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10.4.17

L'autista di Falcone: "Scampato al tritolo di Capaci ma rottamato dalle istituzioni" Giuseppe Costanza era con il giudice il 23 maggio 1992, giorno della strage: "Dopo mi misero a fare fotocopie".

due  parole  sono poche  ed una troppa  per  esprimere  il mio disgusto di questo stato  che   ipocritamente  va   a  funerali    o  da  in pompa  magna  medaglie ed onorificenze    delle vittime  , ma  non   solo per    quelli più in vista     gli altri   come  lui    non sa  che farsene o  gli emargina  \  mobizza 

 da  repubblica  online   d'oggi 

L'autista di Falcone: "Scampato al tritolo di Capaci ma rottamato dalle istituzioni"
Giuseppe Costanza era con il giudice il 23 maggio 1992, giorno della strage: "Dopo mi misero a fare fotocopie". In un libro il racconto del suo drammadi SALVO PALAZZOLO - video di GIORGIO RUTA


PALERMO - "Al risveglio, dopo l'esplosione, pensavo di aver vissuto il giorno più brutto della mia vita, il 23 maggio 1992". Giuseppe Costanza, l'autista del giudice Giovanni Falcone scampato alla strage di Capaci, scuote la testa. "No, mi sbagliavo. Non era quello il giorno più brutto della mia vita. Restare in vita è stato peggio. Quasi una disgrazia, una condanna. Perché dopo un anno di visite e ospedali, al lavoro non sapevano cosa farsene di me".

L'autista di Falcone: "Scampato al tritolo di Capaci ma rottamato dalle istituzioni"
Giuseppe Costanza vicino ai resti dell'auto sulla quale viaggiava con Giovanni Falcone e Francesca Morvillo 

L'uomo sopravvissuto al tritolo della mafia è rimasto schiacciato per anni dalla burocrazia del ministero della Giustizia. "Mi misero a fare fotocopie", racconta. "Rinchiuso in fondo a un corridoio del palazzo di giustizia di Palermo, dentro un box. Era mortificante dopo otto anni passati in prima linea sempre accanto al giudice Falcone. Mi sentivo rinchiuso in una gabbia, per di più costretto a sopportare il mobbing di un capo ufficio a cui era chiaro che non andavo a genio". In quei giorni, a Giuseppe Costanza non importava per niente di aver ricevuto una medaglia d'oro al valor civile. Lui voleva solo lavorare. "Non certo come autista - dice - non potevo più farlo, volevo essere assegnato in un ufficio in cui la mia esperienza potesse essere utile. Ad esempio, avrei potuto coordinare il parco auto del tribunale". Ma gli dissero che era necessaria una qualifica più alta per quel lavoro. E gli spiegarono con pignola precisione burocratica che la promozione per meriti di servizio è prevista solo per il personale militare. "E che cosa ero stato io se non un militare? - sbotta - nell'auto blindata di Giovanni Falcone c'era una radio collegata con la sala operativa della questura, accanto a me c'era il giudice. E alla cintola portavo sempre una pistola con il colpo in canna".Venticinque anni dopo la strage di Capaci, l'uomo sopravvissuto a trecento chili di tritolo ha deciso di scrivere un libro per raccontare la sua odissea, prima nei gironi infernali accanto al suo giudice, poi, da solo, negli altri gironi terribili, quelli di una pubblica amministrazione ottusa. Stato di abbandono, si intitola il commuovente libro di Giuseppe Costanza (scritto assieme a Riccardo Tessarini, edizioni Minerva). La storia di un uomo semplice, che pensava di avere già vinto la sua battaglia con la vita, e poi invece scoprì che aveva ancora un altro nemico da sconfiggere. Un esercito di piccoli burocrati. "Dopo anni di lettere, proteste, piccole vittorie e ancora altre umiliazioni, nel 2004 sono stato dispensato dal servizio", sussurra Costanza, come fosse una sconfitta, che lui continua a non accettare. "Pensavo di poter dare ancora tanto alle istituzioni, pensavo di poter dare un contributo importante nell'organizzazione di un servizio delicato come quello dell'autoparco del tribunale di Palermo, impegnato a stretto contatto con i servizi di scorta. Ma, evidentemente, mi sbagliavo. Mi hanno rottamato".
Ora Giuseppe Costanza va in giro per le scuole di tutta Italia per parlare del suo giudice e degli anni difficili a Palermo. "C'eravamo sentiti telefonicamente la mattina di quel 23 maggio, per organizzare l'arrivo a Punta Raisi. Alle 17,45 sono all'aeroporto assieme alla scorta. Il giudice ha due borse nelle mani. "Strano", penso. "Non ha il suo computer". Lo portava sempre con sé, lo riempiva di annotazioni. Eppure, l'hanno trovato vuoto, ma questo l'ho saputo molto tempo dopo". È uno dei misteri del 23 maggio, il computer portatile era rimasto nell'ufficio di Falcone, al ministero della Giustizia. "Quel pomeriggio - ricorda Costanza - Falcone è alla guida, accanto c'è la moglie, Francesca Morvillo. Io sono dietro. Gli dico: "Ecco il resto che le dovevo". Mi aveva chiesto di comprare un cric. Mi guarda, sorride: "Aveva un pensiero - dice - non poteva aspettare più". Era sereno, Giovanni
Falcone, nel suo ultimo viaggio verso Palermo. "La settimana prima mi aveva detto: è fatta, sarò il nuovo procuratore nazionale antimafia. Quel pomeriggio doveva incontrare alcuni suoi colleghi, ma non gli hanno dato il tempo. E ancora mi chiedo chi l'abbia voluto fermare". Presto, l'auto dell'ultimo viaggio di Falcone tornerà a Palermo. "Verrà sistemata fra i due palazzi di giustizia - spiega Costanza - non possiamo dimenticare".







