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28.11.16

quando inizi ad non odiare ciò che detestavi da piccolo vuol dire che stai acquisendo la saggezza della vecchiaia

Leggi  anche 


Lo  so che  dovrei scrivere  un post   usando  cuore  & mente   ma  stavolta  l'istinto  mi  ha  portato  ad  usare solo  il cuore   come  testimonia  il ritornello di  questa  canzone 


(..) Basta una gioia inaspettata

Per guarire ogni ferita
Perché sono le piccole cose a cambiarci la vita
A cambiarci la vita  (...)
                                   (  Deborah Lurato - Piccole  cose  )


N.b   le  foto , come  tutte  quelle metto qui  nel blog  non indicate  e  non inserite  in un articolo  \ post  altrui prese )   sono  mie  



Infatti se   prima mi alzavo  o  di  mal genio  o  in automatico ( essendo abituato  soffrendo fin da piccolo d'ansia ) all'alba . Forse perchè influenzato  dalle storie  di topolino  scritte  fra  gli anni '60\80 di Rodolfo  Cimino   in cui paperone sveglia  il nipotame  all'alba  o in piena notte  per  andare  a cercare  tesori  o viaggi da  fare  
arrivo sul  luogo  di  lavoro
  

adesso con il raggiungimento dei 40  anni 

dal terrazzo  della  cucina   ( non ricordo  se  un giorno  libero  
o prima d''uscire   di casa   per  andare  al lavoro  )

e con l'esperienza fin qui accumulata ho capito che molto Spesso sono le piccole cose quelle che ci lasciano scoprire la bellezza del mondo...ma soprattutto per parafrasare Il singolo di Niccolò Fabi dall' album "Una somma di piccole cose" uscito ad aprile 2016 22 aprile!! che mi è entrato in testa fin da quando l'ho sentito la prima volta . E poi come afferma questo articolo dela rivista donna moderna esse sono curative psicologicamente per le ferite della vita ma sopratutto ad aiutano ad evitare amori malati e \o criminali ma soprattutto Molte piccole cose regalano felicità senza costare quasi nulla. Un improvviso “ti voglio bene”, il profumo del caffè al mattino, il mal di denti che passa, la carbonara della propria moglie, i colori di Van Gogh, il calore avvolgente di un piumone, il risveglio temendo che sia tardi e invece è domenica. Piccole grandi gioie che spesso, a torto, diamo per scontate o per banali \ da bambini 
















    11.8.12

    Olimpiadi: Benjamin, da Guam a Hyde Park. La gioia di essere ultimo



    Benjamin Shulte, sedici anni, arrivato a Londra dalla lontanissima isola di Guam, nel Pacifico, ha concluso la 10 km di nuoto in due ore e tre minuti, circa 14 minuti dopo la medaglia d'oro Oussama Mellouli. La sua gara solitaria - ha occupato l'ultima posizione fin dalla partenza - è stata seguita dal pubblico che lo incitava ad ogni passaggio dalle rive del Serpentine di Hyde Park. Quando finalmente ha tagliato il traguardo la folla è esplosa in un lungo applauso. ''Il mio obbiettivo - ha detto Benjamin - era quello di finire la gara. Sapevo che avrei nuotato da solo ma non volevo deludere i miei amici e parenti dopo essere arrivato fin qui".
    di Valeria D'Angelo

    17.6.12

    coincidenze culturali e fra le arti ( musica e letteratura )

    stavo leggendo  questa bellissimo intervento dell'amico   compagnodistrada    \  compagnodiviaggio e  scrittore  Giampaolo Cassitta 








