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27.9.25

Non abbiate paura: la psichedelia è cura Festival della Psichedelia, nuova tappa di un percorso avviato con “Metamorfosi. Filosofia e medicina in scena”. Alla guida, la direttrice artistica Daniela Usala, medico chirurgo



unione sarda 27\9\2025



Ancora oggi, a Cagliari, il Teatro Massimo ospita il Festival della Psichedelia, nuova tappa di un percorso avviato con “Metamorfosi. Filosofia e medicina in scena”. Alla guida, la direttrice artistica Daniela Usala, medico chirurgo: «Sono sempre stata interessata a tutto ciò che ruota intorno alla cura, soprattutto alle nuove possibilità della ricerca neuroscientifica. La psichedelia mi ha incuriosita tanto da approfondire il tema anche con un festival».
La psichedelia, in ambito medico, indica l’uso controllato di sostanze psichedeliche che, seguite da un percorso terapeutico, interrompono i circuiti abituali del cervello e favoriscono nuove connessioni utili nel trattamento di depressioni, traumi e dipendenze. In Italia, l’unica sostanza oggi autorizzata a scopo medico è l’esketamina, usata in ambito ospedaliero per il trattamento della depressione resistente ai farmaci tradizionali.
Psichedelia è un termine che porta con sé diffidenza, come spiega il medico: «Il Festival è una sfida. Abbiamo deciso di tenere in primo piano il titolo, senza nasconderlo». Portare la medicina a teatro, poi, non è semplice. Tutto è nato dall’osservazione: «Durante l’università vedevo medici trasformarsi in veri personaggi teatrali. Con Mirella Ferro, la produttrice di Metamorfosi, avevamo deciso di metterli in scena e unire medicina, filosofia e arte».
I temi sono tanti, si parla anche di “potenziale trasformativo”: «La mente è condizionabile più di quanto pensiamo. Una parola può bloccare o liberare. Inoltre, i farmaci psichedelici, se usati con rigore clinico e non a scopo ricreativo, permettono di accedere a opportunità che richiederebbero anni di meditazione. Non è una scorciatoia: ci vuole preparazione nel medico che somministra e onestà nell’accompagnare il percorso».
Il Festival si muove tra rigore e nuove prospettive, con ospiti che esplorano tra l’altro scienza e filosofia, antropologia e psicoterapia, restituendo sintesi e visioni. Con la presentazione dell’attore Fabio Marceddu, «intervengono figure sia dell'Università di Cagliari che della Simepsi, società scientifica che si occupa di Medicina Psichedelica in Italia, ricercatori e divulgatori e una lectio conclusiva del filosofo Silvano Tagliagambe». Dall’Isola parte così un esperimento culturale e scientifico che invita a ripensare i limiti della coscienza e a trasformarli in opportunità di cura.

1.1.23

Riflessione del filosofo Cristian A. Porcino Ferrara su Joseph Ratzinger ® Riproduzione riservata

Leggi anche   

  dopo   la  riflessione  sulla morte  ed  il pontificato  fi Joseph Ratzinger    al secolo  benedetto XVI  di Daniela   tuscano   vedere url  sopra   riporto   qui  un  altra  interessantissima    di    un altro punto  di vista     quello-  dell'amico  e  nostro utente    filosofo Cristian A. Porcino Ferrara .  Buona   lettura 





In molti mi hanno scritto privatamente dopo aver appreso sui social la notizia della morte di Benedetto XVI. Nel 2007 pubblicai anche un libro a lui dedicato e dal titolo “Pensieri sparsi su Dio, Ratzinger e la chiesa” (ormai fuori commercio). Fin dal primo momento ho espresso il mio disappunto verso il suo operato e le mie critiche feroci non sono mai mancate. Purtroppo come diceva Enzo Biagi: “Il morto attira sempre simpatia” e oggi il processo di mistificazione incomincia a farsi strada. Preferisco dunque rinfrescarvi la memoria. Ratzinger durante la sua attività di Prefetto della Congregatio pro doctrina fidei ha taciuto sugli abusi sessuali dei preti su minori ed ha punito invece chi osava sfidarlo sul campo umano e dottrinale. Fu intransigente nei confronti di diversi validi teologi come Matthew Fox, Teresa  Berger, Anthony De Mello etc. Ratzinger il 19 maggio 2001 attraverso la lettera “De Delictis Gravioribus” stabilì che ogni atto sessuale commesso con un minore era di pertinenza esclusiva della congregazione e di nessun altro. Per la serie i panni sporchi si lavano in famiglia.
 A causa di questa lettera riservata Ratzinger è stato denunciato per intralcio alla giustizia dall’avvocato Daniel Shea di Houston. Shea rappresentava tre ragazzi che avevano denunciato il prete pedofilo Juan Carlos Patino – Aragon operante nella chiesa di Houston. Ratzinger appena diventato papa

