un coglione si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli e un poliziotto ubriaco investe un ragazzo ma la madre riceve da pagare una fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”




  fonti  : 1)  Spaventoso incidente ad Alatri: si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli. Bimba ricoverata in gravissime condizioni – DC NEWS  e 2) Incidente Alatri: “Non ha neanche aiutato la mia bambina svenuta. Sembrava lui la vittima” - la Repubblica


Spaventoso incidente ad Alatri: si filma in diretta mentre guida a folle velocità schiantandosi contro un’auto con a bordo madre e figli. Bimba ricoverata in gravissime condizioni




27enne marocchino si è schiantato ad Alatri contro una Nissan con a bordo madre e due figli. L’incidente ripreso nella diretta Facebook che l’uomo stava registrando
Spaventoso incidente ad Alatri, in provincia di Frosinone, dove un 27enne marocchino, al volante della sua Audi, si è schiantato frontalmente contro una Nissan nella carreggiata opposta. A bordo della vettura colpita, una madre con i suoi due figli. Tutti sarebbero rimasti feriti, con una bimba dichiarata in condizioni gravi. I medici dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove la piccola è stata immediatamente trasferita in elisoccorso, hanno comunque assicurato che non si troverebbe in pericolo di vita.Il 27enne è ora indagato. Sulla sua posizione pesa in particolare il fatto che, nel momento dell’incidente il giovane stesse registrando una diretta Facebook. Nel video, ora al vaglio degli inquirenti, è facilmente visibile la guida sconsiderata da lui mantenuta negli attimi precedenti lo schianto. Velocità folle e sorpassi azzardati, culminati in quello che sembrerebbe la perdita di controllo dell’auto in una curva e, conseguentemente, il micidiale impatto con la Nissan su cui viaggiavano madre e bambini.

QUI IL VIDEO CHOC

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“Non ha neanche aiutato la mia bambina svenuta. Sembrava lui la vittima”: parla la mamma dell’incidente di Alatri

di Romina Marceca





Piange e quel video non vuole assolutamente vederlo. «Come sta la mia Giorgia?», questo chiede continuamente la mamma di Alatri dal suo letto di ospedale.
Ieri pomeriggio ha incontrato la sua avvocata Cristina Corsi e con lei hanno ripercorso insieme la domenica di paura a pochi passi da casa. «Non riesco a scacciare quelle immagini. La macchina che arriva come un proiettile verso di me, l’impatto che non potevo evitare in nessun modo, i miei figli feriti e Giorgia svenuta. Ho temuto il peggio per lei», è il racconto della donna.
Fatica a parlare, è ancora dolorante, non si dà pace per quella dinamica così assurda. «Voglio giustizia - ha la forza di dire - e andrò avanti perché si deve fermare tutto questo. Non si può rischiare di uccidere per un video una famiglia che tranquillamente si trova nella sua auto».
È un grido di dolore quello della mamma di Alatri che porta alla mente il terribile incidente-fotocopia a Casal Palocco.
In quell’impatto, durante una challenge degli youtuber “The Borderline”, è morto il piccolo Manuel. Aveva 5 anni.
In quel caso la macchina venne travolta da una Lamborghini nella fiancata sinistra, quella in cui si trovava il seggiolino del bambino. Il bambino è morto sul colpo. «Molto probabilmente - spiega l’avvocata Cristina Corsi - l’impatto frontale è stato salvifico per la famiglia perché la Nissan ha delle protezioni ottime sulla parte anteriore della macchina».
Quando la Audi A4 ha invaso la corsia opposta, la donna al volante ha pensato «che fosse un automobilista che si era sentito male. Ho frenato ma non potevo far altro».
Dopo lo schianto Abdhelafid El Idrissi è sceso dall’auto. Nella diretta si sente che risponde a chi gli chiede come sta: «Normale, andavo un po’ veloce. Avevo appresso il cellulare». Ma non ha prestato il suo aiuto per la piccola Giorgia.
«È rientrato in auto e ha aspettato l’arrivo dei vigili del fuoco, sembrava lui la vittima - dice adesso la mamma della Nissan -. Non ci ha dato una mano per soccorrere la mia bambina».
Sotto shock c’è anche il figlio di 16 anni che è arrivato sul luogo dell’incidente con il padre e ha visto la sorellina priva di sensi. «Siamo increduli, miracolati e non riusciamo a farci una ragione di quanto ci è accaduto», è quanto riferisce alla legale. Giorgia è in ripresa ma ancora sedata. La mamma ha un solo pensiero, chiamare continuamente il marito. E la domanda è sempre la stessa: «Come sta la mia Giorgia?»


