Carmen Cascone
3 ottobre alle ore 16:06
·
IL GRANDE RINCOGLIONIMENTO😊
Al bar chiedi l’acqua naturale.
Arriva la frizzante. Sempre.🤔
Al ristorante c’è chi fotografa la cena come se fosse l’Ultima Cena: quattro angolazioni, tre filtri, due stories. Quando finalmente mangia… è fredda...ma tanto su Instagram sembra calda.
Per strada, ragazzi con le cuffie: occhi persi nel vuoto, testa che dondola. Non stanno pensando, stanno solo aspettando il drop della playlist.
E quelli che parlano da soli?
Auricolari invisibili.
Ma sembrano pazzi lo stesso.
Famiglie al ristorante: cinque persone, cinque cellulari. Silenzio assoluto. L’unico dialogo è: “Papà, mi passi il Wi-Fi?”.
Piccoli episodi sparsi...
Ma messi insieme raccontano una verità enorme: stiamo vivendo nell’era del Grande Rincoglionimento.
Scorriamo, scorriamo, scorriamo...
Non solo i telefoni.
Scorriamo la vita stessa.
Gatti, influencer, complotti assurdi, tutorial improbabili.
La mente va in fumo.
Il cervello si spegne in attesa della prossima notifica.
Anch’io scorro. Anch’io rido. Anch'io mi indigno.
Poi mi accorgo che sto diventando un vegetale tecnologico.
Allora provo a fermarmi.
Respiro...
Guardo il vento negli alberi.
Seguo un cane che cammina piano...
Osservo il cielo che cambia colore.
E per un attimo… ritorno viva.
Platone ci aveva avvertiti con la caverna.
Seneca diceva che non è poco il tempo che abbiamo, ma molto quello che sprechiamo.
Noi oggi lo sprechiamo guardando reels di gente che taglia saponi colorati.
La vera resistenza non è armata.
È leggere un libro senza controllare il telefono ogni sei secondi.
È camminare senza cuffie, accettando di ascoltare… i propri pensieri.
Ogni gesto cosciente diventa eroico: guardare un volto negli occhi senza sembrare Hannibal Lecter, ascoltare una voce senza dire “scusa, ero su WhatsApp”, mangiare un piatto di pasta senza fotografarlo come fosse un’eclissi totale.
Piccole rivoluzioni quotidiane...
Fermiamoci. Guardiamo. Respiriamo...
Ogni respiro consapevole è un antidoto al Grande Rincoglionimento.
E forse, un giorno, quando chiederemo l’acqua naturale…ci porteranno davvero la naturale.
Ma su questo non facciamoci illusioni: sarebbe troppo rivoluzionario.
⭐️Carmen Cascone
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28.9.23
FACEBOOK... di margherita todesco
Mi piace.
Non mi piace.
Erano giorni che continuavo a sfogliare il maledetto "Faccialibro" senza trovare la versione di te che mi andava a genio.
Una ricerca estenuante che mi aveva spossato anima e corpo.
Ero esausto.
Tu mi tenevi la mano, e io sentivo il pulsare del tuo cuore fluire lungo il mio corpo come un piccolo martello pneumatico.
La tua pazienza mi stupiva.
Distesa sul divano da giorni senza dire una parola, senza mai lamentarti, una santa.
Lo facevi perché mi amavi, e volevi che io trovassi la versione migliore di te, quella da amare... per sempre.
Ma io non ero convinto.
Ogni volta che giravo una pagina del "Faccialibro" trovavo qualcosa di nuovo in te, qualcosa che non avevo mai notato prima, e che mandava a rotoli tutto quanto avevo costruito sfogliando quel maledetto libro.
Cosa volevo, in realtà?
Non lo sapevo.
E tu, cosa volevi?
Me, l'unico uomo della tua vita.
Lo avevi ripetuto migliaia di volte.
E allora di cosa stavamo parlando?
Perché non la facevo finita?
Tu mi amavi, io invece... non lo so... forse ti amavo, forse ti volevo bene come si vuole bene a una sorella.
Poi era arrivato "Faccialibro", e la possibilità di cambiare, anche se di poco, era diventata realtà.
E io mi ero detto che forse quel "quid" che mancava potevo trovarlo lì, tra le sue pagine piene di facce felici.
Te ne avevo parlato e tu avevi accettato senza nemmeno chiedere il perché di questo strano esperimento.
Ancora una volta lo avevi fatto (e lo stavi facendo) per me.
Girai l'ultima pagina del libro e mi ritrovai davanti un foglio bianco, anzi, bianchissimo, di un candore che non avevo mai visto prima.
- Che c'è - dicesti. - Perché ti sei fermato?
Non risposi.
- Amore?
Sospirai. - E' finito.
Mi stringesti ancora di più la mano. - Intendi il libro?
Annuii.
- E adesso?
Evitai di nuovo di rispondere e richiusi "Faccialibro".
Lo appoggiai sul divano.
- Devo andare - dissi.
- Dove?
- Via.
- Via, dove?
Ti presi la testa tra le mani e mi allontanai da te, la riappoggiai sul divano con delicatezza.
- Dove vai? - ripetesti, mettendoti a sedere a fatica dopo le ore passate distesa.
- E' finita - sussurrai, cercando di convincere me stesso che le cose stavano davvero così.
- Perché?
- Avevamo fatto un patto: se non avessimo trovato la soluzione lì dentro - indicai il libro abbandonato sul bracciolo del divano, - avremmo fatto calare il sipario sulla nostra storia.
Ti vidi sospirare, mentre le prime lacrime presero a solcarti il viso.
- Sì, lo avevamo detto - dicesti, dopodiché ti tirasti su e ti dirigesti a grandi passi verso la cassettiera.
La apristi e, quando ti girasti di nuovo verso di me, in mano tenevi un libro, un "Faccialibro".
- Che diavolo... - borbottai.
Ti vidi sorridere, aprire il libro e fissare la prima pagina dove, in bianco e nero, una faccia simile alla mia ricambiava il tuo sorriso.
- Peccato - sussurrasti.
Strap!
La pagina cadde a terra, e un dolore terribile alla testa mi trafisse da parte a parte.
Poi fu la volta della seconda pagina, e poi della terza, della quarta e così via.
Morii poco dopo, dalle parti di pagina trentatré, avvolto da dolori lancinanti.
- Ti amo - sussurrò la donna rivolgendosi al silenzio della stanza.
Poi recuperò il libro dal bracciolo del divano pieno di sue facce, anche se leggermente diverse, e riprese a strappare.
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