hanno raccolto il suo racconto di donna rom, con una situazione personale complicata, che aveva avuto dissidi con la propria famiglia e che per quel motivo non tornava al campo.

"Guarda che stanotte mi sono affacciato dal balcone e alle quattro era ancora dentro la cabina", è stata la telefonata che un residente ha fatto a Vincenzo Camarda, coordinatore della terza commissione della circoscrizione 2, che si occupa di politiche sociali e integrazione. "Il nostro quartiere è ricco di sentinelle che si preoccupano di ciò che accade sul territorio e che vogliono risolvere i problemi, non rimuoverli. Ed è su queste basi che si è creata una rete di aiuto che funziona", spiega Camarda. Oltre alla circoscrizione, sono intervenuti anche i servizi sociali. Iasmina all'inizio rifiutava qualunque aiuto: "Non ho bisogno di niente", diceva. Ma la gente del mercato non riusciva a voltarsi dall'altra parte: "Fa male alla nostra coscienza, come un fatto che vorremo non vedere e non sapere, ma la povertà è qui, non sono numeri, dobbiamo avvicinarla", si è fatta avanti una donna del quartiere. Sono arrivati anche i volontari della Boa urbana, ma Iasmina non si è fatta agganciare e non ha accettato l'invito ad andare in un dormitorio. Eppure la gente del quartiere non si è rassegnata: "Nessuno ha la capacità magica di risolvere all'istante problemi, soprattutto come in questo caso, sono anni che la signora è in difficoltà, ci vuole fiducia", ha raccontato un residente. Non è stato facile, ma alla fine Iasmina è stata aiutata a riprendere in mano la sua vita, a riappacificarsi con la famiglia ed è tornata ad avere un tetto sotto cui dormire. "Quando le persone si mettono insieme, aprono piccoli spiragli di luce", è la lezione di Fabrizio Floris, docente universitario esperto di integrazione e migrazioni, che ha seguito da vicino il caso di Iasmina.

6.1.15

PORTOSCUSO: DA ''GLOBETROTTER'' AD ABUSIVO IN ''VILLA TUGURIO''

da  videolina del 4\1\2015 

Portoscuso un uomo di 64 anni vive da quasi tre anni in una sorta di tugurio in attesa di risposte dal comune per una casa dignitosa. Il servizio è di Luca Gentile. L intervistato è: PIERPAOLO SEDDA

22.9.13

Via da classe con autistico, Carrozza: "Non è la soluzione". Scoppia caso nel Napoletano

il razzismo   non  è  solo  contro  gli extra  comunitari   come i precedenti  casi 

di mostra   questo caso qui    sotto  . Appena  tornato  da una  gita  fuoriporta    con i miei apro  il portale  di tiscali.it  è leggo questa  news  


Via da classe con autistico, Carrozza: "Non è la soluzione". Scoppia caso nel Napoletano