7.12.12

Claudio Scazza, dalla complicità nell’omicidio Ramelli al coinvolgimento negli esposti sui maltrattamenti a pazienti Posted: 06 Dec 2012 11:02 AM PST Tra i dieci condannati in via definitiva per l’omicidio di Sergio Ramelli c’era anche l’attuale vice-primario presso il reparto Psichiatria 3 dell’ospedale Niguarda Ca’ Grande di Milano: Claudio Scazza. Il 16 maggio 1987, dodici anni dopo la morte di Sergio Ramelli, Scazza è stato condannato in primo grado a 11 anni per omicidio preterintenzionale. In aula esibiva un elegante loden verde, era immobile e silenzioso: i tempi del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia e delle Hazet 36 sembravano già lontani, dimenticati. In appello, il 2 marzo 1989, l’accusa è stata mutata in omicidio volontario, ma la pena ridotta in virtù del riconoscimento dell’attenuante del “concorso anomalo”: 6 anni e 3 mesi. Il 22 gennaio 1990 la Cassazione ha confermato la sentenza d’Appello, chiudendo la vicenda giudiziaria sull’omicidio Ramelli. Claudio Scazza non colpì materialmente Sergio Ramelli con le Hazet 36, ma fece parte del gruppo di squadristi che aggredirono il giovane missino in quel 13 marzo 1975, causandone la morte dopo 47 giorni di agonia. Inoltre il medesimo servizio d’ordine, appena un anno dopo l’aggressione a Ramelli, si rese protagonista dell’assalto del bar di largo Porto di classe, considerato covo di “neo-fascisti”. Dopo la condanna, Claudio Scazza non tornò in carcere: riuscì ad usufruire di un condono e di pene alternative grazie alla sua “condizione sociale” e alla “ridotta pericolosità”. Scazza si è poi pentito: assieme ad altri quattro complici decise di inviare una lettera di scuse alla madre di Ramelli, offrendo e depositando presso un notaio un risarcimento di 200 milioni di lire. La donna, con grande dignità, rifiutò. Nel frattempo Claudio Scazza si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, ha poi svolto per oltre 10 anni l’attività di terapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale e da 30 anni svolge attività clinica nei servizi psichiatrici pubblici. La sua biografia professionale è ben visibile sul sito dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grande, dove è specificato che all’interno del Dipartimento di Salute Mentale dell’azienda ospedaliera, oltre e essere il responsabile della Struttura Semplice Territoriale 3, svolge funzioni di coordinamento nel Servizio di Diagnosi e Cura. Mancano ovviamente riferimenti al suo passato da rivoluzionario di sinistra, ma viste le gesta non c’è nulla di cui gloriarsi. Il passaggio da complice dell’omicidio Ramelli a psicoterapeuta presso una struttura pubblica sarebbe passato inosservato, non fosse per alcune anomalie che riguardano proprio il Dipartimento di Salute Mentale del Niguarda. Suicidi, maltrattamenti ai pazienti, morti sospette, contenzioni fisiche, documenti mancanti e mobbing. Pazienti legati al letto in maniera disumana, una deceduta perché soffocata dal cibo che stava mangiando, altri trovati morti nel loro letto di contenzione o sul pavimento accanto al letto. Trattamenti disumani documentati in due esposti inoltrati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, il primo il 13 dicembre 2010 e il secondo il 22 marzo 2011. Ve li alleghiamo integralmente. Gli esposti si riferiscono a ricoveri avvenuti tra il 2005 e il 2011. ESPOSTO integrazione ESPOSTO Dal settembre 2010 è iniziato anche il mobbing ai danni della dottoressa Nicoletta Calchi, vicenda che si trascina da oltre 30 mesi e che è costata alla dottoressa 6 procedimenti disciplinari aziendali, di cui uno archiviato e gli altri 5 costati circa 365 giorni di sospensione lavorativa senza retribuzione; una denuncia in Procura immediatamente archiviata dalla stessa; 6 denunce all’Ordine dei Medici di Milano dalle quali la dottoressa è stata assolta dall’Ordine stesso; difficoltà economiche inimmaginabili. La dottoressa è stata abbandonata dalla Cgil a partire dal giorno stesso in cui il sindacato ha saputo della sua partecipazione alla conferenza stampa in cui veniva annunciata la presentazione in Procura del primo esposto. Una sorta di “cameratismo di sinistra”. Da luglio 2012 la dottoressa chiede di poter rientrare almeno per svolgere la sua attività in regime intramoenia, ricevendo sempre risposta negativa. La sua vicenda è documentata in due lettere, la prima scritta dalla madre di un paziente e la seconda dalla dottoressa stessa in occasione di un convegno organizzato dalla Cgil nel febbraio 2011. Lettera 1 lettera 2 Sugli esposti farà chiarezza, si spera, la Procura della Repubblica. Noi non possiamo fare a meno di ribadire che gli aspiranti medici che nel 1975 hanno spezzato una giovane vita in nome dell’odio politico sono poi diventati luminari di successo. Con qualche ombra.

 DA http://www.qelsi.it/ del 6\12\2012

Tra i dieci condannati in via definitiva per l’omicidio di Sergio Ramelli c’era anche l’attuale vice-primario presso il reparto Psichiatria 3 dell’ospedale Niguarda Ca’ Grande di Milano: Claudio Scazza. Il 16 maggio 1987, dodici anni dopo la morte di Sergio Ramelli, Scazza è stato condannato in primo grado a 11 anni per omicidio preterintenzionale. In aula esibiva un elegante loden verde, era immobile e silenzioso: i tempi del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia e delle Hazet 36 sembravano già lontani, dimenticati. In appello, il 2 marzo 1989, l’accusa è stata mutata in omicidio volontario, ma la pena ridotta in virtù del riconoscimento dell’attenuante del “concorso anomalo”: 6 anni e 3 mesi. Il 22 gennaio 1990 la Cassazione ha confermato la sentenza d’Appello, chiudendo la vicenda giudiziaria sull’omicidio Ramelli Claudio Scazza non colpì materialmente Sergio Ramelli con le Hazet 36, ma fece parte del gruppo di squadristi che aggredirono il giovane missino in quel 13 marzo 1975, causandone la morte dopo 47 giorni di agonia. Inoltre il medesimo servizio d’ordine, appena un anno dopo l’aggressione a Ramelli, si rese protagonista dell’assalto del bar di largo Porto di classe, considerato covo di “neo-fascisti”. Dopo la condanna, Claudio Scazza non tornò in carcere: riuscì ad usufruire di un condono e di pene alternative grazie alla sua “condizione sociale” e alla “ridotta pericolosità”. Scazza si è poi pentito: assieme ad altri quattro complici decise di inviare una lettera di scuse alla madre di Ramelli, offrendo e depositando presso un notaio un risarcimento di 200 milioni di lire. La donna, con grande dignità, rifiutò. Nel frattempo Claudio Scazza si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, ha poi svolto per oltre 10 anni l’attività di terapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale e da 30 anni svolge attività clinica nei servizi psichiatrici pubblici. La sua biografia professionale è ben visibile sul sito dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grande, dove è specificato che all’interno del Dipartimento di Salute Mentale dell’azienda ospedaliera, oltre e essere il responsabile della Struttura Semplice Territoriale 3, svolge funzioni di coordinamento nel Servizio di Diagnosi e Cura. Mancano ovviamente riferimenti al suo passato da rivoluzionario di sinistra, ma viste le gesta non c’è nulla di cui gloriarsi. Il passaggio da complice dell’omicidio Ramelli a psicoterapeuta presso una struttura pubblica sarebbe passato inosservato, non fosse per alcune anomalie che riguardano proprio il Dipartimento di Salute Mentale del Niguarda. Suicidi, maltrattamenti ai pazienti, morti sospette, contenzioni fisiche, documenti mancanti e mobbing. Pazienti legati al letto in maniera disumana, una deceduta perché soffocata dal cibo che stava mangiando, altri trovati morti nel loro letto di contenzione o sul pavimento accanto al letto. Trattamenti disumani documentati in due esposti inoltrati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, il primo il 13 dicembre 2010 e il secondo il 22 marzo 2011. Ve li alleghiamo integralmente. Gli esposti si riferiscono a ricoveri avvenuti tra il 2005 e il 2011.