Ottenne l’immunità in quanto capo di Stato estero e in tal modo evitò di essere processato. Eletto al soglio di Pietro il caro Benedetto XVI ha offeso le vittime di preti pedofili definendo il loro malessere chiacchiericcio mediatico e ha offeso le persone omosessuali definendo le unioni civili una ferita alla pace. Fortunatamente si è dimesso dopo un pontificato fallimentare e oscurantista durato sette anni ma promettendo fedeltà al nuovo papa e di ritirarsi in silenzio. Silenzio non rispettato visto che in diversi anni ha pubblicato molti libri tra cui uno in cui attaccava nuovamente le persone omosessuali affermando: “Nozze gay e aborto segni dell’Anticristo”. Non ci sono parole! Sulla sua coscienza pesa anche la morte di Alfredo Ormando che il 13 gennaio 1998 si diede fuoco a Piazza San Pietro per protestare contro l’omofobia del Vaticano. Ormando divenne una torcia umana per far luce sull’ipocrisia della Chiesa e il suo odio contro le persone omosessuali. L’Emerito ha dichiarato di temere Harry Potter e sconsigliato vivamente la lettura dei libri e la visione dei relativi film. Ha scritto che la musica contemporanea ha come unica finalità quella di avvicinare il mondo al male in una dimensione di controculto. Ha innescato una polemica con i credenti non cattolici dicendo nella “Dominus Jesus” che sarebbero finiti all’inferno. Ha tolto la scomunica ai lefebvriani e scatenato una polemica assai infuocata con il mondo musulmano a causa del suo discorso tenuto a Ratisbona. La lista è lunga e io mi voglio fermare qua! Dispiacersi per la perdita di una vita umana è comprensibile ma occultare la verità è davvero criminoso.

Cristian A. Porcino Ferrara ® Riproduzione riservata

29.11.22

[ 10 giorni senza mondiale ] OCCIDENTE E ORIENTE si attraggono e quindi una contrapposizione io non la vedo


canzone  consigliata

Tomorrow Never Knows - the  Beatles   qui  notizie  ed  aneddoti    sulla  canzone  

Oggi  ho visto  anzi rivisto  , visto  con rai replay   puntata  d'ieri  della   trasmissione    alla  ricerca del  ramo  d'oro  (  foto sotto al lato  ) perchè  mentre  guardavo  la  puntata    stavamo facendo l'aerosol  a  gatto ,  la puntata  d'ieri  della  trasmissione   Alla scoperta del ramo d'oro  di   un ottima  trasmissione   di rai  3   Alla scoperta  del  ramo d'oro  uno  delle poche  occasioni  di servizio pubblico in rai .

La  trasmissione  di   Edoardo Camurri insieme a importanti esponenti della cultura italiana  tenta  di rispondere  alla    domande Qual è il ramo d'oro del sapere? Come può la cultura fornire strumenti, concreti, per dare speranza e combattere quello che pare essere un istinto di distruzione ?  Per  volesse la  trova    qui su rai replay
In tale  puntata      si  è provato   e  con buoni risultati   a risalire alle radici della nostra cosiddetta tradizione culturale occidentale per dialogare con la grande sapienza che viene dall'Oriente. Ed  raccontando   i pregiudizi e le fascinazioni reciproche che Oriente e Occidente hanno da sempre avuto l'uno sull'altro, in un gioco di specchi, cercando di capire i diversi modi di conoscere il mondo, che queste due civiltà hanno sviluppato e incarnato. A  farlo    è  stata Grazia Marchianò professoressa di Estetica e di Storia e Civiltà dell'India e dell'Asia orientale all'Università di Siena-Arezzo; curatrice e responsabile del fondo scritti Elémire Zolla. Nella seconda parte   Dal nostro giardino, per la rubrica "I racconti verdi", Alessandra Viola ci parlerà del ficus religiosa, detto anche fico delle pagode, che è considerato una pianta sacra in Oriente per induisti, buddhisti e giainisti. Concordo  in pieno con l'esposizione  della prof  Marchiano  Oriente ed  Occidente  sono   due opposti che  si attraggono   e hanno molte  cose   pur  nella  diversità   cose  in comune   tanto  che  possono essere  in quadrate  in  unico   continente  geografico  Eurasia  . Infatti non capisco  la  esasperata  islamofobia   della destra  piàù estrema  e ormai molto radicata   dopo  una  campagna  mediatico protagonistica  iniziata  come  antipolitica   finendo  per  radicarsi   

 [...]come un'onda, un'onda nera e appiccicosa
che cola dalle TV e dai settimanali rosa
che uccide i nostri pensieri, che ci droga di calcio e sesso
e intanto chi tira le fila insabbia e corrompe e non ha mai smesso  [...]
                     da   Giro  di vite    in arrivo . Mcr 


  al  crollo   non solo politico  ma  anche culturale  di quella  che  viene   chiamata  ( a mio  avviso  impropriamente   visto  che   ancora  l  forma  di governo  è  rimasta   ancora  quella   anche  se  è  cambiata  la legge  elettorale  )   prima repubblica   cioè  il periodo che  va  dal  1947\48  -  1992\3  .   Islamofobia  che  porta  come   successe  quasi  10 anni  fa    a  boicottare  il cioccolato Lindt perché  nella  confezione natalizia   c'era    questa  immagine   


 dii    una  chiesa   cristiana  d'oriente   scambiata     visto  il  forte    sincretismo   culturale    con una  moschea   e quindi   giù  ad  insulti   di islamizzazione  ,  di buonismo  , ecc  solo per  ricordare  quelli  più  educati .

P.s   I
 i   miei commentatori   di fb    che mi chiedono : <<  
Non quella teorizzata e auspicata da Dugin, spero.>>  Si tranquillizzino  e si vedano pure  la  puntata    perché  ciò  non lo  è 

 P.s II
oltre il boicottaggio   citato  
di sera  ho    riprenderò al lettura  del libro Ke origini della seconda  guerra   mondiale   di Richiard  Overy     e  sto iniando a guardarmi  la fiction  di  Netflix  mercoledi    della  famiglia    addams 


26.6.22

La passione senza tempo dell'artista di Subbuteo \ calcio da tavolo ., Bentornato orso gentile, a settembre tour della convivenza sulla Majella ., Giulia Pession, a 19 anni confuta Eraclito e diventa campionessa mondiale di filosofia: “Non esiste il logos, ognuno ha idee proprie”