Numerosi genitori degli alunni di una scuola elementare di Mugnano (Napoli) hanno trasferito i loro figli in altri istituti per la presenza di un bimbo autistico in classe. La dirigente dell'istituto 'Gennaro Sequino' si era opposta alla richiesta di trasferimento in altre sezioni e i genitori hanno reagito portando via i figli. Della vicenda riferisce Il Mattino. Al momento sono sei gli alunni, su un totale di 20, che hanno lasciato per non avere come compagno di banco il ragazzo.
Quel bimbo autistico in classe insieme con i loro figli non lo vogliono. Chiedono il cambio di sezione ma la preside si oppone. Allora ottengono il nulla osta per il trasferimento in un altro istituto. Accade a Mugnano (Napoli) dove già sei ragazzi su 20 della scuola elementare 'Sequino' sono andati via. La vicenda scatena polemiche mentre il direttore scolastico regionale acquisisce la relazione della dirigente dell'istituto e si dice pronto a inviare altri docenti di sostegno se servirà a riportare la situazione alla normalità. 
Il ministro Carrozza - E il ministro dell'istruzione si dice solidale con la famiglia dell'alunno e con il dirigente scolastico ''con il quale - precisa - ho un appuntamento telefonico domani per approfondimenti''. ''Vogliamo capire meglio quello che è accaduto - ha aggiunto - ma la soluzione non può essere quella di cambiare sezione perché c'è in classe uno studente disabile. Questi sono episodi spiacevoli sui quali servirebbe anche un serio dibattito pubblico perché certi comportamenti danneggiano gli italiani e la scuola tutta''.
Il bambino disabile al centro della vicenda ha sei anni - Con alcuni dei ragazzi che avrebbero dovuto frequentare la stessa classe aveva già condiviso gli anni della materna. Alcuni genitori chiedono alla dirigente, Maria Loreta Chieffo, di trasferire i loro figli in altre sezioni. Lei si oppone, non ne vede i motivi. I genitori non demordono, chiedono e ottengono - dalla stessa dirigente, che in questo caso non si può opporre - il nulla osta per andare via. Ci tengono a sottolineare che non si tratta di alcuna forma di discriminazione. Sono solo preoccupati, dicono, per le ripercussioni sotto il profilo didattico e la impossibilità di portare avanti alcuni programmi per effetto della presenza di uno studente con problemi. E c'è chi aggiunge le critiche, circolate via web, sono ingiustificate.
Il direttore scolastico regionale - Diego Bouchè, ha acquisito la relazione sulla vicenda preparata dalla preside. La linea è precisa: ''la scuola è integrazione, è vivere tutti insieme e bene ha fatto la dirigente scolastica a non acconsentire al trasferimento in altre sezioni degli alunni''. Dal punto di vista pratico si dice ''disponibile ad autorizzare altri docenti di sostegno se me ne verrà documentata la necessità, sempre nell'ottica di venire incontro alle esigenze della scuola''. In campo scende l'associazione 'Tutti a scuola', particolarmente battagliera sul fronte dell'integrazione dei disabili e che nei giorni scorsi ha sollecitato l'intervento delle istituzioni incontrando, in piazza Montecitorio, il presidente della Camera, Laura Boldrini. Il pensiero in questo momento è alla famiglia del ragazzo autistico che sta provando una ''grande sofferenza''.
L'appello - Ma Toni Nocchetti, promotore dell'associazione, si rivolge anche ai genitori degli alunni andati via. ''Non sanno di avere in classe qualcuno che è una risorsa per i loro ragazzi. Io, che non ho figli disabili, so quanto possano arricchirsi dal fatto di non essere soli''. Interrogativi anche sulla preparazione della scuola stessa di fronte a questi problemi: ''L'ingresso di quel ragazzo era stato preparato come sarebbe dovuto essere? Si è fatta una riunione per far incontrare i genitori e chiarire tutto?''.
22 settembre 2013



l'unico commento che mi viene in mente è questo , che ho scritto condividendo al news sulla mia bacheca di facebook : Ma che razza d'educazione dai a tuo figlio facendo tale imbeccillità ? almeno se non ne puoi fare a meno , inventa scuse meno banali e più plausibili . Oppure se hai ..... il coraggio la veriità . stronzo\i

24.2.13

una storia d'altri tempi prima del motore baby clochard, in fuga per vivere il loro amore


La  storia    che  vi apprestate  a leggere  , cari amici e comnpagnidiviaggio  è tratta  da la nuova sardegna online del 24\2\2013  mi fa    rivenire  alla mente  questa   canzone   di un poeta  italiano  tratta   da  uno dei suoi  dischi più  belli  Lindbergh (Lettere da sopra la pioggia) (1992), Epic/Sony Music Entertainment.







Ah, se potessi raccontare
tutto quello che vedo e sento
dall'orizzonte di questo cielo
che picchia giù nel mare
in questa notte cieca di luna
e te
se stai ad ascoltare.

Maria e Manuel, baby clochard in fuga per amore

La storia di due ragazzi del Nuorese di 18 e 26 anni che dormono per strada in Veneto: «Nessuno ci aiuta, i vigili ci hanno multato»



SASSARI. Cinque euro in tasca, due pezzi di pizza già digeriti nello stomaco, l’aria gelida che taglia la faccia. Alle 19 della sera, mentre piove a dirotto, Manuel e Maria stanno sotto i portici nel centro storico di Portogruaro: in piedi, perché se si sedessero potrebbero beccarsi un’altra multa, come un mese fa. Il pensiero corre già alla notte, bisogna trovare un posto dove dormire e non deve essere troppo freddo, perché le coperte nascoste sotto una siepe sono zuppe d’acqua.