Dal settembre 2010 è iniziato anche il mobbing ai danni della dottoressa Nicoletta Calchi, vicenda che si trascina da oltre 30 mesi e che è costata alla dottoressa 6 procedimenti disciplinari aziendali, di cui uno archiviato e gli altri 5 costati circa 365 giorni di sospensione lavorativa senza retribuzione; una denuncia in Procura immediatamente archiviata dalla stessa; 6 denunce all’Ordine dei Medici di Milano dalle quali la dottoressa è stata assolta dall’Ordine stesso; difficoltà economiche inimmaginabili.
La dottoressa è stata abbandonata dalla Cgil a partire dal giorno stesso in cui il sindacato ha saputo della sua partecipazione alla conferenza stampa in cui veniva annunciata la presentazione in Procura del primo esposto. Una sorta di “cameratismo di sinistra”.
Da luglio 2012 la dottoressa chiede di poter rientrare almeno per svolgere la sua attività in regime intramoenia, ricevendo sempre risposta negativa. La sua vicenda è documentata in due lettere, la prima scritta dalla madre di un paziente e la seconda dalla dottoressa stessa in occasione di un convegno organizzato dalla Cgil nel febbraio 2011.

Sugli esposti farà chiarezza, si spera, la Procura della Repubblica. Noi non possiamo fare a meno di ribadire che gli aspiranti medici che nel 1975 hanno spezzato una giovane vita in nome dell’odio politico sono poi diventati luminari di successo. Con qualche ombra.

4.2.12

Un coraggioso 13 enne che fa della legalità e della lotta alla mafia un suo valore ma i coetanei lo considerano infame

da  un mio vecchio  post  su  http://cdv.splinder.com (  il mio  vecchio   blog  che  alcuni  di voi  conoscono   , e di cui ho recuperato , tranne gli ultimi  due  anni   ,  tutto il resto  )  ora  non più  esistente  ( infatti non  lo  metto come url cliccabile  )   ho ritrovato cazzeggiando    questo post  tramite  http://www.archive.org/  che risale al maggio del  2011
Esso è la storia  di  un ragazzo  vittima di bullismo  \ nonnismo   a cui  si    che  si è ribellato  denunciando pubblicamente  in un  tema  che  il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa   e ... il resto  lo leggerete nel post    e lo sentirete e nel video trattato da  repubblica 






"Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità
"Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità


Spero solo   che se realizzerà il suo sogno  , mantenga  quanto dichiarato  qui  è non faccia come   un famoso  giudice  





25.8.08

INSIEME NEL SEGNO DELLA VERITA’

Giacomo Montana



Dopo gli incontri tra personaggi della politica si dice che ci sia un segnale positivo, malgrado il nodo delle riforme che ci sono in programma. Sembra che questo governo abbia allontanato il vizio di fare finta di governare il Paese, sino al punto che Silvio Berlusconi ha avvertito: «L'Italia ha bisogno di un 'drizzone' e in autunno il governo procederà a tre riforme: giustizia, legge elettorale per le europee e federalismo fiscale. Se ci sarà il dialogo saremo felici, ma in caso contrario, gli italiani ci hanno dato un'ampia maggioranza per governare». Il rispetto e la lealtà che questa maggioranza di governo si attende dall’opposizione credo che deluderà parecchio ne più e ne meno di come siamo stati delusi noi elettori durante il governo Prodi. Di gravi problemi insoluti l’Italia ne ha parecchi e la gente continua ad essere sconcertata, preoccupata e in certi casi anche avvilita.



Per combattere e alleviare il dolore della gente che viene vigliaccamente penalizzata e derisa, persino da chi detiene il potere politico, è necessario che venga portata alla luce la verità, solo così si potranno sanare quanto più è possibile le ferite e la morte della civiltà, laddove ciò pacificamente accade. Non poche sono le volte che le persone in vista nel mondo della politica  divengono di colpo dei grandi narcisisti proiettati soltanto su se stessi, degli analfabeti emotivi incapace di comprendere il prossimo e sempre più tendenti a specializzarsi economicamente a far quattrini a palate per sé per le loro famiglie e i loro amici di cordata. Spesso viene puntato il dito su altri, per fingere la parte di chi non si arricchisce alle spalle del popolo.


In certi casi ogni agevolazione economica viene sfruttata per stare bene solo con se stessi, senza avvertire sensi di colpa nell’infierire violenza a cominciare da quella psicologica, senza tenere neppure minimamente conto che sono proprio le ferite dell’anima a fare più male e sono proprio quelle da cui è più difficile guarire. Queste non sono solo quelle che si causano a quella parte di popolo più ingenuo e indifeso, ma sono anche quelle che gli aguzzini procurano col tempo anche alla propria anima, talvolta mettendo sotto pressione persino la propria salute.


Occorrerebbe predisporre subito attenzione e assistenza a quella parte del popolo che viene raggirata, ingannata, danneggiata e al tempo stesso fare recuperare loro i  beni piccoli o grandi che siano stati estorti loro con l’inganno, la frode, eludendo la legge, la loro fiducia, la lealtà, la bontà. Occorrerebbe intervenire, tanto quanto è necessario per realizzare azioni e celebrazioni, anche per non dimenticare i morti sul lavoro, fatti scomparire per la terribile insipienza altrui, per la strafottenza di chi dirige nei vari settori del sociale ed inoltre sfrutta, specula e finge spudoratamente persino di rispettare la legge. In questi casi, impedire alle vittime di parlare attraverso la stampa e la televisione, per non fare rilasciare la loro testimonianza, lo ritengo un atto di ulteriore arroganza e violenza.


In tal modo si induce la gente persino beffata, a non avanzare richieste e valutazioni su cosa diviene indispensabile fare, affinché la distruzione, la sottovalutazione e il disprezzo per la vita e per la salute non si ripetano ogni giorno, ogni istante. Qualsiasi vera ricostruzione politica, economica e sociale in favore dei più attesi cambiamenti sociali, non può fare a meno di portare alla luce il valore della verità, della giustizia, dell’uguaglianza e della lotta contro la più squallida e occultata impunità.


Mi è stato riferito che qualcuno, sapendo della mia temporanea assenza dal web per un periodo di lavoro per la ristrutturazione della mia casa ove non vi era il computer, ha tentato di criticarmi per fare bella figura verso chi delinque in silenzio con l’aiuto dei loro complici. A prescindere, comunque, so che i lettori oggi non sono tanto sprovveduti o ingenui da credere alle panzane improvvisate per un’occasione in cui la persona risulta momentaneamente impossibilitata a leggerle e pertanto anche a rispondere e dove serve anche per le rime.


Non dobbiamo dimenticare che talvolta le conseguenze della divisione, della discriminazione e dell’ipocrisia fanno della conoscenza e rispetto reciproci un interminabile valore da riscattare anche contro quei gruppi dominanti, che fingono di essere delle persone oneste per i propri tornaconto. L’educazione, la corretta informazione, unitamente alle misure basate sul rispetto dei diritti umani, non possono mancare l’obiettivo centrale del superamento dei pregiudizi e quelli della promozione di comportamenti sociali di apertura, di solidarietà e di lealtà.