 
La passione senza tempo dell'artista di Subbuteo

  Una  passione senza  tempo  quella  del Subbuteo ovvero il calcio  da tavola    , riscoperta  in quanto   A settembre l'Italia ospiterà i mondiali. E in Toscana c'è chi rievoca maglie e campioni vintage, il perchè esso sia ancora  una passione   o una  cosa  che non  muore  e  che ancora     resiste    alla tecnologia     come potete vedere  nel video  sotto  



                                         di Margherita Cecchin


il Subbuteo o meglio il calcio da tavolo Nato 75 anni fa, il calcio da tavolo non si arrende alla tecnologia. Infattti secondo quanto trovato su wikipedia : << ..... Nel corso degli anni novanta l'azienda produttrice del gioco (la Waddingtons Games), fu acquisitadall'azienda statunitense produttrice di giocattoli Hasbro la quale, però, nel 2000 interruppe la produzione del gioco considerandolo non più competitivo nei confronti dei nuovi videogiochi di argomento calcistico. La produzione del gioco è continuata, in Italia, fino al 2003 grazie ad una licenza concessa al distributore locale, la ditta Edilio
Parodi, che ha inoltre creato una nuova versione del gioco da tavolo chiamata "Zëugo" (gioco in genovese). Il marchio Subbuteo è ricomparso ufficialmente in Italia nel 2009, grazie a una collana edita dalla Fabbri Editori su licenza Hasbro e distribuita nelle edicole.
In Italia esiste un movimento organizzato, detto "Old Subbuteo", che tende a replicare il medesimo gioco degli anni settanta e ottanta utilizzando materiali dell'epoca oppure fedeli riproduzioni attuali.
La Federazione Italiana Sportiva Calcio da Tavolo (di seguito FISCT) a partire dal 2013 ha creato un circuito denominato "Subbuteo" nel quale è possibile gareggiare con materiali dell'epoca o repliche. Nel 2012 la Hasbro tentò di rivitalizzare il marchio Subbuteo proponendo il prodotto sulla falsariga delle prime figurine Subbuteo di cartone e distribuendo nelle edicole bustine per completare le formazioni da schierare. Il tentativo si rivelò un errore di merchandising per un prodotto che è sempre stato commercializzato come gioco pronto, e venne quindi abbandonato. Successivamente l'azienda commercializza di nuovo, con un catalogo di proposte minimo, le tradizionali composizioni dello scatolame Subbuteo apportando le ormai ben note modifiche alle figurine dei calciatori nel nuovo materiale antiurto in voga in buona parte dei prodotti di calcio da tavolo.
Tra i progetti principali vi è la diffusione del gioco del Subbuteo, nelle sue discipline Subbuteo/Calcio Tavolo, verso una platea sempre più vasta, con il coinvolgimento dei più piccoli, mediante attività mirate presso gli istituti scolastici e tramite l’organizzazione di tornei a livello regionale e nazionale, per giocatori di entrambi i sessi, per gli under 16 e per i soggetti diversamente abili.
Il 27 ottobre 2018 viene presentata a Roma la Lega Nazionale Subbuteo (di seguito LNS), associazione che rappresenta il settore nazionale Subbuteo di OPES, Ente di promozione sportiva affiliato al CONI.
LNS ha come proprio obiettivo primario la promozione e lo sviluppo del Subbuteo/Calcio Tavolo, nel pieno rispetto dei valori della sportività e dell’associazionismo.>> 
 continua  su https://it.wikipedia.org/wiki/Subbuteo

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Tra gli esemplari dell'Appennino abruzzese abituati alla presenza dell'uomo. Ora hanno ripreso a riprodursi. E il Wwf organizza un progetto per aiutare la convivenza .  
Parte il primo ‘Tour della Convivenza – Bentornato orso gentile’ che dal 7 all’11 settembre si snoderà nei territori del Parco Nazionale della Maiella dove la presenza dell’orso bruno marsicano è sempre più tangibile, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini affinché una popolazione stabile di orso marsicano possa insediarsi, riprodursi e svolgere il suo ruolo ecologico nell’ecosistema: lo sforzo è annullare o minimizzare le minacce antropiche per questa specie chiave della fauna protetta dell’Appennino. ... segue  su  https://www.ilportaledibirillo.it/bentornato-orso-gentile-sulla-majella/

per    saperne  di più  e  del perchè  ciò sia importante     vedere   questo video   
di   di  Chiara Nardinocchi

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  chi lo dice che   I giovani non hanno voglia di rimboccarsi le maniche? Qualcuno lo vada a dire a Giulia Pession che a 19 anni ha confutato Eraclito, diventando campionessa mondiale di filosofia. La studentessa valdostana, di Saint-Christophe, alunna del quinto anno del liceo classico ‘XXVI Febbraio’ di Aosta, ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Internazionali di Filosofia, che si sono tenute a Lisbona dal 26 al 29 maggio. La ragazza ha conquistato il titolo superando altri 87 finalisti provenienti da 42 nazioni in tutto il mondo. E una menzione speciale è stata poi assegnata a Giovanni d’Antonio del liceo classico e scientifico ‘Torricelli’ di Somma Vesuviana. Due giovani ragazzi, l’orgoglio dell’Italia.
Giulia Pession, 19 anni, valdostana, ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Internazionali di Filosofia (Foto / Facebook / Giulia Pession)

ha vinto  Ha vinto il titolo mondiale in Portogallo, ora affronta l'esame di Stato nella sua Valle d'Aosta nel video di Alessandra Del Zotto
 Intervista alla giovane che ha fatto dello studio una passione

29.12.21

perchè nei licei s'insegna la filosofia degli uomini e non delle donne ?

