Viola Ardone: "Vi racconto le mie "matte" e i miei studenti, che grande meraviglia"

È il diario poetico di una quindicenne nata e rimasta chiusa in manicomio con la mamma (finita lì perché incinta e fedifraga), è la storia di un dottore basagliano in trincea in corsia e assente in famiglia.

 È "Grande meraviglia" (Einaudi), il nuovo romanzo di Viola Ardone: parla di donne e diritti negati, ieri e oggi, di paternità e figliolanza, ma anche di cura. Quella che la scrittrice professoressa, insegna latino e italiano in un liceo scientifico di Giugliano (Napoli), mette nei suoi romanzi e in aula, con i suoi studenti.
In dialogo con Giulia Santerini    che  troivate  qui Ardone spiega perché a 45 anni dalla legge Basaglia ha sentito il bisogno di scrivere questo libro e del disagio che avverte anche tra i più giovani. Ma ci dice anche di più sul suo modo di intendere e insegnare la scrittura, lavorare a contatto con le nuove generazioni in un'area non facile. Gli occhi accesi di passione, l'esperienza per ammettere che ogni bocciatura è un fallimento. Ma tutti, ci dice Viola, tutti noi oltre a medici e professori, dobbiamo imparare ad accettare di fallire.

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