FACEBOOK... di margherita todesco



Mi piace.
Non mi piace.
Pollice su.
Pollice giù. Anzi, nessun pollice, nemmeno una faccina.
Erano giorni che continuavo a sfogliare il maledetto "Faccialibro" senza trovare la versione di te che mi andava a genio.
Una ricerca estenuante che mi aveva spossato anima e corpo.
Ero esausto.
Tu mi tenevi la mano, e io sentivo il pulsare del tuo cuore fluire lungo il mio corpo come un piccolo martello pneumatico.
La tua pazienza mi stupiva.
Distesa sul divano da giorni senza dire una parola, senza mai lamentarti, una santa.
Lo facevi perché mi amavi, e volevi che io trovassi la versione migliore di te, quella da amare... per sempre.
Ma io non ero convinto.
Ogni volta che giravo una pagina del "Faccialibro" trovavo qualcosa di nuovo in te, qualcosa che non avevo mai notato prima, e che mandava a rotoli tutto quanto avevo costruito sfogliando quel maledetto libro.
Cosa volevo, in realtà?
Non lo sapevo.
E tu, cosa volevi?
Me, l'unico uomo della tua vita.
Lo avevi ripetuto migliaia di volte.
E allora di cosa stavamo parlando?
Perché non la facevo finita?
Tu mi amavi, io invece... non lo so... forse ti amavo, forse ti volevo bene come si vuole bene a una sorella.
Poi era arrivato "Faccialibro", e la possibilità di cambiare, anche se di poco, era diventata realtà.
E io mi ero detto che forse quel "quid" che mancava potevo trovarlo lì, tra le sue pagine piene di facce felici.
Te ne avevo parlato e tu avevi accettato senza nemmeno chiedere il perché di questo strano esperimento.
Ancora una volta lo avevi fatto (e lo stavi facendo) per me.
Girai l'ultima pagina del libro e mi ritrovai davanti un foglio bianco, anzi, bianchissimo, di un candore che non avevo mai visto prima.
- Che c'è - dicesti. - Perché ti sei fermato?
Non risposi.
- Amore?
Sospirai. - E' finito.
Mi stringesti ancora di più la mano. - Intendi il libro?
Annuii.
- E adesso?
Evitai di nuovo di rispondere e richiusi "Faccialibro".
Lo appoggiai sul divano.
- Devo andare - dissi.
- Dove?
- Via.
- Via, dove?
Ti presi la testa tra le mani e mi allontanai da te, la riappoggiai sul divano con delicatezza.
- Dove vai? - ripetesti, mettendoti a sedere a fatica dopo le ore passate distesa.
- E' finita - sussurrai, cercando di convincere me stesso che le cose stavano davvero così.
- Perché?
- Avevamo fatto un patto: se non avessimo trovato la soluzione lì dentro - indicai il libro abbandonato sul bracciolo del divano, - avremmo fatto calare il sipario sulla nostra storia.
Ti vidi sospirare, mentre le prime lacrime presero a solcarti il viso.
- Sì, lo avevamo detto - dicesti, dopodiché ti tirasti su e ti dirigesti a grandi passi verso la cassettiera.
La apristi e, quando ti girasti di nuovo verso di me, in mano tenevi un libro, un "Faccialibro".
- Che diavolo... - borbottai.
Ti vidi sorridere, aprire il libro e fissare la prima pagina dove, in bianco e nero, una faccia simile alla mia ricambiava il tuo sorriso.
- Peccato - sussurrasti.
Strap!
La pagina cadde a terra, e un dolore terribile alla testa mi trafisse da parte a parte.
Poi fu la volta della seconda pagina, e poi della terza, della quarta e così via.
Morii poco dopo, dalle parti di pagina trentatré, avvolto da dolori lancinanti.
- Ti amo - sussurrò la donna rivolgendosi al silenzio della stanza.
Poi recuperò il libro dal bracciolo del divano pieno di sue facce, anche se leggermente diverse, e riprese a strappare.

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