 leggo sul mensile   gratuito   io aqua   sapone  di  Ven 22 Ott 2021 | di Angela Iantosca | Interviste Esclusive questa  intervista  a Mariarosaria Taddeo (  FOTO  A  SINISTRA   PhD in Filosofia Teoretica e Pratica, Università degli Studi di Padova; Laurea Magistrale summa cum laude in Filosofia Università degli Studi di Bari) è Professore Associato e Senior Research Fellow presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford. È anche Defense Science and Technology Fellow presso l’Alan Turing Institute di Londra. Il suo lavoro si concentra principalmente sull’analisi etica dell’intelligenza artificiale, dell’innovazione digitale, della sicurezza informatica e dei conflitti informatici. Ad ottobre ha partecipato all’undicesima edizione dell’Internet Festival  (  www.internetfestival.it  )  a Pisa per parlare di moral machine, festival che prosegue online fino a dicembre. 
Essa a otto anni si poneva domande su Dio e l’universo, su finito ed infinito e su chi genera cosa, provando a dare un senso ai suoi ‘perché’, grazie alle conversazioni con uno zio professore prima e a quelle con un professore di filosofia poi. Oggi Mariarosaria Taddeo è tra le prime 50 donne italiane che lavorano sui temi della tecnologia e della sua governance; è tra le 100 donne più influenti nella tecnologia del Regno Unito e tra le prime 100 donne che lavorano sull’etica dell’intelligenza artificiale nel mondo. Professoressa associata e ricercatrice senior 
presso l'Oxford Internet Institute, il suo lavoro si concentra principalmente sull’analisi etica dell’intelligenza artificiale, dell’innovazione digitale, della sicurezza informatica e dei conflitti informatici.
 Prima  dell'intervista  , chiedo perdono  ,   un ulteriore premessa  :   Poiché non sono nè un filosofo  accademico  nè  un laureato in filosofia la mia   risposta  è ovvia  e  scontata      perchè il sistema  scolastico  \  culturale è  un sistema   patriarcale  e maschilista    , lancio   con  il  titolo interrogativo   la domanda   a miei compagni  di viaggio \  di strada   laureati  ed  insegnanti  in filosofia  . 
Adesso godetevi  l'intervista  in questione  e  gli eventuali link  sotto riportati   per  chi  volesse   approfondire  tali  argomenti  



 
All’undicesima edizione dell’Internet Festival, organizzato a Pisa nel mese di ottobre, è intervenuta per parlare di moral machine: che cosa si intende?
«Questa espressione è un ossimoro, perché non esistono le macchine morali. Ma fa riferimento a qualcosa che sappiamo: tutte le tecnologie, dalla prima leva per sollevare il mondo all’intelligenza artificiale, hanno un impatto etico nella misura in cui aiutano a trasformare la nostra interazione con il mondo o il mondo stesso, quindi hanno delle ricadute sociali ed etiche. L’esempio che faccio spesso è quello della corrente elettrica: nel momento in cui si è creata l’infrastruttura elettrica si sono allungate le giornate lavorative delle persone, perché le ore al buio sono diventate produttive e questo ha trasformato l’interazione sociale, le opportunità e i problemi della società. La tecnologia, quindi, ha un impatto etico e sociale e noi vogliamo capirlo e indirizzarlo, cioè vogliamo fare in modo che la tecnologia sia utilizzata per rendere migliore la società. Questo nel senso più ampio. Nel senso più specifico, moral machine attiene all’ambito dell’intelligenza artificiale e a questo miraggio, che, se si fossero mai costruite queste macchine intelligenti così come noi umani siamo intelligenti - cosa che dico subito è fantascienza, non scienza -, allora questa macchine sarebbero dovute essere morali, comportandosi secondo i nostri valori e, se non lo fossero state, ci saremmo trovati in acque problematiche, perché, essendo macchine intelligenti e autosufficienti, avrebbero potuto sopraffare il genere umano». 
 
Ma non è questo il problema. 
«No. Quindi che cosa ci teniamo del moral machine? Il digitale è una tecnologia altamente trasformativa tanto delle nostre interazioni con l’ambiente, tanto dell’ambiente stesso, tanto della nostra comprensione dell’ambiente. Pensiamo al concetto di fisicità e realtà: fino a qualche tempo fa tangibile e reale coincidevano; ora possiamo dire che la conversazione che stiamo facendo su Skype è reale, ma non è fisica, come i file del prossimo articolo che scriverò non sono tangibili, ma sono molto reali. Si tratta, quindi, di una trasformazione concettuale che il digitale ha determinato. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale abbiamo capito che è una tecnologia, che anche se non ha a che vedere con l’intelligenza umana porta con sé grandi potenzialità e grandi rischi: progettarla e usarla in modo etico è una delle sfide principali del nostro tempo». 
 
Lei è laureata in Filosofia e si occupa di intelligenze artificiali: che collegamento c’è tra filosofia e tecnologia?
«La filosofia della tecnologia esiste da sempre. La tecnologia pone molte domande concettuali a cui la filosofia è chiamata a rispondere. In contesti anglosassoni e nelle scuole di filosofia analitica, filosofia e tecnologia sono un connubio frequente. Forse è un connubio meno frequente nella filosofia continentale, anche se filosofi come Heidegger o Foucault si sono posti questioni che hanno a che fare con la tecnologia. Inoltre, i filosofi da sempre si occupano del tempo in cui vivono: Platone, Aristotele, Kant si preoccupavano dei problemi del loro tempo. E nel nostro tempo al centro c’è la tecnologia, quindi è normale che i filosofi se ne occupino». 
 