Caro lettore, se la curiosità ti spinge verso una cronaca veritiera e documentata con atti autentici che recano timbro e firma delle istituzioni. Se ti interessa conoscere il degrado e la vergognosa mala giustizia, pilotata da una degenerata politica, con una pessima amministrazione, anche in ambito del Comparto della Sanità, sino a capire bene da chi siamo realmente da parecchi anni governati e amministrati, basta ascoltare e leggere l’esempio della lenta distruzione sul posto di lavoro di una donna che da circa quindici anni ha subito e subisce gli effetti delle violazioni di legge, sistematicamente impunite, con ogni possibile disumana distruzione (salute, danno biologico, danno morale, esistenziale, patrimoniale e di vita di relazione) con tutte le terribili conseguenze ancora in atto. Per saperne di più quindi, visita pure i sottostanti link:


- 1^ intervista
http://it.youtube.com/watch?v=K0IG4I3YAT0


- 2^ intervista
http://it.youtube.com/watch?v=Wqb-d27vYtU


http://oltreilbuio.blogspot.com/


La vicenda documentata e completa
http://www.mobbing-sisu.com


Giacomo Montana.  


 

30.8.07

IN ITALIA ..........

CASSAZIONE: "MOBBING NON E' REATO"

"Possibile chiedere solo risarcimento"

Il mobbing non è un reato previsto dal codice penale e, dunque, chi incappa in vessazioni sul luogo di lavoro può solo intraprendere una causa civile e chiedere il risarcimento del danno"

La decisione si commenta da sola.

Di mobbing si può anche morire....


29.5.07

Senza titolo 1860


Cercando  in rete   delle canzoni per la colonna sonora di questo blog   sono  capitato su tre canzoni  canzoni  molte belle  ed intense   entrambe  adatte  per questo   post  punto di non ritorno del neonazista massimo morsello ( chi vuole trova qui il testo e qui un esibizione live  )  in volo  senza  rimorso  di zucchero  ( di cui trovate i testi sul sito ufficiale del cantante ) ho scelto per  coerenza con i miei valori  

IL volo


Ho camminato per le strade
col sole dei tuoi occhi
ci vuole un attimo per dirsi addio… spara
Che bella quiete sulle cime
mi freddi il cuore e l’anima
ci vuole un attimo per dirsi addio…
Per questo troppo amore, per noi
per questo bel dolore
ti prego no, ti prego lo sai!
Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te…
Che ho bisogno, di qualcosa di vero
che illumini il cielo
proprio come te!!!
Ho visto il sole nei tuoi occhi
calare nella sera
ci vuole un attimo per dirsi addio… spara
Che bella quiete sulle cime
mi freddi il cuore e l’anima
ci vuole un attimo per dirsi… addio!
Ma dove andranno i giorni e noi
le fughe e poi ritorni
Ti prego no, ti prego lo sai!
Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te…
Che ho bisogno, di qualcosa di vero
che illumini il cielo
proprio come te!!!
Siamo caduti in volo
Mio sole
siamo caduti in volo!
Siamo caduti in volo
Mio cielo
siamo caduti in volo!
Baby don’t cry, baby don’t cry
baby don’t cry, baby don’t cry, baby don’t cry
per questo amore immenso, per noi
e il gran dolore che sento
ti prego no, ti prego lo sai
Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te…
Che ho bisogno, di qualcosa di vero
che illumini il cielo
proprio come te!!!
Che ho bisogno, di qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
proprio come te


A volte , a volte  , sotto  la doccia  ( almeno per me )  succede  di pensare  / filosofare  anche  sul proprio passato . 'Ma  oggi durante tale  " rito "  mi  mi sono detto BASTA  .
Il  rivagare il mio passato   era solo una  nostalgia inutile ,  piangere sul latte versato , un se  avessi fatto diversamente  , se non avessi fatto  cosi ,.perchè  mi sono comportato  cosi , ecc .
Insomma un  crocifiggrermi  , darmi addosso per  le  str..... ehm  porcate che  ho detto  , scritto , fatto  , verso detterminate  persone , idispiaceri che ho dato ai miei ,  il rimpiangere  ( con relativi rimorsi ) d'aver perso
quelli che avrebbero potuto esseredegli ottimi  e proficui compagni  ( compari)  di   viaggio  .
Ecco che mi sono detto  :   che questo ritornare indietro non era proficuo , come  quello  (  trovate qui a destra la copertina  e qui la trama  )  del     n° 249  "  ricorsi sepolti   di Dylan Dog ,ma solo una sofferenza  anzi peggio  un dolore  inutile  .
Infatti più si ritorna indietro  peggio si sta . Tale scelta dev'essere  proprio un caso estremo  \ disperato  (  oppure essere  sadici  )per riaprire vecchie ferite  e  e non dare al tempo la possibilità  al mtyempo e all'oblio   di chiudere (  rimuovere ) e rimarginare \ cicatrizzare tali ferite dolorose  che  ti fanno star male  e  ti fa  soffrire  a volte inutilmente  .
Lo so che   certe decisioni non sono indolore  e facili  ma è  la  soluzione migliore  . Infatti  andare  avanti   chiudere o strappare quella pagina della  tua vita  ti permette  , dopo un po' di dolore  , di vivere  meglio  ed  essere più libero di creare  , senza  essere condizionati  dal peso ( rimpianti e  rimorsi )  , in questo caso  ingombrante ,  del  tuo passato  . Quindi  ciò che  è fatto  è faatto  e  ciò che  è stato  è stato . Proprio come mi ha consigliato  il mio analista  di  "scuola  "  sophianalisi : << più si torna  indietro senza motivo , più difficoltà   sia nnel  liberarsi  \ uccidere   quel detterminato  ricordo  \ problema   che ti  fà  soffrire  e non  ti lascia creare  >> .


Tornando a casa  dopo  la consueta   visita settimanale dall'analista  ho capito che  :  molto spesso fuggire da se stessi   vuol  dire non avere il coraggio   di andare  avanti  e prendersi le  responsabilità  e subire  gli urti dela  vita  senza  poterla  modificare  \ plasmare   secondo le  tue prospettive  , i tuoi valori  \  i tuoi ideali . Quindi   sono arrivato alla conclusione che  :  nella  vita  o meglio nell'opera d'arte di ciascuno di noi  ,   dei punti  di non ritorno  ovvero dei momenti  in cui non conviene tornare e guardare indietro , in cui  è  inutile piangersi addosso  e farsi prendere dai sensi di colpa  e dai rimorsi e  rimpianti  .  Quindi ho  deciso  di pagare il fio  per le mie  colpe   e  strappare quella pagina  ovviamente  accettando ( prendendomi le  responsabilità  di quello che ho fatto sia in senso  fisco  sia  in senso psicologico  \ morale  )  ed   iniziare ad intrapendere   uno di questi punti  iniziando  cosi  un viaggio \ un percorso  che porterà  , o  dovrebbe  farlo ,   allla rimozione  (  quello che preferisco )  o  all'attenuazione  della mia sofferenza  dovutta  ai miei fantasmi




31.3.07

Senza titolo 1732



da qn.quotidiano.net/

 
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BULLISMO A SCUOLA   Intervista indecente alla prof  Il video finisce su internet