La nuova vita di Manuel e Maria è iniziata cinque mesi fa, quando hanno lasciato la Sardegna. La loro è la storia di un amore giovane ma forte, un amore contrastato dalle famiglie: «I nostri genitori non vogliono che stiamo insieme. Per questo siamo stati obbligati ad andare via, non avevamo altra scelta», dice Manuel.Si sono conosciuti a Oliena, dove Maria viveva insieme al padre a casa della nonna. Era rientrata da poco dalla Toscana, dove stava con la mamma e il fratello più piccolo. Anche Manuel era tornato solo da qualche mese a Nuoro: sino ad allora aveva vissuto a Vicenza, con alcuni parenti della madre. A Nuoro Manuel aveva scelto la vita di campagna: pastore, ogni giorno sveglia all'alba  tanta fatica ma «più divertente che lavorare in città», nel negozio del padre. Quando hanno detto alle rispettive famiglie di essersi fidanzati, è iniziato il dramma. Vecchi rancori, storie di inimicizia che i due ragazzi neanche conoscono, ma sufficienti per fare dire al padre di Manuel: «Tu con quella non puoi stare». Stessa reazione a Oliena, a casa di Maria, dove pure i due hanno vissuto per qualche giorno. Ma il clima era terribile, e la decisione è stata quasi immediata: «Partiamo, andiamo lontano».Il primo a salire sulla nave è stato Manuel. Una settimana dopo Maria l’ha raggiunto in Toscana, vicino a Grosseto. E all’inizio le cose non andavano malissimo: «Facevo qualche lavoretto, manovale, lavapiatti o qualunque altra cosa – dice Manuel –, avevamo una stanza, almeno dormivano al caldo». Poi più nulla. A gennaio di nuovo in viaggio, verso il Nord. «A Portogruaro – racconta Maria – perché Manuel conosce la zona e ha già lavorato nelle località turistiche della costa». Ma ancora è presto, gli hotel sono chiusi, il turismo è ancora in letargo. A Portogruaro Manuel e Maria hanno incontrato un clima freddo, «quasi ostile, qui nessuno ci dà una mano, sembra che diamo fastidio anche se non facciamo nulla di male». Porte chiuse, nessun lavoro, neppure un sorriso di comprensione. E sono rarissimi i gesti di generosità «quando chiediamo qualcosa da mangiare o un aiuto per non dormire al freddo», dice Maria. Lei ha una caviglia dolorante e la bronchite cronica. Ha fame e freddo, ma guarda avanti. Indietro non si torna: la Sardegna è lontana, con le famiglie i contatti sono quasi inesistenti, «forse mio padre l’ho sentito 20 giorni fa, e mia madre non può aiutarci perché abita in una casa piccola e per noi non c’è spazio». Il presente è un’incertezza, «perché non sappiamo mai se troveremo qualcosa da mangiare e dormiamo per terra con gli occhi aperti». Il futuro è un’incognita che fa paura, anche se per stare bene basterebbe veramente pochissimo. Qualche soldo in tasca, un letto morbido e una minestra calda. Manuel e Maria alla vita non chiedono altro .Infatti sempre  secondo  il  giornale  