Come usarla e non abusarne della tecnologia?
«Non sempre è possibile prevedere e quindi controllare gli effetti e gli usi indesiderati della tecnologia. Nel contesto del digitale è valso per anni il motto della Silicon Valley del fallisci spesso e in fretta per poi ricominciare, senza preoccuparti delle conseguenze, perché l’innovazione deve andare avanti. Questo è uno spirito pionieristico che non tanto collima con le società di oggi. Nella scorsa decade è diventato sempre più chiaro che l’innovazione tecnologica ha bisogno di governance e di strategie che allineino l’innovazione con i valori delle nostre società. È per questo che mi piace molto la strategia europea della Twin Transitions – che lega l’innovazione digitale alla sostenibilità -. Definire governance e strategie non è semplice, la cosa richiede di considerare interessi diversi e equilibri precari e bisogna indirizzare l’innovazione senza rallentarla troppo, favorirne il potenziale buono e nello stesso tempo costruire delle condizioni, identificare e mitigare i rischi. A volte in tutto questo la chiarezza concettuale di analisi filosofiche può offrire un aiuto importante». 
 
Donne e tecnologia, un tema che spaventa più di qualcuno. Quanto siamo indietro nel nostro Paese e all’estero?
«Io sono sempre un po’ in dubbio: non so quanto sia una questione di Paese o personale. C’è sempre, anche nel Paese più evoluto, qualcuno che pensa che sia strano che una donna scriva poesia o costruisca ponti. In Italia - ma non solo - abbiamo un retaggio sia culturale sia formativo. Faccio parte di quella generazione in cui le studentesse di Fisica o Informatica si contavano su una mano, mentre a Lettere, Filosofia o Psicologia la proporzione era quasi inversa. Mi sono sempre chiesta quanto di queste proporzioni fosse il risultato di un retaggio culturale e sociale, un retaggio che abbiamo pagato e continuiamo a pagare in termini di skills. Forse la differenza con gli altri Paesi è che all’estero il problema è riconosciuto in maniera più evidente e vengono prese misure che tendono a limitarlo. Confesso una duplice ambizione: da un lato immagino e lavoro nel mio piccolo per una società in cui la diversità sia riconosciuta come un valore e un assett, dall’altro lato per quello che attiene alla vita professionale, vorrei smettere di pensare in termini di uomini e donne e pensare in termini di persone competenti o non competenti. E immagino una società in cui le opportunità per acquisire competenze siano alla portata di tutti. Ma so che queste ambizioni richiedono molto lavoro». 
 
Lei è nata e cresciuta in Italia, dove si è anche laureata e poi è emigrata, dunque è un cervello in fuga: quando ha deciso di cercare altrove nuove opportunità? 
«Sono andata via la prima volta a 22 anni, ho fatto un Erasmus a Berlino, che ha cambiato la mia prospettiva. A Berlino, per la prima volta, mi sono sentita Europea e non solo Italiana e mi sono ritrovata al centro di mondo che transitava verso il digitale. Quando sono partita per la Germania, vedevo l’Erasmus come una pausa non una fuga; quando sono rientrata ho capito che era stato uno spartiacque.  
Sono successe in un secondo momento delle cose che hanno definito la mia scelta di studiare all’estero. Io ho fatto un dottorato in Italia (a Padova), quindi non posso dire che non ci siano state date opportunità: certo, trovare quelle opportunità è stato tremendamente difficile. La scelta, poi, di cercare contatti ad Oxford è stata molto più consapevole ed ha avuto a che fare anzitutto con la determinazione di voler lavorare su temi di tecnologia, filosofia e etica. Quando ho iniziato ad occuparmi di questi argomenti, Oxford era uno dei pochi posti in Europa in cui si parlava di filosofia della tecnologia ed etica della tecnologia. C’era già un gruppo che se ne occupava, colleghi che avevano gruppi di ricerca. Inoltre, noi filosofi seguiamo delle scuole ed io seguivo più la scuola analitica che quella continentale, quindi è stato ulteriormente ovvio orientarmi su Oxford».
 
Lei lavora anche con la Nato: qual è il suo ruolo?
«Faccio parte di un gruppo di studiosi composto da esperti di tecnologie e militari creato per capire come le tecnologie del digitale possono essere usate a supporto della sicurezza e anche del benessere delle persone che sono impiegate in un campo di battaglia. Poi collaboro da tempo in diversi contesti per quanto riguarda l’analisi dell’impatto etico dell’uso del digitale per la difesa nazionale, come per esempio la definizione dei principi etici per l’uso di intelligenza artificiale nei conflitti cibernetici. La Nato ha un ruolo importantissimo nella spinta verso la definizione di come gli Stati si comportano in certi contesti, in questo caso quello cibernetico. Non definisce leggi, ma si determinano delle prassi, a volte anche non scritte, ma che sono poi rispettate dagli Stati Membri e dagli alleati. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, soprattutto nell’ambito dei conflitti cibernetici, non abbiamo una regolamentazione delle State practices e quindi guardare un po’ a ciò che la Nato dice e fa o poter contribuire alle discussioni su cosa sia giusto fare è un grande opportunità per guidare l’uso dell’intelligenza artificiale, che nel contesto della difesa nazionale ha un enorme potenziale, ma pone anche seri rischi per la stabilità internazionale e i diritti dei cittadini».
 
Quando ha scoperto questa passione?
«Dico sempre che ci sono nata. è un’attitudine. Sin da piccola mi facevo domande un po' strane sulla natura delle cose … Eh sì, avevo di questi problemi (Ride – ndr) di cui riuscivo a discutere solo con uno zio che è stato un professore di filosofia in un liceo napoletano. Negli anni poi le risposte a quelle domande sono venute dai libri di filosofia. Quando poi ho scoperto la logica, che mi ha insegnato a mettere in ordine i pensieri, ho capito che non c’era altra strada».
 