Un filmato di oltre 4 minuti girato in un'istituto per geometri. Gli alunni sottopongono la docente, incapace di reagire, a domante pesanti a sfondo sessualeAosta, 30 marzo 2007 - Un nuovo video su youtube, girato in una classe di un istituto per geometri (molto probabilmente nelle vicinanze di Aosta, come si evince dalle risposte della professoressa coinvolta) e segnalato da un utente all'Associazione Meter onlus di don Fortunato Di Noto, che subito ha inoltrato alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania il links di riferimento.
Il video contiene "domande illecite alla professoressa" e "un'intervista indecente porno e hard" che viene ripresa senza battere ciglio. Il filmato è della durata di 4 minuti e 15 secondi, già visitato da 1.268 utenti e datato il 23 marzo 2007. Anche se non esiste nessun fotogramma porno, le domande dello studente che intervista sono alquanto pesanti.
Don Fortunato Di Noto, presidente dell'Associazione Meter onlus, afferma che avrebbe "reagito con ceffoni e una nota di espulsione dalla scuola. Invece si assiste all'assurdità di una situazione nella quale una professoressa non riesce a reagire a tale scempio della sua stessa dignità di persona e di docente, palesamente violata nella sua privacy da parte di studenti che irridono ripetutamente della sua persona".


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Quando il  " tranquillismo " è  esagerato  . io  come  minimo  gli avrei  denunciati sbito  e  li  avrei  sospesi con obbligo di frequenza  e condfannati come hanno fatto  a prestare servizio alla caritas  nel sociale  come  sono stati condannati  . Non ci si comporta cosi  ne  da parte dela prof  troppa  buona  ne  da parte  degli alunni  . la mia gnerazioni  ,  ne faceva di casino e di scherzi stupidi  , ma non  è mai arrivata   a  una tale mancanza di  rispetto 

18.11.06

Senza titolo 1503




N.B
solito problema  nella lettura  dei collegamenti  a causa  di programmi da me usati e  quelli usati dalla  piattaforma  splinder 


Oggi  ho trovato numerose email, e non nei commenti come mi sarei aspettato,
di critiche superficiali e fatte tanto per fare  quanto ho scritto precedentemente  sui fatti avvenuti nel liceo di Torino ( lo so  che devo cestinarle come ho già detto più volte in questo blog,ma  non ci riesco è più forte di me,perchè a mio avviso sono sintomo  di quel disagio che porta  a giustificare,se non adrittura  a commetttere  ed  ad emulare simili   gesti  \ eventi come quello di torino ) . In esse sono  stato " accusato "  di  : 1) d'esagerare per un piccolo caso , 2)  di fare politica perchè ho citato in opera politica,cioè  gli indifferenti di Gramsci 3) non è  giusto che debba pagare  anche gente che non c'entra  niente  come  il resto  della clase  e l'insegnante  puniti  dal  preside   del liceo di torino (  dov' erano avvenute le  violenze  verso  il disabile ),4) che il bullismo è sempre esistito a scuola  e nelle caserme 
Rispondo punto per punto  alle accuse che mi vengono lanciate 

1) 
Essa è immotivata  e fatta da gente  che  sottovaluta il problema   considerandolo   di poco conto,quando invece  gravisimo ed  è ogni giorno peggio.Infatti come testiimoniano i  giornali d'oggi  ( 18\11\2006 ) leggerete  di  torie di ordinaria violenza nella scuola italiana. Non è Bowling for Columbine, ma qualcosa comincia a rompersi, qualche limite, forse, sta pericolosamente crollando. Il caso del ragazzo disabile maltrattato dai compagni nella scuola di Torino e ripreso dal telefonino, è solo uno dei tanti a disposizione della Rete. Dove proliferano - e cronologicamente, da prima - immagini e filmati degli studenti italiani trasformati in una specie di orda barbarica. C'è sempre un sodàle che riprende tutto, divertendosi un mondo: sedie che volano, grida furiose e autoeccitate, droga, calci, pugni, bullismo all'ennesima potenza. Poi ci pensano Google e Youtube a fare il resto. Così, qualcuno potrà dire "io sono su internet", i video circoleranno e i protagonisti penseranno di essere diventati famosi perché quel filmato avrà scalato la classifica di gradimento del sito.
La casistica è disparata e amplissima. Come se ormai fosse una moda, una tendenza. D'altra parte negli Stati Uniti - dai quali importiamo sempre il meglio - da anni in Rete hanno grande successo i video denominati school fighter dove si vedono studenti che fanno a botte fuori dalla scuola. I ragazzi italiani prediligono invece il danno al bene pubblico, la devastazione di tavoli, sedie, lavagne e tutto quanto riescono a trovare nelle aule. Senza dimenticare le persone. Così è normale far esplodere delle micce sotto la cattedra ed è altrettanto normale tirare un banco contro una finestra e farlo a pezzi. O far esplodere un accendino creando un vero e proprio falò. Ancora: prendere il registro di classe e picchiarlo in testa al compagno di scuola che in quel momento sta serenamente conversando con un altro. E si spaventa il poverino, ma tace perchè l'altro è il bullo e si vede. Molestare i più deboli fa parte dei giochi. E i docenti, in questo gioco al massacro, davanti alla tivvù, sembrano proprio i più deboli. Per lo meno impotenti. Il professore redarguisce lo studente. Quello invece di incassare e andare al posto comincia a urlare, a dimenarsi, a inveire. Alla fine parte un vaffa e il prof che fa? Zitto. Commenti dalla Rete: bravi, bene, bis. "I prof sono degli schifosi". E a chi tenta di riportare il tutto in un alveo di decenza la risposta non manca mai: "Taci tu, scemo, ci stiamo solo divertendo un po' ".
Infatti  sul corriere della sera  di oggi  afferma e  sottolinea Paolo Osiride Ferrero, presidente per la Consulta per le persone in difficoltà << Quello accaduto a Torino non è un caso isolato come a noi piacerebbe pensare >> . Le cause  vengono analizzate  da Isabella Bossi Fedrigotti sempère sul numero  odierno del corriere dela era   <<  I ragazzini di Ancona violentano la tredicenne riprendendo la bella scena e la scaricano in rete dove potranno gustarla, commentarla e, probabilmente, vantarsene con gli amici. E più o meno lo stesso è successo a Napoli, a Ginevra e in innumerevoli altri recenti casi di aggressioni.Quasi tutti avvenuti a scuola, come testimoniano i risultati delle ricerche in rete, che in una catena inattesa e disgustosa di botte e angherie si materializzano sullo schermo, serpente velenoso che si mangia altre illusioni sui nostri figli. Li sapevamo immaturi, indifferenti, privi di iniziativa, forse ignoranti o anche maleducati: non perversi. D’un colpo, tutti questi giovani filmaker dei loro stessi orrori, neppure ancora maggiorenni, spesso soltanto adolescenti, sembrano essersi trasformati in adulti opachi, disfatti dalla noia: vecchi stanchi che, ormai estranei alla vita, si chiudono nelle loro buie stanze per guardare filmini oscenamente violenti o pornografici, unico mezzo per riuscire a strapparsi ancora un guizzo di vitalità.