                                                            piccole cose

    pubblicata da il giorno domenica 17 giugno 2012 alle ore 17.12




    Partiamo dalle piccole cose. Quelle   di tutti i giorni, quelle che non ci porteranno a navigare in un futuro illuminato e facile, ma che sicuramente riusciremo a riconoscere. Questa terra che è paesaggio, che è cultura millenaria, musica, rumori lontani. Questa terra che ha sofferto, che ha combattuto, che è stata colonizzata, sfruttata, usata e gettata, questa terra che ha sapori di corbezzolo e di miele, di mirto e di silenzio. Questa terra che ha prodotto minatori e poeti ed emigranti. Questa terra che ha pianto lacrime dure e che ha covato odio e incomprensione. Questa terra che ha generato sequestri e sequestratori, questa terra dura da lavorare. Questa terra che sa però riaprirsi e dialogare, mettersi in gioco, scommettere sulle piccole cose. Dico questo perché sento montare la panna della demagogia. E mi spavento. Mi spaventano i piccoli uomini dalle grandi promesse. Mi spaventano quando confondono la storia, quando usano un popolo senza amarne le risorse e i saperi. Senza ascoltare quel silenzio che abbiamo dentro. E che racconta piccole storie. Si parla di sviluppo sostenibile, coerente con le vocazioni del territorio, si parla di competitività,  si parla di vantaggi economici del turismo che non è, beninteso costruire villaggi patinati per veline e calciatori che sorridono ai cognomi sardi che finiscono tutti con la “u”; un turismo che deve tener conto di tutto il territorio e che possa presentarsi a tutti in maniera accogliente, silenziosa, educata,  in maniera etica. Un turismo che presenti la nostra terra in tutte le sue piccole meraviglie. Un turismo fatto di piccole cose. Non quindi solo  manifestazioni mirabolanti e di grandi concerti rock, ma anche  un condensato avvolgente di musiche striate e diffuse, che diano l’idea del nostro sentire. Perché dentro questa terra ci viviamo noi e solo  noi possiamo mostrare l’anima più vera a chi la visita.


    Piccole cose. Che sono la solidarietà. L’attenzione per gli altri. Che sono i nostri figli, ma non solo. Ci sono troppe file alla Caritas di  troppe città. E troppi occhi che scodellano tristezza. C’è la fierezza di famiglie che non si presentano al cospetto delle mense cittadine, ma non hanno molto da osservare  sul loro tavolo. Dobbiamo partire da queste piccole storie. Ascoltarle e non prestare semplice assistenza. Noi dobbiamo lavorare per creare piccole soluzioni che portino a risolvere il male quotidiano. Noi dobbiamo scommettere sul futuro di chi ha le ali spezzate, di chi vorrebbe continuare a sperare. Noi dobbiamo, attraverso progetti mirati, coinvolgere chi è in difficoltà, dobbiamo guardare a loro senza costruire egoismi o inventare paradisi che non esistono. Partiamo dunque dalle piccole cose. Dobbiamo continuare ad adottare interventi sulla famiglia, sul lavoro,  dobbiamo saper costruire opportunità per tutti, dobbiamo riuscire ad essere credibili come politici e come cittadini.
    Partiamo dalle piccole cose. Chi ama gli occhi di un bambino può raggiungere l’immensità. Le piccole cose a volte non si vedono, ma sono le più genuine. Come le nostre storie, le nostre pietre, i nostri nonni, gli emigranti, come le nostre miniere e il nostro sangue riversato. Come la nostra piccola e forte identità  che ci accompagna e ci mantiene fieri di appartenere ad un popolo che ha dentro il sapore e l’odore di una terra antica, bellissima e dura. Di una terra fatta di piccole e intense storie  e di grandi e immensi occhi. Che sanno scrutare.


    ho  pensato  mi  èritornata  alla  mente  questa  canzone della mia infanzia  avevo  16 anni  



    non riesco a  spiegarmi  il perchè  forse il mio  carattere  di cercare me stesso  nel mondo  e  nelle  arti  contaminandomi e    sincretizzandomi  


    4.2.12

    Un coraggioso 13 enne che fa della legalità e della lotta alla mafia un suo valore ma i coetanei lo considerano infame

    da  un mio vecchio  post  su  http://cdv.splinder.com (  il mio  vecchio   blog  che  alcuni  di voi  conoscono   , e di cui ho recuperato , tranne gli ultimi  due  anni   ,  tutto il resto  )  ora  non più  esistente  ( infatti non  lo  metto come url cliccabile  )   ho ritrovato cazzeggiando    questo post  tramite  http://www.archive.org/  che risale al maggio del  2011
    Esso è la storia  di  un ragazzo  vittima di bullismo  \ nonnismo   a cui  si    che  si è ribellato  denunciando pubblicamente  in un  tema  che  il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa   e ... il resto  lo leggerete nel post    e lo sentirete e nel video trattato da  repubblica 






    "Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
    I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
    Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità
    "Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
    I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
    Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità


    Spero solo   che se realizzerà il suo sogno  , mantenga  quanto dichiarato  qui  è non faccia come   un famoso  giudice  





    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...