A delle giovani ragazze che si affacciano a questo mondo che consigli darebbe? 
«C’è una cosa che è importantissima, che è forse la più importante che mi hanno insegnato: bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo. Finché si rimane nella confort zone, il salto non è mai abbastanza alto. E questo vale per tutto. Vale sempre. Per me è stato utile capire questa cosa, perché con il cuore oltre l’ostacolo è difficile distrarsi o lasciarsi intimorire. Per le ragazze che vorrebbero fare le filosofe il cuore oltre l’ostacolo vale doppio. In Italia siamo abituati a pensare alla filosofia come alla storia della filosofia e leggiamo questi libri bellissimi, ma difficilissimi, che sono un deterrente per i più. Ma la filosofia, prima di essere storia della filosofia, è ragionamento sul mondo. Quindi i filosofi osano, hanno l’ambizione (e quindi l’entusiasmo, l’impegno e la disciplina) di contribuire a capire e cambiare il mondo (anche solo un po’) con la forza delle proprie idee».  
 
Se potesse intervenire nei programmi delle scuole, quale strategia adotterebbe?
«La copierei al mio professore di filosofia del Liceo: smettete di leggere i manuali e leggete i testi. Il manuale è una sintesi, che rischia spesso di rendere le analisi filosofiche tediose. Il testo, invece, anche se scritto in modo un po’ complesso, rivela molto di più dell’autore, delle sue teorie, del momento in cui sono state definite. Poi, inserirei l’insegnamento di tanta logica. La logica sta alla filosofia come la matematica all’ingegneria: non si costruisce un’analisi, un argomento stringente senza la logica, non si costruisce un palazzo che regga senza fare calcoli precisi… A parte il suo ruolo per la filosofia, la logica è un’alleata dei ragionamenti che noi tutti facciamo nel quotidiano, quindi studiarla non può che essere un valore».   

SITOGRAFIA   

 

14.12.21

Pietro Carmina, una delle vittime della tragedia di Ravanusa, è stato per 43 anni professore di filosofia, amatissimo dai suoi studenti.

colonna  sonora  

Albinoni - Adagio in G minorAdagio in G minor Bach - Air on a G string


Pietro Carmina, una delle vittime della tragedia di Ravanusa, è stato per 43 anni professore di filosofia, amatissimo dai suoi studenti. L’ultimo giorno di scuola della sua vita ha preso carta e penna e ha scritto ai suoi studenti questa “lettera d’addio” di scintillante bellezza. A rileggerla oggi, quasi un testamento morale.

"Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi.
Ho appena chiuso il registro di classe. Per l'ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia
sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni.
Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato. Ma una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l'entusiasmo, la voglia di lottare,
Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non "adattatevi", impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio".

4.6.21

non serve essere accademici per filosofare

 


come al solito ogni volta che condivido 
 


  o copio da internet argomenti di filosofia ed antologica molti \e di voi mi chiedono  se, alcuni in buona fede perché vogliono approfondire  le FAQ  molti perché ma anche molti  mandroni pigri  da non provare a vedere se in un blog  ci sono  FAQ , sono laureato o in filosofia o ho una solida  base filosofica  altri se sono laureato in scienze politiche . In realtà la mia conoscenza filosofica è scolastica ed per giunta insegnata male  e  di conseguenza con poco impegno da parte  mia . infatti  il 28 preso  ad l'unico esame di filosofia che ho dato all'università  è  frutto oltre al mio mettere il culo  sedere sulla sedia per passarlo e non laurearmi  troppo tardi ( anche poi non ce lo fatta a mettere in atto tale proposito , ma questa è  un altra storia che prima o poi  racconterò  ) oltre ad  t ripetete ciò  che  studiavo  e farmelo spiegare da un mio amico laureato e prof  di filosofia alle superiori  da mia zia pedagogista ed ex preside  di scuola (un tempo si chiamavano così  ) elementari
 Le mie condivisioni  provengono oltre che da persone affini ( ma non necessariamente ) da gruppi \pagine  psicologici e filosofici  e di storia e sono anche frutto di  : letture varie    delle diverse culture politiche e culturali  nuove e vecchie ( sono cresciuto durante la fase finale della 1 guerra fredda    1945\7  fino  al 1989\ 92 ovvero Usa contro Urss e paesi non  allineati,  nello scontro  tra fascismo e comunismo , cattolici progressisti \sociali e cattolici conservatrici per concilio  vaticano II  ) ,auto analisi  / messa in discussione, vecchie sedute d'analisi psicologica ( Sophia analisi ) ,esperienze personali ,    letture  di opere politiche e filosofiche  , ascolto di trasmissioni culturali   musica cantautorale e non solo ad argomenti introspettivo ed filosofico (  vedi esempio Battiato ) scambi d'opinione con alcuni amici  laureati  in filosofia  (in particolare il nostro Cristian Porcino  autore  di saggi interessanti non accademici  come i cantautori e  la filosofia  da Battiato a  Zero   vedi   foto di copertina    a  sinistra  ) ed insegnanti della materia ma anche semplici appassionati  senza pregiudizi e preconcetti culturali ed ideologici ascoltando o leggendo anche se  in alcuni casi  dopo alcune righe  o alcuni minuti d'ascolto  sbadiglio perché  troppo i filosofi sono  (soprattutto il primo ) filosofi da salotto  come Fusaro o  troppo accademici  come Cacciari chiamati  solo per fare ascolti  in tv .