Evidentemente infettati da una malattia che da tempo si sta allargando nella società, per cui esiste solo quello che si vede in televisione e tutto il resto è ininfluente e senza peso, picchiano, stuprano, umiliano, ma, contemporaneamente immortalano o raccomandano di immortalare, forse perché sentono che, se nessuno li guarda mentre esercitano le loro odiose sopraffazioni, se nessuno dei tanti confratelli di vizio li osserva, li approva, magari, anche, li invidia, rischiano di scoprire il nulla inconsistente di cui sono fatti.

Non potendo andare in televisione, si arrangiano per finire almeno su Internet, dove, c’è da immaginarlo, già sono diventati personaggi, quasi eroi: del male, è vero, ma per loro non si tratta certo di una controindicazione. Né un caso, a questo proposito, che il picchiatore del disabile nella scuola torinese si sia affrettato a dichiarare che non era stato lui a scaricare il filmino in rete e che, anzi, non ne non sapeva nulla: probabilmente ha avuto la percezione che prendere a calci è un conto, ripeterlo decine di migliaia di volte nei fotogrammi della rete, per la sicura proliferazione della violenza contro i deboli e la soddisfazione degli ebeti guardoni, tutt’altro.

Se una consolazione ci può essere, sta soltanto nel fatto che l’ansia di mostrarsi e di riguardarsi di questi sfigatissimi giovani deve essere tale da far perdere loro la misura del rischio che corrono: è, infatti, proprio grazie a Internet, grazie alle tracce dei telefonini che, fino adesso, sono stati quasi sempre smascherati.>> .                                                           Tale  origine viene anche confermata  ,  sempre  sullo stessoi quotidiano daAnna Oliverio Ferraris psicologa dell’età evoluti : << SENTIRSI FORTI Molestare chi è debole fa parte dei giochi. «Mettere in difficoltà le persone indifese dà piacere. E’ un modo semplice e primordiale di sentirsi forti — commenta — e mettere il video in Rete è un modo per amplificare e ottenere apprezzamenti. Dal punto di vista di questi ragazzi è solo un divertimento ». Per tutelare i minori è sceso in campo anche il garante che ha deliberato l’introduzione di un codice di sicurezza sui telefonini che offrono servizi per adulti.
2)  
Io non intendevo  con quel post  fare politica  anche se l'indifferenza  ha  iun significato politico ( altrimenti non si  spiegano  di come  le dittature   del ecoo corso  abbiano preso e mantenuto il potere o come certi governi che si dicono  democratici possano fare oppure permettano\tollerino in mùnome del petrolio e del  dejnaro  crimini  , contro l'umanità )   ma non  è questo il nostro caso.Infatti ho citato  solo le parti non politiche , perchè trovo  le parole  di  G ed in particolare quelle citate  una delle migliori  e più comprensibili per descrivere sia l'indifferenza  ma soprattutto gli indifferenti  . Comunque  per chi volesse  una definizione " non politica  "  la  trova  qui  e qui oppure nel significato filosofico  dove  ne  è descritta  anche la storia qui  in file  pdf  qui  in file html )  oppure usata  come  crudeltà dall'e-enciclopedia  wikipedia  : << La crudeltà è indifferenza alla sofferenza e si prova perfino piacere nell'infliggerla.I modi di infliggere sofferenza possono coinvolgere la violenza, ma la violenza non è necessaria per un atto crudele. Per esempio, se un'altra persona sta annegando e vi sta chiedendo aiuto, non aiutarla ma guardarla divertendosi è un'atto di crudeltà, ma non violenza.La persona crudele ha solitamente una supremazia sulla persona più debole.Il termine crudeltà viene usato spesso riguardo al trattamento degli animali, dei bambini ,  dei malati o di gente  che  che  ha problemi psicofisici e psicologici e dei prigionieri. >>
3)
La quale è  collegata alla  seconda  perchè   qual'ora si tratti di un reato  lìindifferenza  è  prevista  dala legge  infatti : << ( ... ) Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.>> codice  penale  art 40 cap I titolo III . C'è indifferenza  e indifferenza  un  conto è quella ( a volte praticata  anche  da me )  usata  verso  gli stupidi e gli idioti  , un altra  che questa  di cui stiamo parlando  adesso   più grave   che  porta   conseguenze spaventose  . Io considero  alla stesa maniera  complici coloro che con le  loro  indifferenza  permettono simili cose  e  sono d'accordo che vadano puniti alla stessa maniera   di coloro che commetono un crimine  perchè  essa sfocia  nell'omertà  e permette che continuino   ad esistere  crimini efferati  come i sequetri di persona, o reati simili .
4)
Concordo solo in parte . Infatti  esso  è sempre esistito , ed  anch'io
da ragazzo l'ho praticato  e magari  anche  voi .



Ma un conto  è  sfottere-prendere  in giro  un\una  prof  per alcuni suoi modi di comportarsi , come  facevo    ad esempio prendevo in giro il prof di storia e filosofia  perchè  per  spiegare usava  espressioni  come: <<con molta frachezza >> seguite  a  grattate allam testa pelata  oppure <<  ciò  che  Platone  aveva  uscire  dalla porta di Aristotele  lo fà rientrare dala finestra  >>   o quella d'italiano-latino che  usava  espressioni  italianizzate del  nostro  dialetto es  saltami la porta=per dire vai fuori  o  vi do delle frasi condite= frasi complicate  o difficili   oppure  ancora  a saperlo eravate= ancora non lo sapevate  , ecc ; o prendere in giro un altro prof sbadato  e dirgli che non è  nella tua clase per non  fare lezione o  farne un ora sola  anzi che due  . oppure  scherzi gollardici  ai primi o alle matricole  ( i cosidetti niubbi o primi  ) o a prof  come questi proposti  da questo sito qui .  Ma ora negli ultimi 10-12 anni   si sta esagerando è sempre peggio e si arriva  al cinismo  oalla violenza    . Ad esempio  due anni dopo  che  ho preso la  maturità ( nel lojntano anno solastico  1994\5 )  , un prof  mi raccontava  che  avevano dovuto mettere i bagni alla  turca perchè i ragazzi  non solo disruggevano i bagni  , ma  smontavano i sanitari  e li mettevano  sulle cattedre  dei prof   facendogli trovare  all'inizio delle lezioni .  In pratica  do ragione  a
Parla Fernanda Tuccillo, dirigente in prima linea di un istituto napoletana e componentedella commissione ministeriale "Scuola e legalità" che  al quotidiano la  repubblica di oggi  dice  : " Basta minimizzare: non è bullismo quei ragazzi sono cattivi e violenti " ecco qua  l'articolo
<<