Ovviamente   non  sono   solo gli stranieri   a  commettere      gli omicidi  stradali  . Infatti   


dal https://www.ilriformista.it/  del    10 Settembre 2023

Leggi prima 

 

La donna: "Anche una raccomandata: venite a ritirare rottami o pagate penale"
La mamma di Davide Pavon, ucciso da un poliziotto a 17 anni: “Fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”

La mamma di Davide Pavon, ucciso da un poliziotto a 17 anni: “Fattura di 183 euro per pagare la pulizia del luogo dell’incidente”

La morte del figlio, travolto da un poliziotto ubriaco, e la beffa per i genitori che 16 mesi dopo ricevono una fattura dal costo di 183 euro per pulire il luogo dell’incidente dove ha perso la vita Davide Pavan. Era l’8 maggio 2022 quando il 17enne venne travolto, mentre si trovava in scooter, dall’auto guidata da Samuel Seno, 31 anni, in forza all’Ufficio Stranieri della questura di Treviso.
Il poliziotto pochi giorni fa ha patteggiato 3 anni e 6 mesi: gli sono state riconosciute le attenuanti generiche e i suoi difensori si preparano a chiedere gli sia concessa una misura sostitutiva del carcere. In una lunga intervista al Corriere Veneto, Barbara Vedelago, madre di Davide, denuncia l’orrore della burocrazia italiana che continua, anche a distanza di tempo, a far ripiombare i due genitori in quella drammatica gioranata.
Quando è arrivata la fattura “all’inizio pensavamo a un errore. Oppure a un brutto scherzo…”. Sopra c’era scritto “bonifica dell’area con smaltimento dei rifiuti e assorbente per sversamento liquidi”. La cifra di 183 euro “ci è stata chiesta per la pulizia del luogo dell’incidente, per togliere i rottami e spargere della segatura sul sangue di Davide e sui liquidi del motore rimasti sull’asfalto”.
Insomma lo Stato ha addebitato alla famiglia della giovane vittima i costi di pulizia della scena del crimine. Ma non solo. Purtroppo la lenta burocrazia italiana ha sempre la memoria corta. “Ad esempio – racconta la donna – ci è arrivata una raccomandata per avvisarci che il rottame dello scooter era stato dissequestrato e che dovevamo andare subito a ritirarlo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale per ogni giorno di ritardo”.
La madre di Davide racconta anche lo strazio vissuto dalla fidanzatina, la prima ad accorrere sul luogo dell’incidente: “Quel giorno Davide l’aveva appena riaccompagnato a casa”, lei “con una app di geolocalizzazione sul telefonino, aveva notato che mio figlio era fermo ormai da dieci minuti e quindi si è fatta accompagnare dai genitori per capire cosa stesse succedendo. Quando sono arrivata era distesa sopra di lui, lo abbracciava come volesse riscaldarlo con il suo corpo. È stato tremendo e ancora oggi quella ragazza deve fare i conti con ciò che ha vissuto quel giorno. Eppure il giudice le ha negato la possibilità di costituirsi parte civile: la Legge non lo prevede, perché non erano sposati e lei non è una parente”.
Barbara racconta dell’incontro avuto con il poliziotto, dopo la sentenza dei giorni scorsi: “È dal giorno dell’incidente che volevo chiedergli una cosa: se mio figlio è morto sul colpo, come ha stabilito anche l’autopsia, oppure se è sopravvissuto per qualche minuto. Questa dubbio mi tormentava: l’idea che fosse rimasto agonizzante, da solo, su quella strada…”. L’agente ha spiegato “che è sceso subito dall’auto e che ha cominciato a praticargli le manovre di rianimazione, ma che Davide era già morto. Poi ci ha detto che vive ogni giorno nel rimorso, che gli dispiace. Era molto scosso, gli occhi lucidi. Già in una lettera, scritta alcuni mesi fa, ci aveva chiesto perdono”.
Un calvario, quello di un genitore che perde il figlio, che andrà avanti per tutta la vita: “Il fratellino di Davide, ad esempio, ha 15 anni e vorrebbe il motorino. Ma io e mio marito gli abbiamo risposto di no. E anche se lui comprende i motivi di questo rifiuto, noi lo sappiamo che è un’ingiustizia ma ancora non riusciamo ad affrontare l’idea che possa accadergli qualcosa di brutto”. Barbara spiega infine che potrà perdonare il poliziotto solo quando diventerà padre: “In quel momento, guardando suo figlio, finalmente capirà cosa mi ha tolto. E allora sì, troverò la forza di perdonarlo”.

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