P.s
non do consigli  perché





con questo ė veramente tutto . alla prossima 

2.5.21

LA VITA

 

il Mahtma Ghandi diceva "Vivi come  se dovessi morire domani - Impara come se dovessi vivere per sempre", ed io aggiungo, non sognare con gli occhi degli altri, non piangere per quello che ti sei lasciato alle spalle, vivi con fiducia il domani.  Questa poesia descrive quello che per me è la vita


LA VITA


Nella mia vita ho raccolto molto e molto ho dato, felicità, tristezza, sono dentro di noi ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che venga a ricordarcelo. La vita offre opportunità che vanno colte, gioie, delusioni e dolori. Occorre alzarsi una volta e poi un'altra, senza perdere la speranza. La vita offre sorrisi, fiori che sbocciano in un ramo, risate giocose di bambini, occasioni per amare ed essere amati. Cosa altro puoi chiedere senza avere il coraggio di osare?
 
Potrebbe essere un'immagine raffigurante fiore, natura e albero

2.9.15

“Tutta colpa del Whisky”. Chiacchierata -intervista con Cristian A. Porcino Ferrara

    musica  in sottofondo   
Giovanni Lindo Ferretti - Per Me Lo So (Video Lyric Ufficiale)   versione    del  Brano tratto dall'album: Giovanni Lindo Ferretti in concerto A Cuor Contento


Per  chi aveva nostalgia  delle mie interviste eccovene una fatta  di recente    con Cristian Porcino sul suo  ultimo lavoro  Il libro in vendita su www.amazon.it     m'incuriosisce  eccoti alcune domande 

   1) Come mai questa  alternanza  fra prosa  e poesia?

 Non è la prima volta che mi cimento in libri del genere. Proprio l’anno scorso è stato pubblicato da una casa editrice americana  il mio primo libro in lingua inglese: Born too late to a world too old. In quel caso il libro era suddiviso in poesia e prosa. Tale ripartizione è necessaria perché la poesia è istintiva, sgorga dal profondo dell’essere, mentre la prosa è più ragionata ma non meno incisiva.»

2) Come è stato passare  dal linguaggio filosofico, delle tue  opere precedenti,  a  quello   letterario   che usi  nell'ultimo ?

Per me letteratura e filosofia non sono due sorellastre in gara perenne per farsi apprezzare da un burbero capo famiglia. Entrambe fanno parte dello stesso nucleo familiare. Sfido chiunque a considerare Shakespeare o Pirandello solamente degli scrittori. Le loro opere, ad esempio, sono intrise di filosofia.  Quindi per me è stato un passaggio del tutto naturale.»

3) In Servi dell'orinale   si denota  un po'  di populismo  \ qualunquismo   come  mai  tu  che nelle tue opere precedenti  te  ne sei tenuto alla larga?

Sinceramente ho sempre rifiutato le etichette. Il pensiero libero non può essere catalogato. In un certo qual modo mi lusinga la tua critica e la rispetto, in quanto diversi scrittori, del passato e presente, sono stati accusati di populismo soltanto perché si sono ribellati al sistema vigente. Penso a Balzac, Zola, Maupassant, Moravia, Pasolini, Vassalli, Bradbury e molti altri. Ciò che tu chiami qualunquismo è il grido d’indignazione di un cittadino che non accetta più  di buon grado la corruzione di chi governa e amministra la Res publica. Parlare ancora oggi di qualunquismo e populismo mi fa venire in mente la risposta che Mario Martone fa dire nel film “Il giovane favoloso” al suo Giacomo Leopardi: “Pessimismo, ottimismo…che parole vuote”. Ecco io considero qualunquismo e populismo parole vuote. Il populista cerca di accalappiare facili consensi e nella mia attività non ho mai scritto nulla per compiacere qualcuno, se mai il contrario. Sono stato querelato per aver detto il vero. Nel nostro Paese è la verità che viene punita e non la menzogna!

 4) Cosa intendi   per  umano disumanizzato in  Disumano ?

Premetto che ogni termine non può essere rivelato prima di essere letto; però posso anticiparti che intendo ciò che conduce un individuo a ripudiare la propria umanità. Quando si annienta l’empatia, che è connaturale alla nostra specie, allora tutto diventa una parodia dell’umano. Non basta vestirsi con giacca e cravatta per definirsi esseri umani. Purtroppo questa sottospecie di esercito di cyborg dell’indifferenza mostruosa avanza sempre più.

5) Disprezzi  il genere  umano,  come ti consideri  allora?

Caro Giuseppe io non disprezzo nessuno. Se mai, per parafrasare Socrate, io sono semplicemente un tafano che punge la cavalla e spero di non dover bere anch’io la cicuta. Come ti dicevo prima disdegno chi annienta la propria umanità e si riduce ad automa. Poi il discorso si estende alla mancanza di educazione e all’ossessione per il tu vedi L’Elogio del Lei, o all’ignoranza vedi  L’Oriana e la mistificazione surreale dello scandalo Elogio del Piffero. Pier Paolo Pasolini affermava: “L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica”. Noi letterati manifestiamo nelle opere che pubblichiamo la nostra indignazione verso un sistema che non può più essere tollerato. La nostra rabbia intellettuale, che tu prima hai definito qualunquismo, io la chiamo proprio come Pier Paolo: furia filosofica

  6) In La virtù degli sciocchi    s'intravede  un riferimento  a idiot  wind di Bob Dylan   o sbaglio? 

Apprezzo la liricità dei testi di Dylan ma confesso che non è mai stato un mio punto di riferimento musicale. Quindi non posso dirti se esistono dei richiami con le sue canzoni. Il Vero Sapere comprende ogni ramo dello scibile umano e non solo, quindi  si possono scorgere ovunque e in modo inconsapevole tracce del proprio percorso artistico.