NAPOLI -
Il video con le violenze al ragazzo disabile, nella scuola di Torino, "è il risultato di quel che stiamo dando come cultura ai nostri figli. Li lasciamo crescere senza regole, piazzati avanti a tv e videogiochi. Così la violenza diventa, per loro, normalità. Fanno a botte anche tra ragazzi che si vogliono bene. Anche tra amici. Solo per gioco. E sono capaci di raccontartelo sorridendo".
Fernanda Tuccillo ( foto in basso a sinistra  )  è dirigente di una scuola napoletana. In prima linea da anni, al punto da esser stata chiamata a far parte della Commissione ministeriale voluta da Fioroni su "scuola e legalità". "La violenza è entrata nel quotidiano dei nostri ragazzi - spiega - Ed è colpa soprattutto della tv e dei videogiochi".
Detto così, sembra non esserci scampo, a meno di non voler fantasticare su bambini che smettano di guardare la televisione.
"Ma non è detto - replica la Tuccillo - che non si possa incidere sulla programmazione. Quanto alla scuola, ha le sue responsabilità, ma sulla violenza giovanile bisogna fare i conti con tutti i 'dipartimenti' del Paese. Anche con le famiglie: ci sono mamme 'attente' che preferiscono che il bambino sia immobile a casa davanti alla tv piuttosto che corra nel cortile e sudi e prenda freddo".
Ma alla violenza vista sullo schermo, può, la scuola, opporre qualcosa?
"Può tenere i bambini il più possibile lontano da queste logiche di violenza, anche quando sono familiari. Può creare una coscienza negli insegnanti, innanzitutto, e quindi negli alunni: lo studente che è oggetto di attenzione, il bambino o il ragazzo col quale i prof usano le parole giuste, più difficilmente si lascerà andare alla violenza".
Sembra un invito buonista, ma Fernanda Tuccillo è tutt'altro che incline a questo atteggiamento: "Viviamo in una società troppo permissiva. Noi adulti, noi educatori, noi insegnanti, non possiamo più essere conniventi con l'assenza di regole. Ai piccoli, ai ragazzi, va insegnato il senso del dovere. E invece siamo circondati da bambini cui tutto è consentito. Nel caso della scuola di Torino, il campanello d'allarme non è suonato in tempo: la violenza di quei ragazzi doveva essere precedente all' episodio odioso contro il compagno disabile".
E se il padre della giovane vittima sostiene che "il termine bullismo non rende l' idea della violenza che c'è nelle scuole", Fernanda Tuccillo rincara la dose: "Ma quale bullismo! Quella è vera e propria violenza. Il rischio è che parlando di bullismo si tenda a minimizzare, a limitare queste manifestazioni di prevaricazione ad un periodo circoscritto della crescita dei ragazzi. E invece no. L'episodio di Torino ci racconta di ragazzi non solo violenti, ma cattivi. E lo ripeto, la colpa è anche di una società troppo permissiva, dove nella generale decadenza dei valori è venuto meno anche il concetto di famiglia. I ragazzi hanno altri aggregati sociali, non più la famiglia. Hanno il branco"
"Ma torniamo alla scuola. Da dirigente mi chiedo: l' istituto dove è avvenuto il fatto lavora davvero all' integrazione dei disabili? Ci sono progetti che vedano fianco a fianco alunni 'normodotati' e handicappati? Gli insegnanti di sostegno possono contare su un team di classe con cui condividere le strategie per l' integrazione del disabile, o sono a loro volta emarginati e vissuti come quelli cui scaricare gli studenti più deboli? "
>>

Infatti alcuni siti    come questo www.bullismo.com lo paragonano al mobbing  considerandolo mobbing infantile per le sue notevoli  conseguenze  sociali ( leggete questa storia  proposta  dal sito  citato )

Spero d'esere tato chiaro  e d'avere risposto i maniera completa alle osservazioni . Se qualcuno\a   avete altre domande da farmi   o dei chiarimenti    resto a disposizione oviamente  nei limite del possibile  e non alle critiche idiote  e immotivate







18.6.06

Quando il mobbing può distruggere la sopravvivenza






Ciclone


Pubblico un articolo che ha scritto Giacomo Montana per stimolare un  aiuto verso  tutte le persone discriminate in ambito lavorativo in questo Paese.


Giustizia: Quando il mobbing collegato al crimine organizzato sottaciuto e tacitamente consentito dallo Stato può distruggere la sopravvivenza.




Il tema del mobbing non è mai stato davvero né accademico né ideologico. Esso da quello che ho constatato di persona, è legato indissolubilmente al crimine organizzato con una sorta di potente scambievole omertà tra persone autorevoli che arriva persino a lambire le coste delle confederazioni sindacali, non salvandosi neppure negli ambiti giornalistici. Ecco perché ognuno non ha interesse a parlare di questa piaga sociale a sufficienza,  ma  ne parla solo a bassa voce. Proprio il rifiuto del mobbing in quanto dottrina discriminatoria e pratica vilmente aggressiva ai danni di persone vittime oneste che lavorano, oltre che liberticida, è anche una pratica che distrugge la salute, l’economia, la vita di relazione e la speranza di vedere applicare democrazia e civiltà. Credo che con  tutto questo con il tempo divenga inevitabile che venga indotta parecchia gente a gesti estremi, sino alla morte e al conseguente completo insabbiamento altrettanto criminale dei casi estremi di mobbing impunemente esercitati. Una costante nella nostra storia contemporanea è il fatto che  nessuno, come abbiamo visto, sembra avere interesse ad approfondirne il tema, con la più sconcertante mancanza di sensibilità e di giustizia ai danni delle vittime, fenomeno che però non trova completamente tutti d’accordo e proprio per questo recentemente nella Community Rai.it  http://www.forum.rai.it/index.php?showtopic=99352  Bianca Sacher  ha avuto sensibilità e coraggio di trattare l’argomento dopo che lo stesso è pervenuto da  un cittadino esemplare per le sue fattive iniziative di spirito umanitario. Personalmente sono orgoglioso di questi spontanei interventi, perché è da persone così che il futuro democratico italiano ha buone speranze di non rimanere in agonia come è ora, ma di riprendere il cammino della civiltà, della democrazia e della giustizia vera, senza discriminazioni né raccomandazioni. La giustizia deve essere solo giustizia e non strumento di appoggio e protezione per criminali impuniti per sporchi fini politici.  In democrazia la legge deve essere DAVVERO UGUALE PER TUTTI. Giacomo Montana”


Grazie per l'attenzione. Giovanna Nigris

12.6.06

Un grande uomo giornalista

“Abbiamo combattuto contro il nazismo e il fascismo, molti hanno dato la vita per la libertà, mai avrei pensato che un giorno nel nostro Paese si tornasse a parlare di epurazione, censura, regime, secessione e si mettesse in discussione la Carta dei Padri della Patria.”

Enzo Biagi, un  grande giornalista, ma soprattutto un grande uomo è tornato alla Tv nazionale. Ho guardato il viso di un uomo che ha molto sofferto per quanto ha subito in questi ultimi cinque anni. Voglio dimostrargli tutta la mia stima e simpatia e fargli avere un sorriso da chi come lui ha vissuto questi ultimi  anni con dolore.

Giovanna Nigris






3.6.06

La filosofia di Mobbing-Sisu

MOBBING SISU  è un sito personale, non politico né affiliato ad alcuna organizzazione commerciale. La filosofia del sito è di divulgazione informativa dell'attualità circa l'applicazione in Italia della cultura, della civiltà, della scienza, dei diritti umani e della legge, soprattutto per quanto attiene la crescente piaga del "MOBBING" e le sue indicibili conseguenze. I popoli della terra vivono e lavorano in diversi luoghi, in differenti ambienti, e si governano con regole differenti, ma hanno però in comune la credenza che gli esseri umani debbano vivere una vita libera e dignitosa.