Sono giovani e si trovano già in mezzo a una strada. Dormono all'aperto, sotto la neve, rischiando di morire per assideramento, in questi giorni di freddo pungente. Infagottati nei loro sacchi a pelo, credevano di non dare fastidio a nessuno, invece sono stati multati per "occupazione di suolo pubblico”, e accompagnati al comando della polizia locale. Dovrebbero sborsare 240 euro, ma loro non hanno i soldi neppure per mangiare.Si chiamano Maria Puddu e Manuel Melis, hanno 18 e 26 anni. Sono sardi: lei è nata a Nuoro e le sue origini sono di Orgosolo, ma ha vissuto per molti anni in Toscana; Manuel è nato a Vicenza ma è nuorese. Sono arrivati a Portogruaro, al confine tra il Veneto e il Friuli, poco più di un mese fa. Nella cittadina di 25mila abitanti in provincia di Venezia, ai clochard non sono tanti abituati. Per questo Maria e Manuel vengono guardati con una certa curiosità. I due si difendono dal freddo con sciarpe, cappelli e maglioni pesanti. Chiedono un lavoro, qualsiasi lavoro, per trovare una sistemazione e andare avanti. La vita li ha sbattuti in mezzo a una strada. Per loro andare avanti non è facile, e ogni ora della notte e del giorno può riservare cattive sorprese. Possono permettersi di consumare un caffè al giorno: «Lo prendiamo lungo, così facciamo metà per uno – racconta Manuel Melis –, ci laviamo nei bagni dei bar. Prima va lei, poi vado io. Qualcuno ci regala dei biscotti per mangiare. Ma patiamo la fame». E devono fare i conti anche con l’indifferenza, la mancanza di sensibilità da parte delle persone alle quali, invano, hanno chiesto aiuto. «A volte ci trattano malissimo. Siamo andati alla Caritas, ma non abbiamo avuto risposte. Dal Comune ci hanno cacciato. Dormiamo in Galleria dei Portici (centro storico ndr) ma due persone ci hanno detto di recente che diamo fastidio e che lì non possiamo stare».Lì sono stati multati, per avere dormito per terra tra i portoni di due case. Il comandante della polizia locale Roberto Colussi dice che Maria e Manuel «non collaborano con noi e con la comunità, lasciano sporcizia e per questo gli agenti sono tenuti a intervenire». Ma fa discutere il provvedimento della multa nei confronti di due clochard, di due ragazzi in così evidente difficoltà: non hanno i soldi per un panino, impensabile che possano sborsare 240 euro per pagare la sanzione. Qualche giorno fa Maria e Manuel raccontano di essere stati cacciati dalla sala d’aspetto della stazione ferroviaria: «Volevamo dormire – racconta Maria – perché inciampando mi ero slogata una caviglia. Ma non c’è stato nulla da fare: ci hanno cacciato, abbiamo dovuto dormire all’aperto. Ma cosa abbiamo fatto di male? Vogliamo solo lavorare, per questo per siamo venuti qui e presto ci sposteremo verso le località turistiche, come Bibione e Lignano Sabbiadoro. Speriamo che lì non ci chiudiano le porte in faccia».


 rispondo in anticipo   a chi dice  : <<  gli stranieri e i rom anno tutto cio' che chiedono questi poveri ragazzi italiani sono costretti a vivere nell'indifferenza e per giunta anche multati  perchè dormivano in strada ma che cazzo di mentalità' ha quella gente ., Impensabile una cosa del genere, e questo e' solo un piccolo pezzo di una storia ancora piu' grande, della poverta' di migliaia di famiglie nell' indifferenza totale dello stato , che ormai e' solo uno specchietto per le allodole.,LO STATO PENSA AGLI ALTRI NON A NOI italiani RIFLETTETTE POVERI RAGAZZI., Lo Stato Italiano preferisce dare il benessere alle persone extracomunitarie, percarità anche loro nè avranno bisogno ma prima di loro c'è la popolazione Italiana....!!! ma dove stiamo andando a finire...??? Boh....forza ragazzi.....  ecc  >> 
  facendo mio  questo commento   trovato nell'articolo  della  nuova sardegna   : << Vorrei proprio sapere cosa c'entra esternare il proprio razzismo, italiani, rom, extracomunitari .... la miseria e povertà non ha alcuna nazionalità >> e  concludo riportando  i messaggio 
 alle  famiglie   dei diue  ragazzi di    


Per le famiglie di questi due ragazzi: perché non li aiutate? È così terribile che abbiano scelto di stare insieme? È sangue del vostro sangue e voi li lasciate a crepare di freddo. Mantieni l'odio che tanto l'occasione si presenta... è così vero?

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...