7) Ho trovato ottimo in  Selfami, una delle  mie preferite,   una corrosiva   risposta   alla  mania  dilagante  dei  selfie *  .... ehm.... autoscatti (  scusa ma  preferisco usare   visto che  esiste il termine  italiano contro l'imperante     abuso     dei termini  anglo \  americani  ).   E'  nata   come  immagino   dallo spazio dedicato in rete  e sui media  agli autoscatti   dei vip  e  non solo ?

Come affermo ne  L’elogio del Lei io non seguo le mode e me ne tengo alla larga. Le mode servono per la massa. Il popolo vuole essere indirizzato dalle lobby per uniformarsi al gregge. La società odierna vive del riflesso dei social network. Come direbbe Giorgio Gaber vediamo: “Una specie di massa senza più l’individuo”.  Per quanto riguarda la questione della terminologia straniera con me sfondi una porta aperta. Trovo avvilente per un popolo mortificare la propria lingua cioè la propria essenza per prendere termini in prestito da altre culture. Prova ad andare in Francia, Germania, Inghilterra e Usa e vedi quanto termini italiani trovi nel loro lessico familiare. Nessuno!

8) Oltre gli evidenti   richiami diretti    a Catullo in  Odio e  amo  ad  Allen Ginsberg , alla  beat  generation,  a  Gramsci,  ecc  ed indiretti a   Charles Bukowski  in Maestri dell'esistere    quali sono  i  tuoi  punti di riferimento in  Tutta  colpa del wisky ?

Nessuno in particolare. Chi legge e recensisce un’opera, solitamente, è portato a fare paragoni e a intravederne tributi e similitudini. Talvolta ci azzeccano, ma nella stragrande maggioranza non corrispondono al vero. Quando scrivo un libro non ho in mente nessun testo pubblicato da altri. Ascolto solamente la mia voce interiore.  Ne I maestri dell’esistere ho reso omaggio a coloro che per me sono stati dei veri maestri e maestre. Io li ho definiti, infatti, maestri dell’esistere; con le loro opere mi hanno insegnato a vivere e a sviluppare il mio talento ed un percorso artistico indipendente. Non ci sono mitizzazioni.

9) Quale  genere   musicale  e  quali gruppi  o cantanti  
sceglieresti   per  questo tuo  ultimo saggio ?

La musica è la mia principale fonte d’ispirazione. Ogni genere musicale è utile ad accompagnare la lettura del mio libro. Dai compositori contemporanei come Sakamoto, Glass alla musica pop e rock. Non a caso nei ringraziamenti finali è citato Miguel Bosè.

10) Classico  o moderno   visto che    hai affermato << Al nuovo che avanza preferisco il vecchio che arretra! Non è l’età anagrafica che determina la novità, ma la giovinezza e onestà intellettuale che si possiede. >>

Classico e moderno camminano insieme e non possono essere separati. L’onestà intellettuale, però, non dipende dall’età anagrafica. Pasolini scriveva: “Ciò che spinge a tornare indietro è altrettanto umano e necessario di ciò che spinge ad andare avanti”.

11)  Concludendo   con questa  proposta,    visto il  tuo potenziale   nel destreggiarti nell'inserire  la filosofia  fra   le arti,   ha mai  pensato di riversare   i tuoi  pensieri  in  un fumetto? o  di scrivere   per  dylan dog  o  orfani  , opere letterarie  e  filosofiche ( io  ho imparato  di più  da  DD    che    da  una barbosa   lezione   liceale  di filosofia)  allo stato puro?

Da anni dipingo e disegno, diciamo sin dall’età di sei anni. Ho già all’attivo diverse mostre e realizzazioni di copertine, inclusa quella di Tutta colpa del whisky. Quindi non escluso tale possibilità, anzi. Anch’io da ragazzino leggevo Dylan Dog e Topolino, poi durante l’adolescenza i miei interessi si sono rivolti altrove e ho smesso di frequentarli. Ciò non toglie che i fumetti possono assolutamente occuparsi di filosofia. Bisogna solamente trovare un editore che non rifiuti a priori tale opzione perché poco commerciale.


 




23.11.14

un prof che insegna ai ragazi la fiducia in se stessi

se la  notizia  \post  riportato di  tale  sito  presa  da   un post   condiviso con  un mio contatto   sul mio facebook  proveniente da  https://www.facebook.com/scuolazoo.official.page/photos/dovesse  risultare vera  sarebbe un buon metodo per  insegnare    filosofia  ai ragazzi o  educare  i ragazzi

 





Un professore mostra un biglietto da 20 € e chieda ai suoi studenti: "Chi vuole questo biglietto? " Tutte le mani si alzano.
Allora comincia a sgualcire il bigl...ietto e poi chiede di nuovo: "Lo volete ancora?" Le mani si alzano di nuovo.
Getta per terra il biglietto sgualcito, lo pesta con i piedi e chiede: "Lo volete sempre?" tutte le mani si rialzano.
Quindi dice: "Avete appena avuto una dimostrazione pratica! Importa poco ciò che faccio con questo biglietto, lo volete sempre, perché il suo valore non è cambiato. Vale sempre 20 €”.
Molte volte nella vostra vita, sarete sgualciti, rigettati dalle persone e dagli avvenimenti. Avrete l'impressione di non valere più niente, ma il vostro valore non sarà cambiato agli occhi delle persone che vi amano davvero. Anche nei giorni in cui sentiamo di valere meno di un centesimo il nostro vero valore è rimasto lo stesso


Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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