Sfortunatamente c'è chi invece vive la propria vita, per distruggere l'esistenza di qualcuno, talvolta paradossalmente persino se pagato dallo Stato per fare da deterrente contro il crimine, ma come? Quando con la semplice inerzia viene tollerato che lentamente sia tolta la vita a qualcuno. Ciò forse per vendetta per dei torti subiti da altri,  forse per il semplice piacere del dominio e del potere di distruzione. Sta di fatto che molte persone, per motivi diversi, vengono messe nell'impossibilità di potere sopravvivere regolarmente e con dignità la propria vita. Su di loro non si vede altro che l'usurpazione del diritto di avere tranquillità e pace.



Anche in questo nuovo millennio, la civiltà occidentale si trova come ai tempi della scoperta dell'America, il cui protagonista principale fu Cristofolo Colombo, ovvero ci troviamo di fronte agli ineluttabili risultati della filosofia di fare parte del dominio, più o meno però oggi mascherato da false o inesatte e strumentali giustificazioni di espansione del dominio.  Il piacere dello stesso appare, di volta in volta, come una malattia contagiosa e allora persino nei luoghi di lavoro se ne fa un uso esagerato e assai pericoloso, per quanto attiene l'incolumità di qualcuno.



Si vede che, continuamente viene perso il rapporto di equilibrio tra  natura, gli eventi naturali e la vita e, a questo punto, il futuro del nostro pianeta dipende dalla nostra urgente capacità di ristabilirlo. Questa saggezza è qui, vive nello sviluppo della disciplina "SISU". Essa così può vivere in ogni luogo della terra ed è una voce che non potrà mai essere messa a tacere, perché significa e racchiude i valori più belli che ripristinano giustizia, normalità e pace.



Nel rispetto di tutto ciò, il sito Mobbing Sisu  bandisce dalle proprie pagine ogni sito, associazione, persona che a qualsiasi titolo, lucri ai danni delle vittime dell'ingiustizia e della violenza, diffondendo false informazioni e inganni con tale operato il visitatore. E' con particolare entusiasmo che vi propongo  lo scopo di questo sito internet, che è quello di avvicinarsi alle culture che fanno parte di una civiltà migliore, finalizzata sempre a bandire e di fatto condannare una politica sporca o poco trasparente e comunque priva di ogni buon senso civico e razionale.

Questo spazio non vuole avere la pretesa di colmare la lacuna, ma certamente l'intenzione e il fine sono proprio quelli di proseguire in tale direzione. Ringrazio chi vorrà collaborare, sia in favore di una vera giustizia, sia per ostacolare il crimine del MOBBING e tutto ciò che da esso ne deriva. Se mi consentite, nell'occasione, vorrei approfittare per rivolgere un appello: se conoscete persone valide, che non speculano sul MOBBING, approfittando dello stato di necessità della vittima, presentatemele, affinché nel limite del possibile, possano avere voce e trovare il loro spazio anche nelle pagine del mio sito.

In questo  vi sono e vi saranno, oltre ai fatti criminali di servizio che mi sono stati fatti vivere per anni, anche una miscellanea e Links di Associazioni e Gruppi, costituiti per dare sostegno ai mobbizzati. Se la tua Associazione non è presente nei nostri links, o se ne conosci altre che siano realmente di aiuto ai mobbizzati (in sostanza, senza ipocrisie) e che pertanto dimostrino realmente di non fare solo "comparse", sei cortesemente invitato a segnalarle.  Mi auguro che il SISU cresca sempre più; speriamo che questo sito internet, a suo modo, possa contribuire ad aumentare la consapevolezza e il rispetto per la vita umana.



Chi desidera aiutarmi può divulgare il sito e la Petizione. Grazie. Giovanna Nigris

30.5.06

Senza titolo 1306

Uccellino in gabbia






Mentre volavi allegramente
ti hanno sorpreso,
ti hanno sorpreso i cacciatori
e ti hanno colpito a morte.




Tu non sei caduto,
la forza della vita
ti ha portato lontano.
Le ferite dolevano però.
Allora ti sei rifugiato,
ti sei rifugiato
in una piccola gabbia
e da solo hai chiuso la porta.




Pensavi, mentre ti guarivi le ferite,
che non saresti uscito mai più.
Molto tempo sei
rimasto lì,
senza sapere più
quale fosse il sapore
della libertà.




Ad un tratto hai capito….
Hai capito che non eri morto,
ma era come se lo fossi.
Là fuori gli alberi frusciavano al vento,
il cielo era azzurro
e i tuoi compagni di viaggio cinguettavano.
La vita ti aspettava, ma tu temevi di uscire.
Lì, infondo, eri al sicuro..




Un mattino hai aperto la gabbia e, spaventato,
hai tentato di uscire.
Il mondo ti aspettava.
Molte volte, molte volte
sei tornato indietro,
hai richiuso la porta,
hai pianto.
Forse la vita non era per te.




Ma un raggio di luce
è entrato.
Tu hai osato posarti delicatamente
su un ramo, su un altro e su un altro ancora.
Erano tanti i rami da esplorare.
Il cielo azzurro e
la luce infinita
ti aspettavano.
Tu sei volato,
libero,
nello spazio infinito.






Giovanna Nigris 
http://sisu-g.splinder.com

25.5.06

Mobbing e altro ancora...

Mi piaceva lavorare in piena salute, essere italiana tra persone umane e credere nella democrazia e nella civiltà: mi hanno rubato tutto.  Se volete capire di più potete visitare il mio sito internet:  http://www.mobbing-sisu.com dove ogni affermazione viene provata documentalmente e dove è pubblicata anche la sentenza di ottemperanza del T.A.R. per la Lombardia  che trovate  interamente  a  questo url qui     http://www.mobbing-sisu.com/cronaca_documentata.php
Mi hanno rubato i miei diritti e la possibilità di curarmi adeguatamente dai postumi della tubercolosi che mi è stata fatta contagiare nel posto di lavoro presso l'ospedale FATEBENEFRATELLI E OFTALMICO DI MILANO, dopo avermi privata da assistente amministrativo per tre anni di tutti i più elementari mezzi di protezione da contagio e infezione in ambiente contaminato.
Il servizio di pubblica utilità per me in tutti i sensi è stato la pubblica rovina della mia persona. Le conclusioni più terribili e devastanti sono avvenute durante il governo Berlusconi e anche la Regione Lombardia con il “Governatore”  Roberto Formigoni e l’Assessore alla Sanità Carlo Borsani (di Alleanza Nazionale) benché informati formalmente degli illeciti fatti di servizio, HANNO SEMPRE TACITAMENTE ACCETTATO TALI ILLEGALITA’.
Oltretutto mi vedo deridere e molestare con un Blog su Splinder  http://altro-che-sisu.splinder.com ( ora  cancellato , ma fino a  quando  'sti fettenti   continueranno  ? )  che è stato creato appositamente per questo. E’ vergognoso.  Sospetto siano i soggetti che hanno perso le elezioni e vomitano su di me la loro rabbia. Vedete se potete aiutarmi. Grazie.
Se vi è possibile per favore fate conoscere il mio caso e la Petizione. Cordiali saluti.  Gio

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...